lunedì 20 novembre 2017

Allarme siccità a Ninfa. «Livello del lago giù di un metro e mezzo, così a rischio il Giardino», la Fondazione scrive al ministro

Una lettera preoccupata al ministro dell'Ambiente e al presidente della Regione. Molto preoccupata. L'ha scritta la Fondazione Roffredo Caetani chiedendo l'istituzione di un tavolo tecnico per scongiurare un disastro ambientale. Al termine dell'estate più secca da decenni la situazione del Lago di Ninfa è drammatica, con un abbassamento del livello che supera il metro e mezzo. « Al termine di una stagione straordinariamente siccitosa (tra ottobre 2016 ed oggi si è registrato nelle stazioni meteo della Pianura Pontina il 60 % in meno delle precipitazioni rispetto alle serie storiche),  ci troviamo ad affrontare una crisi che mai, né nei 45 anni di storia della Fondazione né nei precedenti 60 anni di gestione di Ninfa da parte della Famiglia Caetani, si era presentata così drammaticamente - si legge nella missiva firmata dal presidente, Piergiacomo Sottoriva - Ci risulta che il Lago abbia subìto ad oggi un abbassamento del livello medio ordinario di circa un metro e mezzo; si tratta di una massa d’acqua assolutamente ferma, non riuscendo a sfiorare in nessuno dei suoi punti di uscita verso il fiume a causa della scarsissima alimentazione da parte delle sorgenti subacquee e ripariali, e presenta sostanzialmente un tempo di ricambio infinito, con evidenti problemi di innalzamento critico del carico trofico delle acque».

Il Lago di Ninfa oltre ad essere uno dei tanti tesori del Giardino conosciuto in tutto il montdo è anche «all’origine di tutti i sistemi ambientali che la Fondazione ha l’onore e l’onere di gestire: il Lago stesso, il fiume Ninfa e le sue fasce ripariali (con il Sito di Importanza Comunitaria IT 6040002 “Ninfa ambienti acquatici”), il Giardino di Ninfa e l’area naturale di Pantanello - spiega la Fondazione -  Sono tutti beni che, oltre a rappresentare l’eredità culturale della Famiglia Caetani, che la Fondazione ha il compito di proteggere, accrescere e condividere, costituiscono un valore della nostra Regione: basterà pensare ai circa 80.000 visitatori che ogni anno visitano il Giardino, che può essere considerato uno dei principali attrattori culturali e turistici del Lazio».

Ma Ninfa è anche e soprattutto un momnumento naturale che vive grazie alla sorgente e al fiume che attraversa il Giardino. Ma oggi «il fiume non può più essere definito tale, venendo a mancare l’elemento principale per applicare tale definizione: lo scorrere dell’acqua; la flora subacquea è fortemente regredita ed anche la fauna (in particolare la Trota macrostigma, oggetto di un recente progetto di rinvigorimento della popolazione con finanziamenti della Provincia di Latina) è fortemente minacciata di scomparire» è il grido di allarme di Sottoriva.

«A causa dell’abbassamento del livello di saturazione del terreno il Giardino è in fortissima sofferenza. Le aree umide di Pantanello, realizzate con l’impiego di cospicue risorse finanziarie pubbliche ( circa 3 milioni di euro di euro di finanziamenti regionali, del Governo centrale e comunitari ) ed esempio unico di ricostruzione di un paesaggio umido naturale in terreni da un secolo dedicati alla produzione agricola, sono al momento scomparse, lasciando spazio a radure asciutte e oramai prive della ricca ornitofauna che vi si era insediata» si legge nella lettera.

«A questo punto non è più rinviabile una riflessione comune sul modello di gestione della risorsa idrica, unico punto all’ordine del giorno di un auspicabile tavolo tecnico-politico che affronti con estrema urgenza questo problema. E’ giunto il momento di capire se è possibile introdurre nuovi modelli o passivamente affidarsi al destino, in considerazione di ciò che i cambiamenti climatici minacciano di ripetere nel breve futuro. Sulla base delle nostre conoscenze del sistema idrogeologico, maturate anche grazie al fondamentale apporto del compianto Prof. Paolo Bono, Direttore del Dipartimento Scienze della terra della Sapienza Università di Roma e già Consigliere della Fondazione, sappiamo che – in mancanza di modificazioni dello stato di cose – il sistema sorgente-lago è destinato a scomparire in tempi brevi. Anche con un intervento tempestivo di alleggerimento del sistema di prelievi il Lago impiegherà almeno un paio di anni per riacquisire la sua floridità idraulica, e nel frattempo dovremo capire cosa sarà degli ecosistemi che da esso dipendono».

Non va dimenticatoinfatti che il gestore del servizio idrico dell'Ato 4, la società Acqualatina, è stata autorizzata a prelevare un cospicuo quantitativo d'acqua dalla sorgente che viene "tolta" al fiume e immessa nell'acquedotto. Il problema, quindi è stabilire quanta acqua si possa contionuare a prelevare visto che la portata non è piquella di un tempo. «E’ per questo motivo - si legge nella lettera - che, anche come proprietari del Lago, oltre che come gestori del Monumento Naturale Regionale all'interno del quale è situato il Lago, chiediamo con urgenza di un tavolo tecnico che assuma decisioni responsabili. Stante la classificazione di Monumento naturale, riteniamo che dovrebbe essere la Regione Lazio ad assumere l'iniziativa, ovvero la Provincia di Latina per quanto di competenze le è rimasto».

Ovvio il riferimento a quanto accaduto a Bracciano. «Abbiamo letto della coraggiosa e dovuta decisione del Direttore Generale Risorse idriche e Difesa del suolo della Regione Lazio, dottor  Mauro Lasagna, che ha vietato ulteriori prelievi dal lago di Bracciano da parte dell'Acea fino al recupero del livello medio del lago stesso. Ci aspettiamo - scrive Sottoriva - una risposta pronta ed altrettanto responsabile e restiamo a disposizione per quanto si potrà collaborare». 
Lunedì 20 Novembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 16:48

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