giovedì 19 gennaio 2017

terremoto REPORT WWF Tre milioni di edifici in più sull’Appennino Numeri

In 40 anni nelle zone sismiche
il cemento è più che triplicato La scheda
n RISCHIO
SISMICO
La misura dei
danni attesi in
un dato
intervallo di
tempo, in
base al tipo di
sismicità,
resistenza
costruzioni e
antropizzazione
n WWF
e altre 400
associazioni
hanno
lanciato una
petizione per
un’iniziativa di
legge europea
contro il
consumo del
suolo. Per
sottoscriverla:
www.wwf.it/
people4soil
Senza controlli
Le leggi regionali
non garantiscono
controlli costanti
Per costruire,
basta depositare
il progetto VIRGINIA DELLA SALA
Il centro Italia trema, da secoli.
Più trema, più la dorsale
appenninica si spopola.
Eppure, se da un lato le
persone se ne vanno, dall’altro
in quelle zone – indicate in
rosso nelle mappe del rischio
sismico – l’ur ban iz zaz io ne
negli ultimi decenni è triplicata.
Seconde case, fabbricati,
case di famiglia, strutture turistiche.
E poi strade, parcheggi,
servizi. Complici le
politiche di ripopolamento
delle zone montane, messe in
atto negli anni ’70 e ’80, il patrimonio
edilizio e abitativo
nelle cosiddette zone sismiche
1 e 2 (le più rischiose) è aumentato
a dismisura. Numeri
alla mano – quelli di uno studio
realizzato da un gruppo di
ricerca del dipartimento di Ingegneria
Civile, Edile-Architettura,
Ambientale dell’Uni -
versità dell’Aquila in collaborazione
con il Wwf –si può dire
che nessuno ha evitato che
nelle zone a rischio si continuasse
a costruire. E peggio,
come vedremo, senza regole.
PRIMO PUNTO: di tutti i Comuni
presenti nell’area della
dorsale appenninica presa in
esame, il 70 per cento (1.750
Comuni) ricade nelle zone a
maggiore rischio sismico. Otto
milioni di abitanti, secondo i
dati Istat del 2011. L’a s pe t t o
positivo è che sono sì 41 mila in
più rispetto al decennio precedente,
ma 560 mila in meno rispetto
al censimento del 1951.
Secondo punto: nel periodo
compreso tra gli anni Cinquanta
e i primi del 2000, nonostante
la popolazione diminuisse

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