martedì 29 dicembre 2015

Biogas, clostridi, Parmigiano-Reggiano. Autogol biogassista

Da Correggio, un comune emiliano dove le coop  si sono scatenate nella corsa al biogas arriva una notizia che viene presentata come "tranquillizzante" ma che, da chiunque letta, appare palese conferma dei rischi da digestato. Vi ricordate del progetto WALUFE palese ammissione che il digestato è un problema grave e che i biogassisti lo smaltiscono vicino agli impianti?  I lettori della Gazzetta di Reggio, però, forse non se lo ricordono e a loro può venire spacciata la notizia che tre ricercatori dell'Università locale hanno "inventato un nuovo concime" a partire dal digestato. Viene definito una "liquirizia" dal digestato (tanto deve essere stato "cotto a puntino" che è quasi carbonizzato). 
Si riferisce che i clostridi "neutralizzati" da elevate temperature e "adeguate" pressioni. Le spore infati resistono per ore a temperature di 100°C!
 Peccato che il concime ottenuto (dato il costo dell'operazione, sull'energia fossile sprecata sorvoliamo) è proposto solo per le piante in vaso. E allora che "tranquillità" da al Parmigiano Reggiano (e a chi  - no solo a Reggio Emilia si preoccupa per la salute animale e umana)?. 


Nei campi non si usano "suppostine" di concime ma maxibotti, manichette e condutture illegali che sversano sui terreni fiumane di digestato. Questo articolo è una conferma dei pericoli digestato. I clostridi sono un problema concreto è quello che si ricava dalla lettura dell'articolo (un po' sconclusionato peraltro) finisce per essere un autogol per il CIB, per i biogassisti. Il lettore apprende che ci sono in atto programmi per rendere "innocuo" il digestato e farne un buon concime. Allora non è né innocuo né 
un buon concime, altrimenti non impiegherebbero ricercatori, tempo, denaro, attrezzature. A conferma si deduce che per diventare "innocuo" e "neutralizzare" i clostridi è necessario sottoporre il digestato a drastici trattamenti fisico-chimici (si parla di altissime temperature e pressioni e cambiamento di pH)





fonte: http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2015/12/27/news/un-nuovo-fertilizzante-derivato-da-rifiuti-biologici-1.12684932


Un nuovo fertilizzante derivato da rifiuti biologici

Tre studiosi di Unimore analizzano i derivati della Cooperativa Agroenergetica La ricerca sul Cat di Correggio presentata su una rivista scientifica internazionale
(27.12.2015) CORREGGIO. Analizzando i derivati della Cat, la Cooperativa Agroenergetica Territoriale di Correggio, tre studiosi di Unimore sono riusciti a creare un nuovo fertilizzante per i fiori e le piccole piante accolte nelle serre e nei giardini domestici. La ricerca, finanziata dalla Fondazione Manodori, riguardava i gonfiori che talvolta colpiscono le forme di Parmigiano Reggiano impedendone la marchiatura e riducendone di conseguenza il valore.
L’interessante scoperta, subito presentata su una rivista scientifica internazionale, è stata condotta da Nicola Pecchioni, Andrea Pulvirenti e Domenico Ronga, tutti del Dipartimento di Scienze della vita di Unimore, che operano nel padiglione Besta al campus San Lazzaro e nel centro ricerche di via Kennedy.
I risultati ottenuti sono basati sulla individuazione e la modifica dei clostridi, spore batteriche presenti nel digestato, sottoprodotto derivante dal biogas, fonte di approvvigionamento energetico in continua ascesa nelle aree ad alta produzione casearia.
Come fare per evitare che le spore incriminate contaminino il terreno dove viene usato come fertilizzante? Sotto esame i campioni di ingestati e digestati provenienti dall’impianto della cooperativa correggese che fa parte del Consorzio Italiano Biogas. Dopo esami microbiologici ed analisi chimiche è stata trovata una soluzione che ha portato alla eliminazione delle cellule incriminate. Ricorrendo ad alte temperature e adeguate pressioni, il digestato è stato trasformato in un “pellet” solido, che può essere stoccato, minuscoli cilindretti scuri, una “liquirizia” che può essere adottata per aiutare a crescere fiori e piccole piante. Dalla terra dunque per la terra. Con la tranquillizzante garanzia che gli impianti di biogas come quello correggese possono coesistere nelle zone vocate alla produzione di specialità lattiero casearia come il Parmigiano Reggiano. “E’ calato il ph – spiega Ronga – ed è diminuita la componente di acqua, e ciò ha facilitato pure il trasporto, mentre si sono concentrati gli elementinutrienti quali fosforo, potassio, azoto”. Una manna per molti terreni. Tanto che ora è iniziata la seconda fase, il possibile impiego di questo derivato per valorizzare le aree agricole reggiane. L’ applicazione su larga scala potrebbe avvenire entro breve tempo. http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2015/12/biogas-clostridi-parmigiano-reggiano.html

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