giovedì 24 maggio 2018

Toscana, il Consiglio di Stato dice no a inceneritore di Case Passerini. Sconfitta la politica del Pd fiorentino sull’opera

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L’inceneritore di Case Passerini, vicino a Sesto Fiorentino, non si farà. A bloccare l’autorizzazione per la costruzione dell’opera di combustione dei rifiuti è stato il Consiglio di Stato che nella mattinata di giovedì ha confermato la sentenza del Tar toscano del novembre 2016. La decisione dei giudici amministrativi “mette la parola fine al termovalorizzatore di Case Passerini” ha esultato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, contrario all’opera diversamente ...
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Confermata la sentenza con cui il Tar, un anno e mezzo, fa aveva accolto i ricorsi dei comitati e bocciato l’autorizzazione rilasciata il 23 novembre 2015 dalla Città Metropolitana di Firenze sulla costruzione nella Piana fiorentina. Vittoria anche per i Comuni di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino contro il Comune di Firenze, che aveva puntato sulla struttura come un’opera strategica per le politiche sui rifiuti
L’inceneritore di Case Passerini, vicino a Sesto Fiorentino,  non si farà. A bloccare l’autorizzazione per la costruzione dell’opera di combustione dei rifiuti è stato il Consiglio di Stato che nella mattinata di giovedì ha confermato la sentenza del Tar toscano del novembre 2016. La decisione dei giudici amministrativi “mette la parola fine al termovalorizzatore di Case Passerini” ha esultato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, contrario all’opera diversamente dalla maggioranza targata Pd che lo sostiene in consiglio. Proprio quei dem che da dieci anni, erano ancora i tempi di Matteo Renzi alla guida della Provincia, considerano strategica quella struttura nella politica regionale sui rifiuti. La sentenza del Consiglio di Stato è una vittoria per i comitati civici e ambientalisti (Wwf, Italia Nostra, Forum ambientalista) e i Comuni di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino contro il Comune di Firenze che aveva puntato sull’inceneritore come un’opera strategica per le politiche sui rifiuti.
Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza con cui il Tar della Toscana, un anno e mezzo, fa aveva accolto i ricorsi dei comitati e bocciato l’autorizzazione rilasciata il 23 novembre 2015 dalla Città Metropolitana di Firenze sulla costruzione nella Piana fiorentina. In quell’occasione i giudici amministrativi avevano dato il via alla location e respinto i rilievi di impatto ambientalesull’inquinamento dell’opera ma allo stesso tempo avevano cancellato l’autorizzazione di costruzione dell’inceneritore perché quest’ultima avrebbe dovuto rispettare le previsioni iniziali, ovvero la realizzazione di un parco nell’area della Piana fiorentina come compensazione dell’opera. In quell’occasione però l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni aveva escluso la possibilità di una nuova autorizzazione: “Ci vorrebbero altri cinque anni”, aveva detto.
La sentenza è stata accolta con grande entusiasmo dai sindaci dei Comuni più interessati all’area, ovvero Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio. “Una splendida notizia per i cittadini della Piana, una vittoria per chi come noi ha creduto fin dall’inizio che si potesse scrivere una storia diversa – ha commentato a caldo il primo cittadino di Sesto, Lorenzo Falchi (Sinistra Italiana) – Da cittadino impegnato in politica sono felice per questo esito, ma da amministratore non posso nascondere il rammarico per essere arrivati a questo risultato per via giudiziaria, quando sarebbe toccato alla politica dare risposte”. E proprio a Sesto Fiorentino l’affaire inceneritore tre anni fa portò alla sfiducia dell’allora sindaca renziana Sara Biagiotti da parte del consiglio comunale composto per la maggioranza da consiglieri Pd anti-grandi opere. Ancora dentro il Partito Democratico, ma fortemente critico nei confronti della dirigenza regionale e nazionale, è invece Emiliano Fossi che oggi gioisce: “Questa è la più importante vittoria dell’amministrazione comunale in questi 5 anni di Governo che pone la pietra tombale su un’opera ormai superata e obsoleta”. Fossi e Falchi sono due dei sette sindaci (insieme a quelli di Prato, Calenzano, Carmignano, Poggio a Caiano e Signa) che a marzo hanno fatto ricorso al Tar contro l’altra grande opera su cui punta da molto tempo il Comune di Firenze, ovvero l’ampliamento dell’aeroporto di Peretola.
Il verdetto dei giudici amministrativi arriva in un momento di forti tensioni all’interno del Pd e del governo regionale proprio sul tema dei rifiuti. Dieci giorni fa, infatti, ha destato molto stupore la notizia della presentazione di due proposte di legge per promuovere “l’economia circolare” e lo “sviluppo sostenibile” da parte di Monia Monni, vicecapogruppo Pd in consiglio regionale. A Firenze infatti l’inceneritore è stato considerato per circa dieci anni (da quando Matteo Renzi ricopriva la carica di presidente della Provincia) una delle opere strategiche più importanti per le politiche dei rifiuti. “Smettiamola con il tifo da stadio – ha detto Monni a Repubblica Firenze – dobbiamo vedere il nuovo sistema di smaltimento sotto una nuova luce”. Così molti hanno interpretato questa mossa della consigliera dem come un passo indietro su Case Passerini ma il sindaco di Firenze Dario Nardella ha bloccato tutti: “Che c’azzecca l’economia circolare con l’inceneritore?”. Oggi comunque il Consiglio di Stato non ha dato scelta a Regione Toscana e Comune di Firenze: l’inceneritore non si farà.
Mercoledì, intanto, il governatore Rossi ha presentato il piano sui rifiuti dei prossimi cinque anni connotato da una forte svolta ambientalista: portare la raccolta differenziata dal 50% di oggi al 70%, ridurre a un terzo il conferimento dei rifiuti in discarica (dal 36 al 10%) e non superare il 15% di smaltimento negli inceneritori regionali. La risoluzione del Pd è stata votata anche da M5S, Sinistra Italiana e Mdp. Ma è proprio sulla questione dell’inceneritore di Case Passerini che potrebbe scoppiare una nuova crisi politica tutta interna al centrosinistra: secondo il Corriere Fiorentino a traballare sarebbe proprio la poltrona dell’assessore all’Ambiente Fratoni (Pd) stretta nella morsa del niet di Rossi sull’opera e le posizioni da sempre favorevoli del suo partito. La sentenza del Consiglio di Stato potrebbe salvarla in extremis.

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