giovedì 31 marzo 2016

Il Piave mormorava. Prima Ora se lo mangiano le centrali Il 90% È la quantità d’acqua succhiata per produrre energia: adesso vogliono anche il resto. La resa in elettricità è poca, gli incentivi tanti

 La nuova frontiera
193 i piccoli impianti
autorizzati, altri 140
richiesti: “Così
ci toglieranno tutto”

numeri
3,5
miliardi di
metri cubi.
L’acqua del
fiume: a valle,
però, ne
restano 400
milioni, poco
più del 10%
200
i chilometri di
condutture
che prelevano
acqua per le
centra li
193
Mini- centra li
sul Piave: per
altre 140 è
stata fatta
richiesta
1,2
miliardi l’anno
Gli incentivi
pubblici ai
mini-impianti
(producono lo
0,3% di tutta
l’energia e
sono cresciuti
del 53% tra
2009 e 2013) FERRUCCIO SANSA
Dice Reolon: “L’ener -
gia è un alibi. La vera
torta sono gli ecoincentivi
: le centraline
producono lo 0,3% dell’ener -
gia italiana, ma hanno 1,2 miliardi
l’anno dallo Stato”.
“Fiume Piave, sacro alla Patria”
è il cartello che ti accoglie
s ul l’autostrada risalendo il
Veneto verso le montagne. Allora
guardi il greto di un bianco
abbagliante e immagini la
battaglia. Cento anni fa “il Piave
mormorava calmo e placido
al passaggio…”. Ma oggi il
Piave non mormora più. In estate
quasi scompare, è una
striscia d’argento sottile come
una foglia. Eppure tutta questa
terra è nata dal fiume: la Laguna
di sabbia chiara portata
dai monti, la pianura fertile,
perfino la luce via via più scura,
intrisa di verde, verso le
Dolomiti. Una volta c’e ra no
porti fluviali, su, nel cuore dei
monti; c’erano gli zattieri che
costruivano imbarcazioni di
tronchi e le portavano a Venezia
dove le zattere consegnavano
il carico e venivano demolite.
Erano esse stesse merce.
Con gli alberi dei monti, la
Serenissima costruiva le fondamenta
del Canal Grande e le
navi. Tutto frutto della Piave,
femminile perché madre.
PER RITROVARE il fiume bisogna
risalire alle sorgenti. A
Santo Stefano di Cadore, dove
è già largo decine di metri. Acqua
blu, profonda; rumorosa
sui sassi; profumata di larici

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