E’ una sfida su cui si misurerà il progresso del’intera umanità nel concepire un modello economico e  produttivo innovativo basato sull’efficienza nell’uso delle risorse e sull’abbandono delle energie fossili verso un futuro al 100% alimentato dalle fonti rinnovabili. Gli scenari energetici cominciano a confortarci, lo scorso anno c’è stato per la prima volta un decoupling, cioè una crescita economica intorno al  3%, senza che le emissioni, rimaste stabili, salissero di pari passo.
E’ certo che in Italia il Governo stenta ancora a dare segnali concreti di discontinuità rispetto al passato, non prevedendo un programma di dismissione delle centrali a carbone e decidendo addirittura di classificare come strategiche le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi, mettendo a rischio i nostri mari pur di sfruttare le scarse riserve di petrolio di sarsa qualità che abbiamo (sufficienti a soddisfare il nostro fabbisogno per appena 7 settimane).  Non è un disegno molto lungimirante quando si pensi che negli ultimi 60 anni in Italia sono stati spesi almeno 52 miliardi di euro per danni provocati da alluvioni o frane, provocati da quei fenomeni meteorologici estremi che sono causati dai cambiamenti climatici.

di Stefano Lenzi – WWF Italia http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/28/cambiamenti-climatici-vertice-di-parigi-due-gradi-sono-gia-troppi/2258743/