venerdì 11 agosto 2017

Lucera, c’è da salvare la fortezza? Digiuno, catene e picchetti per farsi ascoltare

Siete un sindaco, un assessore di qualche amministrazione comunale del Belpaese e avete un sito archeologicoun palazzo nobiliare oppure un castello che ha bisogno con urgenza di interventi? Non avete fondi a disposizione per provvedere? Avete provato a inviare richieste al ministero dei Beni culturali? Nessuno ha risposto oppure hanno fatto sapere che non ci sono abbastanza fondi? Non disperate! Non pensate che non ci sia più nulla da fare e che la rovina progressiva del pezzo di patrimonio al quale dovete provvedere sia inevitabile. La soluzione c’è ed è alla portata di tutti!
Incatenatevi da qualche parte, tanto meglio se lo fate proprio davanti all’oggetto del contendere. In alternativa, montate una tenda lì nei pressi e iniziate la protesta. Ha scelto la doppia opzione Antonio Tutolo, sindaco di Lucera nel foggiano, che insieme al consigliere comunale Leonardo Renzonesi è incatenato ai puntelli della Fortezza svevo angioina (vedi foto, copyright Ansa), iniziando uno sciopero della fame che “andrà avanti ad oltranza”.
A Lucera “città d’arte” come si legge nel sito web del Comune, la fortezza non è un semplice monumento. E’ parte di un percorso turistico che comprende l’anfiteatro romano, il Museo civico “G. Fiorelli” e il Museo diocesano. Certamente è il luogo più rappresentativo di Lucera. Nella Fortezza, sull’altura più eminente dell’abitato, si concentrano tracce di epoche diverse. Dalle capanne neolitiche ai ruderi del periodo romano e poi di quello svevo, quindi condotti idrici, resti di una Chiesa a una navata dedicata a San Francesco d’Assisi, il Palatium di Federico II e la cinta muraria angioina con annesse torri.
A essere in pericolo soprattutto il lato sud della cinta muraria. Pericolo, a dire il vero, che già nel 1998 l’ufficio del Genio civile di Foggia aveva accertato. Così Tutolo ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al ministro di Beni culturali e Turismo Dario Franceschini, oltre che all’ambasciatore della Repubblica federale di Germania Susanne Marianne Wasum-Rainer e all’ambasciatore del Regno dell’Arabia Saudita Rayed Khaled a. Krimly.
Non è neppure la prima volta che il sindaco prova a scrivere al ministro Franceschini per caldeggiare il restauro della Fortezza. A dire il vero la questione nel gennaio del 2016 ha anche alimentato una polemica politica. Da una parte l’opposizione in consiglio comunale sosteneva che la mancanza di interventi fosse da imputare proprio al sindaco. Dall’altra parte, Tutolo che ricordava di aver tentato perfino d’inserire il progetto di restauro nel Programma operativo nazionale (Pon) 2014-2020. Tentativo fallito. Per questo ora è emergenza.
Chiedersi se l’amministrazione abbia percorso tutte le strade a disposizione, è legittimo. Ma lo è altrettanto rilevare come tenda e sciopero della fame, in risposta a riscontri inesistenti, siano davvero una sconfitta dello Stato. Certo, le risorse sono esigue, incapaci di rispondere alle richieste. Il patrimonio talmente vasto da non essere quasi gestibile. Ma anche considerando tutte le attenuanti del caso, è mai possibile che alla fine non rimanga altro da fare che richiamare l’attenzione in questo modo? Un gesto fuori dal consueto come alzare il tono della voce sta sempre più diventando l’unico modo per farsi sentire. Per questo, comunque andrà a finire, lo Stato non avrà fatto una bella figura. di  | 11 agosto 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08/11/lucera-ce-da-salvare-la-fortezza-digiuno-catene-e-picchetti-per-farsi-ascoltare/3788025/

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