sabato 17 marzo 2018

due anni di silenzio sull'inquinamento delle falde da cloruro di vinile fuori e dentro la centrale nucleare di Borgo Sabotino. Il 17 marzo 2016 l'ultima conferenza pubblica cui hanno partecipato i cittadini. Erano stati fissati obblighi, analisi, contenimento, qual è la situazione attuale? cosa è emerso dal monitoraggio? è stato presentato da Sogin un piano? è stato approvato da Arpa e Asl? sono state effettuate e verifiche all'esterno della centrale? nei consorzi? è ancora la valida l'ordinanza di divieto di utilizzo delle acque dai pozzi? Perchè i cittadini non vengono informati?

Questo il testo di 2 anni fa, da Il Giornale di Latina: in via Romagnoli, dove si trova la sede dell’assessorato all’ambiente, i funzionari comunali hanno ospitato una affollata conferenza di servizi con un solo punto all’ordine del giorno: lo stato dell’arte delle falde acquifere di Borgo Sabotino nelle quali la Sogin (società deputata alla dismissione della centrale nucleare di Latina) ha riscontrato nell’autunno del 2013 per la prima volta la presenza di una sostanza plastica disciolta nell’acqua chiamata cloruro di vinile, più comunemente nota nella sua forma solida nelle attrezzature civili come “Pvc”. Oltre ad una folta delegazione della stessa Sogin erano presenti Dino Chiarucci, dirigente dell’Arpa di Latina, alcuni funzionari dell’ente Provincia, il dottor Monaco, tecnico della Regione Lazio, il dottor Ruta dell’Asl di Latina e alcuni dirigenti del Comune di Latina. Tra i presenti anche l’attivista ambientalista Giorgio Libralato, che presiede diversi comitati civici di tutela ambientale e che è stato invitato ad assistere. Fin dal primo momento la Sogin ha espresso in tutti i modi la propria disponibilità ad eseguire qualsiasi tipo di analisi ed ha accolto le richieste dell’Arpa per giungere rapidamente ad una caratterizzazione (o mappatura) delle falde acquifere. E’ importante infatti comprendere come la falda si sposta nel sottosuolo per comprendere da dove, queste sostanze inquinanti possano aver infiltrato nelle acque profonde e superficiali. Questo perché, nonostante la Sogin abbia assicurato che gli inquinanti non sarebbero derivanti dai suoi processi di lavorazione per il decomissioning della centrale, non si può ancora escludere a priori che l’inquinamento venga proprio dalla centrale nucleare. Secondo indiscrezioni, infatti, la Sogin avrebbe parlato di tre diversi progetti di smaltimento rifiuti industriali tra i quali, potrebbero esserci materiali plastici di scarto delle vecchie linee di lavorazione dell’Enel ai tempi dell’utilizzazione dell’impianto come centrale elettrica. Ma tali materiali, dovrebbero essere stati conservati presumibilmente in contenitori o in vasche sotterranee coperte. Non si esclude, inoltre, che l’inquinamento si comunque derivato da fattori esterni alla centrale. Un altro punto fisso che si sarebbe stabilito è che l’Arpa Lazio, non avrebbe studi approfonditi sull’area nella sua situazione ante 2013, mentre, solo il 12 di questo mese, si sarebbero effettuati numerosi campionamenti intensivi che sono stati consegnati a tempo di record. Un vero scatto in confronto alla sonnolenza dimostrata in passato che però non può che far sorgere una domanda nei confronti dell’ente di controllo indipendente: se ci voleva così poco tempo per effettuare questi campionamenti (e L’Arpa si sarebbe riproposta di intensificare gli studi in accordo con l’Asl ogni 90 giorni) non si potevano fare prima? Perché resta il fatto che dal primo segnale di inquinamenti (che al tempo era davvero allarmante) sono passati quasi tre anni. Tre anni in cui hanno taciuto tutte gli enti e le amministrazioni preposte al controllo. Oggi però, i dati che sarebbero stati rilevati non dimostrano dati preoccupanti per la salute, sebbene ci sia ancora molto riserbo intorno a questo dettaglio. Solo uno dei tre pozzi nei consorzi vicini alla centrale avrebbero fatto riscontrare percentuali per giunta non significative di Pvc e sembra (ma sono solo indiscrezioni perché c’è ancora molta prudenza) l’ordinanza del commissario straordinario Barbato che inibiva l’utilizzo di quei pozzi potrebbe essere, nei prossimi giorni revocata, previo parere dell’Asl comunque. La Regione, avrebbe incentrato la sua attenzione proprio sulla presenza di pozzi nel territorio, che potrebbero essere abusivi, e in questo caso andrebbero interdetti e demoliti. Giorgio Libralato ha dichiarato, dopo la riunione: “Ho visto finalmente molta attenzione, efficienza e rapidità da parte delle istituzione e fa molto piacere. La Sogin si è dichiarata disponibile e apertissima dicendo che avrebbero fatto tutto quanto fosse stato richiesto per bonificare l’area”. Chi lo conosce sa che queste parole potrebbero non essere prive di ironia, poiché tre anni di ritardo dal momento dell’accertamento del danno alle prime, timide contromosse, sono davvero troppe.

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