lunedì 30 aprile 2018

discarica di Borgo Montello convocazione consiglio comunale Latina 7 maggio ore 9,30 situazioni e prospettive. Capiremo se questa volta i consiglieri comunali avranno studiato la relazione della commissione contro le ecomafie e se il comune di Latina sarà in grado di fare un atto concreto in difesa di cittadini e ambiente



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Rifiuti di carta, rischio riciclo per inquinamento plastica Assocarta, troppi materiali estranei nei rifiuti

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/inquinamento/2018/04/30/rifiuti-di-carta-rischio-riciclo-per-inquinamento-plastica_8dfc405b-9526-431d-bfb6-da9c0d494b15.html
L'Italia ricicla l'85% dei rifiuti di carta che produce. Un dato ottimo, ma c'e' un problema. La carta raccolta nei cassonetti della differenziata e' piena di altra spazzatura: plastica soprattutto, poi metalli, legno, sabbia, carta sporca e inutilizzabile. Colpa della negligenza dei cittadini, che non badano a cosa buttano, e dell'inefficienza delle societa' di raccolta, che non ripuliscono la spazzatura. Questi rifiuti estranei sono un costo e un problema per le aziende del...
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L'Italia ricicla l'85% dei rifiuti di carta che produce. Un dato ottimo, ma c'e' un problema. La carta raccolta nei cassonetti della differenziata e' piena di altra spazzatura:…
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L'Italia ricicla l'85% dei rifiuti di carta che produce. Un dato ottimo, ma c'e' un problema. La carta raccolta nei cassonetti della differenziata e' piena di altra spazzatura: plastica soprattutto, poi metalli, legno, sabbia, carta sporca e inutilizzabile. Colpa della negligenza dei cittadini, che non badano a cosa buttano, e dell'inefficienza delle societa' di raccolta, che non ripuliscono la spazzatura. Questi rifiuti estranei sono un costo e un problema per le aziende del riciclo della carta: devono smaltirli a parte, ma non sanno dove, visto che nel paese ci sono poche discariche e pochi inceneritori.
"In Italia si fa tanto riciclo, ma abbiamo il problema degli scarti - spiega Massimo Medugno, direttore di Assocarta, l'associazione delle imprese del settore -. Invece del 5% massimo, si arriva al 15%, come a Roma. Questi scarti facciamo fatica a piazzarli: le discariche chiudono, inceneritori non ce ne sono. Non sappiamo dove metterli".
"Ci vuole una maggiore educazione da parte dei cittadini - aggiunge Michele Bianchi, amministratore delegato della Reno De Medici, uno dei maggiori gruppi italiani del settore -. Ma anche le societa' che fanno la raccolta cittadina, poi non lavorano il rifiuto. Dovrebbero togliere gli altri rifiuti dalla carta, invece la imballano e ce la mandano come la raccolgono. Il materiale plastico di risulta non riusciamo ad utilizzarlo. L'1 - 1,5% va agli inceneritori, il resto in discarica". 

L'altro grande problema dei riciclatori di carta in Italia e' il costo dell'energia, notoriamente piu' alto nel nostro paese rispetto ai concorrenti esteri. Il settore e' fortemente energivoro, l'energia rappresenta il 30% dei costi.
Nonostante queste criticita', il riciclo della carta e il settore cartario in genere vanno a gonfie vele in Italia. Nel nostro paese ogni anno si riciclano 5 milioni di tonnellate di carta e se ne producono 9,1 milioni di tonnellate. Il 60% della carta prodotta in Italia e' riciclata. Il settore cartario nel 2017 e' cresciuto del 2% per volumi, del 5% per fatturato, arrivando a 7,4 miliardi di euro, con 19.500 addetti e 150 stabilimenti. L'Italia e' il 4/o paese in Europa nel settore, dopo Germania, Svezia e Finlandia.
E le prospettive per il futuro sono ancora piu' promettenti. "La carta e' un materiale antico ma moderno - commenta Medugno -. E' rinnovabile e riciclabile, non inquina, esprime molta della modernita' che si richiede oggi agli imballaggi. C'e' un orientamento in atto a usare di piu' la carta, ma c'e' bisogno di cambiamento culturale".
L'Italia fino all'anno scorso esportava 1,8 milioni di tonnellate all'anno di carta da macero, specialmente verso la Cina. Ma dal 1/o gennaio di quest'anno Pechino ha chiuso le frontiere ai rifiuti stranieri, e questo ha dato una spinta alle aziende nostrane per investire di piu'. "Due e tre aziende si riconvertiranno dalle carte grafiche agli imballaggi - spiega il direttore di Assocarta -. Cosi' potremo produrre piu' valore e piu' occupazione".
Carta, un materiale che si ricicla fino a 7 volte. Il riciclo della carta avviene da due tipi di materie prime: la raccolta differenziata cittadina da una parte, gli scarti industriali di cartiere e cartotecniche dall'altra. La carta può essere riciclata fino a sette volte.
Oltre, le fibre di cellulosa si deteriorano troppo.
La materia prima dalla raccolta differenziata arriva in grandi balle legate col fil di ferro, preparate dalla aziende che curano la raccolta. In teoria, le balle dovrebbero contenere non più dell'1% di elementi estranei (plastica, metalli, legno, carta sporca). Le aziende di raccolta dovrebbero avere delle piattaforme di selezione. In realtà, in genere le balle vengono confezionate con i rifiuti come escono dai cassonetti, e tocca ai riciclatori separare la carta dal resto. In media il 7% del rifiuto non è carta, ma si può arrivare anche al 15% (come succede a Roma). Nelle balle si trova di tutto, anche scarpe, borse e rifiuti organici.
Le aziende di riciclo più avanzate sono dotate di "fiber test", una macchina in grado di estrarre una carota da ogni balla e verificare la percentuale di rifiuti estranei.
La carta da macero viene caricata da una gru su di un nastro trasportatore e immessa in un gigantesco frullatore. Le fibre vengono sciolte in acqua e sminuzzate da un'elica, poi passano attraverso quattro filtri successivi, di sezione sempre più piccola. In questi filtri viene trattenuto tutto lo scarto, finché si ottiene una soluzione al 99% di acqua e 1% di fibra pulita. Gli scarti vanno in discarica o negli inceneritori.
La soluzione di acqua e fibra viene proiettata su di un grande rullo di tela in movimento. L'acqua cola dalla tela e la percentuale di fibre arriva al 20%. A quel punto le presse premono il foglio umido e fanno uscire altra acqua, così che le fibre salgono al 50%. Sempre correndo su rulli di tela, il foglio va in seccheria, dove viene asciugato e l'umidità si riduce al 3%. Tutta l'acqua eliminata viene mandata in depuratore. Oggi si usano inchiostri all'acqua e non più al piombo: gli scarichi sono amido di cellulosa che si depura facilmente. Tuttavia, alcune carte vengono sbiancate in vasche con saponi. In questo caso ci sono anche sostanze chimiche da depurare.
Per fare un esempio, alla cartiera Reno De Medici di Villa Santa Lucia (Frosinone), al termine della lavorazione si ottiene un rotolo gigantesco da 27 tonnellate, largo 4,5 metri e lungo ben 42 chilometri. Il rotolo può essere mandato così alle cartotecniche industriali, oppure può essere diviso in rotoli più piccoli o tagliato in tanti pannelli, a seconda delle richieste del cliente.
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Specie aliene la principale causa estinzione degli uccelli Rapporto, in 500 anni hanno fatto sparire 112 specie

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2018/04/30/specie-aliene-la-principale-causa-estinzione-degli-uccelli_fa05182a-a99d-4c1a-8556-bbcc278a3937.html
La diffusione incontrollata di animali e piante in aree geografiche diverse da quelle di origine è una delle principali cause di estinzione o di declino significativo di alcune specie di uccelli in tutto il mondo. Negli ultimi 500 anni le specie aliene invasive (IAS) sono state parzialmente o interamente responsabili dell'estinzione di almeno 112 specie di uccelli, più del 70% di quelli a noi noti che si sono estinti.
L'allarme, lanciato dal rapporto sullo stato di salute deg...
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 La diffusione incontrollata di animali e piante in aree geografiche diverse da quelle di origine è una delle principali cause di estinzione o di declino significativo di alcune specie di uccelli in tutto il mondo. Negli ultimi 500 anni le specie aliene invasive (IAS) sono state parzialmente o interamente responsabili dell'estinzione di almeno 112 specie di uccelli, più del 70% di quelli a noi noti che si sono estinti.

L'allarme, lanciato dal rapporto sullo stato di salute degli uccelli da Birdlife International, riguarda principalmente gli uccelli tipici delle isole, secondo il quale le specie aliene invasive minacciano il 75% degli uccelli delle isole oceaniche, il 27% delle specie native delle isole continentali e il 13% di quelli originari delle masse continentali. La fauna delle isole si è sviluppata e si è evoluta a contatto con un numero limitato di predatori e concorrenti e non è quindi in grado di resistere o competere con le conseguenze della sua esposizione alle attività umane e agli organismi che queste portano con sé.

Sono numerose le specie aliene invasive in grado di minacciare gli uccelli. Si calcolano almeno 1.500 specie ormai stabili al di fuori delle loro aree geografiche naturali d'origine, a causa di attività umane. Per gli uccelli la minaccia principale è rappresentata dai predatori alloctoni che colpiscono i nidi, mangiando uova e pulcini. Ratti e gatti nel tempo hanno causato danni gravissimi.

In tutto il mondo sono attivi programmi per contrastare la diffusione delle specie aliene invasive attraverso azioni di biosicurezza, eradicazioni e controllo, grazie ai quali, negli ultimi due decenni sono stati compiuti molti passi avanti. Il rapporto di Birdlife International riferisce di interventi realizzati con successo in 30 isole del Pacifico dove sono state eradicate alcune specie di vertebrati invasivi, mentre azioni di controllo sono in corso in tutta la Nuova Caledonia, alle isole Fiji, isole Cook, Polinesia francese.
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Ue propone tassa su imballaggi in plastica non riciclabile In bilancio, insieme a future quote Ets, per compensare Brexit

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BRUXELLES - L'introduzione di una tassa sugli imballaggi di plastica non riciclabile: è quanto proporrà mercoledì 2 maggio, salvo colpi di scena, la Commissione europea nel quadro delle iniziative destinate a finanziare il prossimo bilancio Ue 2021-2027. L'obiettivo è alimentare le finanze dell'Unione per compensare la Brexit e trovare risorse per affrontare le nuove sfide.

La Commissione proporrà anche di destinare al futuro bilancio europeo almeno una parte delle imposte sulle società e dei ricavi provenienti dello scambio di quote di emissioni nocive (Ets), fino ad oggi incassano invece i singoli Stati.

L'idea della tassa sulla plastica non riciclabile era stata proposta a metà gennaio dal commissario Ue al budget Guenther Oettinger. Giorni dopo il vicepresidente della Commissione europea Jirky Katainen aveva però espresso dubbi e riserve.
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Scoperto nel Borneo lo scarabeo DiCaprio Dedicato all'attore per suo impegno ambientale

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ROMA - Dopo la pulce Trump e la mosca Schwarzenegger arriva lo scarabeo Leonardo Di Caprio. La dedica al celebre attore americano non si deve all'aspetto fisico, bensì al suo impegno in difesa dell'ambiente e arriva in occasione del 20/o anniversario della fondazione che porta il suo nome. A scoprire questa nuova specie di scarabeo d'acqua, descritta sulla rivista ZooKeys, sono stati i membri dell'associazione olandese di citizen science Taxon Foundation, che organizza spedizioni scientifiche per semplici appassionati.

"Tutti possiamo avere un impatto sul pianeta, ma dobbiamo lavorare insieme per proteggere la nostra unica casa", ha detto DiCaprio in un video della sua fondazione. La nuova specie, il cui nome scientifico è Grouvellinus leonardodicaprioi, è stata scoperta in una cascata che si trova nel bacino del Maliau, un'area ancora intatta nel Borneo della Malesia, durante la prima spedizione sul campo di Taxon Expeditions. Oltre a questa, sono state scoperte altre due nuove specie di scarabei d'acqua.

"Minuscolo e nero, questo nuovo scarabeo probabilmente non vincerà nessun Oscar per il suo carisma - ha commentato Iva Njunjic, entomologa e fondatrice dell'associazione - ma ai fini della protezione della biodiversità, ogni animale è importante".
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Morto in Australia il ragno più vecchio, aveva 43 anni 'Numero 16', femmina di Gaius villosus scoperta nel 1974

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ROMA - E' morto per una puntura di vespa il ragno più anziano al mondo: una femmina di 43 anni di Gaius villous, scoperta nel 1974 nell'Australia sud-occidentale, nella riserva di North Bangulla, e da allora studiata nel suo ambiente naturale col nome di "numero 16". Ne hanno dato il "triste annuncio" i ricercatori dell'Università Curtin di Perth, sulla rivista Pacific Conservation Biology.

Il Gaius villosus è un grosso ragno dal morso non mortale per l'uomo, ma molto doloroso. Vive in buchi nel terreno chiusi con un coperchio di ragnatela, e scatta fuori per catturare le sue prede. Di qui il nome di "ragno a porta-trappola". Numero 16 fu scoperta negli anni Settanta dalla ricercatrice Barbara York Main, oggi 88enne, che ha cofirmato l'articolo in cui è stato annunciato il suo decesso.

"La sua vita notevole ci ha permesso di studiare ulteriormente il comportamento del ragni a porta-trappola e le dinamiche della popolazione", ha commentato la ricercatrice Leanda Mason. Il precedente record di longevità per un ragno apparteneva a una tarantola messicana, 28 anni.
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Rifiuti, contro gli inceneritori diciamo ‘game over’ allo Sblocca Italia

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/30/rifiuti-contro-gli-inceneritori-diciamo-game-over-allo-sblocca-italia/4323811/
La recente sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di Associazioni e Comitati contro il Decreto Sblocca Italia, rimandando la decisione alla Corte di giustizia europea, è motivo di grande soddisfazione per tutti coloro che da decenni si battono nel nostro Paese per una corretta gestione dei rifiuti e sarà oggetto di una conferenza stampa il 4 maggio ore 11 davanti all’obelisco di Montecitorio con parola d’ordine #sbloccaitaliagameover, ovvero “sblocca italia fine...
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La recente sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di Associazioni e Comitati contro il Decreto Sblocca Italia, rimandando la decisione alla Corte di…
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Medico oncologo ed ematologo, membro di Isde e Medicina Democratica
La recente sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di Associazioni e Comitati contro il Decreto Sblocca Italia, rimandando la decisione alla Corte di giustizia europea, è motivo di grande soddisfazione per tutti coloro che da decenni si battono nel nostro Paese per una corretta gestione dei rifiuti e sarà oggetto di una conferenza stampa il 4 maggio ore 11 davanti all’obelisco di Montecitorio con parola d’ordine #sbloccaitaliagameover, ovvero “sblocca italia fine del gioco”.
La sentenza è già stata oggetto di interesse, ma merita di essere ulteriormente approfondita perché riconosce la fondatezza di chi si oppone all’incenerimento dei rifiuti, pratica incrementata fino all’inverosimile dal famigerato Sblocca Italia, ma al penultimo posto (subito prima del conferimento in discarica) nella gerarchia di trattamento dei rifiuti.
Le direttive dell’Ue per una corretta attuazione di trattamento dei rifiuti prevedono infatti in ordine prioritario: riduzione –riutilizzo–recupero e, solo in ultimo, incenerimento con recupero di energia e conferimento in discarica; esse sono inoltre molto chiare nel ribadire la priorità del recupero di materia rispetto al recupero di energia. Al momento tuttavia – nonostante siano chiamati “termovalorizzatori” – la stragrande maggioranza dei 40 impianti di incenerimento esistenti è autorizzata solo come smaltimento (D10) senza alcun recupero di energia (R1).
Ricordiamo che lo Sblocca Italia– oltre a prevedere la costruzione di nuovi impianti – ha permesso che venissero superati i vincoli territoriali per cui i rifiuti possono viaggiare in lungo e in largo per la penisola e ha stabilito che gli inceneritori bruciassero al massimo della loro potenzialità. Addirittura si scrive che questi impianti – che rientrano fra le industrie insalubri di 1° classe (art.216 RD 1265/34 DM 5.9 /1994) – “costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”. Ogni commento è superfluo.
Probabilmente con lo Sblocca Italia si è toccato il fondo dei tanti disastri che in campo ambientale ha fatto il governo Renzi. Come Medici per l’Ambiente immediatamente denunciammo la gravità della cosa e fummo in prima fila nella manifestazione nazionale davanti a Montecitorio il 9 settembre 2015;  anche per questo l’Isde (Associazione Medici per l’Ambiente) ha creduto fin dall’inizio nell’azione giudiziaria per la sua cancellazione contribuendo con un proprio “parere pro veritate” in cui sono state valutate le emissioni aggiuntive di alcuni inquinanti (ossidi di azoto, diossine e furani, mercurio) che si sarebbero registrate proprio “grazie” allo Sblocca Italia. Crediamo  che non ci sia bisogno di peggiorare ulteriormente l’ambiente in cui viviamo e tanto meno che servano altre evidenze epidemiologiche – che pure anche di recente si sono aggiunte – per capire che di impianti assurdi e nocivi quali gli inceneritori non ne vogliamo più sapere.

Ilva, sciopero nell’acciaieria di Taranto: produzione ferma. “Assenza totale di manutenzione, garantire la sicurezza”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/30/ilva-sciopero-nellacciaieria-di-taranto-produzione-ferma-assenza-totale-di-manutenzione-garantire-la-sicurezza/4325858/
Lo sciopero degli operai blocca lo stabilimento Ilva di Taranto. “Registriamo la fermata totale delle acciaierie”, hanno annunciato i coordinatori di fabbrica e le rappresentante di Fim, Fiom e Uilm commentando lo sciopero di 24 ore che si svolge da lunedì mattina per richiamare l’attenzione sulle problematiche della sicurezza legate ai mancati interventi di manutenzione. Anche se è scontro con l’azienda sulla percentuale di adesione, ferma al 34,8% nel primo turno, secondo I...
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Scontro con l'azienda sulla percentuale di adesione. Il 2 maggio consiglio di fabbrica per nuove iniziative di mobilitazione: sul tavolo anche lo stop alla trattativa con AmInvestco, tornata a parlare di solo 8.500 occupati al termine del piano. Sindacati: "Quello che hanno stabilito col governo per noi può rappresentare solo un punto di partenza su cui trattare"
Lo sciopero degli operai blocca lo stabilimento Ilva di Taranto. “Registriamo la fermata totale delle acciaierie”, hanno annunciato i coordinatori di fabbrica e le rappresentante di FimFiom e Uilm commentando lo sciopero di 24 ore che si svolge da lunedì mattina per richiamare l’attenzione sulle problematiche della sicurezza legate ai mancati interventi di manutenzione. Anche se è scontro con l’azienda sulla percentuale di adesione, ferma al 34,8% nel primo turno, secondo Ilva, e invece tra il 70 e l’80 per cento ad avviso dei sindacati calcolando i lavoratori in cassa integrazione e coloro che hanno usufruito di ferie o hanno presentato il certificato di malattia. E al di là di numeri, sostengono, “l’obiettivo di fermare la produzione nelle acciaierie nella giornata dello sciopero”.
Traguardo raggiunto, insomma, e “messaggio chiaro ad Ilva in amministrazione straordinaria e Am InvestCo“. Occupazione, sicurezza, ambiente e salute, spiegano, “sono i temi che il sindacato unitariamente sta affrontando con responsabilità e deve essere chiaro che la stessa Mittal deve rivedere il proprio piano, condizione necessaria per riaprire la trattativa, per la salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori anche dell’indotto”. Il 2 maggio si terrà un consiglio di fabbrica unitario con le Rsu e “saranno decise e programmate – concludono le organizzazioni sindacali – assemblee con i lavoratori e nuove iniziative di mobilitazione“.
Da mesi, dice il segretario provinciale della Fim Cisl Taranto-Brindisi, Valerio D’Alò, “denunciamo l’assenza totale di manutenzioni ordinarie e straordinarie” e “non possiamo continuare a lavorare in queste condizioni”. Per D’Alò, “oggi è il giorno in cui la misura è colma sul serio: i lavoratori non possono più aspettare e il sindacato nemmeno. Sono state proclamate queste 24 ore di sciopero proprio perché il segnale che vogliamo dare è che gli impianti, chiunque li debba gestire, questi deve garantire la sicurezza di chi lavora dentro e di chi è fuori in città”.
Eppure il momento è critico, perché la trattativa tra i sindacati e AmInvestco, la cordata di MittalGruppo Marcegaglia e Banca Intesa che si è aggiudicata l’Ilva, è a un punto morto. Il governo ha deciso di sospendere il tavolo perché gli acquirenti – per la seconda volta – sono tornati a parlare, con “una tattica negoziale fessa” secondo il ministro Carlo Calenda, di 8.500 occupati nel 2023. Cioè 1.500 in meno rispetto agli impegni presi in fase di contrattazione privata e oltre 5mila in meno rispetto alla forza lavoro attuale, che i sindacati vogliono che venga mantenuta.
Per poter proseguire la trattativa, è la posizione unitaria dei rappresentanti dei lavoratori, è necessario che ArcelorMittal modifichi radicalmente l’impostazione sui numeri. “Quello che loro hanno stabilito col governo (cioè i 10mila riassunti, ndr) per noi può rappresentare soltanto un punto di partenza su cui trattare – aggiunge D’Alò – Noi chiediamo la copertura per tutti i 14mila dipendenti del gruppo e che nessuno perda il posto di lavoro. Copertura che può passare anche dalle uscite volontarie incentivate. È importante quindi che il governo prenda i suoi impegni su quello che dobbiamo fare”.

Ambiente e consenso popolare, siamo sicuri che la democrazia faccia bene all’ambiente?

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/30/ambiente-e-consenso-popolare-siamo-sicuri-che-la-democrazia-faccia-bene-allambiente/4323126/
Ma siamo poi sicuri che la democrazia sia la forma di governo ideale per l’orbe terracqueo? Non per gli uomini, quindi, ma per la natura in generale. Non è una provocazione la mia. Chi mi conosce sa che sono un burlone, ma questa volta sono molto serio.
Partiamo da un presupposto che a mio modo di vedere è ineludibile: per garantire una convivenza decente, non dico ideale, che non è oramai più possibile, fra uomo e natura, occorrerebbe adottare misure drastiche, e anche impop...
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Ma siamo poi sicuri che la democrazia sia la forma di governo ideale per l’orbe terracqueo? Non per gli uomini, quindi, ma per la natura in generale. Non è una…
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Ambientalista e avvocato

Lazio, il Tar dà ragione all’Anac: Zingaretti costretto a reintegrare il responsabile regionale anticorruzione

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/30/lazio-il-tar-da-ragione-allanac-zingaretti-costretto-a-reintegrare-il-responsabile-regionale-anticorruzione/4326306/

La Regione Lazio ha reintegrato Pompeo Savarino alla direzione Controllo e Vigilanza e come responsabile dell’Anticorruzione. Il 21 marzo era stato rimosso da Nicola Zingaretti in persona, due giorni dopo essersi rifiutato di firmare il provvedimento di nomina di un commissario, reo di aver dichiarato il falso, in un ente vigilato dalla Regione Lazio.
L’Anac stessa (l’Autorità nazionale anticorruzione, ndr) aveva censurato la decisione del presidente della Regione ma non avev...
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Pompeo Savarino ritorna al suo posto dopo esser stato rimosso dal governatore per essersi rifiutato di firmare il provvedimento di nomina di un commissario, reo di aver dichiarato il falso, in un ente vigilato dalla Regione. Il Tribunale amministrativo ha dato ragione all'ex pm, che aveva criticato la scelta del governatore

Le tante e vistose carenze del Programma di gestione dei rifiuti radioattivi Nel Programma Nazionale governativo mancano troppi aspetti fondamentali, sia di impostazione generale che di dettaglio, per una materia complessa nella quale decisioni approssimative potrebbero comportare rischi e costi. Un articolo di Mattioli e Scalia da' una panoramica dei limiti del documento.

http://www.qualenergia.it/articoli/20180430-le-tante-e-vistose-carenze-del-programma-di-gestione-dei-rifiuti-radioattivi?platform=hootsuite
La presenza, nello stesso sito del Deposito nazionale, di rifiuti radioattivi il cui tempo di dimezzamento va assai oltre i 30 anni della bassa attività impone di informare con completezza e chiarezza popolazioni e autorità locali e territoriali che l'aggettivo `temporaneo', usualmente impiegato per la struttura del loro contenimento, ascende a molte decadi. Questo tempo è principalmente legato agli esiti della ricerca, fondamentale, necessaria per formulare soluzioni che garantiscano il controllo e/o il confinamento sicuro degli Ilw e dell'alta attività.



Rete e rinnovabili: Terna presenta i progetti per attuare la Sen

http://qualenergia.it/pro/articoli/rete-e-rinnovabili-terna-presenta-i-progetti-per-attuare-la-sen/
Nel Piano di sviluppo della rete appena presentato e che segue il Piano 2018-2022, il gestore presenta i prossimi interventi, tra cui i due elettrodotti HVDC Continente-Sicilia-Sardegna e CentroSud-CentroNord per affrontare crescita delle rinnovabili e abbandono del carbone. Il documento.

Dissalazione: problemi di ecosostenibilità e prospettive di breve periodo Torniamo sul tema della domanda di dissalazione di acqua e, in particolare, sulle tecnologie che al momento hanno notevoli impatti sull'ambiente. L’evoluzione tecnologica e ingegneristica sta però mettendo a disposizione soluzioni sempre più efficienti, riducendo il fabbisogno energetico degli impianti.

http://www.qualenergia.it/articoli/20180430-dissalazione-problemi-di-ecosostenibilita-e-prospettive-breve-periodo#.WubyD65Kerg.twitter
La diffusione del benessere, la crescita esponenziale della popolazione mondiale, l'inurbamento, l'industrializzazione dei paesi in via di sviluppo, l'espansione dell'attività economica e commerciale globale hanno aumentato costantemente il fabbisogno umano di acqua dolce.
A fianco di uno sfruttamento sempre più intensivo delle fonti convenzionali, fiumi, laghi e giacimenti sotterranei, si è andato diffondendo il ricorso alla dissalazione dell'acqua marina e di quella salmast...
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La diffusione del benessere, la crescita esponenziale della popolazione mondiale, l'inurbamento, l'industrializzazione dei paesi in via di sviluppo, l'espansione…
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