mercoledì 30 marzo 2016

Astensionisti, lobbisti e attivisti: chi vincerà la sfida del quorum, referendum 17 aprile vota sì

Vogliamo diffondere il pensiero
post-estrattivista, favorire
la transizione energetica
e la riconversione delle attività
in un modello eco-compatibile
IL RICORSO Rospo Mare
La piattaforma
petrolifera
di proprietà
Edison ed Eni.
Si estende a
circa 20 km
da Vasto, in
Abruzzo Ansa
Tutto ruota
intorno allEni
Il sito più attento al comitato
Ottimisti e Razionali è la testata
online formiche.net. Nel
cda di F or mic he c’è Ch ic co
T e st a (presidente di Assoelettrica,
l’associazione di categoria
dei produttori di energia).
È il sito che racconta,
dalla sua nascita, l’attività del
comitato, raccoglie interviste
a ogni suo membro, ospita
editoriali di giornalisti provenienti
da testate che hanno
mostrato finora posizioni affini:
dal Foglio a Panorama.
Proprio Formicheha diffuso
i nomi di chi fa parte del
comitato: Alessandro Beulcke,
presidente di Aris, l’o rganizzazione
che gestisce il
Nimby Forum e il Festival
dell’Energia; Rosa Filippini
direzione nazionale Amici
della Terra (associazione espulsa
dal gruppo internazionale
Friends of the Earth);
Corrado Ocone, filosofo,
scrittore e responsabile attività
web ed editoriali per l’Università
Luiss; Ernesto Auci
ex Fiat e Confindustria,
fondatore del sito Fi rst on line;
Piercamillo Falasca, direttore
editoriale di Stra de,
l’editorialista Stefano Cing
ol an i firma del F og li o e il
giornalista di PanoramaC a rlo
Puca. E i social network?
Ottimisti e razionali ha una
pagina Facebook che raccoglie
circa 1870 follower.
Le motivazioni dei comitati
del No – ma è più preciso
parlare di comitati per l’astensione
– riguardano soprattutto
i posti di lavoro che
andrebbero persi se la norma
fosse abrogata. Un timore
condiviso anche dai sindacati
Filctem Cgil, Femca Cisl e
Uiltec Uil. Parliamo di lavoro
legato alle concessioni di coltivazione
di idrocarburi: escludendone
un paio di Edison
(otto piattaforme e nove
pozzi), la quasi totalità entro
le 12 miglia è riconducibile
all’Eni. I permessi di ricerca,
invece, coinvolgono anche
Shell Italia (che ha rinunciato
a ricercare nel Golfo di Taranto

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