mercoledì 28 febbraio 2018

la discarica di Borgo Montello nella commissione contro le ecomafie e gli illeciti ambientali nel Basso Lazio

tratto da Doc. XXIII  N. 32 COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI




  1. La questione degli illeciti ambientali nel Basso Lazio



  1. 7.1 La discarica di Borgo Montello

La discarica di Borgo Montello è considerata la quarta in Italia per estensione e per volume di rifiuti abbancati. La data d’inizio delle attività di smaltimento è il 1971 (o poco dopo, secondo altre fonti). Oggi occupa un’area di circa 50 ettari, divisi tra due società, la Ind.Eco S.r.l., riconducibile al gruppo Green Holding di Milano e la Ecoambiente S.r.l., con quote divise tra Latina Ambiente (gestore del servizio di raccolta del comune di Latina, partecipata al 51 per cento dall’ente locale e al 49 per cento da società riconducibile alla famiglia Colucci) e società della holding Cerroni.
La storia della discarica è complessa e, per molti aspetti, ancora nebulosa. Nelle passate legislature la Commissione si è occupata di diversi aspetti relativi alla gestione degli invasi, senza, peraltro, mai svolgere inchieste dirette.
Sulla discarica di Borgo Montello aleggia da anni il sospetto di un utilizzo illecito per lo sversamento di rifiuti industriali pericolosi, sotto forma di fusti o di fanghi. Tantissime le testimonianze apparse negli anni scorsi sulla stampa, locale e nazionale. Lo stesso collaboratore di giustizia Carmine Schiavone ha parlato di collegamenti tra il clan dei Casalesi e la discarica di Latina, indicando – nel 1996 a sommarie informazioni e poi, poco prima della sua morte, in interviste a diverse testate giornalistiche – nomi e circostanze riconducibili a sversamenti illeciti di rifiuti nell’area della discarica.
Oggi la discarica è ferma, per l’esaurimento delle volumetrie (fino ad oggi sono stati sversati negli anni più di 6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, secondo stime conservative). In un caso, l’area gestita dalla Ind.Eco, il sito è stato sottoposto a sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria; l’altro gestore, Ecoambiente, ha operato ed opera su terreni confiscati dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma, nell’ambito di un procedimento penale nei confronti dell’imprenditore De Pierro, accusato di riciclaggio. Una situazione complessa, che si è sviluppata su un’area compromessa dal punto di vista ambientale, come documentato dagli studi ARPA e ISPRA.
La questione dello sversamento di rifiuti pericolosi nel passato ha creato e continua a creare un forte allarme sociale. E’ evidente che la presenza nel sottosuolo di rifiuti pericolosi allo stato sconosciuti, oltre ad essere un indicatore importante di criticità gestionali nel passato (anni ‘80 e ‘90), è un elemento molto importante per la ricostruzione puntuale della criminalità ambientale nella regione Lazio. Accanto a questo elemento non può essere trascurata la ormai consolidata conoscenza delle infiltrazioni della criminalità organizzata nella zona di Latina, che si intreccia inevitabilmente con il business ambientale.
La Commissione ha, dunque, deciso di concentrare l’approfondimento su questo versante, puntando a fornire al Parlamento elementi oggettivi rispetto al traffico illecito di rifiuti pericolosi nell’area di Borgo Montello, anche in connessione con organizzazioni criminali.
    1. Anticipando quanto si dirà oltre in dettaglio, il primo elemento di rilievo riguarda la presenza di rifiuti industriali – anche pericolosi – nell'area di Borgo Montello. Questo elemento ha una importanza chiave anche, e soprattutto, nella fase di bonifica del sito. Dalla documentazione ufficiale raccolta nel corso dell'inchiesta parlamentare non sono emersi approfondimenti istituzionali in questo senso. La regione Lazio, interpellata sul punto, non ha fornito elementi conoscitivi, evidenziando una lacuna istruttoria.
Dalle indagini e acquisizioni della Commissione risulta che nell'area di Borgo Montello sono stati stoccati – extra ordinem e, in alcuni casi, illegalmente – rifiuti speciali pericolosi, tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90. Questo elemento conoscitivo, che ha visto un importante sforzo investigativo da parte della commissione, conferma quanto da sempre sostenuto dalla popolazione locale, allarmata da voci, confidenze e notizie giornalistiche.
Vi è stato un conferimento di rifiuti pericolosi di origine industriale nell'area denominata 2B, come accertato nel corso del processo di primo grado nei confronti di Adriano Musso, amministratore della società Ecotecna, gestore dell'epoca dell'invaso. In questo caso è possibile anche individuare almeno una parte della tipologia di rifiuti sversati, grazie alla consulenza tecnica svolta nel corso di quelle indagini. Si tratta di un caso particolarmente significativo e grave, anche dal punto di vista ambientale. La zona dello sversamento, infatti, era già stata definita all'epoca come non idonea dal punto di vista geologico per la realizzazione di una discarica per rifiuti pericolosi (secondo la normativa dell'epoca, il decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982). La regione Lazio, attraverso una semplice ordinanza, permise lo stoccaggio dei rifiuti industriali, indicando il sito come “temporaneo”. Non vi è agli atti nessun elemento che possa indicare il successivo trasporto di quei rifiuti in altro luogo. Anzi, le motivazioni della citata sentenza indicano il contrario. La successiva sentenza di appello ha poi revocato l'ordine di bonifica e ripristino dei luoghi che i giudici di primo grado avevano imposto seguendo il dettato della legge. Nessun elemento che possa far immaginare un successivo intervento di bonifica è stato presentato alla commissione o ritrovato nella copiosa documentazione acquisita. Si deve, dunque, dedurre che quei rifiuti pericolosi di origine industriale siano ancora interrati nel primo strato dell'invaso “2B” (area gestita attualmente dalla società Indeco), poi ricoperta negli anni da altre discariche per rifiuti solidi urbani. Questo elemento dovrebbe essere accuratamente analizzato per capire quale impatto sulle matrici ambientali vi possa essere, considerando anche il tempo trascorso e la già grave situazione della sottostante falda acquifera.

Vi sono poi tanti elementi – concordanti tra di loro – che portano a ritenere altamente probabile – se non sicura – la presenza di rifiuti industriali anche nella zona della discarica a cavallo tra gli invasi S3-S1 (area attualmente gestita, in post mortem, dalla società Ecoambiente). In questo caso le testimonianze raccolte dalla commissione nel corso delle indagini forniscono elementi concordanti con quanto ricostruito dalla pregevole inchiesta della squadra mobile di Latina nel 2013. Uno dei testimoni ascoltati a sommarie informazioni dalla Commissione ha lavorato per lungo periodo all'interno della discarica (tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90) e, dunque, è stato protagonista diretto dei fatti narrati. Questo stesso testimone lavora ancora oggi nel settore dei rifiuti speciali ed è in possesso delle certificazioni necessarie per operare nel campo. Ha, dunque, il necessario know-how per poter fornire informazioni precise. Secondo la sua testimonianza durante il periodo di gestione della discarica da parte della società Pro.Chi arrivavano in media 300-400 fusti al mese. Si può, dunque, facilmente stimare in diverse migliaia i fusti di rifiuti industriali probabilmente interrati in quell'area.
Anche in questo caso l'impatto ambientale potrebbe essere di rilievo. L'area indicata dai testimoni si trova all'interno della zona utilizzata fin dal 2000 dalla societa Ecoambiente per lo smaltimento di rifiuti solidi urbani. Nel 1998 la società aveva presentato un progetto di messa in sicurezza che escludeva la presenza di rifiuti pericolosi, realizzando un sistema di barramento idraulico con un polder. Tale soluzione, però, è stata ritenuta non idonea da due perizie disposte dalla procura e dal Gup del tribunale di Latina, che hanno deciso di rinviare a giudizio gli amministratori della società, oggi imputati per avvelenamento delle acque. La presenza di rifiuti industriali in quantità significativa – come indicato dai testimoni – potrebbe rappresentare un ulteriore aggravamento della situazione, giù grave, della sottostante falda acquifera. In ogni caso questo elemento deve essere preso in considerazione nell'ambito della bonifica dell'area.
Per quanto riguarda la presenza criminale nell'area, di particolare rilievo è la figura di Michele Coppola, soggetto già indicato nel 1996 dal collaboratore di giustizia del clan dei casalesi Carmine Schiavone come contiguo al gruppo criminale di Casal di Principe. Coppola fin dal 1988-1989 ha vissuto a ridosso della discarica di Borgo Montello. Parte delle proprietà a lui affidate dal clan – secondo quanto ricostruito dallo Schiavone – sono poi state vendute ad uno dei gestori della discarica, la società Indeco. Coppola poteva disporre di diverse armi, come verificato dalla Commissione. Nel dicembre del 1995 venne arrestato nell'ambito del procedimento penale contro il clan Schiavone (processo “Spartacus”); sentenze successive, relative ad altri procedimenti, passate in giudicato, hanno dimostrato la sua appartenenza al clan.
Nel corso dell'inchiesta condotta da questa Commissione sul sito di Borgo Montello sono emersi dettagli significativi rispetto ai contatti stretti tra Coppola e lavoratori della discarica (uno dei testimoni ha raccontato di essere andato a Casal diPrincipe, dove avrebbe incontrato anche Carmine Schiavone, prima dell'inizio della sua collaborazione, quando, dunque, era pienamente operativo all'interno del clan, in posizione apicale), alcune testimonianze de relato hanno poi indicato punti di contatto tra Coppola ed esponenti politici e delle forze di polizia locali, che destano preoccupazione.

La Commissione ha proceduto a diverse audizioni, i cui contenuti hanno orientato le successive attività. Il 16 marzo 2016 è stato audito Giorgio Libralato, consulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello, accompagnato dai rappresentanti dei Comitati riuniti dei borghi Montello e Bainsizza1. L’audizione è successiva alla visita della Commissione nella discarica di Borgo Montello, avvenuta subito dopo la discovery processuale (con ordinanza di custodia cautelare) della prima indagine giudiziaria del tribunale di Latina, in epoca recente, sulla società Indeco, gestore di parte della discarica.
E' stato chiesto all’audito di presentare le problematiche della discarica, evidenziando il punto di vista dei cittadini che abitano in prossimità del sito. Giorgio Libralato, a nome dei cittadini di Borgo Montello, ha ricordato la presentazione di una petizione al Parlamento europeo, presso il quale alcuni abitanti dalla zona sono stati auditi nel novembre 2013. La petizione è tuttora aperta. I rappresentanti dei cittadini sono stati altresì ascoltati il 26 maggio 2015 dalla Commissione rifiuti regione Lazio. Era la prima volta che venivano auditi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta.
Giorgio Libralato ha richiamato alcuni eventi giudiziari poi oggetto di specifico approfondimento da parte della Commissione:
Una cosa fondamentale avviene il 29 gennaio 2014: con la solita inchiesta - anche in quel caso, gruppo De Pierro, Capitolina, Giulia e altre società - viene sequestrata dal GICO della Guardia di finanza una parte attiva della discarica di Borgo Montello, ovviamente con atti giudiziari e atti di conservatoria, ma non succede assolutamente nulla”. Rispetto a questa azione giudiziaria (sulla quale si ritornerà in seguito) ha aggiunto: “La proprietà della discarica è della Ecomont e non della Ecoambiente come falsamente dichiarato dalla regione Lazio nell'AIA del 2009. Allo stesso modo, è falso uno dei verbali di rinnovo dell'AIA, che appunto scadeva l'8 aprile 2012, dove si dichiara che quest'invaso non è stato sequestrato, ma invece, è stato sequestrato. Sono state fatte tutte le segnalazioni ma non sono state sufficienti”.
Su un altro delicato punto, ovvero la ricerca di “fusti tossici” o, più in generale, di tracce di sversamenti di rifiuti pericolosi in epoca passata, Libralato ha dichiarato:
Nell'agosto 2012, iniziano anche i famosi scavi nell'invaso S0, che non è di nessuno, e quindi spetta alla comunità. La regione Lazio eroga un finanziamento di circa 700.000 euro per fare questi scavi, viene affidato un appalto di circa 400.000
1Giorgio Libralato al termine dell’audizione ha depositato in Commissione un voluminoso dossier, con diversi allegati, acquisito agli atti come Doc. n. 1095/1-6euro, ma gli scavi vengono effettuati solo parzialmente [...] La ragione di questi scavi ha origine dalla dichiarazione di Carmine Schiavone che nella discarica di Borgo Montello erano stati conferiti dei fusti tossici. Uno studio dell'ENEA del 1995 certificava che nella S0, in una delle tante vasche, la prima, la più antica, c'erano queste masse metalliche che potevano far pensare alla presenza di fusti metallici. Questa massa metallica è stata poi confermata dalle ricerche dell'INGV, e quindi sono stati fatti gli scavi. Durante una conferenza pubblica, il 20 settembre 2012, uno dei direttori dei lavori, il direttore dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha dichiarato che si sarebbero fatti tutti gli scavi perché per loro quello che avevano trovato era sufficiente per dire che quella massa metallica era o del ferro che si trovava nei copertoni o armature metalliche delle recinzioni dell'epoca”.
Il consulente degli abitanti di Borgo Montello fa riferimento alla campagna di scavi nel sito più antico della discarica del 2012: secondo la documentazione acquisita dalla Commissione, l'esito di quella ricerca fu negativo.
Rispetto a questo punto l’audito ha aggiunto:
Il problema è sorto perché durante gli scavi l'assessore provinciale all'ambiente dell'epoca, Gerardo Stefanelli, ha dichiarato che non andavano cercati lì i fusti perché probabilmente erano in altri invasi. Lo stesso ha dichiarato Carmine Schiavone in diverse interviste, dicendo di aver visto dove avevano scavato e che non era lì che dovevano cercare i fusti. Questo è solo uno dei problemi, considerato che è dalle prime analisi del 2005 che si evidenzia l’inquinamento delle falde acquifere. L’ARPA ha verificato queste analisi così come i periti del tribunale di Latina, a cui è seguito a un processo tuttora in corso con il rinvio a giudizio di tre esponenti dell'epoca di Ecoambiente, sempre Bruno Landi, Rondoni e Nicola Colucci, che a vario titolo avevano partecipato alla gestione della discarica. In particolare, l'ultimo dei periti, il professor Tomaso Munari di Genova, vicepresidente dell'ordine nazionale dei chimici, ha certificato quest'inquinamento, ovviamente con analisi di laboratorio eseguite sul posto, e ha indicato un livello di inquinamento più alto rispetto a quello certificato per esempio da ARPA Lazio o ISPRA. In particolare, il professor Munari ha indicato anche che il famoso progetto che doveva essere fatto di protezione delle falde da parte di Ecoambiente in realtà non è stato fatto come doveva”.
Dunque, secondo Giorgio Libralato, le ricerche andrebbero ampliate anche ad altre zone della discarica (gli invasi sono circa una decina); lo stesso consulente delle famiglie di Borgo Montello ha poi richiamato la campagna di monitoraggio della falda acquifera effettuata da ARPA Lazio e la perizia svolta da Tomaso Munari, nominato dal GUP del tribunale di Latina. Questi due punti verranno ulteriormente approfonditi in seguito.
Libralato ha poi fatto notare che l'ultima analisi dell'ARPA Lazio, risalente al marzo 2013, è stata resa nota con molta difficoltà solo a novembre 2014. Ha poi aggiunto che le stesse emissioni odorigene sono state più volte segnalate da lui stesso, e dai cittadini, con telefonate, lettere, mail certificate e in tanti altri modi. L'ARPA Lazio ha realizzato un monitoraggio ad hoc sulla discarica – ha sostenuto Libralato – nell'agosto del 2015, “quando dall'estate 2015 non avviene praticamente nessun conferimento, tranne qualche camion che sporadicamente continua ad arrivare in discarica”.
Rispetto alle procedure autorizzative in corso, l’audito ha sostenuto come per Ecoambiente vi siano alcune importanti criticità, la prima relativa alla proprietà e alla disponibilità: “Si sa che se c’è un sequestro della Guardia di finanza o della magistratura, non si può dichiarare che è nella disponibilità della società”. Il secondo problema, ha aggiunto, riguarda la polizza fideiussoria per la società Ecoambiente. Il terzo problema, infine, “è che – lo prevedeva la conclusione della procedura AIA del 25 giugno 2014 della regione Lazio – doveva esserci anche la variante urbanistica del comune di Latina, essendo stati rilevati problemi urbanistici nel 2012. Si tratta di un'area con indirizzo rurale, per cui la circostanza era incompatibile con la normativa urbanistica; è stata fatta una variante, si è perimetrata l'area, impegnandosi il 28 dicembre 2012 all'unanimità a risarcire i cittadini e a delocalizzarli, e anche a delimitare, ad esempio ponendo dei vincoli di inedificabilità per cento metri su confini su cui dovevano essere piantumate delle essenze, ovviamente per mitigare, l'impatto”.
L’audito si è soffermato sulle procedure in corso: “Siccome entrambe le società hanno esaurito i loro volumi, chiedono un sopralzo, quindi l'aumento del conferimento dei volumi, al di sopra della stessa area sulla quale già avevano conferito, S8 per Indeco, un nuovo e distinto invaso per Ecoambiente, quello sequestrato dalla Guardia di finanza. Si sono aperte nuovamente le procedure AIA e di valutazione d'impatto ambientale”.
Per quanto riguarda l'impatto della discarica sulle matrici ambientali e, di conseguenza, sulla qualità della vita degli abitanti della zona, Libralato ha ripercorso lo stato delle procedure di bonifica: “In seguito a questo inquinamento, riconosciuto anche da Ecoambiente, hanno fatto un progetto per quella che loro definiscono bonifica, ma c’è una differenza tra bonifica e contenimento dell'inquinamento. Questa cosiddetta bonifica di Ecoambiente, secondo tutti i protocolli, procedure e accordi di programma, doveva iniziare a marzo 2014, ma inizierà invece un paio di mesi dopo, perché i cittadini, hanno iniziato a chiedere conto di quest'avvenuta bonifica, che ovviamente non era iniziata. Secondo la provincia di Latina e secondo il comune di Latina, questa bonifica non era in corso”.
Per quanto riguarda più in generale la gestione dei rifiuti nel comune di Latina, gli incroci societari tra gestori della raccolta e gestori della discarica e il delicato tema delle polizze fideiussorie, Libralato ha dichiarato: “Un altro problema è Latina Ambiente, che è partecipata per il 51 per cento dal comune di Latina e partecipa per il 51 per cento alla società Ecoambiente, per la quale, (alla data dell’audizione) è in corso il fallimento. Latina Ambiente si occupa, per conto del comune di Latina, del servizio di raccolta dei rifiuti solidi. (Bruno Landi al momento dell’arresto era contemporaneamente amministratore delegato di Latina ambiente e di Ecoambiente). Per quanto attiene le fideiussioni, si sa che girano polizze fideiussorie dalla

Gable false, e la Gable è quella società che ha fatto la polizza fideiussoria per Ecoambiente, ma anche per un'altra società che opera più o meno nello stesso settore nel comune di Latina, la Agri Power, che gestisce una centrale a biogas. Questa polizza fideiussoria della Gable è stata rifiutata dal comune di Latina, e quindi l'Agri Power è senza alcuna polizza fideiussoria perché la precedente era stata emessa da una società che secondo l’associazione non aveva i titoli, ma che comunque era fallita subito dopo. Sono quattro anni che non ha questa polizza fideiussoria. La polizza fideiussoria dalla Gable, per il comune di Latina non era valida, non aveva una firma autentica, non vi erano i poteri di chi firma di chiarire che poteva firmare, e l’allegato è stato mandato due mesi dopo rispetto all'emissione della polizza. Poi la Gable, ha sede a Vaduz, in Lichtenstein, e per il comune di Latina non era una garanzia”.

Ci sono pareri dell’ASL secondo cui i cittadini lì non possono risiedere – hanno poi spiegato i rappresentati dei comitati e dei cittadini residenti nella zona - essendo gli insediamenti autorizzati ad una distanza inferiore da quella prescritta dalla legge regionale del Lazio. Per quanto riguarda le analisi dell’ARPA, non si è avuta copia perché l'ARPA Lazio le trasmette all'ISPRA, che poi doveva analizzarle e spiegare perché c'erano questi inquinanti e qual era il quadro. Sono state rilevate varie sostanze con valori molto alti, per esempio alcuni dell'arsenico sono con i valori a circa 300, trenta volte quelli ammessi per legge. Ci sono ferro, manganese e anche altri inquinanti. Alla domanda se ci fosse rischio per la popolazione, per le persone che vivono lì, per l’agricoltura, sulla possibilità di utilizzare i pozzi, se quest’acqua possa essere usata a scopo igienico ed alimentare né ISPRA, né ARPA Lazio hanno mai risposto.
Sono stati segnalati casi di decessi o malattie gravi che sembrano legati all’inquinamento ma non sono stati eseguiti esami epidemiologici o tossicologici, esame quest’ultimo che - da quanto afferma Ivan Eotvos rappresentante del comitato - l’ARPA Lazio non ha fatto nemmeno sulla centrale nucleare.
Libralato chiarisce su questo punto dicendo che quest'indagine epidemiologica non è stata chiesta solo dai cittadini ma anche dall’ASL, ARPA e anche dalla regione Lazio, al fine di rilasciare qualsiasi autorizzazione, valendo il principio di precauzione.
Circa le polizze fideiussorie, in generale, secondo gli auditi ci sono stati una serie di scandali perché ci sono stati interventi urbanistici, di risanamento che non potevano essere fatti, proprio perché le polizze non garantivano nulla, tanto che vi è una fabbrica all'ingresso di Latina che da dieci anni non può essere bonificata proprio perché la società che ha emesso la polizza non adempie ai suoi obblighi. Questo è un problema che si presenta per tutti gli impianti, biogas, biomasse, turbogas, rifiuti.
Riguardo alle proprietà dei terreni “intorno agli anni Ottanta, da parte del clan dei Casalesi, tramite un parente di Carmine Schiavone, Michele Coppola, c’è stato l'acquisto di questi terreni, inizialmente sembrava per coltivarci, ma poi CarmineSchiavone spiega l'evoluzione di come l'organizzazione dei casalesi scoprì che il settore dei rifiuti era molto più importante e redditizio di quello della droga. Alcune delle proprietà ex Michele Coppola vengono vendute a qualcuna delle società, in particolare anche all'Indeco, una delle due società”.
Sempre per rimanere nell'ambito della proprietà – prosegue la relazione dei comitati - la società Capitolina aveva stipulato un contratto d'affitto per il nuovo e distinto invaso, quello di Ecoambiente, nel 1998, che durava nove anni rinnovato per altri nove, che quindi con scadenza il 4 agosto 2016”. Secondo il comitato, siccome il ricorso della curatela fallimentare è del 1994, quindi antecedente al contratto d'affitto, siccome la curatela fallimentare ha vinto tutti i ricorsi contro queste società gruppo De Pierro, siccome queste sentenze sono diventate definitive perché non c’è stato alcun ricorso, siccome la titolarità della curatela fallimentare Ecomont è antecedente al contratto d'affitto, quel contratto non vale nulla.
Quanto alle motivazioni per cui il comitato ha contestato le AIA, i residenti del luogo chiedevano come facessero a rilasciare l'AIA alla società Ecoambiente: “Intanto, non aveva la disponibilità dell'area ma in ogni caso, anche ammesso che ritenessero valido il contratto del 1998, questo scadeva il 4 agosto 2016, per cui qualsiasi AIA poteva essere rilasciata fino a quando se ne aveva la disponibilità. Anche la società Ecoambiente ha cercato di costruire un impianto TMB. Siccome entrava nell'area di vincolo della famosa delibera n.163 del 28 dicembre 2012, non poteva più essere costruito, e quindi ci sono stati i pareri contrari del comune di Latina, chiedendo di spostare il vincolo”.
Per quanto riguarda la provenienza dei rifiuti, sono stati fotografati i camion: “Provengono da fuori provincia, anche dalla provincia di Roma”.
Per quanto per quanto riguarda la ricerca dei fusti tossici – ha aggiunto Libralato - sono stati finanziati, come dicevo, per un'analisi condotta dall'ENEA nel 1995, che aveva verificato solo l'area S0, e c'erano tre masse metalliche che facevano pensare alla presenza di materiale metallico, e quindi di fusti tossici. L'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, con altre strumentazioni succedutesi poi nel tempo, molto più precise e sofisticate, ha certificato più o meno nella stessa conformazione che aveva fatto l'ENEA, quindi con altra strumentazione, la presenza di queste masse metalliche. Questi scavi, ad esempio, dovevano essere a profondità di 6-7 metri o con dimensioni di 30x40 in pianta, ma quando gli scavi sono arrivati a 3 metri e hanno trovato del materiale metallico, hanno sospeso le ricerche. Come dicevo, il 20 settembre 2012, c’è stata questa conferenza pubblica con il dottor Marcucci dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che spiegava che non avrebbero approfondito perché erano in attesa della caratterizzazione dei rifiuti, se fosse stata conforme e se, una volta rinterrate le buche, trattava di rifiuti tossici, la ricerca si sarebbe sospesa. I 700.000 euro erano solo per la vasca S0. In quell'occasione ho fatto la domanda al dottor Marcucci. Nel giugno dello stesso anno c'è stata l'audizione di Achille Cester, ingegnere ex dirigente della discarica di Borgo Montello, il quale diceva che prima che arrivasse lui, quindi fino al 1996, lìavveniva di tutto e i rifiuti venivano tritati, quindi secondo lui non si sarebbe trovato nulla. Il dottor Marcucci afferma che, se avesse dovuto nasconderli li avrebbero messi nell'S1 e nell'S2 e ci avrebbe messo altri rifiuti sopra, come effettivamente è successo. Il costo di questa operazione per lo Stato italiano sarebbe stato di 10.000 euro per tutta la discarica, ma questa ricerca non è stata fatta”.
Per le procedure di richiesta informazioni – ha aggiunto Libralato - ogni ente ha la propria. Al comune di Latina si comunica normalmente tramite PEC. Entro i trenta giorni canonici, rispondono e mettono a disposizione la documentazione. Così la provincia di Latina, ma tramite modulistica. ARPA Lazio qualche volta mette a disposizione la documentazione, qualche volta ci mette più tempo. Dalla regione non hanno mai avuto risposta. La regione ha segretato i documenti relativi alle VIA, compresi quelli di Indeco e Ecoambiente. Riguardo alla popolazione lì localizzata, riguardava essenzialmente il podere la famiglia Piovesan, quindi circa 16 ettari. Per sette famiglie, sono circa venti persone, abitano proprio dall'altra parte della discarica. L'impatto si estende anche ai ristoratori, agli agricoltori. Un noto ristorante «Villa Patrizia», è a 800 metri. E la scuola maternaè a 800 metri. A 810 metri c’è la scuola elementare. Ci sono migliaia di persone. Borgo Montello è a un chilometro e poco. La cantina sociale è a qualche centinaio di metri. Le persone che sono qui [presenti in audizione] sono a dieci metri”.
Nel corso dell’attività d’inchiesta la Commissione ha svolto un sopralluogo sul sito di Borgo Montello – area gestita da Ecoambiente – nell’ottobre del 2014. Sono stati poi auditi i due gestori, relativamente a temi d’interesse per l’inchiesta. Alcune questioni trattate nel corso dell’audizione attengono strettamente all’approfondimento qui affrontato, ovvero la presenza della criminalità organizzata nell’area della discarica e il passato sversamento di rifiuti industriali, con le relative problematiche ambientali.
Il 9 giugno 2016 sono stati auditi Luca Giudetti, avvocato difensore di Ind.Eco S.r.l., l'avvocato Salvatore Pino, difensore della Green Holding S.p.A., e Paolo Titta, responsabile dell'area legale di Green Holding. L’audizione ha riguardato soprattutto una recente vicenda giudiziaria, che ha portato al sequestro della discarica da parte del Gip di Latina per il superamento delle quote di abbancamento. Oltre a questo tema, ai rappresentanti della società è stato chiesto di esporre quanto a loro conoscenza relativamente all’acquisto di terreni appartenenti – o comunque riconducibili – a soggetti considerati contigui al clan dei Casalesi. L’avvocato di Green Holding – gruppo che controlla oggi Ind.eco. Srl – ha dichiarato: “In particolare, credo che si tratti semplicemente di una circostanza (l’acquisto dei terreni della famiglia Schiavone per l’ampliamento della discarica, ndr) che era già oggettivamente esistente. Se c'è una questione da indagare, è quella di verificare come mai i terreni limitrofi alla zona destinata a discarica fossero già di proprietà degli Schiavone, credo del cugino dello Schiavone. La società si è limitata a dover prendere atto di questa circostanza, che se anche suona sinistra,non può certo suonare sinistra per la società: può suonare sinistra per il momento in cui questi terreni sono stati acquistati da questi signori, ma non per il momento in cui la società li va ad acquistare. Si tratta dei terreni limitrofi, quindi gli unici che potessero consentire un ampliamento dell'area, o comunque un ampliamento della zona di lavorazione”. Sul punto gli auditi non hanno aggiunto ulteriori elementi.
Il 12 dicembre 2016 sono stati auditi Stefano Gori, presidente di Ecoambiente, e Pierpaolo Lombardi, amministratore delegato di Ecoambiente.
Stefano Gori ha inizialmente illustrato la storia del sito di Borgo Montello:
La discarica di Borgo Montello nasce orientativamente – non si ha certezza matematica – nel 1971, quando alcuni privati cominciano a sversare nell'area, quella che oggi è la discarica di Borgo Montello, dei rifiuti. Da quel momento nasce il sito, che viene identificato oggi ed è purtroppo conosciuto da tutti come S0 […] Questo sito a ridosso del fiume Astura veniva usato bellamente per ricevere rifiuti dall'alto. Era un dirupo: entravano i camion in retromarcia e sversavano rifiuti verso il fiume, questo all'inizio degli anni Settanta, senza nessun tipo di protezione, né superficiale né di altro tipo.
Questo andò avanti fino a 1986, anno di chiusura del sito S0. Questa S0 è stata gestita da privati, ma negli ultimi anni, come vi ha anche detto nell'audizione del 13 ottobre scorso il rappresentante dell'ARPA, direttamente dal comune di Latina. Nel 1986, questo sito chiude. Perché sottolineo queste date? Ecoambiente diventa operativa all'interno del sito di Borgo Montello nel 2000 e viene costituita nel 1998 a seguito di una sorta di disastro ambientale che si verifica nel 1997, quando il gestore dell'allora sito di Borgo Montello fallisce (fallimento Ecomont, ben conosciuto) e di fatto abbandona l'area. Di questo ci si accorge forse un po’ in ritardo e dopo qualche settimana, anche dopo qualche mese, si aprono i cancelli con le cesoie, si rompono proprio le catene – lì era chiuso – e si trova la situazione che vedete nelle carte che vi abbiamo distribuito, nell'ultimo foglio. L'ultimo foglio che vedete sono le foto, le immagini del sito di Borgo Montello in quella data, nel 1997: invasi S1, S2, S3. Le vasche sono completamente piene di percolato, che non veniva emunto da mesi, perché tra l'altro l'ENEL aveva staccato la corrente, quindi le pompe non funzionavano più. Il percolato tracimava sui terreni circostanti e all'interno del fiume Astura. Nel 1997, trovata questa situazione, interviene immediatamente la regione Lazio con 1,5 miliardi di vecchie lire per emungere immediatamente il percolato che stava tracimando. Si fanno altri interventi nel frattempo, ma si capisce immediatamente che c'è una situazione veramente di disastro e si calcola che l'intervento supera i 10 miliardi delle vecchie lire. Non essendoci più riferimenti perché la Ecomont era fallita, la cosa andava in capo al comune di Latina, l'ente territoriale di riferimento. In quel momento, il comune era sull'orlo del dissesto finanziario per altre vicende. Su iniziativa del comune nasce Ecoambiente. Tramite la propria controllata, che faceva il servizio di raccolta dei rifiuti, facendo una joint venture con un privato che si occupava di gestione di discariche, costituisce la Ecoambiente. La mission di Ecoambiente – adesso veniamo a noi – è questa: bonificate queste S1, S2, S3 […] continuare a gestire l'area; negli spazi che si trovano a seguito della bonifica, continuare a gestire ulteriori volumetrie, ma facendosi carico dei 10 miliardi di vecchie lire per rimettere in sicurezza l'rea. I 10 miliardi sono diventati poi quasi 12 a carico di Ecoambiente. È stato fatto un intervento di messa in sicurezza particolarmente importante. Questa è la mission di Ecoambiente, che porta avanti dal 1998 a oggi. Ci tengo a dire che Ecoambiente oltretutto ha smaltito in quel sito 12.000, forse qualcosa di più, metri cubi di percolato. C'era, infatti, percolato da mesi e mesi che si accumulava. Da quel momento, Ecoambiente è diventata soggetto interessato dell'area, ma non responsabile, perché tutto quello che era avvenuto prima, cioè lo spargimento di percolato, la S0 senza impermeabilizzazione, erano tutti accadimenti avvenuti addirittura prima della nascita di Ecoambiente.
Comunicazioni di vario tipo individuano Ecoambiente come una delle responsabili dell'inquinamento di Borgo Montello, ma questo proprio non è possibile nei fatti, le date non coincidono. Capisco che qualcuno, non conoscendo bene la situazione, è uno dei motivi per cui siamo qua, non riesce a far coincidere bene le date”.
Relativamente agli interventi di bonifica attualmente in corso è intervenuto Pierpaolo Lombardi, amministratore delegato di Ecoambiente: “L'intervento che è stato eseguito nel 2000 sui vecchi bacini S1, S2 e S3 deve essere essenzialmente una messa in sicurezza definitiva, cioè un confinamento della fonte di contaminazione, allora identificata in S1, S2 e S3. Su questi sono stati realizzati nuovi bacini di discarica, impermeabilizzati a norma di legge. Su questo è continuata l'attività di Ecoambiente di smaltimento dei rifiuti per circa un milione di metri cubi, dal 2001 fino all'ottobre 2009, su tutta l'area del lotto che adesso definiamo lotto A per distinguerlo dall'altro lotto, B”.
Rispetto all’intervento eseguito nel 2000 va ricordato che è attualmente pendente davanti al tribunale di Latina un procedimento penale nei confronti dei passati amministratori di Ecoambiente per avvelenamento delle acque: infatti il 15 dicembre 2014 il giudice dell’udienza preliminare ha emesso il decreto che dispone il giudizio1 per il delitto di cui all’articolo 440 del codice penale a carico di Bruno Landi, Vincenzo Rondoni e Nicola Colucci (proc. pen. n. 849/2005 r.g.n.r.); il nucleo dell’accusa consiste nell’”omesso controllo circa la sicurezza degli invasi denominati S1, S2, S3 e S0”, la “mancata esecuzione di opere di impermeabilizzazione di detti impianti”, benché le carenze strutturali fossero note da tempo (in forza di studi ENEA del 1995-96, di ordinanza del sindaco di Latina del 18 agosto 1998, di plurime comunicazioni dell’ARPA Lazio); con la conseguente produzione di “reiterati fenomeni di fuoriuscita del percolato dai siti indicati, percolato contenente tra l’altro sostanze pericolose quali piombo, rame e zinco”, con la conseguenza di adulterare le acque di falda poste in prossimità del sito “rendendole pericolose per la salute pubblica”.
1Il provvedimento è stato acquisito dalla Commissione come Doc. n. 2437/2L’ipotesi dell’accusa – supportata da una perizia disposta dal giudice dell’udienza preliminare che verrà analizzata in seguito – è che, nonostante gli interventi di messa in sicurezza dell’area S1, S2 e S3, sia avvenuta una contaminazione della falda, ascrivibile all’area gestita da Ecoambiente.
Su questo specifico punto prosegue Pierpaolo Lombardi: “Ci tengo a dire che è una messa in sicurezza definitiva. In 25 anni, dal 1971 fino al 1997, in pratica di abbandono, di conferimento incontrollato dei rifiuti, tutto il percolato e tutto il biogas non idoneamente recuperato e trattato, hanno contaminato le matrici ambientali, tra cui il terreno, le acque di falda profonde e le acque superficiali. Lì vicino, infatti, c'è il fiume Astura.
È ovvio che abbiamo bloccato la fonte di contaminazione, ma tutto quello che nel frattempo si era allontanato da quell'area era lì. Su questo attualmente stiamo intervenendo. A valle di questa verifica effettuata dall'ARPA nel 2005, in cui è stata verificata questa residua contaminazione esterna all'area dei bacini di discarica, è stato avviato un monitoraggio da parte di ARPA, durato un ulteriore decennio, per appunto verificare l'evoluzione della contaminazione all'interno dell'area […]
Abbiamo realizzato la messa in sicurezza definitiva, dopodiché, nel 2005, è stata rilevata una contaminazione residua esterna a questi invasi, e pertanto è partito un secondo procedimento di bonifica, che è stato accolto da Ecoambiente, come diceva il presidente Gori, come soggetto interessato. Come soggetto interessato, abbiamo proposto un secondo intervento di bonifica, successivo alla messa in sicurezza definitiva iniziale, che prevede l'immissione di reagenti in falda direttamente all'interno della falda, utilizzando i piezometri esistenti nell'area di Borgo Montello.
Tra quelli realizzati da ARPA, direttamente da noi e da Indeco, ci sono 44 piezometri in tutta l'area di Borgo Montello. Il progetto, presentato nel 2006 – è stata fatta l'analisi di rischio, le caratterizzazione classiche, le procedure propedeutiche all'elaborazione di un progetto di bonifica – è stato elaborato da Ecoambiente ed è stato approvato dal comune, dalla provincia, dalla regione, dall'ARPA e dall'ASL di Latina, ed è stato avviato nel 2009, quando si sono avviate essenzialmente le attività di verifica di laboratorio e di verifica di campo, appunto per verificare il processo sito-specifico.
Il periodo di tempo della verifica, di tre anni, ha portato una piccola variazione di questo progetto, variante non sostanziale, essenzialmente sull'utilizzo di un determinato reagente […] Dopo quest'approvazione a gennaio 2014, a maggio 2014, l'Ecoambiente ha avviato queste attività di immissione, inizialmente su un numero di otto hotspot, ossia otto punti critici individuati, su cui si è agito direttamente; successivamente, su qualsiasi piezometro della rete piezometrica presente all'interno dell'area che risultasse con una concentrazione delle soglie di contaminazione superiore a quella di legge.
Di questi iniziali otto hotspot ne sono rimasti tre, ossia la situazione è migliorata notevolmente, non solo in quelle aree, ma anche in tutte le altre aree. Non si evidenziano, infatti, cosiddetti effetti rebounding, ossia non c'è all'interno di quel piezometro un ritorno della contaminazione che superi nuovamente la concentrazione di soglia di contaminazione”.Relativamente al citato procedimento penale in corso davanti al tribunale di Latina l’amministratore delegato Pierpaolo Lombardi ha esposto il punto di vista dell’azienda: “Hanno avuto un'udienza a ottobre di quest'anno, ed è stato rinviato il tutto al 17 aprile. Stanno andando avanti. Vedremo. Quanto alla perizia Munari, la conosco bene. Alla perizia Munari abbiamo risposto con una nostra controperizia. Ve ne faccio avere copia. Secondo noi, c'è una serie di elementi non considerati correttamente”.
Infine Lombardi ha citato la richiesta di autorizzazione per l’ampliamento della discarica presentata alla regione Lazio: “Siamo in attesa di un'autorizzazione in fase abbastanza avanzata. È una sopraelevazione, che vedete sulla cartina, il lotto B, di ulteriori 400.000 metri cubi, tra l'altro previsti e inseriti nella determina n. 199 della giunta regionale sul fabbisogno della regione Lazio. Viene inserita tra le possibilità, ma non è ancora autorizzata, perché ha ancora bisogno di alcuni passaggi dal punto di vista strutturale”.
Le due società non hanno mai fatto riferimento, nel corso delle loro audizioni, alle problematiche relative alla presenza di rifiuti industriali pericolosi negli invasi da loro gestiti.
La Commissione ha audito, l’11 luglio 2016, la dirigente dell'area ciclo integrato rifiuti della regione Lazio, Flaminia Tosini, che sulla discarica di Borgo Montello ha reso le dichiarazioni di seguito sintetizzate:
Il tema di Borgo Montello, per quanto concerne il mio ufficio, riguarda fondamentalmente due impianti di discarica limitrofi l'uno all'altro, ossia la discarica di Indeco e la discarica di Ecoambiente.
Le due discariche sono al momento praticamente senza possibilità di ricezione rifiuti per esaurimento delle volumetrie autorizzate.
La discarica di Indeco è una discarica addirittura sequestrata dalla magistratura, al momento, perché nel corso di verifiche è risultato che vi siano stati conferiti rifiuti per una volumetria superiore a quella consentita, con un superamento delle quote finali di abbancato dell'ordine di 4-5 metri rispetto alla media. Al momento, quindi, la discarica è sequestrata e non abbiamo altre notizie in merito. Il conferimento di rifiuti era già terminato dall'anno scorso rispetto ai volumi che avevo monitorato, anche personalmente da quando ci sono io, ossia da un anno e mezzo.   
Per quanto riguarda, invece, l'altra discarica anch'essa ha terminato le volumetrie consentite e al momento non sta ricevendo rifiuti.
Questa situazione ha messo in difficoltà l'ATO della provincia di Latina come destinazione finale degli eventuali scarti che derivano dal trattamento dei rifiuti urbani.   
Le due società avevano presentato, già dall'anno scorso, una richiesta di valutazione di impatto ambientale per l'ampliamento delle discariche in sopraelevazione e in ampliamento. (pag. 479) 

provincia di Latina, bio ossidazione di materie organiche (biogas, biomasse, biometano) l'allarme inascoltato dagli amministratori lanciato dalla commissione contro le ecomafie. Ci sarà un altro filone di indagini sulle centrali finte -bio?


significativi fenomeni illeciti e situazioni critiche tratto da tratto da Doc. XXIII



N. 32 COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI

provincia di LATINA

La provincia di Latina, sta assumendo, negli ultimi anni, un ruolo sempre più significativo in ordine ad alcune criticità di carattere ambientale, data anche la sua posizione geografica, tra i territori della provincia di Roma e la regione Campania.
Le forze di polizia pongono sotto attento esame, periodicamente, aziende che svolgono attività di rottamazione, di veicoli e parti di essi; alcuni di questi controlli sono sfociati in denunce all'Autorità giudiziaria per reati ambientali, in particolare per gestione illecita di rifiuti, ex articolo 256 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (testo unico ambientale). In diverse occasioni, a partire in particolare dal 2016, numerosi controlli che hanno condotto a segnalazioni all'A.G., sono confluiti nel cosiddetto sistema delle prescrizioni, ovverossia la procedura […] introdotta con la Legge n. 68/2015 in materia di delitti contro l'ambiente.
Un altro settore, nel campo dei rifiuti, che vede una capillare attenzione da parte delle forze di polizia impegnate nella tutela ambientale, è quello dello smaltimento/trattamento di rifiuti solidi urbani, e soprattutto il cd. compost, risultato della bio-ossidazione e dell'umificazione di materie organiche.
Le aziende che operano in tale settore non sono particolarmente numerose in provincia. Per alcune di esse sono state riscontrate notevoli criticità nel trattamento dei rifiuti organici; si sono svolte numerose attività di controllo sia di carattere investigativo, sia con reiterati accessi alle aziende, collaborazioni con Enti terzi, quali ARPA, e unità di supporto specialistiche nelle indagini scientifiche. Attualmente è incardinato, oltre ad altri procedimenti penali presso la procura di Latina, anche un procedimento penale, presso la Direzione distrettuale antimafia di Roma, con ipotesi di reato di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti disciplinato dall'articolo 260 decreto legislativo n. 152 del 2006 (p.p. 3940/2014).

Nel gennaio [2017] la D.D.A. di Roma ha ipotizzato un traffico organizzato di rifiuti in cui sarebbero coinvolte diverse aziende di trattamento, che conferivano rifiuti pericolosi in una discarica di Frosinone nella quale potevano invece essere smaltiti solo rifiuti non pericolosi. Le investigazioni, supportate da una cospicua attività tecnica, hanno coinvolto aziende operanti nelle province di Frosinone, Roma e Latina. In questa provincia le aziende coinvolte sono state la Centro Servizi Ambientali (CSA) S.r.l. di Castelforte e la Refecta S.r.l. di Cisterna di Latina, entrambe operanti nel trattamento dei rifiuti, le quali, nel biennio 2014-15, avrebbero conferito ad una azienda di Frosinone significativi quantitativi di rifiuti pericolosi declassificandoli in non pericolosi, con la complicità di diversi laboratori di analisi chimica.
Anche nell'attività di recupero di rifiuti si assiste al proliferare di aziende che operano in regime di cd. procedura semplificata (articoli 214-216 decreto legislativo n. 152 del 2006). Al riguardo le forze di polizia hanno evidenziato che, sulla base di diversi monitoraggi e successive ricognizioni, sono emerse, per questa tipologia di aziende, diffuse criticità sotto il profilo dell’osservanza delle disposizioni ambientali. In particolare si assiste ad un significativo incremento sul territorio provinciale di aziende che trattano i rifiuti, o che hanno chiesto le autorizzazioni di rito per impiantarne di nuove, talvolta con capacità di lavorazione superiori alle attuali esigenze della provincia, segno evidente che il territorio viene individuato, a torto o a ragione, potenzialmente caratterizzato da possibili sviluppi in questo specifico settore.
Nel territorio provinciale insistono altresì aziende che trattano rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Le attività di controllo hanno riguardato sia i soggetti che, nell’ambito della raccolta e trasporto di tali rifiuti, non rispettano la normativa di settore, con contestazioni di gestione illecita oltre che di numerose fattispecie di violazioni amministrative (specie i distributori al dettaglio, anche comunque importanti centri di elettronica di rilevanza nazionale) sia una ricognizione dei centri di raccolta comunali, i quali, spesso attraverso le aziende municipalizzate, effettuano la raccolta di rifiuti elettrici ed elettronici domestici, sia dai privati che dalle ditte, per poi destinarle a recupero o smaltimento, attraverso convenzioni con sistemi collettivi (cd. consorzi).
Altro fenomeno segnalato dalle forze di polizia di tutela ambientale è quello relativo al traffico illecito di rifiuti transfrontaliero. In particolare, in molti casi intermediari o aziende, spesso riconducibili a brokers di nazionalità estera, per eludere gli adempimenti necessari a dimostrare la tracciabilità del rifiuto e i conseguenti controlli ambientali, attestano che lo stesso sia un bene usato, destinato all'esportazione in paesi in via di sviluppo. Al riguardo, è stata intensificata la collaborazione con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per eventuali transiti di carichi sospetti dal porto di Gaeta”1.
Le polizia giudiziarie stanno altresì conducendo indagini che traggono origine da episodi qualificabili come intimidatori di operatori del settore2.
Dal canto suo, il Questore di Latina, nella audizione del 21 febbraio 2017, aggiungeva che "bisogna capire che l'area del nord della provincia, quella che si sviluppa tra Borgo San Michele e soprattutto Borgo Montello, ha una vocazione storica per l'interramento dei rifiuti. L'area si chiama ‘Le ferriere’ perché fin dal XVII secolo c'era un'attività di escavazione, quindi sono vere e proprie cave (la località che oggi si chiama Borgo Montello era la vecchia conca) per estrarre il ferro; con il passare dei secoli si sono formate delle conche naturali, delle cave che sembravano quasi invitare chi volesse fare affari. C'è anche una situazione geologica particolare: quest'area appartiene ad un'area di terra emersa dove per secoli intorno c'era la palude, che è un terreno che ha forti infiltrazioni di falde acquifere, quindi poco si presta allo stoccaggio dei rifiuti. Tenete presente che, essendo palude, era disabitata, mentre questa è l'unica area emersa ed è destinata alla produzione vinicola. Gli interessi della camorra nella zona sono essenzialmente dovuti ad alcune dichiarazioni che abbiamo riscontrato nell'attività di polizia giudiziaria dovuta a collaboratori di giustizia del clan dei Casalesi".3
Sotto il profilo più specificamente giudiziario, il procuratore della Repubblica di Latina, Andrea De Gasperis, nella audizione del 21 febbraio 2017, oltre alla vicenda della discarica di Borgo Montello, ha evidenziato la presenza di alcune discariche abusive risalenti nel tempo e in fase di bonifica, precisando che "praticamente la maggioranza dei reati ambientali sono reati «di ordinaria contravvenzione», di ordinaria amministrazione, che si definiscono in via amministrativa, perché i responsabili risanano […] Vicende di pubblica amministrazione e inquinamento non ce ne sono".
1Le forze di polizia territoriali e la Capitaneria di Porto nel biennio 2015-2016 hanno effettuato, complessivamente, 2079 controlli. Le comunicazioni di notizie di reato sono state nello stesso periodo 150 e le sanzioni amministrative 103. L'ARPA Lazio ha eseguito, nel biennio, 212 controlli, di cui 193 ai depuratori e 19 ad aziende che svolgono attività di trattamento/smaltimento dei rifiuti.
2Su questi episodi v. § 7.6
3Dei problemi storici della discarica di Borgo Montello e degli interessi manifestati dalla criminalità organizzata si tratterà nel § 7

relazione contro le ecomafie significativi fenomeni illeciti e situazioni critiche in provincia di Latina


significativi fenomeni illeciti e situazioni critiche tratto da tratto da Doc. XXIII



N. 32 COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI

provincia di LATINA

La situazione generale della provincia di Latina è stata efficacemente rappresentata dal prefetto di Latina nella sua ampia nota del 20 febbraio 20171 - integrata dalla sua audizione del 21 febbraio 2017 – della quale è utile riportare passaggi testuali:
Nell'ultimo censimento generale del 2011 la provincia di Latina ha fatto registrare una popolazione di 544.732 abitanti, con un incremento, rispetto al precedente censimento del 2001, pari a più del 10 per cento. La vocazione agricola del territorio pontino fa registrare una massiccia presenza di cittadini stranieri dediti al lavoro stagionale in agricoltura. Gli stranieri regolari presenti, 48.230 al 1° gennaio 2016 con un incremento di 2481 unità rispetto all'anno precedente, costituiscono circa l’8,4 per cento del totale della popolazione residente, che alla stessa data ha fatto registrare 574.226 abitanti. E' da evidenziare che, nel periodo che va da maggio ad ottobre, si registra un consistente aumento della popolazione che raggiunge picchi di circa 2.500.000 persone […].
In tale contesto, il vigente Piano regionale di gestione dei rifiuti prevede che ogni Ambito Territoriale Ottimale (ATO)2 nel quale è suddiviso il territorio sia autosufficiente per il trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati (Trattamento Meccanico Biologico-TMB) e per lo stoccaggio permanente in discarica dei rifiuti che residuano dagli impianti stessi. Le frazioni di rifiuti raccolte separatamente per caratteristiche merceologiche, sono destinate ad essere conferite ad impianti dedicati afferenti al libero mercato.”
Rispetto alla pianificazione regionale, il compendio attualmente dispone del solo impianto di trattamento meccanico biologico di rifiuti urbani (TMB) e speciali, con produzione di CDR con linea separata di smaltimento di rifiuti liquidi, della RIDA Ambiente S.r.l. nel comune di Aprilia, in quanto quello della Ecoambiente di Borgo Montello non è stato realizzato;
1Doc. n. 1753/1-2; si veda anche, con riferimento ad alcune indagini citate nella nota, quanto dettagliato dal comando legione carabinieri Lazio del 25 gennaio 2017 (Doc. n. 1691/1); nel Doc. n. 2290/1 la prefettura di Latina offre un quadro ampio delle attività di prevenzione e polizia.
2Il sub-ATO di Latina comprende il territorio di 28 dei 33 comuni della provincia e 2 della Provincia di Roma: Aprilia, Bassiano, Campodimele, Castelforte, Cisterna di Latina, Cori, Fondi, Formia, Itri, Latina, Lenola, Maenza, Monte San Biagio, Norma, Pontinia, Ponza, Priverno, Prossedi, Roccagorga, Rocca Massima, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, San Felice Circeo, Sermoneta, Sezze, Sonnino, Sperlonga, Terracina, Ventotene, Anzio (RM), Nettuno(RM). I restanti Comuni della Provincia, ovvero Gaeta, Minturno, Santi Cosma e Damiano, Castelforte, Spigno Saturnia, sono invece compresi nel sub-ATO di Frosinone, nel cui ambito rientra anche l'impianto di Trattamento meccanico dei rifiuti della “Centro Servizi Ambientali s.r.l.” di Castelforte.
gli invasi delle due discariche per rifiuti speciali non pericolosi in località Borgo Montello, una della società IND.ECO S.r.l. e l’altra della società Ecoambiente, partecipata dal comune di Latina, hanno ormai esaurito la loro capacità ricettiva: vi sono quattro impianti per il compostaggio delle frazioni organiche, due ad Aprilia, uno a Pontinia ed uno a Sabaudia, in quanto quello della Ecoambiente di Borgo Montello non è stato realizzato.

Nel 2015 la RIDA Ambiente aveva rappresentato alla regione Lazio la difficoltà di sostenere lo stoccaggio temporaneo dei sovvalli dei comuni serviti, per cui aveva richiesto di poterli conferire fuori regione nelle more del citato ampliamento. La regione, in più circostanze, nonostante le richieste della R.I.D.A. Ambiente aveva stabilito il divieto di smaltimento fuori Regione. Conseguentemente la predetta società impugnava i provvedimento ostativi regionali proponendo ricorso al T.A.R. del Lazio, il quale con sentenza n. 2902/2016 del 07.03.2016 accoglieva il gravame e ordinava alla regione di individuare, entro il termine di 180 gg. dal deposito della decisione, la "rete integrata ed adeguata" di discariche tale da garantire l'obiettivo dell'autosufficienza regionale "in condizioni di parità e non discriminazione nonché di compatibilità economica con la vigente disciplina regionale tariffaria e con i valori indicati in tal senso da vigente piano regionale dei rifiuti".
Poiché la regione Lazio non ottemperava a quanto disposto dalla predetta sentenza, la RIDA Ambiente provvedeva di sua iniziativa al conferimento dei sovvalli presso le sottonotate discariche:
anno 2016:
Civitella Paganico (GR) t. 4.508,02;
Cisa S.p.A. di Massafra (TA) t. 20.945,66;
Belvedere di Peccioli (PI) t. 41.395,40;
Lazio Ambiente di Colleferro (RM) t. 95.440,48;
nel periodo intercorso tra il 1° gennaio 2017 ed il 31 gennaio 2017:
Cisa Spa di Massafra t. 522,37;
Belvedere di Peccioli t. 2076,38;
Lazio Ambiente di Colleferro t. 4.477,96.”

RIDA Ambiente gestisce un TBM sito in Campoverde (Aprilia), autorizzato al trattamento di 409.200 tonnellate annue di rifiuti; serve l'ATO di Latina, l'ATO di Colleferro e ha dato supporto anche a Roma Capitale dopo l’incendio dell’impianto di Pontina Ambiente. La complessa situazione dell’azienda, anche in relazione a diversi contenziosi, è stata illustrata alla Commissione in occasione dell’audizione di Fabio Altissimi, amministratore unico, il 12 ottobre 2016.
Secondo i dati forniti alla prefettura dalla Guardia di finanza, il volume d'affari sviluppato dal sistema di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani è pari a circa 400.000.000 di euro; mentre la quantità di rifiuti prodotti in provincia nel 2015 è stata pari a 286.464,356 tonnellate, delle quali circa il 36 per cento entra nel circuito della raccolta differenziata.
Rilevano anche alcune importanti criticità aziendali:
Particolare attenzione riveste la situazione della ‘Latina Ambiente’, di cui il tribunale di Latina il 7 dicembre 2016 ha dichiarato il fallimento, con autorizzazione alla continuazione dell'esercizio provvisorio. Il comune, pertanto, ha prorogato l'affidamento dei servizi di igiene urbana ed igiene edilizia, a favore della Latina Ambiente, nei medesimi termini di cui agli accordi vigenti (già in scadenza il 31 dicembre 2016), fino alla data del 31 marzo 2017. Nel frattempo sono stati predisposti, a cura del Settore Ambiente del comune, tutti gli atti idonei all'espletamento della gara ad evidenza pubblica per l'affidamento del servizio a soggetto concessionario. Tuttavia l’amministrazione, con deliberazione del Consiglio comunale n. 38 dell’11 novembre 2016, ha espresso l’indirizzo in merito alla costituzione di una società in house per la gestione dei servizi di igiene urbana e, con decreto sindacale n. 158821 del 16.11.2016, ha conferito l’incarico del progetto di studio della fattibilità, della realizzazione e della gestione del progetto de quo con contestuale istituzione di una unità tecnica di progetto.
Anche per la Cisterna Ambiente S.p.A., società mista, per il 51 per cento del comune e per il 49 per cento dell'AMA e della CNS, dal 2001 incaricata di provvedere alla gestione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, si profila la cessazione, in considerazione della decisione assunta dal Consiglio comunale di Cisterna nel 2015 di mettere la società in liquidazione”.
La provincia di Latina si palesa particolarmente sensibile ai fenomeni illeciti nel campo del ciclo dei rifiuti, come il citato documento conferma:


audizione cittadini di Borgo Montello a proposito della discarica nella commissione contro le ecomafie 16 marzo 2016

http://www.camera.it/leg17/1058?idLegislatura=17&tipologia=audiz2&sottotipologia=audizione&anno=2016&mese=03&giorno=16&idCommissione=39&numero=0089&file=indice_stenografico
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI
  La seduta comincia alle 14.15.
Sulla pubblicità dei lavori.
  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).
Audizione di Giorgio Libralato, consulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Giorgio Libralato, consulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello, accompagnato dai rappresentanti dei Comitati riuniti dei borghi Montello e Bainsizza, che ringrazio per la loro presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione, dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque. In particolare, l'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta volgendo sulla regione Lazio.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare questi interventi alla fine della seduta.
  Prima di cedere la parola signor Libralato, devo dire che la Commissione ha fatto una visita nella discarica, la famosa discarica di Borgo Montello, subito dopo la prima indagine giudiziaria che aveva portato a una serie di interventi da parte della magistratura di Latina. Oggi, vogliamo approfondire la situazione della discarica e ci pare particolarmente interessante e significativa la vostra testimonianza.
  È importante che ci delineiate un quadro di quelle che sono a vostro avviso le problematiche maggiori. Ovviamente, se avete del materiale da lasciarci, questo ha la stessa valenza dell'audizione. Sono atti ufficiali. Non è che, se dimenticate di dire delle cose, se qualcosa non viene approfondito in maniera adeguata nell'audizione, non ci sia la possibilità che la Commissione recepisca successivamente dei materiali e li tratti in modo identico all'audizione.
  Cedo dunque la parola al signor Libralato per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva, al termine della quale molto probabilmente ci saranno delle domande da parte dei commissari. Può procedere alla descrizione di quelle che, appunto, ritiene siano state o continuino a essere le problematiche oggetto d'interesse della nostra Commissione.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Ringrazio il signor presidente e tutti i componenti di quest'importante Commissione parlamentare.
  Parlo a nome dei cittadini di Borgo Montello, comune di Latina, e per noi è una tappa molto importante, molto sentita.Pag. 4Finalmente, dopo oltre quarant'anni di un'attività che ha visto illeciti di ogni genere, è veramente importante essere qui. In un'intervista, Carmine Schiavone diceva che Latina è provincia di Casale. Oggi, lo Stato italiano ci dice che Borgo Montello torna a essere parte dello Stato italiano, con tutta la sua sovranità, che appunto appartiene ai cittadini.
  Questo per noi è molto importante, ma i fatti importanti non riguardano solo quella che può essere stata la malavita, anzi spesso a noi dispiace pure che si parli di questo. È la quotidianità, l'ordinarietà che è impressionante. Le famiglie sono costrette a chiudersi dentro casa, a non poter aprire le finestre, a non poter uscire, a non poter stare nei propri giardini. Sono espropriati della loro vita sociale, della loro casa. Per noi, è molto importante.
  Detto questo, ci sono quarant'anni di esposti, denunce, segnalazioni, ricorsi, comunicazioni. Abbiamo fatto una petizione al Parlamento europeo, presso il quale siamo stati nel novembre 2013. Anche la discarica di Borgo Montello è soggetta alla procedura di infrazione comunitaria. La procedura è tuttora aperta. La petizione è tuttora aperta. Siamo stati il 26 maggio 2015 alla Commissione rifiuti regione Lazio. Ovviamente, abbiamo detto cose molto importanti, che ripeteremo qui oggi, ma che purtroppo non hanno avuto seguito.
  La questione di Borgo Montello è divisa tra due grandi società, la Indeco e la Ecoambiente, che gestiscono la discarica separate da una recinzione. Il presidente faceva giustamente riferimento agli arresti e ai sequestri dall'8 gennaio 2014. In quell'epoca ci sono state quattro grosse inchieste, e tutte hanno riguardato per vari motivi le società operanti nella discarica di Borgo Montello, tanto che il signor Bruno Landi, amministratore, ha dovuto passare i suoi incarichi sia in Ecoambiente sia in Latina ambiente, che partecipa per il 51 per cento tramite anche il comune di Latina nella società Ecoambiente.
  A ottobre 2014, ci sono stati altri arresti, questa volta per la società Indeco. I vertici sono stati sostituiti proprio in seguito alle indagini della magistratura, ma una cosa fondamentale avviene il 29 gennaio 2014: con la solita inchiesta, anche in quel caso, gruppo De Pierro, Capitolina, Giulia e altre società, viene sequestrata dal GICO della Guardia di finanza una parte attiva della discarica di Borgo Montello, ovviamente con atti giudiziari e atti di conservatoria, ma non succede assolutamente nulla.
  La società che aveva questo titolo lo aveva conseguente un altro fallimento, la società Ecomont, che opera nella discarica. Bene, la curatela fallimentare Ecomont fa ricorso e ottiene di riavere la proprietà che è stata sequestrata, come dicevo, il 29 gennaio. La società Ecoambiente non è proprietaria della discarica né dell'invaso, ma questo non è bastato, perché la regione Lazio afferma nell'AIA del 2009 che la società Ecoambiente è proprietaria della discarica: falso.
  Allo stesso modo, è falso uno dei verbali di rinnovo dell'AIA, che appunto scadeva l'8 aprile 2012, dove si dichiara che quest'invaso non è stato sequestrato, ma invece, come porteremo poi anche negli atti, è stato sequestrato. Ovviamente, abbiamo fatto tutte le segnalazioni, ma queste non sono bastate, perché la regione Lazio non controlla assolutamente nulla.
  ALBERTO ZOLEZZI. Non ho capito a quale invaso si riferisca: S8 ?
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Al nuovo distinto invaso Ecoambiente. L'S8 è Indeco. Parlo delle particelle 299 e 300 del foglio 21 del catasto di Borgo Montello Latina, tanto per citare dei dati.
  PRESIDENTE. Abbiamo della documentazione con una cartina, dalla quale si riesce a capire. È abbastanza complicata, infatti, la faccenda della divisione delle proprietà.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Ci sono stati fatti molto importanti, rilevanti, come stavo dicendo. Nell'agosto 2012, iniziano anche i famosi scavi nell'invaso S0,Pag. 5che non è di nessuno, e quindi spetta alla comunità. La regione Lazio eroga un finanziamento di circa 700.000 euro per fare questi scavi, viene affidato un appalto di circa 400.000 euro, ma gli scavi vengono effettuati solo parzialmente. Non lo diciamo noi cittadini, che lo abbiamo documentato con foto e piantine, che lasciamo agli atti...
  PAOLA NUGNES. Chi ha erogato questi 700.000 euro ? La regione ?
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. La regione Lazio.
  PAOLA NUGNES. A quale finalità erano destinati questi scavi ?
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Carmine Schiavone dichiara che nella discarica di Borgo Montello sono stati conferiti dei fusti tossici. Uno studio dell'ENEA del 1995 certifica che nella S0, in una delle tante vasche, la prima, la più antica, c'erano queste masse metalliche che potevano far pensare alla presenza di fusti metallici. Questa massa metallica viene poi confermata dalle ricerche dell'INGV, che fa questo piano, e poi vengono effettuati gli cavi.
  Durante una conferenza pubblica, il 20 settembre 2012, uno dei direttori dei lavori, il direttore dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, dichiara che non vengono fatti tutti gli scavi perché per loro quello che avevano trovato era sufficiente per dire che quella massa metallica era o del ferro che si trovava nei copertoni o armature metalliche delle recinzioni dell'epoca.
  Ovviamente, noi temiamo che, anche se gli scavi non sono stati fatti completamente, siano stati pagati tutti quei 400.000 euro anche se secondo noi non era dovuto, ma non è questo il problema. Il problema è che durante gli scavi l'assessore provinciale all'ambiente dell'epoca, Gerardo Stefanelli, dichiara che non andavano cercati lì i fusti perché probabilmente erano in altri invasi. Lo stesso dichiarerà Carmine Schiavone in diverse interviste, dicendo di aver visto dove avevano scavato e che non era lì che dovevano cercare i fusti.
  Ripeto che questa, che fa parte di un'attività che probabilmente finisce intorno agli anni Novanta, quando Carmine Schiavone viene arrestato, è solo una parte di questo problema. Gli inquinamenti continuano, come le puzze e i cattivi odori, più volte segnalati, più volte denunciati. Nel 2005, iniziano a uscire le prime analisi importanti, e si dichiara che le falde erano inquinate. Queste analisi del 2005 poi vengono verificate da ARPA, ma soprattutto dai periti del tribunale di Latina, tre periti che confermano l'inquinamento importante della falda, che porta a un processo tuttora in corso con il rinvio a giudizio di tre esponenti dell'epoca di Ecoambiente, sempre Bruno Landi, Rondoni e Colucci, che a vario titolo avevano partecipato alla gestione della discarica.
  PRESIDENTE. Quale Colucci ? Conosce il nome di battesimo ?
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Franco. No, mi scusi, era Nicola.
  Dicevo che c’è un processo in corso con rinvio a giudizio di queste tre persone, che purtroppo non è mai iniziato, perché per due volte non è stato notificato proprio al signor Colucci di comparire in giudizio. Purtroppo, da quasi due anni si sta tentando di fare questo processo, che adesso è stato rinviato a ottobre 2016.
  In particolare, l'ultimo dei periti, il professor Tomaso Munari di Genova, vicepresidente dell'ordine nazionale dei chimici, certifica quest'inquinamento, ovviamente con analisi di laboratorio eseguite sul posto, e lo indica anche in termini molto più rilevanti rispetto a quelli che certificano per esempio ARPA Lazio o ISPRA. In particolare, il professor Munari indica anche che il famoso progetto che doveva essere fatto di protezione delle falde da parte di Ecoambiente in realtà non è stato fatto come doveva.
  Sempre il dottor Munari dice che nemmeno l'ARPA Lazio effettua le analisiPag. 6come l'ARPA Lazio scrive che dovevano essere fatte e come le norme di buona tecnica impongono che debbano essere eseguite. Praticamente, tradotto molto semplicisticamente, il dottor Munari dice che la falda ha una certa quota: se non la si analizza per l'interezza della quota, probabilmente si hanno dati non attendibili, perché un inquinante può essere più pesante dell'acqua, un altro meno pesante; se non si verifica per tutta l'altezza, questo problema non si evince.
  È da notare che l'ultima analisi dell'ARPA Lazio, che si riferisce a marzo 2013, è stata resa nota con molta difficoltà solo a novembre 2014, ovviamente perché cittadini e altri che sono vicini a questa situazione le hanno più volte segnalate, ma le pecche non finiscono qui. Le stesse emissioni odorigene sono state più volte segnalate da me, con PEC, dai cittadini, con telefonate, con lettere e in tanti altri modi. L'ARPA Lazio ha pensato bene di fare un monitoraggio ad hoc sulla discarica iniziato ad agosto 2015, quando dall'estate 2015 non avviene praticamente nessun conferimento, tranne qualche camion che sporadicamente continua ad arrivare in discarica.
  Qui veniamo alle altre note importanti. Come dicevo, entrambe le AIA scadono ad aprile 2012, ma entrambe le società, Indeco ed Ecoambiente, continuano a operare. Secondo noi, andava chiusa già all'epoca la discarica, proprio perché le AIA si erano esaurite e, secondo noi, probabilmente anche i volumi che erano stati autorizzati forse erano già stati esauriti.
  Sappiamo che poi nel 2014 dovevano concludersi tutti i procedimenti, tutti i rinnovi delle AIA, in base ai vari decreti, alle varie normative che si susseguono, entro il 24 giugno 2014. Il 25 giugno la regione Lazio emana un provvedimento di conclusione delle procedure AIA, ma che secondo noi non sono finite. Dice per Indeco che, per concludere la conferenza dei servizi, e quindi ottenere l'AIA, deve fare degli adempimenti, tanto che poi rilascerà l'AIA nel settembre 2014.
  Per Ecoambiente, stabilisce altri obblighi oltre a quelli meno importanti che per Indeco, tanto che il comune di Latina fa ricorso contro l'AIA Indeco, proprio perché dice che non è affatto conclusa la procedura AIA. Il 25 giugno 2014. Il TAR dà ragione, nel gennaio 2015, alla società Indeco e subito dopo la regione Lazio emana anche L'AIA per la società Ecoambiente, che è stata impugnata dai cittadini, oggi qui presenti, perché secondo noi ci sono tre importanti problemi.
  Il primo è quello sulla proprietà e sulla disponibilità. Sappiamo bene che, se c’è un sequestro della Guardia di finanza o della magistratura, non si può certo dichiarare che sta nella disponibilità della società. Il secondo è che la polizza fideiussoria è secondo un grosso problema per la società Ecoambiente. Il terzo problema è che – lo prevedeva la conclusione della procedura AIA del 25 giugno 2014 della regione Lazio – doveva esserci anche la variante urbanistica del comune di Latina, che si accorge nel 2012 che c'erano dei problemi urbanistici. Stiamo parlando, infatti, di un'area con indirizzo rurale, per cui la circostanza era incompatibile con la normativa urbanistica. Si fa una variante, si perimetra l'area, impegnandosi il 28 dicembre 2912 all'unanimità a risarcire i cittadini e a delocalizzarli, e anche a delimitare, ad esempio ponendo dei vincoli di inedificabilità per cento metri su confini su cui dovevano essere piantumate delle essenze, ovviamente per mitigare, come potete immaginare, l'impatto.
  Il comune di Latina pubblica la delibera, come succede normalmente, dopo una ventina di giorni, a gennaio 2013. Fanno due ricorsi al TAR Ecoambiente e Indeco, che nessuno chiede di discutere. Ripubblicano il 30 luglio 2013 la delibera per dare la possibilità alle società di mandare delle osservazioni, che ovviamente arrivano, e che ovviamente poi il comune di Latina recepisce nella delibera n. 81 del 23 dicembre 2013, che praticamente toglie il vincolo guarda caso proprio verso la strada Monfalcone e verso la proprietà delle famiglie che abitano davanti.
  Anche questa delibera è stata impugnata dai cittadini e anche questa non èPag. 7tuttora efficace. Nessuna delle due delibere, variante, ha concluso l’iter – come sappiamo ci sono le norme di salvaguardia – e questo significa che valgono le norme edilizie della zona rurale, tanto che il comune di Latina continua a mandare tutti i pareri urbanistici su tutti gli impianti contrari alla realizzazione degli impianti stessi.
  Veniamo oggi a quali sono le procedure in corso. Siccome entrambe le società, come dicevo, hanno esaurito i loro volumi, chiedono un sopralzo, quindi l'aumento del conferimento dei volumi, al di sopra della stessa area sulla quale già avevano conferito, S8 per Indeco, un nuovo e distinto invaso per Ecoambiente, quello sequestrato dalla Guardia di finanza. Si aprono nuovamente le procedure AIA e di valutazione d'impatto ambientale.
  L'AIA è in attesa della decisione della valutazione d'impatto ambientale. L'ultima conferenza dei servizi sulla valutazione d'impatto ambientale c’è stato il 29 ottobre 2015 presso la regione Lazio, a cui abbiamo partecipato mandando delle osservazioni. È tuttora in attesa di una serie di definizioni. In quella data, il 29 ottobre 2015, abbiamo portato un articolo di giornale di quel giorno che diceva che, secondo la procura, i volumi erano già esauriti, ed erano andati anche oltre.
  Come dicevo, nell'ottobre 2014 ci sono stati alcuni arresti, poi annullati dal tribunale del riesame, perché i vertici di Indeco erano stati accusati di aver portato all'estero circa 30 milioni di euro che facevano parte del cosiddetto ristoro ambientale. Nell'ottobre 2015, il CTU della procura di Latina certifica che i volumi dell'Indeco erano stati superati di oltre 100.000 metri cubi rispetto all'autorizzato.
  Dopo una serie di scambi di lettere, di pareri e così via, l'8 gennaio 2016 c’è il sequestro della procura di Latina, che conferma questo superamento dei volumi che sarebbe avvenuto e che, secondo noi, avrebbe portato a un guadagno di circa 10 milioni di euro da parte dalla società Indeco per il volume di affari corrispondente a quello che, secondo la procura, sarebbe stato superato come conferimento.
  Il 26 maggio 2015, nell'audizione in Commissione rifiuti alla regione Lazio avevamo già chiesto questo. La fideiussione per noi non è valida. Poi vi spiegherò perché. I volumi erano stati superati, e sembra che la procura la pensi esattamente come noi. Poi ci sono i problemi urbanistici. Ancora, regione Lazio, provincia di Latina e comune di Latina dicono in due conferenze, una a gennaio 2015 e una il 24 aprile 2015, delle cose molto importanti.
  Intanto, tutte le valutazioni d'impatto ambientale e le relative indagini sono datate, quindi non sono utilizzabili certo né per l'AIA né per la valutazione d'impatto ambientale. Poi proprio a maggio 2015, sia Indeco sia Ecoambiente presentano una nuova richiesta di valutazione d'impatto ambientale, quella di cui dicevo che è ferma al 29 ottobre 2015.
  La cosa importante è che, in seguito a questo inquinamento che anche Ecoambiente, che è sotto processo, ammette che esiste, hanno fatto un progetto per quella che loro definiscono bonifica, ma sappiamo bene come cambi secondo la normativa italiana. C’è una differenza tra bonifica e contenimento dell'inquinamento. Si gioca spesso anche sul significato delle parole.
  In ogni caso, la cosiddetta bonifica di Ecoambiente all'acqua ossigenata, come diciamo noi, secondo tutti i protocolli, procedure e accordi di programma, doveva iniziare a marzo 2014, ma inizierà invece un paio di mesi dopo, perché i cittadini, cioè noi, iniziamo a chiedere conto di quest'avvenuta bonifica, che ovviamente non era iniziata.
  Secondo la provincia di Latina e secondo il comune di Latina, questa bonifica non si sta facendo. La dottoressa Valle della provincia di Latina, responsabile del settore ambiente, dice che o la bonifica si fa con tutti gli adempimenti previsti negli accordi, quanto è nei documenti, o non è stata fatta. L'ARPA Lazio si era impegnata il 24 aprile 2015 a fare degli esami e a certificare, ma tuttora non abbiamo notizia di questa certificazione sulla bonifica, ma risponderà, sempre in seguito a nostraPag. 8sollecitazione, che le emissioni odorigene, anche che dell'Indeco questa volta, non sono conformi al progetto e alla documentazione fornita dall'Indeco.
  Abbiamo detto, scritto e dichiarato anche sui giornali che il 30 dicembre mi chiama il responsabile di allora dell'Indeco e mi dice che io non sono a conoscenza del fatto che hanno presentato una serie di giustificazioni a quanto ha scritto l'ARPA, che secondo loro si è sbagliata quando ha detto che sono sbagliati i punti di campionamento in base al progetto Indeco, che la direzione dei venti è sbagliata. Indeco dice, giustamente, che il vento non può fare come gli pare, ci sono delle convenzioni internazionali che dicono da quale parte deve tirare il vento, quindi il vento non si inventasse di sua iniziativa in quale direzione tirare. L'8 gennaio di quest'anno c’è questo sequestro.
  Ecoambiente da giugno 2015 riceve quattro camion a settimana, cioè non sta ricevendo niente, proprio perché di sua iniziativa dal gennaio 2015 mandano ripetuti segnali, allarmi, che stanno finendo gli invasi, che hanno finito i volumi, che Latina sarà sommersa dalla spazzatura. È passato un anno abbondante, ma tutte queste sciagure non si sono, ovviamente, avverate.
  Nel frattempo, c’è il grosso problema di Latina ambiente, che come dicevo prima è partecipata per il 51 per cento dal comune di Latina e partecipa per il 51 per cento alla società Ecoambiente: è in corso una ripetuta istanza di fallimento, anche qui con vari rinvii a livello...
  PRESIDENTE. Che cosa fa Latina ambiente, spazzamento e raccolta ?
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Sì, fa per conto del comune di Latina il servizio di raccolta dei rifiuti solidi. Quando viene arrestato, Bruno Landi era contemporaneamente amministratore delegato di Latina ambiente e di Ecoambiente.
  Tornando alle fideiussioni, è notizia del mese scorso dell'IVASS che di polizze fideiussorie dalla Gable ne girano parecchie false, e la Gable guarda caso è quella società che ha fatto la polizza fideiussoria per Ecoambiente, ma anche per un'altra società che opera più o meno nello stesso settore nel comune di Latina, la Agri Power, che gestisce una centrale a biogas. Questa polizza fideiussoria della Gable viene rifiutata dal comune di Latina, e quindi l'Agri Power è senza alcuna polizza fideiussoria perché la precedente è stata emessa da una società che secondo noi non aveva i titoli, ma che comunque è fallita subito dopo. Sono quattro anni che non ha questa polizza fideiussoria.
  La polizza fideiussoria dalla Gable, che per il comune di Latina non è valida – abbiamo visto quella per il comune di Latina, perché quella per la società Ecoambiente, nonostante le ripetute richieste, non ci è mai stata mostrata – non ha una firma autentica, non ci sono i poteri di chi firma di chiarire che può firmare, e ha un allegato guarda caso mandato due mesi dopo rispetto all'emissione della polizza. Poi la Gable, tanto per dire il motivo per cui al comune di Latina non piace, ha sede a Vaduz, in Lichtenstein, e per il comune di Latina non sarebbe una garanzia.
  Questo è un po’ il quadro. Sicuramente avrò dimenticato parecchi motivi che, purtroppo, derivano anche dai pareri che scopriamo con anni di ritardo magari dell'ASL, che dicono ai cittadini che lì non possono stare. Tra l'altro, nelle autorizzazioni la regione Lazio ha autorizzato questi insediamenti a una distanza inferiore a quella che prevedevano le norme dalla stessa regione Lazio. Anche l'ARPA Lazio, secondo noi, è molto carente, o comunque poco attenta, ma in realtà non secondo noi, perché lo dice espressamente il perito Munari, vicepresidente dell'ordine nazionale dei chimici italiani.
  Abbiamo molto timore dell'ordinario, come dicevo, senza voler scomodare la malavita. C’è una serie di inadempienze. Il comune di Latina nel settembre 2012 dice che non ci sono le condizioni di salubrità per gli abitanti, tanto che in un avviso pubblico invita i cittadini a partecipare presentando delle proposte alla variantePag. 9urbanistica, ma anche a chiedere come potrebbero essere risarciti. Ci sono stati diversi incontri, l'ultimo il 26 maggio 2015 alla regione, che richiamavo. Regione, provincia e comune si erano tutti impegnati a delocalizzare i cittadini, perché lì assolutamente non possono vivere.
  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  STEFANO VIGNAROLI. Vorrei un approfondimento sulle analisi dell'ARPA del 2013, su cosa dicevano e sulla ragione per cui non sono state rese pubbliche, se non un anno dopo, se ho capito bene.
  Sono interessato anche all'approfondimento sulle polizze fideiussione. Se ho capito bene, Ecoambiente non ha mai mostrato alcuna fideiussione, mentre la polizza della Gable è fatta per quale società ? Se l'avete, potete lasciarcene una copia ?
  Ancora, vorrei un approfondimento su eventuali intrecci tra proprietà dei terreni, alcuni casali presenti nei terreni limitrofi, famiglie di camorristi e società che gestiscono la discarica. Esiste un intreccio ? Può ricostruire per noi le vicende ?
  PAOLA NUGNES. Vorrei seguire meglio la faccenda dell'iter della nuova AIA. Sono sicuramente all'analisi della conferenza di servizi tutti i dati e anche i processi in corso: qual è l'ultimo risultato ? Mi è sfuggito. Lei lo ha detto, ma vorrei che mi ripetesse date e conclusioni, e se ci sono già relazioni su questo.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Per quanto riguarda le analisi, la cosiddetta motivazione ufficiale è che, siccome l'ARPA Lazio le trasmette all'ISPRA, poi doveva essere questa ad analizzarle e spiegare perché c'erano questi inquinanti e qual era il quadro.
  Ci sono varie sostanze con valori molto alti, per esempio alcuni dell'arsenico sono con i valori a circa 300, trenta volte quelli ammessi per legge. Ci sono ferro, manganese e anche altri inquinanti.
  Spesso ci viene molto da sorridere alle spiegazioni che ci dà l'ARPA Lazio, così come ci è venuto da sorridere quando, il 26 maggio, come dicevo, nella conferenza sui rifiuti alla regione Lazio, l'ARPA Lazio lì presente diceva che intanto le falde di Borgo Montello sono molto brave, non si muovono, sono praticamente ferme, quindi non portano l'inquinante nemmeno in basso dove c’è il fiume Astura, anzi il fiume Astura magari fa da argine ed è inquinato per altri motivi. Ci mancava solo che l'ARPA desse la colpa all'uomo di Neanderthal o ai dinosauri o a non sappiamo cos'altro.
  C’è stata molta pressione da parte nostra affinché venissero pubblicate queste analisi, che sono preoccupanti. A noi che l'ISPRA ci dica le sue motivazioni – scusate – non ci interessa molto. Abbiamo sempre chiesto se ci fosse rischio per la popolazione, per le persone che vivono lì; c’è un settore di agricoltura importante, si possono usare i pozzi, come devono innaffiare, possono viverci, possono lavarsi con quest'acqua, far da mangiare ? Nessuno ci ha mai risposto.
  L'ISPRA può fare tutte le sue analisi. Noi vogliamo sapere se le persone che sono qui presenti, che abitano dall'altra parte della strada, quindi a 30 metri, quali rischi corrono per la salute. Abbiamo una serie di casi, purtroppo importanti, di persone che non ci sono più, che sono gravemente malate, tutte con malattie compatibili con gli inquinanti della discarica.
  BARTOLOMEO PEPE. Chiedo scusa, ma come fanno a dire che sono compatibili con tutti quegli elementi ? È stato fatto uno screening tossicologico sulla popolazione, analisi del capello o del sangue ?
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. No, non è stata fatta alcuna analisi, ma abbiamo letto altri studi epidemiologici...
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  BARTOLOMEO PEPE. Se, però, non fate le analisi tossicologiche, non potete...
  PRESIDENTE. Che debba farlo un comitato di cittadini mi sembra un po’ eccessivo. Possono segnalare agli enti preposti, e presumo che venga fatto. Questo può essere un elemento da raccogliere. Mi sembra di capire che la risposta che vorrebbero dagli enti preposti è di capire se la loro vita è in pericolo e se le attività economiche che svolgono...
  IVAN EOTVOScomitato dei borghi Montello e Bainsizza. Se è per questo, l'ARPA Lazio non ha mai fatto uno studio tossicologico radioattivo nemmeno sulla centrale nucleare. Non esiste nessun rapporto che può collegare le due cose, figuriamoci – scusate – se lo facevano per la discarica.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Vorrei rispondere al senatore. Quest'indagine epidemiologica non è stata chiesta solo dai cittadini. Viene chiesto da ASL, ARPA e anche dalla regione Lazio, dal dottor Monaco, il 24 aprile 2015 che, prima di rilasciare qualsiasi autorizzazione, vale il principio di precauzione. Se non c’è quest'indagine, non possiamo procedere o autorizzare niente.
  Dicevo questo perché c’è una serie di malattie nelle famiglie. Se ci sono malati di Parkinson, Alzheimer, di cuore o di tumore nella zona, con percentuali elevate rispetto alla media, non ci vuole un'indagine epidemiologica per capire che forse qualche cosa lì sta succedendo.
  Riguardo alla polizia, purtroppo, e dico purtroppo, il comune di Latina è alle prese con una serie di problemi di polizze fideiussorie. Una serie di scandali ha portato anche alla sfiducia del sindaco, perché ci sono interventi urbanistici, di risanamento che non possono essere fatti, proprio perché le polizze non garantiscono nulla, tanto che c’è una fabbrica all'ingresso di Latina che da dieci anni non può essere bonificata proprio perché la società che ha emesso la polizza non adempie ai suoi obblighi. Questo è un problema che segnaliamo per tutti gli impianti, biogas, biomasse, turbogas, rifiuti. Si ripete sempre e non abbiamo mai avuto alcuna risposta. Io ho la polizza della società Agri Power, ma ripeto che non ho quella della società Ecoambiente, perché l'ho chiesta ma non mi è stata data.
  Riguardo alle proprietà, intorno agli anni Ottanta – lo racconta nelle varie deposizioni, anche in quelle desegretate, Carmine Schiavone, come nella varie interviste – da parte del clan dei Casalesi, tramite un parente di Carmine Schiavone, Michele Coppola, c’è l'acquisto di questi terreni, inizialmente sembra per coltivarci, ma poi Carmine Schiavone spiega l'evoluzione di come l'organizzazione dei casalesi scopre che il settore dei rifiuti è molto più importante e redditizio rispetto anche a quello della droga. Questo è quello che dice. Inoltre, alcune delle proprietà ex Michele Coppola vengono vendute a qualcuna delle società, in particolare anche all'Indeco, una delle due società.
  Sempre per rimanere nell'ambito della proprietà, avevo dimenticato di dire prima che la società Capitolina aveva stipulato un contratto d'affitto per il nuovo e distinto invaso, quello di Ecoambiente, nel 1998, che durava nove anni rinnovato per altri nove, che quindi scade il 4 agosto 2016. Secondo noi, però, siccome il ricorso della curatela fallimentare è del 1994, quindi antecedente al contratto d'affitto, siccome la curatela fallimentare ha vinto tutti i ricorsi contro queste società gruppo De Pierro, tanto per intenderci, siccome queste sentenze sono diventate definitive – lo scriva la curatela fallimentare Ecomont – perché non c’è stato alcun ricorso, siccome la titolarità della curatela fallimentare Ecomont è antecedente al contratto d'affitto, per noi quel contratto non vale nulla. Non vale nulla per altri due motivi. Nel contratto d'affitto è scritto che vale solo se non c’è inquinamento. Lo dice la procura di Latina, lo dice la stessa società Ecoambiente, che lì c’è inquinamento, quindi per noi quel documento non vale.Pag. 11
  Quanto alle motivazioni per cui abbiamo contestato le AIA, abbiamo chiesto come facessero a rilasciare l'AIA alla società Ecoambiente: intanto, non ha la disponibilità dell'area – lo dice il GICO della Guardia di finanza, con sequestri il 29 gennaio 2014 – ma in ogni caso, anche ammesso che ritenessero valido il contratto del 1998, questo scade il 4 agosto 2016, per cui qualsiasi AIA può essere rilasciata fino a quando se ne ha la disponibilità. Peraltro, da quanto ne so, la curatela fallimentare giustamente sta cercando di vendere l'immobile, probabilmente di svendere, e questo è un altro dei problemi che ci sono nella zona.
  Anche la società Ecoambiente ha cercato di costruire un impianto TMB. Siccome entrava nell'area di vincolo della famosa delibera n. 163 del 28 dicembre 2012, non poteva più essere costruito, e quindi ci sono i pareri contrari del comune di Latina, per cui si chiede di spostare il vincolo. Guarda caso, chiede di spostarlo sul vincolo di un confinante che non era neanche proprietario. Quando facciamo notare quest'incongruenza, presentano un compromesso, ma né registrato né trascritto. Io ho la trascrizione della conservatoria dei registri immobiliari di Latina, e non c’è nulla fino a ieri, tanto per essere sicuro di quello che avrei detto oggi.
  Riguardo a quello che chiedeva la senatrice Nugnes sull'AIA, quella rilasciata nel settembre 2014 a Indeco, secondo la procura di Latina ha superato di oltre 100.000 cubi, quindi di più di quelli concessi, la volumetria. Secondo noi, stiamo in...
  PAOLA NUGNES. Un'area è sequestrata e c’è la richiesta di una nuova autorizzazione. C’è qualche relazione delle conferenze di servizio che danno un parere già negativo o simili ? A che punto è il parere ?
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. In seguito alle nostre sollecitazioni, nell'agosto 2015 la provincia di Latina manda due diversi pareri negativi, segnalando una serie di criticità sulla zona, dando parere contrario a questo famoso sopralzo. Anche il comune di Latina esprime dei pareri contrari a questi sopralzi.
  Sappiamo che tutto si è affermato, come dicevo, al 29 dicembre 2015, perché in una conferenza presso il comune di Latina, a cui abbiamo chiesto di partecipare, ma ovviamente non ci hanno voluto, è riemerso il problema della cosiddetta bonifica. Siccome non si è raggiunto un accordo, la regione Lazio ha detto che ci avrebbe pensato lei, e devo dire che ci preoccupa molto che ci pensi la regione Lazio.
  Oltretutto, la regione Lazio, in seguito alla nostra petizione al Parlamento europeo, manda delle risposte al Parlamento europeo che abbiamo denunciato per false. Dà degli elementi che secondo noi non sono veritieri, ma poi lascerò copia di tutta questa documentazione.
  ALBERTO ZOLEZZI. Avete idea della provenienza dei rifiuti, del quantitativo aggiuntivo di queste 100.000 tonnellate ?
  A parte la discarica, sapete se la centrale dell'Agri Power aveva come matrice rifiuti ? Avete accennato al fatto che la regione Lazio aveva una scarsa operatività: vi riferite a qualche atto o a qualcosa in particolare ?
  Vi risulta che Cerroni sia proprietario di alcuni terreni dentro o limitrofi all'area della discarica per una compravendita eventuale con Coppola o con qualcun altro ?
  PRESIDENTE. Rispondete cercando di essere magari sintetici, poi ripeto che c’è il materiale, poi aggiungiamo altri interventi.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Per quanto riguarda la provenienza dei rifiuti, abbiamo fotografato i camion: vengono da fuori provincia, anche dalla provincia di Roma. Abbiamo anche delle foto del conferimento fino a una certa data del tal quale, contrariamente a quello che scrive la regione.Pag. 12
  Per quanto riguarda l'Agri Power, funziona con biomasse, che potrebbero anche essere dei rifiuti. L'Agri Power ha grossi problemi. Tra l'altro, sono stato querelato dall'Agri Power Plus di Borgo Bainsizza, che ha una serie di problemi urbanistici, autorizzativi. Hanno iniziato l'attività, come scrive l'ARPA Lazio, senza l'autorizzazione allo scarico delle acque reflue, senza il certificato di prevenzione incendi pur essendo un'attività compresa nell'allegato A della direttiva Seveso soggetta a rischio di incidente rilevante, senza l'agibilità, che non ha mai ottenuto tra l'altro, avendo costruito su un terreno già vincolato per altre costruzioni.
  Questi sono i motivi per cui, avendo diffuso queste notizie, l'Agri Power mi ha querelato e sta cercando di non farmi rilasciare alcun documento dal comune di Latina, cui ho chiesto notizia, proprio per difendermi in sede penale.
  Quanto alla scarsa operatività della regione, il 29 ottobre 2015 chiede perché si sia mossa la procura se sarebbe bastato che si andasse da loro, che avrebbero detto quanti rifiuti erano stati conferiti. La regione non lo dice, ma lo sapeva il 29 ottobre, ma probabilmente che sappiamo noi non ha mai scritto a nessuno. Tra l'altro, il signor Cardona, allora amministratore dell'Indeco, il 30 dicembre 2015 ci ha detto che era semmai la regione a dover dichiarare il post mortem e non la procura.
  Non so se Cerroni abbia proprietà nell'area, perlomeno non mi risulta, ma potrebbe esserci qualche società a lui collegata, che magari ha delle proprietà nella zona.
  MIRIAM COMINELLI. Lo ha detto prima, ma mi è sfuggito: riguardo alle eventuali analisi medico-epidemiologiche che andrebbero richieste all'ASL, le avete chieste ? Non le avete chieste ? Le avete chieste e non le hanno fatte ?
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Le abbiamo chieste e non sono state fatte, ma non le abbiamo chieste solo noi: le ha chieste l'ARPA Lazio, le ha chieste l'ASL, perché appunto ritengono nonostante tutto che non ci siano le condizioni per stare lì, e quindi hanno chiesto questi approfondimenti. L'ASL, il dottor Ruta ci ha detto in un incontro con i cittadini che non darà più alcun parere perché secondo lui non ci sono le condizioni. I cittadini non ci possono stare.
  PAOLO BORTOLETTOcomitato dei borghi Montello e Bainsizza. Io sono un coltivatore diretto. La questione che ci porta anche qui fondamentalmente è una. Abbiamo una difficoltà che dura da quarant'anni rispetto proprio alla questione delle analisi. Io ho lavorato in fabbrica alla Goodyear, e il meccanismo è praticamente identico. A oggi, credo che alla Goodyear siamo intorno alle 300 vittime.
  Io non sono un tecnico del ramo. So soltanto, relativamente all'area intorno alla discarica, intorno all'Agri Power – confino con la centrale nucleare, sono a un paio di chilometri dal poligono di tiro – che siamo dentro un epicentro. Aldilà del giudizio tecnico, e abbiamo concordato tutta l'illustrazione di Libralato, che condividiamo completamente, teniamo a mettere anche in evidenza alcuni particolari velocemente.
  Sapete che quell'area, quei posti, quei luoghi non nascono negli anni Trenta. Noi siamo parte della civiltà di Satricum. Siamo a due passi dalla casa del Martirio di Santa Maria Goretti. Siamo parte, dunque, di una civiltà antichissima, pre-romana. Se non teniamo conto delle bellezze... In questi quarant'anni non siamo mai andati a piagnucolare. Tutta la nostra azione è stata all'interno delle istituzioni. Non risulta da nessuna parte un gesto, una manifestazione che possa essere stata caratterizzata da una qualsiasi forma di violenza. Noi portiamo a quest'assemblea in dote quest'elemento. Io vi prego di tenerne conto.
  Io rispetto e non ho motivi di criticare Cerroni e Landi, che sono dentro un recinto istituzionale. Il problema che vogliamo porre è questo. Non abbiamo scelto di confrontarci con una serie di personaggi,Pag. 13in particolare Carmine Schiavone. Siamo andati a confrontarci con Carmine Schiavone in diretta televisiva. Purtroppo, siamo stati costretti a confrontarci per trent'anni con Michele Coppola e signora, che è una Schiavone. Noi non abbiamo scelto. A noi è stato imposto uno stile di vita col quale non siamo d'accordo.
  Vi prego di tenerne conto e di tenere conto di un ultimo elemento, la questione dell'impatto della salute e dell'impatto, che mettiamo alla fine, patrimoniale. Dovete sapere, dovete convincervi di certe cose, e io so che vi convincerete. Tra parentesi, ci ha colpito, ferito, lo studio d'impatto ambientale di una certa architetta Pera di parecchi anni fa. In un modo poetico, c'era un passaggio in questo studio che recitava: «Le colline movimenteranno piacevolmente il paesaggio». Per noi è un'offesa, perché in quel territorio, che avete visto, le colline ci sono, ma a noi non servivano le colline fatte di rifiuti.
  Siccome non abbiamo la certezza matematica, chiedo, chiediamo che venga fatta un'indagine, uno studio, che si scavi davvero, per esempio tra la S1 e la S3. Io penso che lì i fusti ci siano. Se questa Commissione lo chiede ai lavoratori dell'Indeco, dell'Ecoambiente, in forma solenne, con gli strumenti che avete, sono sicuro che due, tre, quattro, cinque persone ve lo diranno. A livello privato lo dicono anche a me, ma non ha nessuna valenza, me ne rendo conto.
  Concludo veramente, e vi ringrazio, dicendo che non possiamo, non posso, anche se lavoro col disciplinare biologico, certificare. Questo è un dramma, perché adesso ho un'età abbastanza adulta, ho dei nipoti, che stanno crescendo in un certo modo. Non vorremmo altro che avere i diritti e i doveri, i doveri e i diritti di un qualsiasi altro cittadino: vogliamo vivere in pace.
  Abbiamo fiducia nella magistratura, nelle istituzioni: chiediamo che comune, provincia, regione e lo Stato finalmente – da qualche anno, dobbiamo dare atto che lo Stato comincia a esserci – vadano fino in fondo. Sarebbe un bel risultato per tutti, anche per voi.
  PAOLA NUGNES. A che punto è la procedura d'infrazione europea ? Sono state presentate le controdeduzioni dalla regione, e l'Europa si è espressa al riguardo ? Ha chiuso la procedura ?
  Inoltre, non avevo compreso bene io, ma non sono stati usati tutti i 700.000 euro per tutti gli invasi, S0, S1, S2 ed S3, ma si sono fermati a parte dell'S0, dove non sono stati trovati i fusti, ma l'Istituto e l'ARPA avevano chiesto di visionare anche S1, S2 ed S3, giusto ? In pratica, resta inevasa una richiesta dell'Istituto nazionale di geofisica e dell'ARPA.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. La procedura d'infrazione è in attesa, come ha scritto alla regione Lazio, che vengano definite le procedure, in attesa di conoscere l'esito delle varie procedure penali delle cause in corso. Non è conclusa ed è tuttora sotto infrazione, anche se secondo la regione Lazio e secondo il ministro, non essendoci più conferimento di rifiuti non tal quale, ma solo di rifiuti trattati, questa procedura non ci sarebbe più. Noi abbiamo detto che le motivazioni dell'infrazione della procedura sono altre, perché non c’è stato il rispetto delle normative italiane sul conferimento.
  Per quanto per quanto riguarda la ricerca dei fusti tossici, sono stati finanziati, come dicevo, per un'analisi condotta dall'ENEA nel 1995, che aveva verificato solo l'area S0, e c'erano tre masse metalliche che facevano pensare alla presenza di materiale metallico, e quindi di fusti tossici. L'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, con altre strumentazioni succedutesi poi nel tempo, molto più precise e sofisticate, certifica più o meno nella stessa conformazione che aveva fatto l'ENEA, quindi con altra strumentazione, la presenza di queste masse metalliche.
  Questi scavi, tanto per fare un esempio, dovevano essere a profondità di 6-7 metri o con dimensioni di 30x40 in pianta, ma quando gli scavi sono arrivati a 3 metri e hanno trovato del materiale metallico, hanno sospeso le ricerche. Come dicevo, il 20 settembre 2012, in corso gli scalini, c’èPag. 14stata questa conferenza pubblica con il dottor Marcucci dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che spiegava perché non avrebbero approfondito, che erano i motivi che dicevamo prima: erano in attesa della caratterizzazione dei rifiuti, se fosse stata conforme e se, una volta rinterrate le buche, si vedeva che la massa metallica era originata da questi eventi, per loro si sospendeva.
  Questi 700.000 euro erano solo per la vasca S0. In quell'occasione ho fatto la domanda al dottor Marcucci. Nel giugno dello stesso anno c'era stata l'audizione di Achille Cester, ingegnere ex dirigente della discarica di Borgo Montello, il quale diceva che prima che arrivasse lui, quindi fino al 1996, lì avveniva di tutto e i rifiuti venivano tritati, quindi secondo lui non si sarebbe trovato nulla.
  Ho chiesto questa cosa al dottor Marcucci, il quale dice che, se avesse dovuto nasconderli, se fosse stato uno – chiedo scusa – che voleva nasconderli, li avrebbe messi nell'S1 e nell'S2 e ci avrebbe messo altri rifiuti sopra, come effettivamente è successo. Ho chiesto al dottor Marcucci quanto sarebbe costato allo Stato italiano, quindi all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, fare la stessa operazione, e lui mi ha parlato di circa 10.000 euro per tutta la discarica, ma questa ricerca non è stata fatta. Poi il dottor Marcucci ci spiega che, essendo aumentato il livello, siccome è una risonanza magnetica, più va verso il basso, più l'area diventa estesa, e quindi diventa quasi impossibile risalire. Peraltro, se fosse vero quello che dice Cester, purtroppo i rifiuti sarebbero stati tritati, ripeto secondo Cester.
  PRESIDENTE. Quando chiedete i dati agli enti pubblici, adottate una procedura formale ?
  Inoltre, relativamente alla popolazione più strettamente interessata attorno a quell'area, quanta gente c’è, al di là di tutta Latina ? Mi riferisco a quelli più immediatamente interessati.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Per le procedure, ogni ente ha la sua. Al comune di Latina mando normalmente le PEC. In un certo periodo, entro i trenta giorni canonici, risponde e mette a disposizione la documentazione, non ha alcun problema. È lo stesso per la provincia di Latina, ma le accetta solo se fatte sulla sua modulistica. ARPA Lazio qualche volta le mette a disposizione, qualche volta ci mette più tempo. Dalla regione non abbiamo mai avuto nulla.
  La cosa interessante è che la regione fino a un mese fa pubblicava tutti i progetti sottoposti a valutazione d'impatto ambientale, compresi questi di Indeco ed Ecoambiente.
  PRESIDENTE. Dovrebbero essere obbligati.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Adesso li hanno segretati. Io ho fatto la ricerca sabato o domenica, adesso non ricordo: sono segretati. Si deve fare la richiesta di accesso agli atti. Io so che lì c’è quel progetto, ma non posso vederlo.
  PRESIDENTE. Se non è ancora concluso... Può darsi.
  GIORGIO LIBRALATOconsulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello. Ci siamo molto meravigliati. Fino a una settimana fa, c'erano, ma evidentemente queste cose danno un po’ fastidio.
  Riguardo alla popolazione, vanno distinti vari livelli. Quella famosa variante di delocalizzazione individuata e concordata con il comune di Latina riguardava essenzialmente il podere della famiglia Piovesan, quindi circa 16 ettari. Per sette famiglie, sono circa venti persone, che dovrebbero essere delocalizzate, ma perché sono a una distanza inferiore a quella che qualsiasi normativa di cautela prevede. Abitano proprio dall'altra parte della discarica, come avete visto.
  Chiaramente, però, l'impatto non c’è solo per loro. Sapere che un'attività è di Borgo Montello o di Borgo Bainsizza, da quanto mi dicono gli operatori, sia commerciali,Pag. 15come i ristoratori, sia gli agricoltori, dà molto fastidio. Spesso non dicono che le colture arrivano da lì. Mi dicono anche che i ristoratori che sono a 2 chilometri, quando si alza...
  PAOLO BORTOLETTOcomitato dei borghi Montello e Bainsizza. Più vicino.
  Noi abbiamo un noto ristorante, «Villa Patrizia», a 800 metri. E la scuola materna ? È a 800 metri. A 810 metri c’è la scuola elementare. Ci sono migliaia di persone.
  PRESIDENTE. Mi interessava capire l'ordine di idee.
  PAOLO BORTOLETTOcomitato dei borghi Montello e Bainsizza. Borgo Montello è a un chilometro e poco. La cantina sociale è a qualche centinaio di metri. Le persone che sono qui sono a dieci metri. Sappiamo che non si può misurare in questo modo. Quello che ci terrorizza è che qualcuno abbia concepito che fossero possibili certe cose con nei paraggi scuole, bambini, persone, una comunità rom di 350 persone attaccata alla discarica, che pure mi pare siano persone. Non conosco esattamente la distanza, di mille, duemila metri, ma ci sono 3-4.000 persone in un'area...
  PRESIDENTE. La risposta mi è stata data correttamente dal signor Libralato. Mi interessava capire relativamente alla variante urbanistica. Si può dire che a 5 o a 2 chilometri magari di persone se ne trovano di più. Bisogna vedere quelle che sono nei parametri normativi. A me interessava capire questo.
  Lavoreremo su questa situazione, come su altre. Ci avete fornito una serie di indicazioni. Ne avevamo verificate anche noi alcune, altre probabilmente sono nuove. Procederemo nella nostra iniziativa, ascoltando probabilmente anche altri soggetti anche sulle altre situazioni. Come sapete, noi facciamo parte di una Commissione d'inchiesta ma siamo anche legislatori e ci faremo parte in causa sia di segnalare una serie di criticità sia anche di attivarci nei confronti di quelle istituzioni che non stanno rispondendo o non hanno fatto quello che dovevano. Poi vedremo che cosa ci risponderanno.
  Tutto il nostro materiale è pubblico, lo troverete sul sito Internet preposto o, comunque, facendone richiesta esplicita, anche direttamente nei nostri archivi. È tutto materiale pubblico, a meno che non ci siano durante le future audizioni situazioni per cui ci viene chiesta la segretazione, che valuteremo se concedere o meno. Tutto il nostro materiale, però, è assolutamente pubblico, quindi potrete seguire i nostri lavori in diretta, tenendo presente che non ci occupiamo solo di questo problema, quindi ci vorrà un po’ di tempo, ma siamo abbastanza veloci.
  Vi ringraziamo di nuovo per tutte la segnalazioni e dichiaro conclusa l'audizione.
  La seduta termina alle 15.30.