domenica 23 ottobre 2016

Royalties e politica: la riforma che rischia di svendere i parchi Dopo tre anni, arriva in Aula la revisione della legge quadro sulle aree protette. Ma ci sono molte ombre

L’APPELLO Anche le associazioni si schierano
Se la governance è debole, l’e n te che ha i propri fondi garantiti dai canoni avrà problemi a respingere le richieste
La Federparchi rappresenterà tutti: ma in questa forma, la norma potrebbe non reggere davanti alla Corte Costituzionale
 GIOVANNA BORRELLI Dopo tre anni di esame e un’indagine conoscitiva, con l’au d izione e il confronto di tutti i soggetti interessati, il Parlamento ha saputo mettere a punto un provvedimento che finalmente aggiorna la legge sui parchi alle nuove esigenze degli enti, rafforzando le finalità di conservazione dell’ambiente e aprendo nuove opportunità di sviluppo sostenibile”: il proclama, giovedì sera, lo ha emesso il senatore Pd Massimo Caleo, vicepresidente dellaCommissione Ambientedel Senatoe relatore del provvedimento che, la settimana prossima, arriverà in aula per la discussione. Eppure, nonostante i tre anni di approfondimenti, il testo che riforma la legge quadro sulle aree protette (la 394/91) ha diversi punti critici. Tanto che, già giovedì, quasi tutte le associazioni ambientaliste italiane (dal Wwf a Legambiente, da Greenpeace alla Lipu, dal Fai a Italia Nostra a Marevivo) hanno inviatoaisenatori unaletteracon dettagliate osservazioni.
ENTRATE E ROYALTIES.Il primo problema riguardagli interessi economici. Il disegno di legge stabilisce che gestori diimpianti idroelettrici,attività estrattive, impianti di biomasse, coltivazione di idrocarburi e simili, insomma tuttele attivitàgiàpresenti eattive all’interno dei parchi, dovranno corrispondere un contributo agli enti parco se la loro produzione è superiore a una certa soglia. “Che siano solo per attività esistenti e già 

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