lunedì 29 febbraio 2016

“Adesso vi faccio vedere come muore un operaio” AMIANTO KILLER Il racconto degli ultimi giorni di vita di un lavoratore della Isochimica di Avellino, con le parole e le foto della compagna: “Perché la lotta non si può fermare, aspettano ancora uno straccio di legge”

Sono 253 le parti civili IL 19 GENNAIO l’ultima udienza per i danni subiti dagli ex operai Isochimica. E il giudice Fabrizio Ciccone ha sciolto le riserve e ritenuto ammissibile la chiamata in causa della responsabilità civile di Ferrovie dello Stato ed Asl di Avellino nel processo penale, rigettando invece la stessa istanza avanzata per Inail, Regione e curatela fallimentare. Il giudice ha anche accettato la costituzione di parte civile di altri tre ex operai della fabbrica dei veleni, in totale le parti civili ammesse salgono dunque a 253, e rigettato le istanze avanzate dal collegio difensivo in merito all'acquisizione di nuovi documenti. In aula si torna il 21 aprile, giorno in cui inizierà la requisitoria dei pm. Se gli avvocati degli ex operai si dicono soddisfatti per l'esito dell'udienza preliminare odierna, quelli degli indagati promettono scintille. I punti
1Viene assunto
all’Isochimica,
fabbrica nata
all’inizio degli
anni Ottanta
dalla
spregiudicata
fantasia di
Elio Graziano
2Le Fs furono
obbligate a
liberare treni
e vagoni dalle
coibentazioni
in amianto.
3Non c’erano i
capannoni e si
cominciò a
togliere
l’amianto dai
treni con un
raschietto e
senza tute e
maschere:
tolte 2276
tonnellate
di amianto.
ENRICO FIERRO
C'è chi, nell’era del dominio di
internet, usa social, siti di informazioni
e le altre diavolerie
del web, per mostrare
tutto. Corpi e sentimenti. Amori
e figli. L’intimità è stata
uccisa dai like. Lei, Annalisa
Massidda, ha voluto
brandire la rete per sbattere
in faccia al mondo intero la
morte. Quella di Alessandro,
l’uomo che amava da
qualche anno. E lo ha fatto
per sfidare l’i n di f f er e n za :
“Ecco, ora vi faccio vedere
come muore un operaio”.
Ha deciso di esporre volto e
corpo del suo uomo nell’atto
finale della vita. I lineamenti
stravolti, la faccia nascosta
da una maschera per assicurare
un’ultima boccata
di ossigeno, il dolore e la disperazione
negli occhi. Così
Annalisa ha voluto che i lettori
del sito di informazione
di Avellino, il Ciriaco.it, vedessero
come è morta la vittima
numero 23 della fabbrica
della strage operaia,
l’Isochimica.
“ODIO APPARIRE, d et es to
questa società che mette in
piazza tutto. Ma l’ho fatto,
ho voluto che tutti vedessero
quell’immagine terribile
degli ultimi istanti di vita di
Alessandro per dire al mondo
intero che gli operai ci sono.
È stato lui a chiederlo.
Piccolé, mi diceva negli ultimi
momenti di lucidità, la
lotta non è finita, anche
quando non ci sarò più dobbiamo
continuare a chiedere

Basta una raccomandata per trasformarti in ostaggio Poste italiane: il mancato recapito può diventare un calvario senza fine

Disavventure di un cittadino 6 Il numero dei mesi che una lettera dovrebbe rimanere in giacenza. Capita però che allo sportello l’impiegata comunichi che, trascorsi 30 giorni, la missiva sia stata rispedita al mittente: “Si lamenti al numero verde”
 Grazie e saluti Dopo le battaglie, la risposta: “Ci scusiamo se il servizio offerto le ha causato disagio”
GIORGIO MELETTI P ossiamo scegliere tutto, il mercato è libertà (dicono): il telefonino, l’e l e ttricità, il gas, l'autostrada, il treno. Siamo liberi di vivere senza gas o senza telefonino. E se non ci fidiamo della sanità pubblica possiamo rivolgerci al guaritore o alla santona. La sacra libertà del cittadino consumatore sarebbe perfetta se non esistessero le Poste Italiane. Non c’è scelta e siamo sudditi: basta che qualcuno ti spedisca una raccomandata per trasformarti da libero cittadino in ostaggio. Il numero uno di Poste Italiane Francesco Caio, fresco di quotazione in Borsa, lo sa: può tagliare il servizio quanto vuole, il cliente non può scappare e lo Stato continuerà a pagare il sussidio. STORIA VERA, m ic ro sc op ic a e significativa. Il 4 novembre 2015 il postino, dopo aver suonato una sola volta, lascia l’av - viso di giacenza di una raccomandata. C’è scritto che trattasi di atto giudiziario da ritirare all’ufficio postale entro sei mesi. Il destinatario se la prende comoda, e con giusta ragione. Massimo Sarmi, il genio del management che per oltre dieci anni ha guidato le Poste, decise un giorno di razionalizzare la consegna delle raccomandate, concentrandola in pochi uffici. Prima gli italiani, popolo pigro e arcaico, erano abituati a ritirare le “inesitate” al più vicino ufficio postale. Adesso devono mettersi in viaggio. Nel nostro caso il malcapitato deve andare a prendersi la raccomandata a quattro chilometri da casa, in una città, Roma, dove il trasporto pubblico è come se non ci fosse. Così si presenta per il ritiro il 23 dicembre, cinquanta giorni dopo l’avviso. Allo sportello l’i m pi e g a t a gli comunica che, trascorsi 30 giorni di giacenza, la raccomandata è stata rispedita al mittente. Il poveretto mostra l'avviso (“L’oggetto rimarrà giacente per 6 mesi”) e l’acuta operatrice deduce: “C’è stato un errore. Deve andare a via del Portonaccio”. Chi vive a Roma sa che “via del Portonaccio” è una sentenza dolorosa come una diagnosi infausta: è un luogo sconosciuto ai più, irraggiungibile, una metafora dell'aldilà. “Vada a via del Portonaccio” significa in italiano corrente: “P re nd it i un giorno di ferie e fai volontariato per Poste italiane, per rimediare al guaio che ti hanno combinato persone pagate per darti un servizio”. Le vive proteste della vittima impietosiscono l’a c ut a sportellista: “Allora provi al numero verde”, dice con tono perplesso, tipo “a tuo rischio e pericolo”. Infatti chiamare il numero verde è come mettere un messaggio nella bottiglia. La risoluta operatrice si rifiuta di dare spiegazioni sull’ac - caduto, si fa dare gli estremi del caso e “apre il reclamo”. Inutile anche chiedere che cosa accadrà: “Non è mia competenza, qualcuno la chiamerà”. Invece nessuno chiama, ma dopo soli 50 giorni arriva la lettera di un “responsabile qualità” che fornisce gli “op - portuni chiarimenti”. Egli, il “responsabile qualità”, in ben 50 giorni di strenuo impegno ha scoperto “a seguito delle nostre verifiche” che “il plico in questione risulta rinviato al mittente al termine della prescritta giacenza da Roma Esquilino Cpd” . Folgorante la c on cl us io ne : “Ci rammarichiamo che il servizio offerto possa averle causato disagio e insoddisfazione”. UN INTELLETTUALE la chiamerebbe stratificazione delle culture. Decenni di regime Dc-An-Cisl hanno fatto delle Poste l’azienda capace di rispondere a un cliente – che chiede come mai la sua raccomandata è tornata al mittente dopo 30 giorni anziché dopo sei mesi come scritto nell'avviso – che non è successo niente, è tutto in regola, sono cavoli suoi e può quindi dire addio alla raccomandata. Poi però si innesta la cultura Mc Kinsey di Caio che aggiunge il ra mmar ico per l’i ns o ddisfazione del cliente al quale è stato appena detto che non c’è stato alcun disservizio. Per fortuna in calce alla lettera c'è scritto che per ulteriori informazioni si può richiamare il numero verde. L’addetto fornisce alcune interessanti notizie. La prima è che la collega che aprì il reclamo a dicembre “non ha scritto niente”, ma ha un’attenuante: “Era femmina”. La seconda è che “anche il responsabile qualità non ha capito niente”. Pronta la soluzione: “Riapria - mo il reclamo”. Alla richiesta di maggiori spiegazioni su che cosa è successo egli si irrita. Non devono avergli detto che è pagato per dare informazioni e non solo per “ria - prire il caso”. Niente da fare. Si innervosisce: “Signore, vogliamo risolvere il caso o no?”. Siccome il cliente insiste per sapere, il postale riattacca il telefono. Tanto Caio è un uomo digitale, mica si occupa di come il suo call center tratta iclienti. Egli si occupa solo di tagliare il servizio universale e i relativi costi. Tanto che, quando ha quotato in Borsa la società, ha dovuto ammettere che la “raz ion ali zzaz ion e” del servizio universale e la connessa riduzione dei costi sono soggette “a rischi connessi al contenzioso amministrativo dovuto alle impugnative promosse dai comuni”. Eccola, la meravigliosa cavalcata nella modernità.

Boom di tumori, trovati i veleni nascosti a Cassino Scoperti i fusti di botulino interrati vicino a un canale. I racconti degli operai: scavavamo le buche di notte, poi i camion sversavano GLI ABITANTI «Tutti noi colpiti dalla stessa malattia»

Fusti di Botulino provenienti da un laboratorio di Sierologia del nord Italia e seppelliti a venti metri di profondità in un terreno poi adibito a pascolo. Un’indagine senza precedenti quella che da alcuni anni stanno portando avanti la Procura di Cassino e Guardia di Finanza del Gruppo di Cassino e che ha fatto emergere uno spaccato di «terra dei fuochi» tutto laziale.
I militari del colonnello Roberto Piccinini, comandante provinciale delle Fiamme Gialle, coordinati dal tenente colonnello Massimiliano Fortino e sotto le direttive del Procuratore Capo Luciano D’Emmanuele, hanno ricostruito venti anni di scellerato smaltimento di rifiuti tossici provenienti dalla Lombardia. Nei verbali di interrogatorio si leggono dichiarazioni sconcertanti rilasciate da coloro che, per convenienza e per interesse, hanno partecipato all’interramento senza all’epoca proferir parola. «Abbiamo scavato di notte buche profonde anche trenta metri. Qui poi arrivavano i camion e gettavano tutto. Scarti ospedalieri, protesi di gambe e braccia rimosse dal corpo dei pazienti, cromo esausto e poi del siero, tanto siero scaduto e proveniente da Milano dove c’era un laboratorio che doveva smaltire senza pagare cifre astronomiche».
Gli operai parlano di connivenze tra amministratori, colletti bianchi e alcuni imprenditori del settore rifiuti. La scelta del terreno non è stata casuale: è di proprietà di anziani emigranti che vivono in Scozia. I primi sospetti sulle nefandezze compiute su quella zona a danno degli ignari residenti sono iniziati ad emergere quando gli animali da cortile hanno iniziato a morire in pochi istanti e dopo aver bevuto l’acqua di un canale. A chiarire ogni cosa sono ancora una volta le testimonianze raccolte dalla Guardia di Finanza. Questa volta a parlare è un’anziana contadina del posto: «Era una giornata calda, d’agosto e tutti avevamo sete, persino gli animali. Da alcuni giorni il canale qui accanto, Nocione, era particolarmente maleodorante e soprattutto era divenuto color ruggine. Nei giorni precedenti avevamo visto uno strano movimento notturno di camion e avevamo sentito degli escavatori in funzione. Alla richiesta di spiegazioni ci hanno risposto che stavano compiendo dei lavori di bonifica di un terreno. Tornando a quel giorno di mezza estate, all’improvviso dal pollaio della mia vicina sono scappati una trentina di animali tra galline e pulcini. Quelle povere bestie per sbaglio sono finite nel fosso. Sono morte in meno di cinque minuti. Da quel momento in poi abbiamo smesso di coltivare l’orto. Abbiamo fatto analizzare l’acqua e i dati dell’Arpa ci hanno segnalato la presenza di cromo, sia nel terreno che nell’acqua. Da quel giorno non viviamo più bene. Sempre con il pensiero fisso a quell’appezzamento di terra coperto di erba e rovi».
Prima gli animali. Poi gli uomini. Sono iniziate le malattie. Una per tutte la sindrome di Hodgkin che ha "infettato" il sangue di dodici residenti. Una piccola strada di campagna con un numero così alto di residenti affetti da un cancro al sistema linfatico ed immunitario. Un’anomalia che ha indotto un medico romano a segnalare la cosa alla Dia e appunto alla Guardia di Finanza. Contemporaneamente sono arrivati gli esposti degli ambientalisti corredati di fotografie che attestano il rinvenimento, durante i lavori di scavo per l’ampliamento di un pozzo, di resti umani e scarti di sala operatoria. Nelle viscere di quell’appezzamento, che nel corso degli anni ha cambiato diversi proprietari, sono stati quindi smaltiti i rifiuti provenienti da ambienti sanitari. Non solo fusti di Botulino quindi ma anche medicinali scaduti e lastre sono emersi durante lo sbancamento. L’assessore all’Ambiente al comune di Cassino, Riccardo Consales è intervenuto parlando di «una situazione che, come ambientalista, ho denunciato per anni. Sono contento che finalmente la verità stia per venire alla luce». L’Amministrazione di cui è componente l’assessore ha emesso un’ordinanza che vieta l’uso dei pozzi e il pascolo degli animali. Un deterrente inutile e tardivo: per venti anni a Nocione si sono viste pecore bruciare e piante d’insalata crescere color vermiglio. Tutto è finito sulle tavole di coloro che vivono in zona.
Angela Nicoletti http://www.iltempo.it/cronache/2016/02/29/boom-di-tumori-trovati-i-veleni-nascosti-cassino-1.1514083

Api, se scompaiono loro ci estinguiamo tutti

Ci siamo preoccupati moltissimo della scomparsa delle api, e ne siamo ancora molto preoccupati. E’ facile capire l’entità del problema visto che gli alveari degli allevamenti sono costantemente monitorati. Ci stavamo, però quasi per dimenticare degli altri insetti impollinatori: tra cui api, farfalle, vespe, coleotteri etc. Dico quasi perché, il mondo della ricerca non ha mai smesso di preoccuparsene. Recentemente è stato compiuto il primo studio su scala mondiale proprio su questi ultimi. L’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), il 26 febbraio ha emesso il suo primo report dedicato appunto al declino della biodiversità degli insetti impollinatori. Il titolo del report parla chiaro “il nostro cibo dipende dagli insetti impollinatori che sono sotto minaccia” quindi non solo le api domestiche, ma tutti gli insetti così detti utili. All’Ipbs partecipano 124 membri di governi che collaborano con più di 1000 scienziati di tutto il mondo. In sintesi ecco i risultati: esistono 20.000 specie diverse di insetti impollinatori selvatici, il 90% dei fiori selvatici dipendono da questi insetti, il 75% della produzione alimentare dipende dagli insetti impollinatori (non solo le api domestiche) il cui valore ammonta a 577 miliardi di dollari, di questi insetti il 16% è a rischio di estinzione, il 40% tra api e farfalle selvatiche sono a maggior rischio di estinzione.
Padova vs Bari - api in campo
Tra i fattori di rischio: il cambiamento climatico, malattie e l’uso di pesticidi. Il report riporta la necessità di diminuire l’uso di pesticidi proprio per contenere la perdita di insetti impollinatori e si sottolinea l’urgenza di diminuire i fattori che stanno accelerandoil cambiamento climatico.
In natura, non solo le api si occupano di impollinare, ma sono molti altri insetti. Siccome si parla di una popolazione selvatica e non controllata direttamente dall’uomo è difficile comprendere il loro stato di salute. Purtroppo però le notizie non sono rosee. Le specie selvatiche della famiglia delle api ovvero le apoidee, che corrispondono all’80% sul totale della specie secondo la rivistaScience, a partire dagli anni 80 si sono perse il 52% nel solo Regno Unito e nei Paesi Bassi si arriva a valutare una percentuale del 67%.
Un interessante studio scientifico, condotto dai ricercatori dell’Università di Berkley, ha stabilito che l’esistenza di habitat naturali per insetti impollinatori nell’arco di 1-2 km dalle aziende agricole, incrementa la produzione agricola in modo decisivo. Secondo le misurazioni compite dal team di ricerca almeno il 90% delle colture monitorate è stato impollinato dagli insetti selvatici.
Riuscire a quantificare il loro ruolo nella produzione agricola è fondamentale per comprendere l’impatto che può avere un loro declino e agire di conseguenza. In Europa la mortalità delle colonie di api è stata in media di circa il 20%. Nel nostro paese, le perdite di api e delle loro intere colonie sono diffuse su tutto il territorio nazionale con particolare frequenza nel nord. Il declino degli insetti utili è dovuto in parte all’uso di pesticidi nocivi, in parte alla diminuzione degli habitat naturali e della biodiversità a disposizione degli insetti: negli ultimi 50 anni, urbanizzazione e moderne tecniche agricole hanno fatto diminuire del 70% la biodiversità delle varietà coltivate e ridotto del 50% gli spazi naturali.
Dave Goulson, ricercatore dell’Università del Sussex specializzato sulle api, in un’intervista su Nature, sostiene che se non si prenderanno provvedimenti a breve sarà possibile assistere al sesto evento di estinzione globale, e nonostante i moltissimi studi scientifici a riguardo, la politica sta ancora tardando a dare i primi seri provvedimenti.
Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo?
Può suonare strano ma in campagna gli insetti stanno scomparendo sempre di più. La città può essere un luogo dove creare zone destinate alla salvaguardia delle specie nutrici degli insetticosiddetti utili, e della difesa di specie botaniche che sempre più sono meno diffuse. I piccoli habitat urbani, nelle città densamente abitate, hanno la potenzialità di trasformarsi in isole per la conservazione della biodiversità. Tutto questo aiuterebbe a rallentare la scomparsa degli insetti utili e forse aiuterebbe anche l’agricoltura per produrre di più con poco sforzo.
Come dimostrano diversi studi (si veda ad esempio: Bolund P, Hunhammar S, 1999, Ecosystem services in urban areas. Ecological Economics 29:293–301) la gestione da parte dell’uomo negli spazi verdi urbani, può influenzare la biodiversità degli insetti impollinatori. Nello studio effettuato “Determinates of inner city butterfly and bee species richness” realizzato da  Kevin C. Matteson & Gail A. Langellotto, emerge che, nei community garden si possono realizzare azioni di cura e salvaguardia del verde puntando verso una ricchezza della biodiversità. Ognuno di noi, in città o in campagna, può preservare un pezzo di terra, piccolo o grande lasciando spazio ai fiori di campo. di  | 29 febbraio 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/29/api-se-scompaiono-loro-ci-estinguiamo-tutti/2506021/

Terra dei Fuochi: parte corso per diventare 'detective ambientali' Rivolto alle forze dell'ordine, è formazione contro reati ecologici

Formare 'detective ambientali': è questo, nelle parole del prefetto Donato Cafagna, incaricato di Governo contro i roghi di rifiuti, l'obiettivo del corso di formazione integrata tecnico-giuridico-operativa in materia di tutela ambientale e di eco-reati, partito oggi nella prima delle sue quattro fasi. Il corso è rivolto alle forze dell'ordine, alle polizie locali, ai vigili del fuoco, agli organi di vigilanza sanitaria e ambientale delle province di Napoli e di Caserta operanti, in particolare, nei comuni del Patto per la Terra dei Fuochi. 

I primi quattro percorsi formativi saranno avviati in contemporanea nelle sedi di Napoli, Aversa, Caserta e San Giuseppe Vesuviano, cui seguiranno, nel mese di aprile, quelli nelle sedi di Afragola, Castel Volturno, Giugliano e Nola e potranno contare, in qualità di docenti, sull'apporto dei magistrati delle Procure del Distretto giudiziario di Napoli. "É molto di più di un corso di formazione - ha detto Cafagna - e si rafforza un sistema integrato al contrasto dei roghi e dello smaltimento dei rifiuti". 

Terminato il percorso, si sta già pensando a un presidio come sede operativa. "Ragioneremo con tutte le forze interessate per la costituzione di un presidio a Giugliano - ha fatto sapere Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Giunta regionale campana con delega all'Ambiente - Giugliano è il posto individuato come ipotesi logistica perché lì vi sia una sede operativa attraverso la dotazione dei mezzi antincendio, monitoraggio, e un collegamento con il sistema di videosorveglianza". Parla di "iniziativa importante, unico caso in Italia", Luigi Riello, procuratore generale della Corte d'Appello di Napoli. "Si tratta di una sinergia effettiva tra una serie di soggetti istituzionali, dalle forze dell'ordine, ai nuclei specializzati, le autorità giudiziarie - ha affermato - tutti impegnati nel sottolineare la centralità della problematica dei reati ambientali per lungo tempo sottovalutata".
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/rifiuti_e_riciclo/2016/02/29/terra-dei-fuochi-parte-corso-per-diventare-detective-ambientali_d0f078c1-b2f5-480f-8820-98911950c5d2.html

Un contratto per il Lago di Paola Sabaudia

L'iniziativa degli Eredi Scalfati
Le criticità ambientali del Lago di Paola sono ampiamente note: scarsa circolazione dell’acqua, carenza di ossigeno nei mesi estivi, proliferazione di alghe, eccessiva presenza di nutrienti (azoto e fosforo), progressivo aumento della salinità, afflusso di inquinanti da fonte agricola e civile. Cause e processi conseguenti sono evidentemente complessi e criticamente interagenti: per questo necessitano di un insieme di azioni di riqualificazione e di protezione, coordinate e fondate su un approccio gestionale integrato. Per questo motivo gli eredi Scalfati hanno inviato una proposta al Comune di Sabaudia, alla Provincia di Latina, al Parco nazionale del Circeo e alla Regione Lazio ipotizzando la stipula di un "Contratto di Lago". Si tratta di uno strumento che da decenni viene utilizzato in Francia, Inghilterra, Belgio e Germania e che più di recente è stato adottato anche in Piemonte e in Lombardia. Come scrive in una nota l'avvocato Andrea Bazuro, amministratore unico della "Comunione Eredi Scalfati", tale strumento potrebbe essere applicato anche al lago di Paola. «Al fine di superare tali inefficienze, la normativa comunitaria e nazionale ha messo a disposizione uno strumento specifico: il Contratto di Lago. Tale istituto mira a raggiungere gli obiettivi attraverso un nuovo approccio metodologico e potrebbe essere estremamente efficace in un contesto così complesso come quello del Lago di Paola. Gli obiettivi che ci si propone di raggiungere con lo strumento del Contratto di Lago coincidono con le criticità che affliggono il sistema lacustre del Lago di Paola. La sua natura “integrata” richiede che le soluzioni ai suoi problemi provengano da un intervento congiunto e “concertato” tra tutti gli operatori del territorio, pubblici e privati. A tal fine, lo strumento del Contratto di Lago rappresenta, a nostro avviso, una metodologia in grado di raggiungere questo scopo».  http://www.latinaoggi.eu/news/sabaudia/13884/Un-contratto-per-il-Lago-di.html

Scorie nucleari - Il Governo Renzi rinvia ancora. Borgo Sabotino state sereni il deposito di scorie non durerà più di 10 mila anni

29 febbraio 2016 10:30
FQ NOW Scorie nucleari – Il Governo Renzi rinvia ancora (di Stefano Feltri)
00:0001:42
Scorie nucleari - Il Governo Renzi rinvia ancora
ILFATTOQUOTIDIANO.IT

Ilva Taranto, tutti di nuovo a processo: i Riva, il sindaco Stefàno, Nichi Vendola e gli altri indagati

Dopo l’annullamento per errori procedurali del primo processo dinanzi alla corte d’assise e il ritorno alla fase preliminare, il gup Anna De Simone ha accolto la richiesta della procura ionica rinviando a giudizio tutti i 44 imputati dell'inchiesta Ambiente Svenduto
Inizierà il prossimo 17 maggio il “nuovo” processo nei confronti dei 44 imputati dell’inchiesta “Ambiente Svenduto” per le emissioni nocive dell’Ilva di Taranto. Dopo l’annullamento per errori procedurali del primo processo dinanzi alla corte d’assise e il ritorno alla fase preliminare, questa mattina il gup Anna De Simone ha accolto la richiesta della procura ionica rinviando nuovamente tutti a giudizio. A processo, tra gli altri, Fabio e Nicola Riva, figli del patron Emilio e proprietari dell’Ilva accusati insieme all’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso, all’ex responsabile delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà, all’avvocato del Gruppo Riva Franco Perli e ai cinque fiduciari che componevano il cosiddetto ‘governo ombra‘ di associazione a delinquere per aver controllato “l’emissione di provvedimenti autorizzativi nei confronti dello stabilimento Ilva” e per “consentire al predetto stabilimento la prosecuzione dell’attività produttiva”. Manovre che avrebbero poi causato il disastro ambientale, l’avvelenamento di sostanze alimentari e l’omissione di cautele sui luoghi dove operavano i dipendenti. Fabio Riva e l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti, inoltre, devono difendersi anche dall’accusa di corruzione in atti giudiziari per aver versato, secondo i pubblici ministeri, una tangente di 10mila euro per ammorbidire una perizia sull’Ilva.
Sotto processo finisce nuovamente anche l’ex governatore di Puglia Nichi Vendola, accusato di concussione aggravataper aver fatto pressioni sul direttore di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, affinché assumesse un atteggiamento meno severo nei confronti della fabbrica. Sulla base dei monitoraggi del 2009, infatti, Arpa Puglia aveva evidenziato “valori estremamente elevati di benzo(a)pirene” e di conseguenza proposto in una relazione “l’esigenza di procedere ad una riduzione e rimodulazione del ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico diTaranto”. Ma, secondo la procura ionica, Vendola avrebbe “fortemente criticato l’operato dell’Arpa, esprimendo al contempodisapprovazione, risentimento ed insofferenza” e in un incontro avvenuto il 22 giugno 2010 con gli assessori Nicola Fratoianni, alcuni dirigenti della regione  e l’allora dirigente Ilva Girolamo Archinà, avrebbe ribadito “che in nessun caso l’attività  produttiva dell’Ilva avrebbe dovuto subire ripercussioni”.
Tra i 44 imputati finiti nuovamente a processo anche il primo cittadino di Taranto, Ippazio Stefano, l’ex presidente della Provincia Gianni FloridoLuigi Pelaggi (ex capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo) e Dario Ticali, ex presidente della commissione ministeriale che rilasciò l’autorizzazione integrata ambientalealla fabbrica. A giudizio anche l’ex assessore regionale alla sanità del Pd Donato Pentassuglia, accusato di favoreggiamento nei confronti di Archinà.
Sotto processo anche tre società: Riva Fire, Riva Forni elettrici eIlva spa in amministrazione controllata. Per quest’ultima nella scorsa udienza, l’avvocato Angelo Loreto, ha annunciato l’intenzione dei commissari Pietro GnudiEnrico Laghi eCorrado Carrubba di presentare nuovamente dinanzi alla Corte d’assise una richiesta di patteggiamento accettando una sanzione pecuniaria di 3 milioni di euro, la nomina dei commissari straordinari come commissari giudiziali e un risarcimento di circa due miliardi che, tuttavia, lo Stato avrebbe già speso o comunque messo in preventivo di spendere per ammodernare lostabilimento ionicodi  | 29 febbraio 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/29/ilva-taranto-nuovamente-a-processo-i-riva-il-sindaco-di-taranto-nichi-vendola-e-tutti-gli-altri-indagati/2506135/

la differenza tra le falde della centrale nucleare di Borgo Sabotino e quelle discrete di Borgo Montello

La colpa è delle falde. Guardate la differenza con quelle della discarica di Borgo Montello. Sono praticamente immobili, hanno circoscritto l'inquinamento all'interno della discarica, senza danneggiare i confinanti. Quasi quasi vanno pure in salita per non scendere nell'Astura. Se sono inquinate è per colpa della preistoria e non certo dei benefattori della discarica meritevoli di medaglie. Se le falde di Montello sono discrete, quelle di Sabotino avrebbero molto da imparare anzichè disturbare nel raggio di almeno 1 km le persone che hanno tanta fiducia nel nucleare e che non disturbano, non protestano, non mettono cartelli, muoiono e si ammalano in silenzio, facendo arricchire Latina. Con i soldi del ristoro nucleare quante belle cose si fanno a Latina come con quelli della discarica. Magari ci pagano lo stadio, il circo e le parcelle non perdono certo tempo a tutelare il territorio. Ci sono falde che meritano altre no

Filippine a rischio per cicloni sempre più estremi Scienziati, fenomeni in aumento per incremento temperature mare

(ANSA) - ROMA, 29 FEB - Nelle Filippine il rischio di tifoni della potenza catastrofica di Haiyan - che nel 2013 provocò oltre 7300 tra morti e dispersi - è sempre più alto. Secondo uno studio condotto dall'Università di Sheffield, pubblicato sull'International Journal of Climatology, l'aumento della temperatura della superficie del mare, provocato dai cambiamenti climatici, potrebbe essere fattore scatenante di cicloni tropicali sempre più estremi e intensi nell'arcipelago. Con conseguenze drammatiche in termini di perdite di vite umane e danni economici.

Analizzando gli eventi verificatisi tra il 1951 e il 2013, i ricercatori hanno rilevato una lieve diminuzione di cicloni di piccola entità (quelli con venti al di sopra dei 118 chilometri orari), in particolare negli ultimi due decenni. Tuttavia negli ultimi anni sono aumentati i fenomeni più pericolosi, con venti che superano i 150 chilometri orari, colpendo principalmente l'isola settentrionale di Luzon.

Studi precedenti suggeriscono che l'aumento di cicloni tropicali particolarmente intensi potrebbe essere imputato all'aumento della temperature della superficie marina registrato almeno dal 1970 come effetto dei cambiamenti climatici. Un dato che fa riflettere anche se, precisano gli scienziati, è ancora presto per giungere a conclusioni.

Secondo il rapporto 2014 sui rischi globali della United Nation University le Filippine sono tra i Paesi più a rischio per una serie di eventi naturali: piogge monsoniche, cicloni tropicali, terremoti e tsunami. Nel novembre 2013 il tifone Haiyan fu uno dei più violenti mai registrati.(ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2016/02/29/filippine-a-rischio-per-cicloni-sempre-piu-estremi_afb95c7d-bc26-486f-aa67-92e929960b9b.html

Pontinia e l'urbanistica per piano di zona bloccato, concessi altri due anni

Latina editoriale oggi 29 febbraio 2016

San Felice Circeo per il porto nuovo round in tribunale. Sabaudia per gli stabilimenti balneari torna l'incubo dell'erosione costiera. Sezze i comitati per l'acqua pubblica tornano in azione

Latina editoriale oggi 29 febbraio 2016

toh, chi lo avrebbe mai detto, anche le acque di falda intorno alla centrale nucleare di Borgo Sabotino sono avvelenate. State sereni il pd vi protegge, il deposito delle scorie non durerà più di diecimila anni e non c'è pericolo per la salute, per chi sopravvive all'inquinamento già in atto nel silenzio degli enti (in)competenti

Latina editoriale oggi 29 febbraio 2016

Acque avvelenate attorno alla centrale nucleare, stop all'uso

Latina

Stop all’utilizzo dell’acqua proveniente dai pozzi nell’area di Borgo Sabotino: i valori di concentrazione di cloruro di vinile nelle acque sotterranee della falda soggiacente la Centrale Nucleare sono troppo alti e nocivi non solo per l’ambiente, ma anche per la salute. È quanto viene ordinato dal Servizio Ambiente Igiene e Sanità del Comune di Latina che con l’atto pubblicato il 25 febbraio informa tutti i residenti della zona che iscrive la centrale della Sogin di non utilizzare l’acqua dei pozzi per alcun motivo, né per uso alimentare, né per igiene personale né tantomento per fine agricolo.
(Articolo completo su Latina Oggi del 29 Febbraio 2016) http://www.latinaoggi.eu/news/news/13822/Acque-avvelenate-attorno-alla-centrale-nucleare--stop-all-uso.html

Latina e l'urbanistica, la bugia clamorosa sugli abitanti potenziali, anche le date seminano dubbi sulle varianti ai piani particolareggiati

Latina editoriale oggi 29 febbraio 2016

Piani particolareggiati, quelle approvazioni in piena estate

Latina

L’approvazione delle varianti più delicate? Meglio riunire la Giunta ad agosto quando anche la politica è in ferie. La data di approvazione della variante al Piano particolareggiato R-6 Isonzo è quella del 2 agosto 2013, mentre quella della variante al Ppe R-3 Prampolini è il 7 agosto 2014. A voler essere precisi il 2 agosto 2013 non c’è stata alcuna seduta di Giunta per approvare definitivamente la variante, ma una semplice determina dirigenziale,la numero 1518. Eppure nella delibera «madre», la n.474 del 26 settembre 2012, si disponeva espressamente che la definitiva approvazione del nuovo strumento urbanistico avrebbe richiesto un provvedimento della Giunta municipale. Così, ad occhio e croce, la variante al Ppe R-6 Isonzo appare carente anche dal punto di vista strettamente formale: non è mai stata davvero approvata, il che potrebbe comportare la conseguente revoca delle concessioni già rilasciate.
(Articolo completo su Latina Oggi del 29 Febbraio 2016) http://www.latinaoggi.eu/news/news/13820/Piani-particolareggiati--quelle-approvazioni-in-piena-estate.html

la provincia di Latina con le famiglie e le imprese in preda agli usurai con il cappio al collo. Ma la provincia è sotto controllo, tranquilli, di chi non lo so, ma sotto controllo

Latina editoriale oggi 29 febbraio 2016

Riciclo, la corsa a ostacoli delle imprese contro il monopolio di Conai: ritardi, annullamenti e battaglie legali

Dopo l'immobilismo della politica e in attesa dell'approvazione del ddl Concorrenza al Senato, ecco le storie delle aziende che hanno tentato di realizzare sistemi autonomi di raccolta e recupero dei materiali di imballaggio. Come il calvario della Aliplast: "Fare lobby non è il nostro lavoro, siamo e restiamo riciclatori. Ma almeno abbiamo aperto una strada" nuova"
L’Antitrust lo dice dal 2008 e lo ha ripetuto di recente in più occasioni: nella raccolta e nell’avvio al riciclo degli imballaggiserve più concorrenza. Un primo passo potrebbe arrivare presto con l’approvazione anche al Senato del ddl sulle liberalizzazioni, dopo anni in cui la politica ha fatto orecchie da mercante agli appelli dell’Autorithy, mentre a pagare il prezzo dell’immobilismo erano le aziende che hanno tentato di mettere in piedi sistemi autonomi di raccolta e recupero dei materiali. Con iter durati anni, tra ritardi, schermaglie legali, annullamenti di procedure ed esposti all’Authority per la concorrenza.
Per rispettare l’obbligo di recuperare gli imballaggi usati, il Testo unico ambientale del 2006 prevede che i produttori possano aderire al Consorzio Conai, istituito dalla legge nel 1997 per dare input a raccolta differenziata e riciclo oppure avviare unsistema autonomo, a patto di gestire i propri contenitori e di coprire tutto il territorio nazionale. Chi ha scelto la seconda opzione, però, si è trovato ad affrontare un percorso a ostacoli, iniziato con gli sforzi per soddisfare questi due requisiti considerati eccessivi dalla stessa Antitrust e continuato spesso in tribunale.
Aliplast: sette anni di calvario
Aliplast, azienda trevigiana che oggi avvia a seconda vita il 10 per cento di tutta la plastica riciclata in Italia, ci ha messo7 anni per vedersi alla fine riconosciuto il diritto di operare con il proprio sistema Pari, attraverso il quale raccoglie e ricicla lepellicole in polietilene utilizzate dalle imprese per imballare bancali di merci. Oggi lavora con grandi nomi come Heineken,Nestlé e Saint Gobin, con una percentuale di riciclo del 60 per cento. “Il sistema Pari ha avuto il via libera nel 2009 dall’Osservatorio nazionale rifiuti, le cui funzioni sono oggi in capo al ministero dell’Ambiente, dopo 18 mesi di istruttoria – racconta Alessandro Stocco, manager di Aliplast – Nel frattempo, però, Conai ha presentato ricorso, accolto dal Tar e confermato dal Consiglio di Stato, i quali hanno ritenuto che i controlli svolti sulla nostra attività non fossero sufficienti. L’iter così è tornato alla fase iniziale e siamo stati autorizzati di nuovo dal ministero solo ad agosto 2014″, racconta Alessandro Stocco, manager di Aliplast. Non finisce qui: “A quel punto, Conai ha presentato un nuovo ricorso contro il provvedimento. Abbiamo fatto ricorso anche noi, perché nel decreto ministerialerimanevano dei vincoli alla nostra attività”. “Purtroppo – ammette Stocco – fare lobby non è il nostro lavoro, siamo e restiamo riciclatori”, ma “grazie all’istruttoria Antitrust il rapporto tra Pari e Conai è giunto ad una piena definizione e questo ha aperto la strada anche per altri sistemi che dovessero nascere in futuro”.
Compiti a casa
Stocco fa riferimento al procedimento avviato nel 2014 dall’Autorità per la concorrenza nei confronti di Conai eCorepla, il Consorzio per il recupero degli imballaggi in plastica, per verificare un eventuale abuso di posizione dominante. Tutto era partito da una segnalazione della stessa Aliplast. A settembre 2015, l’Authority ha chiuso l’indagine rinunciando ad accertare l’infrazione e accettando cinque impegni vincolantipresentati dai due consorzi. Impegni considerati “idonei a tutelare la concorrenza“, che offrono maggiori garanzie a Pari e che “si applicheranno alle procedure di riconoscimento dei nuovi sistemi”. Il primo, in particolare, parla di “non interferenza da parte di Conai” negli iter di riconoscimento dei sistemi autonomi. Il parere del Consorzio al ministero nel procedimento era previsto dalla legge del 2006, ma Conai, ha ripetuto il presidente dell’AuthorityGiovanni Pitruzzella in Parlamento anche a metà febbraio, “potrebbe esercitare un ruolo non neutrale nell’ambito delle procedure di riconoscimento dei sistemi autonomi” suoi concorrenti. L’Antitrust si è detta più volte a favore che questo compito passi a un ente terzo come l’Ispra.
Prs: due anni per un no
Un atteggiamento di terzietà di cui spera di beneficiare anche laPrs, società olandese che in passato ha tentato invano di farsi riconoscere dal ministero il proprio sistema chiuso di noleggio e recupero di pallet in legno per il trasporto merci. “L’azienda ha presentato richiesta di riconoscimento a dicembre 2011 e il ministero dell’Ambiente l’ha rigettata a luglio 2013, dopo ripetuti invii di documentazione e sollecitazioni. Tra le motivazioni del rifiuto, sostenute anche dal parere emesso da Conai, c’era l’idea, sbagliata a nostro avviso, che Prs non sia un produttore di imballaggi perché, pur progettandoli e immettendoli in commercio con il proprio marchio, non li fabbrica materialmente in propri stabilimenti. Perché il ministero, se la pensa così, non ha detto subito che la domanda era inammissibile?”, si chiede l’avvocatoMara Chilosi, che ha poi difeso la società nel ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento del governo.
La sentenza, arrivata l’anno scorso, ha sciolto altri nodi tecnici, ma ha lasciato aperto quest’ultimo punto: “Se Prs anziché nel 2011 avesse presentato la domanda oggi, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Per questo stiamo valutando se presentare una nuova richiesta di riconoscimento. Ci amareggia che ci debbano essere sempre dei pionieri che sopportano il peso dei cambiamenti sulle loro spalle: questa società opera in tutta Europa con il suo sistema di pallet pooling el’Italia è l’unico Paese in cui ha problemi”.
Primi passi
L’articolo 37 del ddl concorrenza già approvato alla Camera eora in discussione in commissione Industria al Senato potrebbe aiutare la libera iniziativa: da una parte sostituisce il parere delConai con quello di un ente terzo (come l’Ispra, come suggerito dall’Antitrust) dall’altra prevede che il contributo che produttori e utilizzatori pagano al Conai per la gestione degli imballaggi non sia dovuto a partire dal primo riconoscimento del sistema autonomo, anziché solo dal via libera definitivo, in modo da non appesantire chi cerca di investire in un nuovo progetto. Un primo passo, anche se per chi lotta e aspetta da anni non basta: “Rimangono molte criticità”, dice Chilosi. “Una su tutte – sottolinea – è il fatto che oggi può costituire un sistema autonomo solo chi rientra nella categoria di produttore di imballaggi. Molte aziende che si configurano come utilizzatori, come quelle che importano imballaggi pieni dall’estero, avrebbero interesse ainvestire in un progetto simile, ma si trovano la strada sbarrata”. di  | 29 febbraio 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/29/riciclo-la-corsa-a-ostacoli-delle-imprese-contro-il-monopolio-di-conai-ritardi-annullamenti-e-battaglie-legali/2498836/

OGM anche Presa Diretta a favore anche Riccardo Iacona prende i soldi dalla Rai per disinformare

Giorgio Libralato La disinformazione e la distrazione di massa, vanno insieme all'industria della distruzione. Sempre di Rai si tratta.
SEGNALO UNA COSA DI UNA GRAVIDITA' INAUDITA: non so chi di voi ha visto la trasmissione di Presa Diretta di questa sera con una prima parte sugli OGM che reputo assolutamente faziosa: l'unica voce contraria quella di una Prof.ssa della Facoltà di Agraria di Pisa cui è stata data la parola per poche battute e che ha evidenziato l'aumento di insetti resistenti con il mais BT.
L'unica verità che è stata detta è che vietiamo la coltivazione degli OGM ma ce li mangiamo in quanto oltre l'80% dei mangimi utilizzati in Italia è di questo tipo. Perchè Vandana Shiva è stata solo nominata e non intervistata? Perchè non sono stati intervistati i Prof Gianni Tamino, Marcello Buiatti, Pietro Perrino, Seràlini? Si vorrà per caso aprire la strada non solo agli OGM ma anche TTIP?.....La battaglia si fa sempre più dura!

Migliara 47 Borgo Pasubio (direzione Appia via della Striscia) Pontinia il giorno dopo, l'albero di eucaliptus bruciato dolosamente anni fa, pericolante è caduto sulla sede stradale piegando il guard rail dalla parte opposta. Ennesimo crollo, pericolo più volte segnalato ignorato in modo delinquenziali dagli enti, aspettando la prossima tragedia




lo scandalo della galleria Di Trapano sulla SR 156 (tra Priverno e Sezze. Ceriara, Migliara 47) Anitori chiede che almeno questa volta si facciano i lavori giusti con la chiusura del traffico per un mese per ripristinare l'illuminazione. Sonnino gli autovelox sono a norma


All'Università di Genova il libro "Ambiente Delitto Perfetto". All'Università di Alessandria la falsa bonifica Solvay.

Solvay ripresenta la truffa della bonifica di Spinetta Marengo, sputtanata su "Ambiente Delitto Perfetto". La sfidiamo ad un confronto scientifico e pubblico.Quando Solvay, condannata in Corte di Assise, sentirà il dovere di trasparenza verso la collettività alessandrina ferita e dunque avrà il coraggio di misurarsi sul piano scientifico con Medicina democratica in un confronto pubblico? Trova invece più comodo –tanto i politici fanno come le tre scimmiette e i giornalisti sono compiacenti e i baroni universitari sono commissionati- comodo strombazzare senza contradditorio fasulli progetti di bonifica, scientificamente fasulli come soluzione del disastro ecologico in quanto strozzati da investimenti ridicoli: 7 milioni, irridendo così il Ministero dell’Ambiente che aveva stimato un acconto di100 milioni di euro di danno ambientale... Continua
Egr. prof. Osella, si sta candidando al premio Nobel per la chimica o lavora su commissione per Solvay? Con rispetto parlando, i Suoi metodi di distruzione del cromo esavalente tramite ditionito di sodio o, peggio, dei metalli pesanti tramite felci, ci sembrano un azzardo poco scientifico che Solvay usa per la propria strombazzata bufala di bonifica della Fraschetta. Pur considerando con benevolenza il fabbisogno finanziario della Sua Facoltà, ma severamente considerando il ruolo pubblico e retribuito che Lei svolge in una istituzione statale, con tutti i titoli accademici anche internazionali che l’accompagnano nella piccola sede universitaria alessandrina, La invitiamo ad esporsi in un contradditorio scientifico con i nostri esperti. Giustificando altresì il senso della Sua affermazione: “Lavoro con la Solvay, e non per la Solvay”. Secondo noi, Lei dovrebbe lavorare per la collettività. Dunque non fungere da spalla ad una Solvay,condannata in Corte di Assise, che non sente il dovere di trasparenza verso la collettività alessandrina ferita e dunque non ha il coraggio di misurarsi sul piano scientifico con Medicina democratica in un confronto... continua
Il TTIP nel libro Ambiente Delitto Perfetto. Il video della Conferenza di Lino Balza all'Università di Genova. Omaggio a Giorgio Nebbia. Elogio del conflitto.
Perchè il Tribunale di Alessandria è candidato al Premio Attila 2015. Altro episodio. che si aggiunge a quelli illustrati sul libro Ambiente Delitto Perfetto. Vi ricordate dei braccianti dell'azienda agricola Lazzaro che per due anni non hanno percepito retribuzioni, né TFR, né ferie, né straordinari, né festivi, dopo essere stati licenziati con un cartello appeso ad un palo della luce? Ebbene, rispetto al contenzioso economico, di cui ai conteggi e ai ricorsi fatti dalla Cgil, le domande dei lavoratori sono state finora rigettate! Clicca qui il comunicato del Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia.
No Tav: scarcerati i quattro attivisti. Erano accusati di... terrorismoClicca qui.
8 marzo a Venezia mobilitazione No Tav - Nomose - No grandi navi contro Renzi e Holland. 29 febbraio assemblea a Venezia per preparare la mobilitazione. 5 marzo in Valsusa controvertice No Tav. Clicca qui il comunicato di Medicina democratica e Comitati.
NO TRIV

Trivella, trivella
c’è sotto il petrolio
oppure il metano
che ti dà una mano

Una mano a finire
coperti dal mare:
se succhi il metano
il fondo sprofonda

Il mare si alza
e tutto s’inonda.
Si chiama Acqua alta
tra un po’ sarà norma

Ma il mare si alza
ancora di più
perché quel metano
poi noi lo bruciamo

E l’aria si scalda
per questi gas serra,
i poli si sciolgono
i mari s’ingrossano.

Venezia non muore
per fato o natura,
è l’uomo la bestia
feroce che uccide.

Le Tremiti, Dalla
voleva salvarle,
Ravenna, Agrigento,
l’Italia venduta.

Trivella, Matteo
trivella con l’Eni
noi fessi, noi sudditi
battiamo le mani

Michele Boato
Uova pasquali per costruire un ospedale nel campo profughi. Già disponibili nei locali dell'Associazione Verso il Kurdistan onlusClicca qui.
L'adesione a "Mondo in cammino". Clicca qui il programma per il 2016. Previsto un impegno finanziario maggiore dovuto al trentennale di Chernobyl e alla ripresa dei progetti di riconciliazione interetnica ed interreligiosa nel Caucaso del Nord.
Ogni prestazione medica dev’essere idoneamente illustrata all’interessato, al fine di garantire una scelta consapevole, rispetto al trattamento terapeutico proposto. Ma cosa succede per quei soggetti maggiorenni che non sono in grado di esprimere il proprio assenso o diniego, a causa di vari tipi di infermità o disabilità? E quali sono i vari distinguo da fare? Scopriamolo con la presente scheda. (continua...)
Si può e si deve parlare di sesso e disabilità. Con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore. Se poi lo dice anche Luciana Littizetto.... (continua...)
No a chi propone "scuole speciali". Rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena partecipazione. (continua...)
Avremo una scuola e una società con la “S” maiuscola Solo quando a scuola si insegnerà che vincere non è sorpassare gli altri, ma superare se stessi.(continua...)

Messaggio di pace e salute inviato a 14.101 destinatari da Barbara Tartaglione  b.tartaglione@tiscali.it
MEDICINA DEMOCRATICA - MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE onlus 
Via dei Carracci 2 20100 Milano
Sito web
5 x mille 97349700159
Sottoscrizione (Socio+Rivista) ordinaria 35€ o sostenitrice 50€
b/b IBAN IT48U0558401708000000018273
bollettino postale CCP1016620211-IBAN POSTE IT02K0760110800001016620211
entrambi intestati a Medicina Democratica ONLUS
Sezione provinciale:  Via Dante 86 15121 Alessandria Tel. 3470182679 - 3382793381