mercoledì 30 marzo 2016

L’oro nero è a basso costo: perché l’Italia è un paradiso fiscale MAR MEDITERRANEOFranchigie vantaggiose, royalties minime e incentivi: il Wwf racconta come mai i nostri fondali (ma anche la terraferma) attraggano tante aziende, dentro e fuori le 12 miglia

Dati del 2015
Su 69 concessioni
in mare, solo in 18
hanno pagato
per le risorse estratte
Affollare
di sì le
urne per
conservare
il reddito
della
bellezza
ERRI DE LUCA
Credo
che in Italia
i rischi delle
trivellazioni
siano
maggiori
dei vantaggi
JOVANOTTI
Marea nera
Maggio 2015,
circa 21 galloni
di greggio si
riversano nel
mare di Santa
Barbara, California
LaPresse
Una politica
energetica
rinnovabile,
e a basso
impatto già
esiste, basta
volerl o
PIERO PELÙ
Domani
non si potrà
mangiare
il denaro,
non il
petrolio
ROMINA
POWER ROBERTO ROTUNNO
er i petrolieri, l’Italia è un
paradiso fiscale, un Paese
nel quale l’attività di ricerca
ed estrazione di idrocarburi
dai fondali marini viene sostenuta
dallo Stato o almeno
incentivata con trattamenti
di favore. Il Fatto ha consultato
in anteprima l’ebook Italia
a rischio trivelle - Medioevo
energetico e sostenibilità
ambientale, realizzato
da Stefano Lenzi e Fabrizia
Arduini dell’assoc iazione
Wwf Italia, che sarà pubblicato
a inizio aprile.
Si parte dal sistema delle
franchigie: i dati dell’U fficio
nazionale minerario per
gli idrocarburi e le georisorse
(Unmig), cioè l’or ga no
che opera presso il ministero
dello Sviluppo economico,
mostrano che nel 2015,
su 133 concessioni di coltivazione
a terra attive in Italia,
solo 22 superano la soglia
minima di produzione,
al di sotto della quale non si
pagano le cosiddette r o y a lty.
Parliamo del 14 per cento.
In mare, invece, pagano
solo 18 su 69 concessioni a
coltivare: il 21 per cento, insomma.
In questo sistema
molto tollerante, gli unici
obbligati a sborsare quattrini
alla fine sono i grandi p l ayer.
Tra le aziende che in Italia
pagano queste royalty,
ne risultano soltanto otto su
un totale di 53. Si tratta di Eni,
Shell, Edison, Gas Plus Italiana,
Eni Mediterranea Idrocarburi,
Società Adriatica
Idrocarburi, Società Ionica
Gas, Società Padana Energia:
ben quattro di queste
fanno capo sostanzialmente
allo stesso Eni mentre
due sono riconducibili
alla Gas Plus.
QUESTA SITUAZIONE de riva
da diversi fattori storici,
in particolare per quanto riguarda
l’Eni. Un ruolo importante
lo gioca anche il
decreto legislativo 625 del
1996, la norma di riferimento
del settore: il provvedimento
esenta dal pagamento
delle aliquote le prime 20
mila tonnellate di petrolio
prodotte annualmente a
terra e le prime 50mila tonnellate
in mare; i primi 25
milioni di smc (metro cubo
standard) di gas a terra e i
primi 80 milioni di smc in
mare.
Sulle produzioni gravate
da r oy a l t y (del 7 per

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