lunedì 22 febbraio 2016

per interpretare le prossime elezioni amministrative la storia delle consultazioni referendarie a Pontinia

tra parentesi la data di scrittura, gli articoli sono stati pubblicati il sabato successivo su Il settimanale di Latina

Pontinia e le consultazione referendarie 3. parte (1999 -2005) (16 febbraio 2011)
La consultazione referendaria potrebbe essere posticipata alla primavera del 2012 solo nel caso di elezioni anticipate, con lo scioglimento delle camere che deve avvenire entro il 15 giugno. Secondo chi scrive è improbabile ma di certo, in questi mesi ci saranno avvenimenti eclatanti considerato che la posta per il presidente del consiglio è sempre più alta e rischiosa. Tornando ai referendum dopo le 2 puntate precedenti (fino al 1997) passiamo ad analizzare l’andamento nel periodo fino al 2005 compreso. A livello nazionale nessun quesito sarà valido non avendo raggiunto il quorum. Il 18 aprile 1999 il quesito referendario era l’abolizione della quota proporzionale, il referendum non è risultato valido in quanto in Italia hanno votato il 49,60%, mentre a Pontinia i votanti sono stati il 53,75%, sì 90 (in Italia 91,5%), no 5,78 (oltre alle schede bianche). Il 21 maggio 2000 diversi quesiti, nessuno raggiunge il quorum, con la percentuale nazionale dei votanti di circa il 32% per i vari referendum. A Pontinia invece la percentuale è ancora più bassa: abrogazione spese consultazioni elettorali (finanziamento partiti) (v. 25,39%, sì 75,29, no 24,71), abolizione voto lista attribuzione metodo proporzionale camera deputati (v. 25,44, sì 82,03 no 17,97), abrogazione sistema elettorale componenti magistrati liste contrapposte (v. 23,24%, sì 73,24 no 26,76), ordinamento giudiziario (v. 23,24% sì 74,94 no 25,06), incarichi extragiudiziari magistrati (v. 25,33%, sì 76,82 no 23,18), licenziamenti abrogazione norme reintegrazione posto di lavoro (v. 25,42% sì 42,35 no 57,65), abolizione trattenute sindacali (v. 25,36% sì 67,90 no 32,10). Quindi il voto influenzato dai partiti e dai sindacati, a Pontinia sono contenti di pagare le spese elettorali della casta politica. Anche il 15 e 16 giugno 2003 i referendum non ottengono il quorum, con la media di nazionale di circa il 25,5%, a Pontinia il quesito per la reintegrazione dei lavoratori illegittimamente licenziati (v. 18,73%, sì 85, no 15), e quello per servitù coattiva di elettrodotto (18,75% v., sì 84, no 16) ottengono risultati ancora peggiore che a livello nazionale. Non interessa la difesa dei diritti dei lavoratori, viva gli imprenditori. Allo stesso modo non interessa la tutela dall’inquinamento elettromagnetico né della proprietà dalle servitù di elettrodotto. Questo spiega anche le scelte sbagliate in termini di progetto incompatibili con il territorio. Ancora una volta si dimostra la scarsa sensibilità sociale, di difesa del posto di lavoro, dell’ambiente e della salute. Tutti bocciati i referendum del 12 giugno 2005 sulla fecondazione assistita e i quesiti, con la percentuale nazionale del 25,5% di votanti. A Pontinia le percentuali, ancora una volta più bassa: limite alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni (v. 15,38%, sì 84,66, 15,34 no), norme sui limiti di accesso (15,40% v., sì 86,72, no 13,28), norme sulla finalità, diritti soggetti (v. 15,38%, sì 85,11, no 14,89), divieto di fecondazione eterologa (v. 15,38%, sì 77,59, no 22,41).



Pontinia e le consultazioni referendarie 2. parte (1990 – 1997)
Considerato che il 15 e 16 maggio si terrà il primo (per i comuni con oltre 15 mila abitanti, per quelli al di sotto come Pontinia è un unico turno) delle elezioni amministrative per il rinnovo dei consigli comunali. Il 2. turno dopo 15 giorni. E’ probabile, quindi, che saremo chiamati a votare per i quesiti referendari il 12 giugno. Difatti il governo cercherà, ancora una volta, di stancare gli elettori, già fin troppo disgustati dai governanti, sperando nella giornata di sole e di inizio vacanze scolastiche per non far arrivare al quorum del 50% per la validità dei referendum. Difatti i sondaggi danno vincenti i diritti civili e sociali contro la selvaggia speculazione sull’acqua e le energie naturali e rinnovabili contro i danni certi delle centrali nucleari e dei depositi di scorie. Ma è una questione economica. Qual è quel furbo che accetta l’aumento ingiustificato (del 7% annuo) della bolletta dell’acqua? La stessa agenzia nucleare ammette poi il costo superiore dell’energia atomica rispetto alle rinnovabili. Passiamo alla 2. parte della storia dei quesiti referendari, analizzando i dati dei voti e dell’affluenza nel comune di Pontinia (dove si sta costituendo il comitato referendario). Il 3 giugno 1990 i quesiti erano sulla disciplina della caccia (26,34% v, sì 89,23, no 10,76), accesso dei cacciatori ai fondi privati (v. 26,33%, sì 90,94, la più alta percentuale di voti a favore del quesito referendario di sempre, no 9,06), uso dei pesticidi (v. 26,38%, sì 88,28, no 11,71). Il quorum non venne raggiunto (circa il 43% in Italia) a Pontinia il partito fortissimo dei cacciatori era rinforzati da quello dei pesticidi per l’agricoltura. Il 18 aprile 1993 i quesiti: unità sanitarie locali (v. 79,63, sì 78,51, no 21,49), stupefacenti (79,62% v., sì 55,27 no 44,73), finanziamento pubblico dei partiti (v. 79,62%, sì 83,65, no 16,35), casse di risparmio e monte di pietà (v. 79,63%, sì 81,93, no 18,04), soppressione ministero partecipazioni statali (v. 79,61%, sì 82,66, no 17,34), elezioni senato (v. 79,63, sì 77,51, no 22,49), competenze ministero agricoltura (v. 79,60, sì 56,88, no 43,12), soppressione ministero turismo (v. 79,60, sì 72,36, no 27,64). Raggiunto il quorum a livello nazionale (circa il 77% dei votanti) e a Pontinia superata la media nazionale. Tutti i referendum approvati, a Pontinia in forte controtendenza il partito in difesa del ministero dell’agricoltura che è stato il grande serbatoio della DC. Il 15 giugno 1997 si è votato sui quesiti: privatizzazione (votanti 32,18%, favorevoli 70,94, contrari 29,06), caccia (v. 32,13%, sì 75,85, no 24,15), carriere dei magistrati (v. 32,16%, sì 78,60, no 21,40), ordine dei giornalisti (v. 32,13%, sì 63,72, no 36,28), incarichi extragiudiziali dei magistrati (32,17% v., sì 79,38, no 20,62), ministero delle politiche agricole (v. 32,12%, sì 59,35, no 40,65). Il quorum non viene raggiunto (circa il 30% il dato nazionale), quindi a Pontinia la media è stata superiore.


Storia dei referendum 1. parte 2 febbraio 2011

Nella prossima primavera, se non ci saranno le elezioni anticipate dovrebbero svolgersi 2 referendum per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua e per impedire gli aumenti della tariffa idrica senza giustificato motivo, 1 contro il nucleare e, se la Corte Costituzionale lo riterrà ammissibile dopo la bocciatura del lodo Alfano, sul legittimo impedimento. Analizziamo le precedenti consultazioni referendarie con i dati relativi al comune di Pontinia sulla partecipazione e sul gradimento dei quesiti. Come si noterà la percentuale dei votanti è alta fino al 1987 (tra gli altri con i 3 quesiti sul nucleare) per poi scendere anche al di sotto del quorum, rispecchiando la tendenza a livello nazionale. E’ noto che i conservatori, contrari ai quesiti referendari, spesso fanno una campagna in favore dell’astensione. Oppure il governo indica una data in modo da far diminuire la partecipazione, spostandola da altre consultazioni. In questo modo, ovviamente, aumentano le spese e i disagi. Molto sentiti gli argomenti sull’agricoltura, sempre in difesa dell’uso dei pesticidi, del ministero rispecchiando il forte consenso politico e associativo da parte della Col diretti e della relativa componente democristiana (a livello nazionale e locale). Consenso che ha seguito il tracollo dell’agricoltura proprio a causa dei suoi rappresentanti, con i problemi della mucca pazza e di inquinamento dovuto all’uso dei pesticidi. Forte anche la componente favorevole alla caccia, con la più bassa percentuale di votanti della provincia dopo Ponza. Sia in tema di centrali nucleari che di elettrodotto e conseguente inquinamento i dati sono in controtendenza a livello nazionale. Questo spiega i progetti incompatibili con il territorio nati da una in cultura scalfita solamente in parte dalle forti percentuali di malattie riconducibili al nucleare (leucemie anche infantili, mal funzionamento della tiroide). Tornando alle consultazioni referendarie oggi analizziamo la prima parte fino al Nel 1974 c’è stato il referendum per il divorzio del 1974 con 93,2% di votanti (superiore alla media nazionale del 87,70%), la più alta percentuale di affluenza di sempre, sì 46,06 (contrari al divorzio, dato nazionale 40,7), no 53,93 (favorevoli). Il 17 maggio 1981 si è svolto il referendum con i seguenti quesiti: ordine pubblico (v. 82,47%, sì 13,6, no 86,4), ergastolo (v. 82,47%, sì 14,3, no 85,7), porto d’armi (v. 82,47%, sì 11,1 no 88,9), e 2 sull’aborto (partito radicale v. 82,49% sì 11,3 no 88,7 dato naz. Sì 11,6 – movimento per la vita v. 82,49% sì 29,8 no 70,2, dato naz. Sì 32). L’8 novembre 1987 i quesiti abrogazione commissione inquirente (v. 69,82%, sì 78,48, no 21,51), localizzazione centrali nucleari (v. 69,82%, sì 75,62, no 24,37), abrogazione contributi enti locali per costruzione centrali nucleari (v. 69,82%, sì 74,05, no 25,94), realizzazione da parte dell’Enel di centrali nucleari all’estero (v. 69,83%, sì 67,62, no 32,37). In Italia sul nucleare votanti il 65,1%, sì 80,6, 79,7 e 71,90.

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