domenica 17 maggio 2015

Studio di Impatto Ambientale (SIA) Indeco sopraelevazione discarica di Borgo Montello S8


INDICE

1. PREMESSA 5
2. INQUADRAMENTO GENERALE 7
3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 9
3.1 Generalità 9
3.2 Il Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Lazio 10
3.3 Il Piano Provinciale dei Rifiuti (PPR) 13
3.4 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTPC) 15
3.5 Il Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) 15
3.6 Il Piano Territoriale Regionale Generale (PTRG) 16
3.7 Il Piano Territoriale Paesistico (PTP) 17
3.8 Il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) 17
3.9 Il Piano Regolatore Generale (PRG) 18
3.10 Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque (PRRA) 20
3.11 Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) 21
3.12 Vincoli idrogeologici 21
3.13 Il Piano Energetico Regionale (PER) 22
3.14 Il Piano Energetico Ambientale della Provincia di Latina 223
3.15 Altri Piani di interesse 223
4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 25
4.1 Caratteristiche morfologiche, dimensionali e costruttive della sopraelevazione del bacino S8 26
4.1.1. Sistema barriera di fondo e delle pareti e copertura finale 27
4.2 Sistema di gestione del percolato 29
4.3 Sistema di gestione del biogas 30
4.4 Sistema di gestione e regimazione delle acque meteoriche 30
4.5 Utilizzo e consumo di risorse ambientali 31
4.6 Produzione di rifiuti e quantificazione delle terre e rocce da scavo nonché delle modalità di riutilizzo e /o gestione 31
4.7 Rischio di incidenti 32
4.8 Operazioni di manutenzione previste 35
4.9 Scarichi idrici e prelievo delle acque 36
4.10 Impatto sul corpo idrico recettore (tecniche di ingegneria naturalistica) 37
5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 38
5.1 Premessa 38
5.2 Morfologia, geologia e geomorfologia 38
5.2.1 Morfologia 38
5.2.2 Geomorfologia 39
5.2.3 Geologia 42
5.2.4 Caratteristiche di sismicità dell’area 43
5.2.5 Interventi per la mitigazione degli impatti 44
5.3 Idrogeologia e idrografia, e qualità delle acque sotterranee e superficiali 45
5.3.1 Idrogeologia 45
5.3.2 Idrografia 50
5.3.3 Qualità delle acque sotterranee 51
5.3.4 Qualità delle acque superficiali 53
5.3.5 Interventi per la mitigazione degli impatti 56
5.4 Atmosfera 57
5.4.1 Precipitazioni 57
5.4.2 Temperatura 62
5.4.3 Ventosità 63
5.4.4 Turbolenza 65
5.4.5 Inquadramento dello stato di inquinamento atmosferico locale 66
5.4.6 Inquadramento dello stato di inquinamento acustico locale 668
5.4.7 Radiazioni ionizzanti 71
5.4.8 Interventi per la mitigazione degli impatti 72
5.5 Aspetti socio-economici 73
5.5.1 Centri abitati 73
5.5.2 Uso del suolo 74
5.5.3 Indicazione delle infrastrutture esistenti 77
5.5.4 Interventi per la mitigazione degli impatti 79
5.6 Aspetti naturalistici 80
5.6.1 Flora 80
5.6.2 Analisi della qualità della flora 81
5.6.3 Fauna 83
5.6.4 Interventi per la mitigazione degli impatti 84
5.7 Stato degli ecosistemi 84
5.7.1 Descrizione delle zone umide presenti 85
5.8 Salute pubblica 86
5.9 Paesaggio e aspetti storici e culturali 88
5.9.1 Aspetti storico–archeologici 89
6. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE PREVISTE PER EVITARE, RIDURRE E COMPENSARE GLI EFFETTI NEGATIVI DEL PROGETTO SULL’AMBIENTE               91
6.1 Premessa 91
6.2 Impatto dovuto all'utilizzo delle risorse naturali e misure di mitigazione
previste 92
6.3 Impatto dovuto a traffico, rumore, vibrazioni e polveri e misure di mitigazione previste 92
6.4 Impatto visivo e misure di mitigazione previste 93
6.5 Impatto dovuto alla produzione di rifiuti e misure di mitigazione previste 94
6.6 Effetti sul paesaggio e sui suoli (sottrazione di suolo ai fini agricoli) 96
6.6.1 Alterazione delpaesaggio 96
6.7 Impatto socio-culturale 98
6.8 Effetti dovuti alla non realizzazione del progetto (opzione zero) 99
6.9 Fase di post-gestione                                                                              99
7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 101
7.1 Sintesi dello studio 101
7.2 Dichiarazione finale di impatto 103

1. PREMESSA
La presente relazione di Studio di Impatto Ambientale (SIA) costituisce parte integrante del progetto di sopraelevazione del bacino di discarica denominato S8 di proprietà della Ind.Eco S.r.l..
La Ind.Eco. S.r.l., per assicurare la continuità delle attività di smaltimento dei rifiuti urbani (non pericolosi), per i Comuni della Provincia di Latina (tranne il Comune di Latina), dato l’approssimarsi dell’esaurimento della capacità dell’invaso denominato bacino S8, di proprietà della medesima Società, e per evitare l’emergenza e lo stato di grave crisi che deriverebbe dalla indisponibilità di una discarica attiva ed in grado di ricevere i rifiuti non pericolosi prodotti nel territorio pontino, propone il presente progetto per la realizzazione del bacino di discarica per rifiuti non pericolosi denominato “sopraelevazione del bacino S8”.
In particolare, le prerogative del progetto sono:
1. si realizzerà un ulteriore volume di deposito destinato all’abbancamento prevalentemente dei rifiuti di origine urbana non pericolosi trattati, che interesserà la medesima area dell’invaso denominato S8, confinante a Nord con gli invasi di discarica denominati S4, S5 e S6, e quindi, per tale motivo, già fortemente interessata dalle attività di smaltimento dei rifiuti non pericolosi;
2. con tale intervento, si renderà disponibile una volumetria per l’abbancamento dei rifiuti urbani non pericolosi trattati (residuali dal trattamento avvenuto all’interno dell’Ambito Territoriale Ottimale Latina), pari a circa 165.000 m3 per una durata stimata di circa 23 anni, se la media dei quantitativi di rifiuto prodotto annualmente non varierà, dando così la concreta opportunità alla cittadinanza ed agli Enti preposti alla pianificazione degli interventi, di risolvere lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti non pericolosi nella Provincia di Latina;
3. la realizzazione del bacino di discarica in oggetto risulterà di minimo impatto visivo viste le modeste quote di progetto: infatti la quota massima del colmo risulterà inferiore alla quota già autorizzata delle sponde degli invasi limitrofi a Nord, in post-gestione, ed inoltre la sopraelevazione andrà a sovrapporsi al  sottostante bacino S8, costituendo con questo un unico insieme;
4. considerato il soddisfacimento delle prescrizioni del D. Lgs. 36/03 relativamente ai criteri di impermeabilizzazione, il bacino in oggetto presenterà i requisiti per essere classificato come discarica per rifiuti non pericolosi.
La presente relazione di SIA segue nella sua struttura generale l’impostazione indicata dalla normativa vigente in materia di impatto ambientale (D. Lgs. 152/06 e successive modifiche ed integrazioni). Pertanto, essa si articola secondo i seguenti quadri di riferimento:
generale;
programmatico;
progettuale;
ambientale.
Nella redazione dei quadri di riferimento generale, programmatico ed ambientale, si è tenuto conto delle informazioni riportate nelle Relazioni di SIA elaborate per i bacini limitrofi, in quanto l’area interessata dall’intervento in oggetto si inserisce interamente all’interno di tale contesto; pertanto, le informazioni riportate nelle precedenti relazioni risultano altrettanto valide ed al contempo esaustive nel caso in esame. Diversamente, il quadro di riferimento progettuale rende conto della specificità dell’intervento e contiene la descrizione di tutti quegli aspetti tecnici che hanno interesse diretto ai fini dell’inserimento dell’intervento in forma compatibile dal punto di vista ambientale.
Nella fattispecie, la Relazione di SIA contiene la descrizione dei principali effetti rilevanti, sia positivi che negativi, che il progetto eserciterà sull’ambiente direttamente interessato; segue poi la presentazione delle misure previste per evitare, ridurre e compensare gli effetti negativi derivanti dalla realizzazione dell’opera in oggetto. Viene, quindi, elaborato uno studio sulla valutazione e la gestione del rischio associato al progetto, ed infine, sono formulate alcune considerazioni conclusive.
Il documento è accompagnato da una sintesi non tecnica, contenente le principali informazioni riportate nel documento di Studio di Impatto Ambientale.

2. INQUADRAMENTO GENERALE

La valutazione di impatto ambientale (VIA) rappresenta uno strumento tecnico finalizzato alla identificazione, previsione e misurazione degli effetti che la realizzazione e l’esercizio di un’opera possono avere sull’ambiente. Risulta evidente che l’impatto ambientale di un'opera dipende dalle caratteristiche delle singole componenti ambientali che costituiscono l’area interessata, dalla vulnerabilità intrinseca dell’ambiente locale e dall’incremento di pressione sull’ambiente dovuto all’opera stessa rispetto alla pressione esercitata dagli impianti preesistenti.
Nello specifico caso, viene valutato dal punto di vista dell’impatto ambientale il progetto di un bacino di discarica, che verrebbe ad essere realizzato al fine di garantire il prosieguo delle attività di smaltimento dei rifiuti, nel rispetto del contesto ambientale nel quale va ad inserirsi. A tale scopo sono stati adottati criteri progettuali che fanno riferimento alle pratiche più aggiornate di realizzazione e gestione delle discariche, adattate alla situazione specifica del sito in oggetto, e come detto, sono state recepite le osservazioni degli Organi Tecnici Regionali e Provinciali. L’obiettivo fondamentale della progettazione dell’intervento è il controllo e l’ottimizzazione di tutti gli aspetti legati alle attività di smaltimento, in ogni sua fase, dalla costruzione alla gestione ed infine alla post-chiusura, che possano avere un impatto significativo sull’ambiente circostante.
La presente relazione è stata redatta tenendo conto delle prescrizioni e secondo le modalità previste dal Decreto Legislativo n. 152/06 e successive modifiche ed integrazioni “Norme in Materia Ambientale” e dal sito web ufficiale della Regione Lazio, dove viene indicato l’iter imposto ai progetti ricadenti in V.I.A.“ Categoria – Discariche check-list elaborati”.

In particolare, la presente Relazione di SIA contiene le seguenti informazioni:
descrizione del progetto con dati inerenti caratteristiche, localizzazione e dimensioni;
la relazione tra il progetto e gli strumenti di programmazione e di pianificazione vigenti;
una descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e possibilmente compensare gli effetti negativi rilevanti del progetto sull’ambiente;
i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti sull’ambiente e sul patrimonio socio-economico-culturale che il progetto può produrre, sia in fase di realizzazione che in fase di esercizio;
una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame, con indicazione delle ragioni della scelta, sotto il profilo dell’impatto ambientale e del rapporto costi-benefici.

Lo studio si completa con un riassunto non tecnico delle principali informazioni contenute nella Relazione di SIA.





























3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

3.1 Generalità
Secondo quanto prescritto dalla normativa vigente, il quadro di riferimento programmatico fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e di settore. Il quadro di riferimento programmatico prende in considerazione, in particolare, i seguenti aspetti:
a) descrizione del progetto in relazione agli stati di attuazione degli strumenti pianificatori, di settore e territoriali, nei quali è inquadrabile il progetto stesso;
b) descrizione dei rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori;
c) indicazione delle eventuali infrastrutture a servizio e complementari.

Nei piani di rilevanza ambientale sono presenti molteplici finalità, che comprendono sia l’assetto del territorio che la gestione delle risorse naturali e la disciplina delle attività economiche.
Ai fini della redazione del progetto della sopraelevazione del bacino S8 sono state prese a riferimento tutte le disposizioni di legge e le normative tecniche, Nazionali e Regionali, finora emanate in materia di rifiuti, di tutela delle acque dall’inquinamento, di inquinamento atmosferico, di tutela dell’ambiente, di sicurezza nei luoghi di lavoro, ecc.
Tra queste rientrano tra l’altro:
il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti;
il Piano Provinciale dei Rifiuti (PPR);
Il Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento (PTPC);
Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG);
Il Piano Territoriale Regionale Generale (PTRG);
Piano Territoriale Paesistico (PTP);
il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR);
Il Piano Regolatore Generale (PRG);
Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque (PRRA);
Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI);
Vincoli idrogeologici;
Piano Energetico Regionale (PER);
Piano Energetico Ambientale della Provincia di Latina;
Fascia di rispetto stradale (ai sensi del D.Lgs. 285/92),
ai fini della attestazione della non ricaduta dell’impianto planimetrico in aree sottoposte a fascia di rispetto;
Classificazione acustica;
Classificazione sismica;
Altri aspetti programmatici.

Va ricordata, inoltre, la normativa nazionale che regolamenta la gestione dei rifiuti, ovvero il D. Lgs. 152/06, e quella che disciplina lo smaltimento in discarica controllata e la gestione di questi impianti, ovvero il D. Lgs. 36/2003, nel rispetto dei quali è stato elaborato il presente progetto.

3.2 Il Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Lazio
Il Piano di Gestione dei Rifiuti del Lazio, approvato, ai sensi dell’articolo 7 comma 1 della Legge Regionale 9 Luglio 1998, n. 27, con deliberazione del Consiglio Regionale del 18 Gennaio 2012, n. 14 (S.O. n. 15 al BUR n. 10 del 14.03.12), è stato oggetto di ricorso da parte di vari soggetti portatori di interessi diffusi. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR, Sezione I Ter), con sentenza n. 121/2013, ha accolto il suddetto ricorso disponendo l’annullamento del Piano che “risulta in concreto, basato più sul conferimento in discarica che sull'incremento della raccolta differenziata, sul pretrattamento e sul recupero dei rifiuti” (cfr. TAR 121/2013). Con la successiva Sentenza del Consiglio di Stato (sezione V) n. 1862/2013 viene tuttavia sospesa l’esecutività della pronuncia del TAR, rendendo pertanto valide ed efficaci le previsioni del richiamato piano di Gestione dei Rifiuti.
Nel Capitolo 10, concernente l’“Analisi dei fabbisogni e stima delle potenzialità impiantistiche”, vengono delineate le scelte di Piano in tema di impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani. “Tali scelte, conformi alle attuali tecnologie disponibili e presenti sul mercato, potranno essere modificate alla luce delle innovazioni tecnologiche future, coerentemente con il principio espresso nel Piano dell'utilizzo delle BAT e di metodi che possano garantire un alto grado di protezione dell'ambiente e della salute pubblica.”
L’ipotesi di piano è relazionata alla suddivisione del territorio del Lazio in ATO e la definizione della valutazione generale delle caratteristiche ottimali degli impianti è ispirata dall'analisi delle migliori tecnologie esistenti.
La definizione del fabbisogno di trattamento/smaltimento dei rifiuti urbani si fonda invece sulla verifica della dotazione impiantistica iniziale relativa agli impianti esistenti, con particolare riguardo a:
le reali potenzialità degli impianti esistenti;
gli ampliamenti previsti (autorizzati) ed in corso di realizzazione ed i tempi necessari per la loro entrata in esercizio.
“La potenzialità degli impianti del Lazio e la determinazione del fabbisogno di trattamento/smaltimento fino al 2017 è stata eseguita attraverso un matching  tra le capacità degli impianti autorizzati e la produzione di rifiuti stimata negli anni di Piano.”
Nella definizione dell’impiantistica di Piano sono state assunte, tra le altre, le seguenti ipotesi:
utilizzo degli impianti autorizzati ad uso esclusivo (o prevalente) per il flusso dei rifiuti urbani prodotti nella Regione Lazio;
autosufficienza degli ATO per gli impianti di TMB (trattamento meccanico-biologico);
autosufficienza degli ATO per le discariche, intesa come capacità di soddisfare il fabbisogno di smaltimento dei residui dal trattamento dei rifiuti urbani laziali all’interno dei territori di ogni singolo ATO. Rispetto del principio di prossimità: i flussi in uscita dal trattamento/recupero dei rifiuti urbani laziali vanno alle discariche più vicine. Tali assunzioni sono prescrittive per i flussi in uscita dai TMB;
autosufficienza regionale per i termovalorizzatori ed i gassificatori;
rispetto del principio di prossimità per il recupero delle frazioni organiche da raccolta differenziata;
conferimento in discarica solo di rifiuti trattati, secondo quanto previsto dall'articolo 7 del Decreto Legislativo 13 Gennaio 2003, n. 36 (attuazione della Direttiva 1999/31/ CE relativa alle discariche di rifiuti) e come ribadito dalla circolare del 30 Giugno 2009 del Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare.
Gli impianti ipotizzati per gli anni successivi al 2010 sui quali sono stati creati gli scenari sono quelli necessari al trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani non recuperati dalla raccolta differenziata, e cioè:
impianti di trattamento meccanico-biologico;
termovalorizzatori e gassificatori;
discariche.
Nel Capitolo 10.2, concernente “l'impiantistica esistente”, si legge:
“Nell'ATO di Latina, nel Comune di Aprilia è presente un impianto di trattamento meccanico biologico di rifiuti urbani e speciali con produzione di CDR con linea separata di smaltimento di rifiuti liquidi. In località Borgo Montello sono attive due discariche per rifiuti non pericolosi dopo pretrattamento del flusso destinato a smaltimento (per le quali sono in corso di autorizzazione nuovi ampliamenti).
Il compostaggio delle frazioni organiche viene effettuato presso 4 impianti. Si prevede, inoltre, un incremento della capacità di trattamento meccanico biologico in un nuovo sito a Borgo Montello, presso il quale è stato autorizzato un nuovo impianto TMB con linea per il compostaggio di qualità”.
Il precedente Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Lazio, approvato con Delibera del Consiglio Regionale n.112 del 10.07.2002, definiva, tra l’altro, i criteri base per l’individuazione delle aree idonee e/o non idonee alla localizzazione degli impianti in base alla metodologia che determina i fattori escludenti, quelli di attenzione progettuale e quelli preferenziali. Il Piano riconosceva Borgo Montello come sede strategica per lo smaltimento dei rifiuti in quanto presenta tutti i fattori preferenziali.
Anche nel vigente Piano dei Rifiuti della Regione Lazio, di cui alla D.C.R. n. 14 del 18/01/2012 e s.m.i., sopra citato, il complesso impiantistico di discarica gestito dalla Società Ind.Eco. S.r.l. viene inserito come impianto funzionale alla chiusura del ciclo integrato dei rifiuti dell’A.T.O. Latina individuato nello stesso Piano Rifiuti regionale.
Il bacino di discarica oggetto del presente SIA consentirà la prosecuzione delle attività di smaltimento dei rifiuti di origine urbana non pericolosi trattati provenienti dall’ATO Latina, già in atto presso i siti di discarica di Borgo Montello, per almeno 2-3 anni, in funzione della produzione.
In tale maniera si potrà, fino a quel periodo, evitare l’emergenza e lo stato di grave crisi che deriverebbe dalla indisponibilità di una discarica attiva e di capacità tale da ricevere i rifiuti non pericolosi prodotti nel territorio pontino.

3.3 Il Piano Provinciale dei Rifiuti (PPR)
Il PPR, approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 71 del 30.09.1997, è stato successivamente aggiornato, in adempimento a quanto previsto nelle pianificazioni regionali. Il Piano Regionale stabiliva, infatti, nuovi criteri per la localizzazione degli impianti, affidando alla Provincia il compito di procedere alla rivisitazione dei propri Piani Provinciali alla luce di quanto previsto dalla pianificazione regionale, definendo tra l’altro le zone idonee e quelle non idonee alla localizzazione delle varie tipologie di impianti.
Il suddetto piano, oltre a contenere analisi e studi del contesto ambientale e del bacino di utenza della Provincia, relaziona circa il fabbisogno di smaltimento, nonché sulla realizzazione di un sistema integrato per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, individuando, al contempo, le aree idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti.
In una successiva seduta dell'8.02.2008, il Consiglio Provinciale e la Conferenza dei Sindaci hanno approvato un documento congiunto, impegnando formalmente la Provincia di Latina a perseguire, tra gli altri, i seguenti obiettivi nella gestione dei rifiuti:
aumentare ulteriormente la raccolta differenziata;
favorire e rendere operativi tutti quegli impianti di supporto che normalmente accompagnano una raccolta differenziata spinta, come gli stabilimenti di compostaggio o, se necessario, le piattaforme intercomunali di valorizzazione del differenziato;
garantire in tempi rapidissimi la chiusura del ciclo dei rifiuti secondo gli indirizzi comunitari, e quindi lasciando alla discarica un ruolo puramente residuale.
Con Delibera di Giunta n. 73 del 05.06.2008 veniva quindi disposto l'aggiornamento del piano provinciale con l’individuazione, secondo i criteri dettati dal previgente Piano regionale del 2002, delle aree potenzialmente idonee all'ubicazione degli impianti del ciclo integrato dei rifiuti.
L’individuazione di tali aree viene anche riportata nel PTPG, nel sottosistema dei piani di settore (rif. Delibera del Consiglio Provinciale n. 15 del 03 .03.2008).
Lo Studio di Prefattibilità Economica, allegato alla Delibera n. 157 del 03.10.2008, individuava le aree potenzialmente idonee ad accogliere gli impianti di trattamento termico e/o discarica di RU.
A tal fine, sono stati considerati i seguenti fattori di attenzione:
vulnerabilità acquiferi e boschi;
aree protette, densità abitativa, prossimità aree protette;
prossimità degli aeroporti;
aree agricole di particolare pregio ed elevata permeabilità;
vincolo idrogeologico.
Sono stati, invece, considerati quali fattori preferenziali i seguenti parametri:
superficie disponibile;
vicinanza ad impianti di depurazione;
vicinanza ad impianti di smaltimento di RU esistenti, presenza di aree degradate da bonificare;
morfologia pianeggiante, sussistenza di aree industriali, presenza di infrastrutture;
fattore di forma (rapporto area/perimetro), presenza di terreni a bassa permeabilità, presenza di cave;
zone industriali da PRG con superficie 2,5 ha.
Sulla base della procedura descritta, sono state individuate 5 aree selezionate tra le porzioni di territorio provinciale che presentavano il miglior punteggio, ovvero le migliori condizioni riguardo agli aspetti ambientali, idrogeologici, di difesa del suolo e territoriali, così come indicato dal Piano Regionale. Tra queste ricade anche l’ambito di Borgo Montello.
Rispetto a queste aree, al fine di restringere ulteriormente il campo di possibile applicazione della fase relativa alle indagini di dettaglio, è stata effettuata (Ottobre 2007) un’ulteriore classifica di preferibilità dei vari siti. Nell’ambito di Borgo Montello sono stati individuatati tre sub-ambiti, idonei ad accogliere impianti di trattamento termico e/o discarica, come riportati nelle schede descrittive di sintesi allegate al bando di gara con la procedura della finanza di progetto promosso nel 2009 dalla Provincia.

3.4 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTPC)
Si rimanda all’Allegato B accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. riguardante i documenti cartografici stralciati dal “Marketing Territoriale e la Pianificazione Strategica della Provincia di Latina” relativi al PTCP, con evidenziata l’area oggetto del presente lavoro.

3.5 Il Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG)
Il PTPG trasferisce le competenze in materia urbanistica dalla Regione alla Provincia. Esso si pone l’obiettivo prioritario della tutela dell’ambiente e del paesaggio, definendo, per ciascuna porzione di territorio, i limiti di trasformabilità, in termini di usi e di quantità, entro cui compiere le scelte.
A seguito della costituzione dell'Ufficio di Piano, è stato elaborato dalla struttura tecnica della Provincia il Documento Preliminare di indirizzi al Piano Territoriale Provinciale Generale (P.T.P.G.) ai sensi dell'ex art. 20 bis L.R. n° 38/99, approvato dal Consiglio Provinciale con atto n° 52/2003 (B.U.R.L. n° 25 del suppl. n° 1 del 10/09/2003). Al Documento Preliminare fanno seguito studi di ulteriore dettaglio ed approfondimento per la redazione del P.T.P.G. Con successivo atto n. 15 del 3.03.2008 del Consiglio Provinciale, è stata deliberata la presa d’atto dello schema di Piano Territoriale Provinciale Generale.
Tra i servizi di interesse provinciale rientra anche il tema dei rifiuti urbani. Per la programmazione in materia di gestione dei rifiuti si rimanda però ai più specifici Piani di Gestione dei Rifiuti regionale e provinciale. Il P.T.P.G., in riferimento agli obiettivi di tutela ambientale e del territorio, nella relativamente ai siti potenzialmente idonei per la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti urbani, ha individuato, sulla base di criteri scientifici e di una procedura automatica di valutazione, un insieme di siti alternativi, idonei al trattamento e smaltimento rifiuti.
L’individuazione è stata effettuata applicando all’intero territorio provinciale, i criteri definiti dai Piani di intervento nel settore dei rifiuti. Come si evince dalla cartografia riportata sotto, l’area di Borgo Montello si inserisce in uno dei contesti territoriali individuati e l’area d’intervento è limitrofa ai siti ritenuti idonei.

3.6 Il Piano Territoriale Regionale Generale (PTRG)
Si rimanda all’Allegato A accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. riguardante il documento cartografico e lo schema del PTRG, con le Tavole relative a “Fonte: QRT Quadro di Riferimento Territoriale”.



PTPG - Siti potenzialmente idonei per la realizzazione di impianti di smaltimento RSU

3.7 Piano Territoriale Paesistico (PTP)
L’area di studio ricade nel PTP Ambito territoriale n° 10/1 Latina. Il PTP si applica alle aree ed ai beni dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi della legge 1497/1939 e a quelli sottoposti a vincolo paesistico ai sensi della legge 431/1985.
Dall’esame del documento, non risultano vincoli che interessino l’area sede dell’opera in progetto.
Inoltre non si rileva la presenza di una specifica e particolare classificazione dell’area ai fini della Tutela.

3.8 Il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR)
La Tavola 4.0, allegata al presente progetto, riporta l’inquadramento dell’impianto proposto in relazione alle indicazioni del PTPR, come adottato dalla Giunta Regionale  con atti n. 556 del 25/07/2007 e n. 1025 del 21/12/2007, ai sensi degli artt. 21, 22 e 23 della Legge Regionale sul paesaggio n. 24/98, ed in ottemperanza agli artt. N. 135, 143 e 156 del D. Lgs. 42/04. In relazione alle indicazioni riportate in tale Piano, l’area interessata dal progetto ricade nell’ambito del Sistema del Paesaggio Agrario di Valore (Tavola A35 foglio 400) e nel Sistema agrario ad interesse permanente (Tavola C35 foglio 400) e non interferisce con ambiti di interesse archeologico già individuati (Tavola B35 foglio 400). Inoltre, sempre nella tavola succitata, si riporta lo stralcio della cartografia relativa ai vincoli paesaggistici, architettonici, archeologici e storico-culturali locali, con evidenziata l’area oggetto del presente progetto.
Per quanto riguarda l’inquadramento dell’area in relazione ai vincoli naturalistici, essa non ricade in Siti di Interesse Comunitario (SIC) né in Zone di Protezione Speciale (ZPS), come ben evidenziato nella Tavola 7 allegata al presente progetto.
In particolare, si rimanda all’Allegato D accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. riguardante cartografia, tratta dal sito della Provincia di Latina (http://www.datigis.info/Cartolatina_web-2007/ptpr/map.asp) e la lista delle ZPS e dei SIC provinciali.

3.9 Il Piano Regolatore Generale (PRG)
Per un corretto esame della pianificazione a livello locale risulta indispensabile esaminare le indicazioni del PRG del Comune di Latina.
Il territorio del Comune di Latina è situato nella parte settentrionale della fascia litoranea dell’Agro Pontino, su territori pianeggianti. Numerosi vincoli sono presenti su tale territorio, di carattere paesaggistico–ambientale ed anche di carattere speciale, per la presenza di vincoli militari, aeronautici, ecc.. Per quanto concerne tali ultimi vincoli si precisa che esistono installazioni militari con annesse servitù e due installazioni dell’Aeronautica Militare di interesse per la difesa nazionale, che però non sono situati nell’area in esame, né in posizione tale rispetto a questa da determinare interferenze. Esistono, poi, dei vincoli cimiteriali con una fascia di rispetto pari a 200 metri dal perimetro esterno, che sono comunque abbondantemente al di fuori del perimetro dell’area interessata.
Si denota, inoltre, la presenza di territori costieri soggetti a vincolo di cui alla L. 431/85, che comunque non rientrano nell’area in oggetto.
Come evidenziato nella Tavola 6 allegata al progetto di che trattasi, l’area interessata da questo intervento è classificata nel PRG come Zona H-Rurale ed è individuata nell’elaborato Foglio n.4 – scala 1:10.000 (agg. Settembre 1997). La zona H è normata dall’art. 10 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), successivamente modificato con Deliberazione della Giunta Regionale del 07/06/2002 n. 732, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BURL) n.8 del 10/08/2002.
Nel tempo è intervenuta mutazione della destinazione delle aree interessate dalle discariche in Servizi Generali di PRG. Infatti, anche se il PRG classifica l’area interessata dal progetto come "agricola", a seguito di varie ordinanze, ex art. 12 D.P.R. 915/1982, del Presidente della Giunta Regionale con le quali è stata ordinata anche la realizzazione di discariche per RSU, l’area stessa è stata destinata e classificata “a servizi“.
Peraltro, l’insieme delle discariche della Ind.Eco. S.r.l. site in località Borgo Montello ha ricevuto l’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.), rilasciata con Decreto Commissariale n. 34 del 6/04/2007, e rinnovata con la Determinazione n. G12734 del 09/09/2014 della Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti, Area Ciclo integrato dei rifiuti, della Regione Lazio.
Tale provvedimento, ai sensi dell’art. 208 del D. Lgs. 152/06 e dell’art. 15 della L. R. 27/98, sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali e costituisce, ove occorra, variante agli strumenti urbanistici comunali e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori.
Con riferimento alle fasce di rispetto previste nel PRG, si evidenzia che la zona non risulta interessata da alcun vincolo particolare. Si ritiene, pertanto, che l'impianto in esame possa correttamente inserirsi all'interno delle linee guida della pianificazione a livello locale.
Per quanto concerne i vincoli sismici, il terreno presente nell’area di studio, da dati sperimentali ottenuti preliminarmente alla realizzazione del bacino, ricade mediamente in Categoria C, sulla base dei criteri stabiliti dalle Nuove Norme Tecniche per la Costruzione del D.M. 14/01/2008. Per quanto concerne la classificazione sismica della Regione Lazio, approvata con DGR 387 il 22.05.09, il Comune di Latina, in cui ricade l’area oggetto del progetto di che trattasi, viene inserito nella Zona Sismica 3A.
Infine, l’area non è interessata dalla presenza di aree demaniali come risulta dalla consultazione della relativa Tavola 4 acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A.

Relativamente alle fasce di rispetto stradale, si rimanda alla Tavola 3 del progetto ove è presentato il dettaglio della posizione del bacino sopraelevazione di S8. Nello specifico, la strada interpoderale denominata via Colle del Pero che confina a Sud con l’area di pertinenza di tale bacino non è interessata da fasce di rispetto stradale come previsto dal D. Lgs. 285/1992 e s.m.i. e dal DPR 495/1992.

3.10 Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque (PRRA)
Questo Piano di settore, redatto in ottemperanza alla Legge n. 319/76 e successivi aggiornamenti di cui alla Legge n. 650/79, suddivide il territorio regionale in “zone omogenee” caratterizzate da un diverso grado di protezione dall’inquinamento, in funzione della vulnerabilità dei corpi idrici ivi presenti, dell’uso cui questi sono destinati nonché della situazione geomorfologica del sito.
Nel caso in esame, l'area è caratterizzata da una fitta rete di corsi d'acqua superficiali, sensibili all'impatto di scarichi concentrati, dal momento che non sono assicurate diluizioni sufficienti. Il PRRA pone particolare attenzione ai corsi d'acqua superficiali, anche in considerazione del fatto che la zona necessita di una efficace rete di scolo ed allontanamento delle acque.
Per quanto sopra, nel progetto e nella realizzazione dell’impianto è stata posta particolare attenzione a non alterare il regime di scolo presente, garantendo durante tutta la fase di vita dell'opera, un rapido allontanamento delle acque di pioggia, anche in caso di evento particolarmente intenso.

3.11 Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
In relazione alle prescrizioni di tale piano, l’area interessata dal progetto si trova nelle vicinanze del fiume Astura, considerato corso d’acqua principale classificato pubblico con DGR n. 211 del 22/02/2022 (artt. 9-26).
Dall’analisi della Tav 2.04 Sud – Aree sottoposte a tutela per dissesto idrogeologico del P.A.I. approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 17 del 4/4/2012, risulta che l’area interessata dal progetto di che trattasi non ricade nelle fasce a pericolo di frana o di inondazione, né nelle fasce di attenzione idraulica.

3.12 Vincoli idrogeologici
Il Piano di Tutela delle Acque della Regione Lazio pone l’area interessata dal progetto in Classe I: Vulnerabilità elevata.
Da tale documento si evince come l’azione di protezione e salvaguardia delle acque sotterranee svolta dai sistemi forestali, si esplica attraverso i seguenti meccanismi:
conservazione del suolo e suo effetto depurante sulle acque;
aumento della capacità di infiltrazione dell’acqua nel suolo;
riduzione della velocità media di scorrimento delle acque meteoriche ed incremento dei volumi di acqua trattenuti dal suolo
Nella fattispecie, successivamente alla bonifica delle paludi pontine, si comprese l’assoluta necessità di proteggere il territorio bonificato dall’azione dei venti dominanti e si crearono i presupposti per l’impianto, su progetto del Prof. Pavari redatto nel 1936, di barriere frangivento, che per circa metà verrà realizzato negli anni 1937-’43, e per la parte restante nel periodo 1952-’54. Le specie impiegate furono inizialmente numerose, ma ben presto fu l’eucalipto a primeggiare, tanto che ancora oggi è assolutamente dominante. La barriere frangivento avevano larghezza di 6,5 m (quattro file di piante) e 5 m (3 file di piante). Pur in presenza di notevoli cambiamenti nella realtà della pianura pontina rispetto all’epoca degli impianti, gli effetti benefici da essi apportati sotto l’aspetto ambientale sono notevoli e seppure non originari della vegetazione mediterranea, nel territorio pontino essi hanno ormai assunto un carattere locale e costituiscono una testimonianza di storia e di antiche tradizioni.
Sono, inoltre, presenti cerreti, querceti misti, boschi meso-igrofili, macchia mediterranea, lecceti con alloro e corbezzolo.
Serie del cerro: Teucrio siculi – Quercion cerris
Serie del leccio: Quercion ilicis
Serie della macchina: Quercion ilicis; Oleo – Ceration (fragm.)
Serie del frassino meridionale: Alno - Ulmion
Serie dell’ontano nero, dei salici e dei pioppi (fragm.): Alno – Ulmion, salicion Albae
Alberi guida (bosco): Quercus cerris, Q. frainetto, Q. suber, Q. ilex, Q. robur, Carpinus betulus, Laurus nobilis, Sorbus torminalis, Mespilus germanica, Ulmus minor, Faxinus oxycarpa, Salix alba
Arbusti guida (mantello e cespuglieti): Cistus salvifolius, Clemantis flammula, Crataegus monogyna, Cytisus villosus, Myrtus communis, Phillyrea latifolia, Rubia peregrina, Smilax aspera.
L’area che verrà coinvolta nella realizzazione e gestione della sopraelevazione del bacino S8 non interesserà in nessun modo aree sottoposte a vincoli idrogeologici, come risulta ben evidente dalla planimetria descrittiva riportata nell’Allegato E accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. riportante tali aree.

3.13 Il Piano Energetico Regionale (PER)
Con Delibera del Consiglio Regionale n. 45 del 14 Febbraio 2001, la Regione Lazio ha approvato il Piano Energetico Regionale (PER) con la finalità di perseguire, in linea con gli obiettivi generali delle politiche energetiche internazionali, comunitarie e nazionali, la competitività, flessibilità e sicurezza del sistema energetico e produttivo regionale e l’uso razionale e sostenibile delle risorse.
Obiettivo generale del Piano Energetico Regionale è dunque quello di definire le condizioni idonee allo sviluppo di un sistema energetico regionale sempre più rivolto all’utilizzo delle fonti rinnovabili ed all’uso efficiente dell’energia come mezzi per una maggior tutela ambientale, in particolare ai fini della riduzione della CO2 che anche la Regione Lazio ritiene, in accordo con gli esperti del settore, “la risposta globale ai cambiamenti climatici in atto”. Il Piano Energetico Regionale prevede un significativo incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili, tale da “contribuire agli obiettivi UE al 2020 in tema di produzione da fonti rinnovabili”.

3.14 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Latina
Con delibera di Consiglio Provinciale n° 63 del 31 Ottobre 2008 è stato approvato il Piano Energetico Ambientale della Provincia di Latina. Relativamente alla programmazione in campo energetico, l’impianto di discarica in oggetto non interferisce con l’attività energetica regionale e provinciale.
Gli obiettivi del Piano in oggetto sono:
territoriali: studio approfondito dei piccoli Comuni della Provincia, delle attività produttive, degli operatori del settore turistico …. al fine di fornire nuovo impulso alle realtà locali, con un’ottimizzazione della domanda e dell’offerta energetica, comportando miglioramenti nella qualità della vita;
energetici: sostenere progetti di filiera corta …. che permettano produzioni e utilizzi localizzati di energia, abbattendo in tal modo i costi e le emissioni dovute ai trasporti di materia e prodotti energetici.

3.15 Altri Piani di interesse
Il progetto non comporta alcun onere aggiuntivo rispetto alla situazione attuale a carico del traffico locale; pertanto, non si ravvisa alcuna interferenza con tali settori. Si rimanda all’Allegato A accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. riguardante lo stralcio del Supplemento Ordinario n. 6 al Bollettino Ufficiale n. 5 del 20/02/2001 relativo alla cartografia degli strumenti di pianificazione di settore per i trasporti.
In merito alle infrastrutture principali esistenti, si rimanda alla Tavola 3 acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A., comprendente la viabilità di accesso e di deflusso dell’impianto; nello specifico, la strada posta nelle immediate vicinanze del sito è del tipo interpoderale come evidenziato nella Tavola 3.0 allegata al presente progetto. Per quanto riguarda le infrastrutture programmate per siti interessati dal progetto, dalla consultazione dei piani più aggiornati non risulta alcun intervento che possa interessare l’area di realizzazione della sopraelevazione di S8.
L’esercizio della discarica non determinerà, inoltre, alcun impatto negativo relativamente ad altre forme di potenziale inquinamento riferite alla luce, al calore od alle radiazioni. Pertanto, non sussiste la necessità di operare una valutazione di compatibilità del progetto con le attività pianificatorie relative.
L’area interessata dall’intervento non è soggetta a classificazione acustica. Come verrà descritto più avanti, comunque, anche per quanto concerne il rumore e le vibrazioni, non si ritiene che l’attivazione della sopraelevazione del bacino di discarica S8 produrrà particolari livelli di disturbo, che comportino la necessità di verificare la compatibilità del progetto sotto tale aspetto. Infatti la rumorosità e le vibrazioni saranno determinate unicamente dal passaggio degli automezzi e dalle macchine di movimentazione dei rifiuti in discarica, con un livello di rumorosità paragonabile alle normali macchine agricole usualmente operanti in detta zona. La limitata incidenza della problematica relativa a rumori e vibrazioni è, peraltro, confermata dall’esperienza acquisita nelle attività precedenti ed in essere. Tale aspetto sarà meglio analizzato nella parte tecnica del presente studio e nella sezione relativa al progetto generale.
4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

Il quadro di riferimento progettuale riguarda la realizzazione della sopraelevazione del bacino di discarica denominato S8. Tale intervento si inserisce in un contesto generale morfologico, idrogeologico ed infrastrutturale, all’interno di un sito che da oltre trenta anni viene sfruttato per la messa a dimora dei rifiuti.
La progettazione dell’intervento di sopraelevazione permetterà il recupero di nuove volumetrie, al fine di consentire il prosieguo delle attività di smaltimento dei rifiuti, garantendo altresì una elevata efficienza nell’ambito di un contesto ambientale da salvaguardare. A tale scopo, sono state previste tutte le strutture ed infrastrutture impiantistiche necessarie per garantire la sicurezza e la gestione ottimale del bacino nei confronti delle:

emissioni liquide (percolato);
emissioni gassose (biogas);
acque meteoriche nell’area dell’impianto.

Pertanto, verranno minimizzati i fenomeni di inquinamento e gli eventuali disturbi ambientali generati dalle attività di smaltimento dei rifiuti nella sopraelevazione. Nello specifico, le modalità gestionali dell’invaso durante la sua fase di esercizio e quella di post-chiusura e le caratteristiche del sistema di copertura finale sono tali da rendere minima la produzione di percolato nell’arco del tempo. Il sistema di gestione del biogas è stato sviluppato sulla base delle esperienze condotte sugli impianti esistenti e concorre al processo di controllo e recupero energetico attualmente in atto nei bacini limitrofi gestiti dalla Ind.Eco. s.r.l.. Come ulteriore garanzia di competenza operativa e di qualità dei controlli in esecuzione, si ricorda che la Ind.Eco. s.r.l. è in possesso della Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.), rilasciata dal Commissario per l’Emergenza Rifiuti nel Territorio della Regione Lazio, il 06/04/2007, aggiornata con la Determinazione n. B0604 del 25/02/2009 rilasciata dalla Regione Lazio – Dipartimento Territorio – Direzione Energia e Rifiuti – Area Rifiuti, e quindi e rinnovata con la Determinazione n. G12734 del 09/09/2014 della Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti, Area Ciclo integrato dei rifiuti, della Regione Lazio.
Pur rimandando alla relazione tecnica e agli elaborati grafici connessi, per la descrizione in dettaglio dell'intervento progettato, se ne riassumono sinteticamente gli aspetti maggiormente qualificanti e che danno al presente SIA un carattere di verifica della concreta fattibilità dell’intervento.

4.1 Caratteristiche morfologiche, dimensionali e costruttive della sopraelevazione del bacino S8
Il progetto propone la realizzazione della sopraelevazione del bacino S8, rendendo disponibile un ulteriore volume per l’abbancamento dei rifiuti di origine urbana non pericolosi trattati pari a circa 165.000 m3. L’opera non comporta, quindi, la modifica della superficie di ingombro del bacino S8, ma solo l’incremento delle quote finali. La sommità dell’opera in progetto si manterrà comunque al di sotto della quota autorizzata delle sponde dei bacini limitrofi S4, S5 ed S6, già in post-gestione.
La realizzazione di tale opera si compirà attraverso l’applicazione del nuovo rifiuto sull’esistente posizionato nel bacino S8. In altre parole, la realizzazione della sopraelevazione si configurerà come una prosecuzione delle attività di coltivazione dei rifiuti già in atto, regolarmente autorizzate.
La quota massima centrale finale, a copertura definitiva, passerà dal valore precedentemente autorizzato per il bacino S8, pari a 35,95 m, al nuovo valore pari a 41,45 m s.l.m.
La sopraelevazione costituirà un unico insieme con l’esistente bacino S8.
Le sponde avranno un’inclinazione di circa 30% rispetto all’orizzontale, per garantire un adeguato fattore di sicurezza ai fini della stabilità, ai sensi del D.Lgs 36/03.
Per limitare l’impatto visivo del bacino di discarica, è già stato realizzato e collaudato un rilevato in materiale minerale naturale, ripristinato a verde, lungo il confine Sud.
4.1.1. Sistema barriera di fondo e delle pareti e copertura finale
La barriera di fondo e delle pareti dello scavo sono state già realizzate e collaudate, essendo a servizio dell’esistente bacino S8 in fase di gestione. Le stesse sono costituite come di seguito (come previsto dal D. Lgs. n. 36/2003):
a) barriera impermeabile di fondo e delle pareti:
strato a bassa permeabilità dello spessore di 1,0 m, costituito da materiale minerale naturale compattato, con conducibilità idraulica minore o uguale a 10-7 cm/s, posizionato al di sopra del terreno in sito;
geomembrana in HDPE dello spessore di 2,0 mm, con la funzione di contenere il percolato e di impedire la sua migrazione nel sottosuolo.
Al di sopra del manto in HDPE è stato steso uno strato di geotessile tessuto non tessuto da 800 g/mq; su questo è stato posto uno strato di materiale minerale naturale drenante dello spessore di 0,5 m, a protezione della struttura impermeabilizzante sottostante e per favorire il drenaggio del percolato. All’interno di tale spessore sono state inserite delle tubazioni fessurate con diametro 160 mm in HDPE, atte al drenaggio del percolato verso il pozzo di raccolta, immerse in un filone di breccia e protette da intasamenti esterni tramite l’impiego di un geotessuto.

Per quel che riguarda la copertura finale sommitale e delle sponde verrà mantenuta quella autorizzata del bacino S8, da realizzare secondo quanto previsto dal D. Lgs. n. 36/2003, con alcune varianti, in parte già progettate ed approvate con esito favorevole in precedenti opere, e ritenute migliorative sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista tecnico.

b.1) Capping sommitale finale
Detto capping sarà costituito da una barriera multistrato di copertura come prescritto dal D. Lgs. 36/03, composta nella parte sommitale, dal basso verso l’alto, dai seguenti elementi:
strato di regolarizzazione superficiale, di spessore variabile, teso al livellamento delle superfici di imposta;
strato di geotessile tessuto non tessuto da 200 g/m2;
strato drenante minerale naturale dello spessore di 0,5 m, di rottura capillare, opportunamente protetto da intasamenti a mezzo di geotessile non tessuto di grammatura pari a 200 g/m2;
strato a bassa permeabilità dello spessore di 0,5 m, costituito da materiale minerale naturale compattato, con conducibilità idraulica minore o uguale a 10-6 cm/s;
geomembrana in HDPE dello spessore di 1,5 mm, con la funzione di migliorare ulteriormente la funzionalità dello strato minerale naturale compattato e di ridurre drasticamente l’infiltrazione delle acque meteoriche, diminuendo conseguentemente la formazione di percolato e potenziando di fatto la struttura prescritta dal D. Lgs. 36/2003;
strato di geotessile tessuto non tessuto da 200 g/m2;
strato drenante minerale naturale dello spessore di 0,5 m, di rottura capillare, opportunamente protetto, da eventuali intasamenti a mezzo di geotessile non tessuto di grammatura pari a 200 g/m2;
strato di terreno vegetale dello spessore di 1 m, per l’attecchimento del manto edifico.

b.2) Capping finale delle sponde
Detto capping sarà costituito da una barriera multistrato di copertura come prescritto dal D. Lgs. 36/03 composta, dal basso verso l’alto, dai seguenti elementi:
strato di regolarizzazione superficiale, di spessore variabile, teso al livellamento delle superfici di imposta;
strato di geotessile tessuto non tessuto da 200 g/m2;
strato drenante minerale naturale dello spessore di 0,5 m, di rottura capillare, opportunamente protetto da intasamenti a mezzo di geotessile non tessuto di grammatura pari a 200 g/m2;
strato a bassa permeabilità dello spessore di 0,5 m, costituito da materiale minerale naturale compattato, con conducibilità idraulica minore o uguale a 10-6 cm/s;
geomembrana in HDPE dello spessore di 1,5 mm, con la funzione di migliorare ulteriormente la funzionalità dello strato minerale naturale compattato e di ridurre drasticamente l’infiltrazione delle acque meteoriche, diminuendo conseguentemente la formazione di percolato;
stuoia tridimensionale aggrappante prodotta per estrusione di polimeri termoplastici;
strato drenante minerale naturale dello spessore di 0,5 m, di rottura capillare, opportunamente protetto solo nella parte superiore, da eventuali intasamenti a mezzo di geotessile non tessuto di grammatura pari a 200 g/m2;
strato di terreno vegetale dello spessore di 1 m, per l’attecchimento del manto edafico.
Per assicurare il massimo grado di isolamento dei liquidi generati dal sistema discarica, verrà inserito nel pacchetto multistrato di copertura, al di sopra dello strato di argilla, una geomembrana in HDPE da 1,5 mm.
A garanzia di una migliore stabilità dello strato drenante minerale naturale, si provvederà all’inserimento di una stuoia tridimensionale aggrappante prodotta per estrusione di polimeri termoplastici, da porre in opera al di sopra del manto in HDPE, evitando così lo scivolamento sulla guaina posta sulle sponde ad una pendenza del 30%.

4.2 Sistema di gestione del percolato
Il percolato prodotto nella sopraelevazione di S8 verrà drenato a mezzo del sistema già realizzato e funzionante a servizio del bacino S8, e posto all’interno dello spessore di materiale naturale drenante di fondo. Come descritto in dettaglio nel progetto approvato di S8, tale sistema, opportunamente sagomato secondo le pendenze di progetto, è atto a convogliare il percolato ai quattro punti di prelievo posti agli angoli di discarica, costituiti ciascuno da un pozzo obliquo.
La rete di drenaggio è costituita da quattro tubazioni principali fessurate, in PEAD  160 mm, disposte lungo le diagonali del sedime, con pendenza circa dell’1 %.
Il percolato viene regolarmente convogliato, tramite tubazioni interrate, ai serbatoi per il contenimento provvisorio, posizionati all’interno di una vasca di contenimento in c.a., o alle vasche volano, già a disposizione della Ind.Eco s.r.l. e regolarmente autorizzate per il deposito preliminare. Successivamente, il percolato viene sistematicamente prelevato ed inviato al trattamento presso impianti autorizzati.

4.3 Sistema di gestione del biogas
Il biogas è il prodotto di un lento processo di degradazione anaerobica della componente organica biodegradabile contenuta all’interno dei rifiuti urbani. La sua formazione avviene al termine di una catena di reazioni fisiche, chimiche e biologiche.
Per la captazione del biogas dalla discarica S8, è prevista la realizzazione di almeno 28 pozzi, collegati ed integrati con il sistema di captazione e combustione attualmente in esercizio a servizio dei pozzi degli altri bacini di discarica di proprietà Ind.Eco. s.r.l..

4.4 Sistema di gestione e regimazione delle acque meteoriche
Le acque meteoriche che insisteranno sulla sopraelevazione di S8 verranno convogliate nella già esistente Condotta Sud, a discarica ultimata con la copertura finale.
La verifica della condotta esistente con il massimo apporto delle acque meteoriche che si verificherà ad opera ultimata, è stata oggetto di uno studio dettagliato riportato nella Relazione Idraulica allegata al progetto di sopraelevazione di S8. Da detta relazione idraulica si evince che ogni tratto di cui è costituita la rete di raccolta è dimensionato con alto margine di sicurezza rispetto agli afflussi meteorici e le conseguenti portate interessanti ciascun collettore.
Durante la coltivazione della discarica, l’acqua meteorica che graverà sull’area interessata dalla coltivazione dei rifiuti, verrà estratta e smaltita come percolato presso impianti di depurazione autorizzati.

4.5 Utilizzo e consumo di risorse ambientali
Per quanto riguarda il consumo di risorse ambientali, si prevede il prelievo di acqua dai pozzi esistenti.
Per quanto concerne l’uso delle terre a fini di ingegnerizzazione della sopraelevazione, le argille di impermeabilizzazione sommitale, unitamente alle ghiaie silicee atte ad accrescere il potere drenante della struttura, verranno reperite presso cave autorizzate; la facies sabbiosa e quella relativa al terreno da coltivo (edafico) saranno reperibili in parte dai materiali naturali di risulta dello scavo del bacino S8.

4.6 Produzione di rifiuti e quantificazione delle terre e rocce da scavo nonché delle modalità di riutilizzo e /o gestione
In merito alla produzione di rifiuti, le attività di esercizio della sopraelevazione di S8 non apporteranno modifiche di rilievo nelle tipologie rispetto a quanto attualmente prodotto dalle attività già in essere. Nello specifico, le principali tipologie di rifiuti che derivano dalle attività di gestione delle discariche risultano: percolato, olii esausti e filtri, soluzioni acquose da impianto di lavaggio automezzi, materiali ferrosi, rifiuto urbano e fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane. Il percolato, come già detto in precedenza, verrà stoccato in sili o in vasche volano, da cui sarà trasferito periodicamente ad impianti di depurazione autorizzati. Gli olii esausti ed i materiali ferrosi verranno temporaneamente stoccati rispettivamente in fusti ed in cassoni e quindi avviati ad operazioni di recupero.
La Ind.Eco S.r.l. si avvale di idonei impianti per il recupero o lo smaltimento finale dei rifiuti autoprodotti, verificandone le autorizzazioni e l’effettiva efficacia dei trattamenti eseguiti. Al termine di tali processi, gli impianti suddetti rilasciano come verifica di accettabilità e di esecuzione del trattamento dovuto, la quarta copia del formulario e l’attestazione di presa in carico e avvenuto smaltimento.
La Ind.Eco S.r.l., conformemente a quanto indicato nella Sentenza della Corte Suprema di Cassazione, Sezione III, n. 2337 del 09/10/2007 e come confermato dall’orientamento che emerge dalla Sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, Sez. II del 04/12/2008, gestirà il biogas come fonte rinnovabile e non più come attività di gestione rifiuti.
In merito alla produzione di terre e rocce da scavo, l’intervento non comporta la produzione di terre e rocce da scavo, in quanto trattasi di sola sopraelevazione di un bacino esistente, mediante coltivazione di rifiuti.

4.7 Rischio di incidenti
La tabella successiva mostra l’elenco dei possibili principali rischi inerenti sia la fase di cantiere che la fase di gestione dellasopraelevazione.

FASE LAVORATIVA
RISCHI
ALLESTIMENTO CANTIERE
Urti, colpi, lesioni alle mani e parti del corpo, elettrocuzione, investimento, folgorazione, caduta dall’alto, tagli, lacerazioni alle mani
SCAVO A SEZIONE OBBLIGATA
Investimento degli operai a terra per errata manovra del guidatore o a causa della inadeguata progettazione della viabilità interna al cantiere;  schiacciamento del guidatore per il ribaltamento della macchina operatrice;  caduta nello scavo per errata protezione o smottamento del terreno, seppellimento
REALIZZAZIONE RILEVATI E RINTERRI
Schiacciamento per smottamento del terreno; elettrocuzione; contatto con macchine operatrici per errata manovra del guidatore; schiacciamento del guidatore di macchina operatrice per il ribaltamento della stessa
REALIZZAZIONE PICCOLE OPERE IN CLS
Caduta di personale a causa della errata posizione durante il getto; danni provocati dai ferri di armatura sporgenti dai cordoli di fondazione; colpi da materiali caduti dall'alto; danni alla cute e all'apparato respiratorio a causa del cemento, del legname da carpenteria e degli additivi del cemento; proiezione di schegge o tagli prodotti dalle attrezzature utilizzate, investimento, incendio
MONTAGGI IMPIANTI TECNOLOGICI
Lesioni ed abrasioni alle mani; schiacciamento dita; elettrocuzione;  caduta dall'alto di persone od oggetti, tagli, incendi, caduta nello scavo per errata protezione o smottamento del terreno; schiacciamento dell'operaio nello scavo per smottamento del terreno
TRASPORTO MATERIALI
Investimento degli operai che transitano lungo i percorsi degli automezzi; cedimento del fondo stradale e conseguente ribaltamento dell'automezzo con pericolo per l'autista e per gli operai a ridosso dell'automezzo stesso; caduta di materiale trasportato dagli autocarri sugli operai; incidenti per malfunzionamento dei dispositivi frenanti o di segnalazione dell'automezzo.
REALIZZAZIONE POZZI PER BIOGAS
Rischi di incendi; contatto con parti in movimento; contatto con macchine operatrici; schiacciamento per caduta materiale, esplosione
REALIZZAZIONE SISTEMA DI DRENAGGIO
Caduta dall'alto; danni all'apparato respiratorio per inalazione di vapori di lavorazione e del biogas; contatto con parti in movimento; contatto con macchine operatrici; schiacciamento per caduta materiali.
GESTIONE
RISCHI
GESTIONE DEL RIFIUTO

Urti e scivolamenti, elettrocuzione, tagli, investimento e schiacciamento, incendio
REALIZZAZIONE E MANUTENZIONE DELLE STRUTTURE ADIBITE ALL’ADDUZIONE DEL BIOGAS.

Asfissia dei lavoratori presenti in questi ambienti; esplosione della miscela gas/aria e possibile infortunio dei lavoratori presenti per proiezione di materiali in seguito all'esplosione o per crollo delle pareti, caduta di persone per smottamento o crollo delle pareti, seppellimento, lesioni gravi per caduta, lesioni gravi per caduta di materiali dall'alto, investimento da parte di mezzi meccanici (Terne, Escavatori Ruspe, Dumper, ecc.), urti e scivolamenti
PERSONALE ADDETTO ALLA GESTIONE DEL TRAFFICO VEICOLARE NEL PIAZZALE
Urti e scivolamenti, tagli, investimento e schiacciamento, incendio
FASE DI SALDATURA
Termico, esplosioni, incendio
FASE SPURGO DEI SEPARATORI DI CONDENSA
Impigliamento, trascinamento, avvolgimento a causa di protezione incompleta dell’albero cardanico, urti e scivolamenti, elettrocuzione, incendio
MANUTENZIONI
Urti e scivolamenti, elettrocuzione, rischio chimico, tagli, investimento e schiacciamento, incendio, termico

4.8 Operazioni di manutenzione previste
Le operazioni di manutenzione previste nella sopraelevazione di S8 sono dettagliatamente descritte nel Piano di Gestione Operativa allegato al progetto.
Nello specifico, tale piano individua le modalità e le procedure necessarie a garantire che le attività operative della discarica siano condotte in conformità con i principi e le prescrizioni del Decreto Ministeriale 36/2003 e della relativa autorizzazione.
Il piano infatti riporta tra l’altro:
le modalità di conferimento dei rifiuti non pericolosi all’impianto, la tipologia di automezzi impiegati, i sistemi utilizzati per assicurare il contenimento delle emissioni originate dalla dispersione eolica e delle eventuali perdite di percolato nel corso del conferimento;
le procedure di accettazione dei rifiuti conferiti (controllo del formulario di identificazione, ispezione visiva dei rifiuti conferiti, eventuali prelievi di campioni e relative modalità di campionamento ed analisi);
le modalità ed i criteri di coltivazione del volume disponibile;
i criteri di gestione del percolato e del biogas;
i criteri di riempimento e chiusura delle celle, con l’indicazione delle misure da adottare per la riduzione della produzione di percolato;
le procedura di chiusura del bacino;
il piano di intervento per condizioni straordinarie, quali allagamenti, incendi, esplosioni, raggiungimento dei livelli di guardia di indicatori di contaminazione, dispersioni accidentali dei rifiuti nell’ambiente, cedimenti del materiale smaltito.

4.9 Scarichi idrici e prelievo delle acque
Come già dettagliatamente descritto, le acque meteoriche che insistono sull’intero impianto dei bacini di discarica gestiti dalla Ind.Eco S.r.l., vengono raccolte e recapitate a mezzo di una rete di condotte esistenti e già autorizzate al recettore finale rappresentato dal fiume Astura.
Lo scarico dal depuratore delle acque reflue di tipo domestico interno all’area di proprietà di Ind.Eco. recapita negli strati superficiali del suolo mediante impianto di sub – irrigazione, previo trattamento a fanghi attivi ad ossidazione totale e fitodepurazione, come autorizzato dal Comune di Latina – Settore 11 – Urbanistica e Gestione Piani Territoriali – Servizio 11.3 – Ambiente, con Nota n. prot. 58244 del 18/05/2011 e riportato nell’AIA vigente.
Le acque in uscita dalla Condotta Sud vengono periodicamente campionate ed analizzate, per il controllo dei parametri indicati dai dispositivi di legge e dalle autorizzazioni. E’ presente altresì un pozzo per il campionamento ed il controllo delle acque in uscita dalla fitodepurazione. Tali attività verranno realizzate, in continuità con quanto attualmente esistente, anche nel caso in cui verrà concessa l’autorizzazione alla richiesta sopraelevazione di che trattasi.
Per quanto riguarda i prelievi delle acque, come già detto sopra, essi riguardano l’estrazione dai pozzi esistenti, dei volumi idrici necessari ai fini irrigui. Vi è inoltre il prelievo di acqua dall’acquedotto comunale, da utilizzare per scopi igienico-sanitari interni all’azienda.

4.10 Impatto sul corpo idrico recettore (tecniche di ingegneria naturalistica)
La realizzazione della sopraelevazione di S8 non comporterà alcuna modifica rispetto alla situazione esistente, regolarmente autorizzata come da Concessione/Autorizzazione ai soli fini idraulici rilasciata alla Soc. Ind.Eco. Sr.l., con atto prot. 1448 del 20/03/2002, rinnovato con atto n. 39992 del 14/07/2006, con scadenza il 14/07/2025, per lo scarico sul corso d’acqua naturale del Demanio Idrico, denominato fiume Astura.
E’ stata comunque verificata l’idoneità delle strutture idrauliche esistenti alle esigenze previste dalla realizzazione della sopraelevazione di che trattasi, tramite relazione specialistica allegata al presente progetto.








5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
5.1 Premessa
Nel presente capitolo viene presentato un inquadramento ambientale riferito alla situazione attuale del sito interessato dall’opera in oggetto; sono poi analizzati ed approfonditi i possibili impatti che l'impianto di discarica può esercitare sull'ambiente circostante, con particolare riferimento ai seguenti aspetti:

atmosfera;
ambiente idrico: idrogeologia, acque sotterranee e acque superficiali;
suolo e sottosuolo: morfologia, geologia, geomorfologia e pedologia;
aspetti naturalistici: vegetazione, flora e fauna;
ecosistemi: il fiume Astura
salute pubblica;
rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti;
paesaggio ed aspetti storici e culturali;
aspetti socio-economici.

Vengono, infine, presentati brevemente i sistemi di monitoraggio delle acque sotterranee e superficiali, del percolato, del biogas, descritti con maggiore dettaglio nella Relazione Tecnica di progetto.

5.2 Morfologia, geologia e geomorfologia
5.2.1 Morfologia
L'area circostante il sito in oggetto presenta, quasi mescolate, le caratteristiche dei due ambienti dell’Agro Romano e della Pianura Pontina, descritti in dettaglio successivamente. L'andamento originale, debolmente ondulato, è condizionato dalla presenza del fiume Astura, che incide le sue stesse alluvioni sul margine orientale della propria valle. Le massime elevazioni sono legate in genere alla presenza delle piroclastiti compatte, frequentemente limitate da tagli ripidi o separate da incisioni vallive dai versanti poco acclivi, laddove prevalgono terreni incoerenti di natura sabbioso-limosa. Le ondulazioni del paesaggio sono così legate alla morfologia propria delle formazioni dunari che nell'area esaminata ha particolarmente favorito la creazione di numerosi stagni o "Piscine". Dall'esame delle testimonianze cartografiche e dalla attuale toponomastica, nei dintorni del sito si leggono nomi come Pantani dell'Intossicata, Piscina della Farna, Piscina di Vallone Cupo, Piscina di Rodi, Piscina Panzesi; nell'area stessa della proprietà, in una cartografia dei primi del secolo si rileva significativamente il nome, poi scomparso, di Piscina Creta Rossa.
Esempi attuali di tali ambienti, oltre che dalle "Piscine" del Bosco del Circeo, sono rappresentati dalla Piscina di Vallone Cupo e dal Pantano Granieri; quest'ultimo, pur essendo un piccolo bacino artificiale, si imposta su di un'area precedentemente impaludata non alterando di per sé stesso in modo sostanziale i caratteri ecologici originali (studio Hydra, 1988). Proprio i caratteri ecologici di tali "aree relitto" costituiscono elementi di elevato valore ambientale. Sulla morfologia descritta, i lavori agricoli, fin dal secolo scorso, hanno avuto una notevole influenza con la creazione di colmamenti, tagli ripidi anche piuttosto elevati ed ampie spianate. Ancor più a scala locale, e solo di recente, i lavori di movimentazione della terra legati all'attività di discarica hanno prodotto lo sbancamento ed il successivo "reinnalzamento" di un modestissimo colle; si è prodotto anche il riempimento di una valletta fino ad ottenere una sorta di "inversione di rilievo" con quote finali di poco superiori ai 40 metri s.l.m.

5.2.2 Geomorfologia
Come riportato nel documento “Studio di impatto ambientale e valutazione di compatibilità per l’ampliamento di una discarica di 2° categoria per rifiuti solidi urbani” (studio Hydra, 1990), l'area di studio è posizionata lungo la fascia di transizione tra due ambienti geomorfologici differenziabili: l'Agro Romano e la Pianura Pontina, ove per il primo prevalgono i terreni vulcanici, per il secondo i depositi continentali di tipo dunare.
L’area in esame possiede caratteristiche geomorfologiche tipiche delle oscillazioni del livello marino e della conseguente variazione della linea di riva. Nell’area non sono stati rilevati fenomeni di instabilità e/o frane, come può essere anche evidenziato dall’analisi della cartografia esistente, alla scala attuale di studio.
Inoltre, anche alla luce dei numerosi studi di tipo geologico-geotecnico e geomorfologico-idrogeologico specificatamente effettuati sia nell’intorno che nell’area che verrà interessata dalla realizzazione del presente bacino, è stata confermata l’inesistenza di fenomeni riconducibili alla subsidenza.

Agro Romano
L'area compresa tra la foce del Tevere e quella del fiume Astura è caratterizzata da due spianate costiere addossate ad un plateau di 80 - 100 metri di quota, che si raccorda con l'edificio vulcanico dei Colli Albani; tale plateau, generato dall'azione marina, costituisce la superficie finale dell'espandimento dei prodotti esplosivi del Vulcano Laziale, ceneri, lapilli e scorie.
Su tale terrazzo il reticolo idrografico presenta caratteri giovanili ed alcune deviazioni fluviali, oltre ad una tipica erosione convergente dendritica. Per alcuni autori (Amadei et al., 1965), nella zona di Ardea lo sviluppo dendritico, caratteristico della giovane idrografia di impostazione tardo-pleistocenica, alla quale ha certamente contribuito in modo sensibile la regressione eustatica corrispondente all'ultimo glaciale, è conseguenza del perdurare della fase di sollevamento nella parte settentrionale dell'alto gravimetrico di Anzio Lavinio. Inoltre, la confluenza delle ramificazioni del sopra citato sistema idrografico, coincide con la minima anomalia gravimetrica di Ardea.
Nella stessa area, per Di Filippo e Toro (1980), i depositi vulcanici subiscono un'erosione accelerata nelle zone di anomalia positiva e, nelle aree a gravimetria negativa, le suddette vulcaniti sono ricoperte da depositi alluvionali e palustri. Per gli Autori questa conformazione morfologica è dovuta al fatto che gli alti strutturali hanno continuato a sollevarsi.
Secondo Arnoldus–Huyzendveld et al. (1983), i fenomeni erosivi descritti non dipenderebbero tanto dal comportamento del substrato, quanto dalla particolare posizione del bacino a ridosso del Vulcano Laziale, con aste fluviali che presentano percorsi più brevi e convergenti verso il centro del bacino a differenza del reticolo idrografico che incide le pendici Nord occidentali e Sud orientali del vulcano; essi principalmente dipenderebbero dagli effetti indotti dalla regressione eustatica post tirreniana. Più a Sud-Est, il plateau si estende su una vasta area identificata come Bosco del Padiglione a quota circa 70 – 80 metri s.l.m.. Il terrazzo è interessato da larghe ondulazioni più o meno pronunciate e da uno spartiacque con andamento Nord-Ovest-Sud-Est che delimita una superficie Nord–orientale con drenaggio verso il fosso di Carano ed una Sud–occidentale con drenaggio verso la costa. Sempre secondo gli Autori, le spianate costiere presentano un andamento sub–orizzontale dal Tevere a Pratica di Mare, sintomo di una relativa stabilità, mentre, verso il "basso" di Ardea, le quote sono nettamente inferiori. Lo stesso fenomeno si osserva da Anzio verso Ardea, con le scarpate tra le spianate che scendono di quota da Sud-Est a Nord-Ovest.
La costa attuale, da poco oltre la foce del Tevere e fino al fosso Secco, è bordata da cordoni più o meno ben conservati di dune che isolano, analogamente alla costa pontina, aree depresse retrostanti, spesso impaludate. Oltre il fosso Secco si eleva rapidamente una falesia di circa 10 metri, ricoperta da sabbie eoliche; tra la falesia e la spiaggia si interpone un basso cordone di dune recenti. Più a Sud-Est la falesia si innalza ulteriormente evidenziando nel taglio depositi argilloso-sabbiosi plio-pleistocenici; scendendo verso Torre Astura, per poche centinaia di metri si osserva una falesia, attualmente erosa dal mare, intagliata, per uno spessore variabile di pochi metri, nelle argille grigie pleistoceniche con sovrapposto un lembo esiguo di piroclastiti albane rimaneggiate.

Pianura Pontina
Anche le caratteristiche geomorfologiche della Pianura Pontina sono evidentemente riconducibili ai complessi meccanismi geologici recenti, legati in particolare alle oscillazioni del livello marino ed alla conseguente variazione della linea di riva.
La differenziazione geologica che interessa la piana, individuando i due settori delimitati dal fiume Sisto, ha riflessi anche sull'andamento morfologico. Si identifica un primo settore a Nord del fiume Sisto, caratterizzato da depositi continentali di tipo argillo–torboso di origine lagunare, che presenta una morfologia molto piatta con quote prossime al livello del mare. Lo stacco morfologico dai rilievi carbonatici Lepini ed Ausoni, subito a ridosso lungo il limite Nor-Est, è molto brusco fino a verticale, nettamente diverso dal raccordo, molto più dolce, dei Colli Albani con la Campagna Romana.
Un secondo settore, più esteso è individuabile verso la costa, è essenzialmente costituito da un'ampia fascia di cordoni dunari larga circa 8 km che, innalzandosi regolarmente, si estende da Nettuno fino al Circeo ove raggiunge la quota massima di 41 m s.l.m. a Colle La Guardia. Il raccordo morfologico con il settore a Nord del fiume Sisto è molto regolare, mentre verso mare si osserva generalmente una maggiore ripidità.
I depositi sabbiosi che costituiscono tale settore sono attribuibili alla formazione della "Duna Antica". Lungo la fascia costiera, le più recenti oscillazioni della linea di riva hanno prodotto notevoli effetti morfologici, manifestatisi con la creazione di una laguna successivamente evoluta in una serie di quattro stagni costieri.
E' da notare la particolare forma di costa a "rias" rasentata dalla riva orientale dei laghi e le cui digitazioni corrisponderebbero ad antiche valli (bracci) di erosione subaerea (Giovagnotti et al. ,1980). All'interno dei rilievi dunari pleistocenici sono presenti delle depressioni chiuse denominate "Piscine" che costituiscono elementi geomorfologici tipici della Foresta Planiziaria. Tali depressioni risultano scarsamente drenate a causa, oltre che della debole pendenza, anche della presenza al fondo di depositi argillosi provenienti dal dilavamento delle acque superficiali. Vengono in tal modo a formarsi ambienti con caratteristiche paludose ed a volte lacustri a seconda che le acque che vi si raccolgono, di origine principalmente meteorica ma a volte anche sorgiva, si prosciughino o meno durante la stagione estiva.
Dal punto di vista geomorfologico, risulta importante notare che la zona di Colle del Pero risulta interessata da deboli ondulazioni del paesaggio, legate alla morfologia propria delle formazioni dunari; nella zona del sito in oggetto tale morfologia risulta chiaramente alterata dalla presenza delle discariche.

5.2.3 Geologia
L’attività antropica ha profondamente modificato le condizioni naturali dell’area in esame, come già evidenziato nello studio dell’ENEA “Incarico per l’esecuzione di uno studio finalizzato alla progettazione per la bonifica e\o la riconversione della discarica di Borgo Montello a Latina – rapporto intermedio – Giugno 1998”. In particolare, sono stati completamente obliterati i rilievi compresi tra Colle del Pero e Colle Falcone.
Dall'analisi della Carta Lito-stratigrafica della Regione Vulcanica dei Colli Albani, risulta che nell'area oggetto della presente relazione affiorano i terreni associabili con le seguenti due Formazioni: dune antiche e sabbioni rossastri dell'antico cordone di dune con croste ferruginose e pisoliti ferrifere (Olocene), e tufo coerente litoide, comunemente di colore rosso fulvo e talora giallastro detto "tufo lionato" (Plesistocene).
La definizione della litologia presente nel sottosuolo è limitata da una certa approssimazione a causa delle frequenti eteropie di facies presenti; infatti la complessità degli eventi geologici succedutisi, in particolare a partire dal Pliocene, e rappresentati da fenomeni di erosione e rideposizione, alternanza di regressioni e trasgressioni, fenomeni tettonici ed eventi vulcanici, ha portato alla contemporanea formazione di rocce diverse (eteropie di facies) su superfici relativamente ristrette.
Ad ogni modo nell’area propriamente di discarica è stata individuata una sequenza piroclastica il cui tetto è posto ad una profondità dal p.c. di circa 20 m (10 m s.l.m.), che rappresenta l’acquifero principale, caratterizzato da una permeabilità media, medio-alta.
Il substrato sostenente l’acquifero è costituito da argille che i sondaggi hanno incontrato alla profondità di circa 40 m (-10 m s.l.m.).

5.2.4 Caratteristiche di sismicità dell’area
Dal punto di vista sismico il territorio della Provincia di Latina presenta una ridotta attività locale con eventi di intensità trascurabile. L’area, però, può essere investita dagli effetti dei terremoti originatisi da altri centri sismici attivi quali: i Colli Albani, la Valle Latina, il Fucino e la zona di mare aperto tra Anzio e il Monte Circeo. Secondo la Nuova Classificazione Sismica della Regione Lazio, approvata con DGR n. 387 il 22/05/09, l’area in studio (all’interno del Comune di Latina) viene inserita nella Zona Sismica 3A.
Dall’Allegato C (DGR Lazio n° 10 del 13/01/2012), che identifica tre classi di pericolosità geologica, si desume che nel settore in esame la Pericolosità Geologica è di Tipo B (Media Pericolosità Geologica).
Secondo lo studio del Comune di Latina di Microzonazione Sismica di Livello 1, validato dalla Regione Lazio in data 5/2/2013 con Determina n°A00720, l’area in oggetto ricade su Zone stabili ma suscettibili di amplificazione locale.


Nuova zonazione sismica della Regione Lazio

5.2.5 Interventi per la mitigazione degli impatti
Dal punto di vista geomorfologico, è importante notare che la zona di Colle del Pero risulta interessata da deboli ondulazioni del paesaggio, legate alla morfologia propria delle formazioni dunari; nella zona del sito in oggetto tale morfologia risulta chiaramente alterata dalla presenza delle discariche.
Per recuperare la morfologia caratteristica della zona, nel progetto in esame si prevede di realizzare una copertura finale omogenea rispetto ai bacini limitrofi, in termini di composizione e di quote finali da raggiungere; al contempo, verranno ricreate le preesistenti condizioni ambientali e morfologiche mediante piantumazione di specie arboree e formazioni vegetali autoctone.

5.3 Idrogeologia e idrografia, e qualità delle acque sotterranee e superficiali
5.3.1 Idrogeologia
A livello generale l’area si inquadra nel contesto generale della Pianura pontina, caratterizzata dalla presenza di un acquifero, talvolta in pressione, esteso su tutta l’area della pianura e di un acquifero più superficiale, legato alla presenza delle sabbie delle dune eoliche continentali.
La complessità dei rapporti stratigrafici e la notevole variazione sia verticale che orizzontale dei terreni che costituiscono il sottosuolo dell’area di Borgo Montello, descritti nel capitolo dedicato alle caratteristiche del sottosuolo, si riflettono inevitabilmente sulle strutture idrogeologiche.
Dall'Analisi della Carta Idrogeologica della Regione Lazio, scala 1:250.000, e delle note illustrative risulta quanto segue:
lungo il fiume Astura si trova il complesso dei depositi fluvio–lacustri caratterizzato da argille, limi, e sabbie, con lenti di torbe e locali intercalazioni di ghiaie e travertini deposti nell'ambiente costiero che divideva le dune costiere dai rilievi calcarei e vulcanici (Olocene).
la restante area è caratterizzata dalla presenza del complesso delle sabbie dunari: depositi dunari antichi e recenti, depositi eolici costieri sabbiosi (Plesistocene-Olocene).
Sebbene l'acquifero abbia una scarsa produttività puntuale per la ridotta permeabilità delle sabbie, esso viene intensamente sfruttato da un enorme numero di pozzi con portate limitate. Inoltre da tale carta risulta che le isopieze assumono, in corrispondenza del fiume Astura, la concavità verso il basso, il che presuppone che esso dreni la falda in corrispondenza della zona in oggetto.
Dalla Carta Idrogeologica della Regione Vulcanica dei Colli Albani risulta che in corrispondenza del fiume Astura, le rocce lapidee ivi affioranti vengono giudicate da mediamente a poco permeabili; i depositi delle dune antiche oloceniche vengono caratterizzati come mediamente permeabili.
Dalla Carta delle Manifestazioni di Acque Termominerali e di Acque Mineralizzate fredde risulta che non vi sia presenza di Acque termominerali, mineralizzate fredde, né allineamenti di manifestazioni naturali di acque minerali e termominerali.
Dalla Carta dei Dissesti risulta che nella zona non vi è la presenza di frane o di zone esondabili.
Dalla Carta della Vulnerabilità della Provincia di Latina, risulta che tutta l'area di Borgo Montello è classificata come ad alta vulnerabilità dell'acquifero, così come riportato anche nella carta della vulnerabilità della falda della Regione Lazio redatta da A.C.E.A.; inoltre si osserva come nell’area a Nord di Borgo Montello, il maggior fattore inquinante sia dovuto alla presenza delle zone industriali.
Dalla Carta delle Aree di Interesse Naturalistico e Aree Vincolate ai fini idrogeologici si osserva che l’area in cui è localizzato l’impianto di discariche di Borgo Montello non rientra in alcuna zona soggetta a vincolo o di particolare interesse.
In base ai numerosi studi effettuati a vario titolo per la discarica esistente, è stata identificata, in tutta l’area indagata, una sequenza piroclastica il cui tetto è localizzato ad una profondità dal piano campagna di circa 20 m (10 m s.l.m.), che rappresenta l’acquifero principale. Tale acquifero risulta talvolta in pressione soprattutto a causa della presenza al tetto di sedimenti limoso-sabbiosi. Il substrato impermeabile sostenente l’acquifero è costituito dalle argille grigio-bluastre, incontrate dai sondaggi alla profondità di circa 40 m (-10 m s.l.m.).
Dalle prove idrauliche effettuate su sezioni di acquifero con potenze pari a 3-4 m di spessore si sono ottenuti i valori di trasmissività pari a:
T (emungimento) = 4,5 x 10-4 m2/s
T (risalita) = 7,2 x 10-4 m2/s
che sono congruenti con il grado di permeabilità e di porosità dalle piroclastiti incoerenti. Sempre considerando le precedenti indagini emerge che la formazione pozzolanica presenta una permeabilità variabile tra 1,5 x 10-4 e 7,5 x 10-5 m/s.
Dalle campagne di sondaggio precedenti non sono emersi ulteriori livelli acquiferi produttivi al di sotto della formazione vulcanica, pur esistendo nell’intorno dell’area pozzi produttivi che probabilmente si attestano nei depositi sabbioso-ghiaiosi costituenti il tetto del substrato.
Superficialmente, a luoghi, si registra una circolazione idrica nelle sabbie dunari scarsamente significativa dato l’esiguo spessore di tale formazione e l’assenza di bacini di alimentazione.
Sulla base dei dati ricavati dalla letteratura reperita in archivio, dai valori del coefficiente di permeabilità ricavati dalle prove in sito (prove di immissione a carico variabile - Lefranc) e da quelle in laboratorio, le principali formazioni litologiche del sito sono state suddivise in complessi idrogeologicamente omogenei.
Una precedente indagine ha suddiviso le formazioni presenti nella zona, le stesse che interessano il progetto in esame, in cinque differenti complessi idrogeologici ed ha fornito anche un modello di circolazione idrica dell’area oggetto di studio; ciò è stato nel complesso parzialmente integrato anche dei dati stratigrafici e piezometrici più recentemente acquisiti.
Per la determinazione dei differenti complessi idrogeologici si è stabilito che ognuno dei cinque dovesse presentare una medesima capacità trasmissiva e di immagazzinamento. Così definiti i complessi, è stato individuato il loro andamento tridimensionale nel sottosuolo dell’area in studio ed è stato definito così l’assetto idrogeologico della zona in esame, dal basso verso l’ alto, come segue:
Complesso idrogeologico delle pozzolane nere: litologicamente è costituito da una piroclastite mediamente addensata, a luoghi sciolta altre volte litoide, molto pomicea e scoriacea (pozzolana). Granulometricamente appartiene in prevalenza alle sabbie, ma presenta anche una frazione limosa, sia come matrice che in livelli di esiguo spessore. Il colore è grigio scuro o nerastro.
Prove di emungimento eseguite all’inizio degli anni novanta, hanno fornito valori di K nell’ordine di 10-4-10-5 m/s, valore indicativo di una permeabilità piuttosto elevata.
Complesso idrogeologico dei limi lacustri: i limi lacustri, nella loro facies prevalente, sono dotati di una permeabilità scarsa, con valori del coefficiente K di 2,1x10-7 m/s nella parte bassa e 1,6x10-6 m/s verso il tetto.
Lo stesso parametro misurato in laboratorio ha fornito un valore di 6,42x10-9 m/s.
Valori di così bassa permeabilità fanno sì che l’unità in esame costituisca una barriera idraulica tra la circolazione idrica profonda in pressione, contenuta nel complesso precedentemente descritto, e la circolazione idrica superficiale di tipo freatico, contenuta nei complessi idrogeologici sovrastanti. La presenza di una facies sabbiosa costituisce un collegamento idraulico tra le suddette circolazioni.
Complesso idrogeologico delle piroclastiti: costituito da materiale di origine vulcanica, raramente rimaneggiato, il più delle volte riconducibile alle formazioni del tufo litoide (“tufo lionato” Auct) e delle pozzolane superiori (“pozzolanelle” Auct). Il materiale presenta una granulometria sabbiosa fine con discreta percentuale di limo. I valori del coefficiente di permeabilità, reperiti da studi precedenti, si attestano sugli ordini di 10-6-10-8 m/s, a seconda del processo di argillificazione subito dalla formazione.
Complesso idrogeologico delle sabbie limose pleistoceniche-oloceniche: si tratta di depositi a prevalente composizione sabbiosa in matrice limosa, ma non mancano livelli marcatamente limosi spessi anche qualche metro. Stratigraficamente è superiore al complesso idrogeologico delle piroclastiti precedentemente descritto, ma presenta relativamente allo stesso numerose eteropie laterali. Le sabbie limose presentano una permeabilità estremamente variabile, con valori del coefficiente K oscillanti tra 10-4 e 10-8 m/s. Le prove in laboratorio effettuate hanno fornito un valore di K = 4,13x10-6 m/s. Tale variabilità si esprime sia orizzontalmente che verticalmente in maniera alle volte repentina. Di conseguenza, una circolazione idrica all’interno della presente unità risulterebbe molto frammentata, condizionata, oltre che dalla suddetta variabilità del parametro K, anche dalle numerose eteropie con il già descritto complesso delle piroclastiti e con la geometria del substrato limoso.
In realtà, dato il limitato spessore, la potenzialità idrica del complesso è molto ridotta. E’ sede di un acquifero scarsamente significativo con una circolazione idrica di tipo freatico associata ad una ricarica diretta, dovuta prevalentemente alle precipitazione meteoriche. Può quindi assumere importanza in relazione a piogge di forte intensità.
Per quanto riguarda lo stato delle acque sotterranee, l’esame dei numerosi dati di rilevazione quantitativa e qualitativa relativi alle acque sotterranee nell’area di insediamento della discarica di Borgo Montello, gestita dalla società Ind.Eco S.r.l., ha consentito di definire un quadro di dettaglio delle modalità di funzionamento della circolazione idrica sotterranea.
In particolare, la ricostruzione della superficie piezometrica, eseguita sia per via sperimentale sia per via numerica, ha condotto sostanzialmente a risultati coerenti fra loro che indicano un deflusso idrico sotterraneo orientato in direzione Est-Ovest, che risente in modo sensibile della presenza del polder di impermeabilizzazione, ed in qualche modo condizionato dai livelli idrometrici del fiume Astura. Infatti si evidenzia un addensamento delle linee isofreatiche immediatamente a monte della ubicazione del polder, in quanto la presenza di una barriera impermeabile sotterranea, quale è appunto il diaframma perimetrale del bacino precedentemente non impermeabilizzato, determina un sensibile aumento del gradiente idraulico a monte.
In secondo luogo, l’andamento del flusso idrico risulta orientato anche localmente in direzione Nord Est – Sud Ovest, come del resto avviene nella regione di inserimento dell’area di studio.
Per effetto della vicinanza del fiume Astura, a valle del polder, si registra una sensibile deviazione di tale flusso in direzione Est - Ovest, a valle del Bacino S4. In tal senso la analisi delle misure di livello idrico superficiale e sotterraneo eseguite in contemporanea nell’Ottobre 2005 hanno messo in luce che il flusso idrico sotterraneo risente della presenza del fiume Astura.
In funzione della presenza o meno nel sottosuolo del livello limoso a bassa permeabilità contenuto nella formazione 3, la vulnerabilità della falda contenuta nella formazione 4 varia da media ad elevata. Risulta anche che la discarica è posizionata a distanza di sicurezza da pozzi e sorgenti destinati ad uso idropotabile: non ricade né influenza aree di tutela assoluta o aree di rispetto di punti di captazione idropotabile, né investe zone di protezione idrogeologica.
La distanza tra la massima escursione di falda, misurata durante le perforazioni dei pozzi di controllo e la massima profondità del cavo risulta essere superiore a 3,0 m, rispettando quanto previsto dal D. Lgs. 36/03.

5.3.2 Idrografia
Il reticolo della Provincia di Latina è caratterizzato da corsi d’acqua poco estesi che, nella maggior parte di casi, non oltrepassano i limiti amministrativi del territorio. L’area di studio ricade nel bacino idrografico del fiume Astura, che presenta una lunghezza ridotta (circa 20 km) ed un bacino idrografico di circa 86 kmq, con foce presso l’omonima torre.
Originariamente più esteso, il bacino attuale è suddiviso in tre sottobacini. Complessivamente l’apporto di fosforo e azoto nei corsi d’acqua del bacino è di natura prevalentemente industriale. Si può calcolare un apporto complessivo di fosforo di circa 74 t/anno e volumi significativi di sostanza azotate (365 t/anno).
Oltre che da numerosi fossi minori completamente asciutti, in cui l’acqua defluisce occasionalmente durante le forti precipitazioni, l’area è attraversata dal fiume Astura, che scorre ad Ovest dell’area in esame, e rappresenta il corso d’acqua più importante della zona.
Il fiume nasce nella zona delle sorgenti dell’acquedotto di Carano; nel corso del tempo ha subito, specie lungo la parte alta del suo bacino, radicali interventi di regimazione idraulica che ne hanno mutato il profilo. A monte dell’area di studio è da rilevare l’immissione del “Fiumetto” che apporta notevoli quantità d’acqua.
Il fiume Astura è attualmente in fase erosiva, come dimostrato dal fatto che scorre all’interno delle sue alluvioni incidendo un alveo che risulta di qualche metro inferiore al piano campagna.
Prima di costeggiare l'area vasta del complesso di discariche, esso attraversa sia un bacino industriale di rilievo dal quale riceve notevoli quantità di reflui, sia zone abitate piuttosto vaste; ne risulta che le sue acque risultano compromesse già nella parte a monte dell'area vasta delle discariche. La rete idrografica locale è sufficiente a garantire il deflusso delle acque meteoriche.
La portata del fiume Astura presso la foce si aggira intorno ai 850 l/s, mentre la maggior parte del bacino permane praticamente asciutta o presenta portate ridotte solo in occasione di lunghi periodi di pioggia.

5.3.3 Qualità delle acque sotterranee
L’area in cui andrà ad inserirsi la sopraelevazione è caratterizzata da un’intensa presenza di attività antropiche, le quali, negli ultimi decenni, hanno utilizzato questa zona per lo smaltimento di rifiuti. Le discariche allestite in origine, utilizzando le conoscenze approssimative dell'epoca e pertanto prive di controllo, sono state successivamente adeguate ai nuovi criteri di salvaguardia e tutela del territorio e della salute pubblica; esse quindi possono ora essere considerate discariche controllate sia per quanto riguarda la tipologia di rifiuti smaltiti sia per quello che riguarda il loro impatto sull’ambiente.
Nell’ultimo decennio numerose sono state le indagini ambientali indirizzate a valutare le caratteristiche fisiche degli acquiferi presenti nella zona, ed in particolare le caratteristiche chimiche delle acque sotterranee.
Le analisi chimiche delle acque sotterranee prelevate dai numerosi pozzi presenti nella zona coprono un intervallo temporale che va dal Dicembre dell'anno 1987 sino ai correnti mesi.
La definizione delle caratteristiche dell’acquifero era stata oggetto di indagine sia da parte dello studio Hydra, in fase di progettazione della prima discarica di rifiuti urbani, e, successivamente, durante la progettazione della discarica già Ecotecna (sito che completa l'area verso il fiume Astura), sia da parte dell’ENEA, durante lo studio per la caratterizzazione della vecchia discarica di rifiuti urbani, localizzata a ridosso del fiume Astura.
Tali caratteristiche idrogeologiche sono state poi, durante il corso degli anni seguenti, puntualizzate tramite una ampia serie di studi di approfondimento, avvenuti attraverso la realizzazione di un cospicuo numero di nuovi piezometri disposti perimetralmente alle discariche.
Si tratta di documenti agli atti delle Autorità competenti ed oggetto di continuo esame, elaborazione e valutazione. A dette copiose risultanze non può pertanto che rimandarsi in questa sede.
Si può tuttavia, in sintesi, affermare che la frequenza dei campionamenti nell'area interessata dalle discariche ha visto un deciso incremento nel corso degli anni, passando da analisi con cadenze trimestrali o semestrali a frequenze mensili. Questo ha permesso e permette alle Autorità competenti di controllare in continuo lo stato dell'acquifero e le possibili modificazioni chimiche dello stesso. Infatti nell’ambito delle attività svolte, nel Luglio 2005-2008 è stato redatto il documento denominato “Monitoraggio idrogeologico finalizzato al collaudo ambientale delle opere di messa in sicurezza permanente realizzate ed alla valutazione dell’impatto dell’opera sul sito in esame”, predisposto dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) Lazio in collaborazione con il Servizio Tecnico della Direzione Centrale dell’Agenzia e la Sezione Provinciale di Latina.
Esso, implementato opportunamente con altri 4 piezometri dislocati nell’area perimetrale all’invaso e sottoposti alla logica di monitoraggio collegato a quelli già utilizzati, ha costituito un adeguamento necessario al fine di definire il complesso assetto ambientale venutosi a creare nel tempo nel sito interessato dalle discariche di Borgo Montello.
L’ARPA Lazio sede di Latina ha svolto un piano di monitoraggio denominato ”Progetto istituzionale per la prosecuzione del monitoraggio idrogeologico nell’ area di discarica di Borgo Montello, Latina, ed ai dintorni, per la valutazione sulla diffusione degli inquinanti (II Triennio)”, terminato nel corso dell’anno 2012.
L’obiettivo complessivo di tale piano è stato quello di avere un quadro conoscitivo chiaro e condiviso, e di potere conseguentemente gestire una rete di piezometri di monitoraggio atti a definire compiutamente lo stato qualitativo delle acque sotterranee in un intorno significativo. L’elaborato recepisce inoltre quanto previsto dal D. Lgs. 13/01/2003, n. 36 “Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti”.
Nel corso dell' anno 2014 ARPA Lazio insieme a ISPRA hanno prodotto un documento per la definizione del modello idrogeologico dell'area adibita a discarica conclusivo delle 2 triennalità del lavoro di monitoraggio.
In tale documento si riscontrano i superamenti delle CSC e dunque la presenza di inquinanti nella falda acquifera e si evince l' obbligo per le società di gestione delle discariche di Borgo Montello di intervenire con misure di messa in sicurezza e bonifica delle acque sotterranee.

5.3.4 Qualità delle acque superficiali
La qualità del corso d’acqua in corrispondenza dell’area delle discariche è ampiamente nota grazie al programma di monitoraggio da tempo in atto da parte della Società Ind.Eco. s.r.l., che prevede il campionamento periodico delle acque in corrispondenza di tre punti (ubicati a monte ed a valle dell’area di proprietà) in modo da definire l’eventuale impatto sulle acque del fiume da parte dell’impianto; inoltre, anche negli studi dell’ENEA “Studio di caratterizzazione della discarica S0 di Borgo Montello – Latina” e “Incarico per l’esecuzione di uno studio finalizzato alla progettazione per la bonifica e\o riconversione della discarica di Borgo Montello a Latina- rapporto intermedio” sono riportate analisi chimico-fisiche relative a campioni prelevati lungo il fiume Astura sia a monte che a valle dei bacini di discarica.
Dal confronto tra i principali parametri chimico– fisici a monte ed a valle dell’area di localizzazione dell’invaso già Ecotecna analizzati a cura della Ind.Eco. ed a cura dell’ENEA e contenuti negli studi sopraccitati risulta che non esistono elementi significativi riguardanti il contributo delle discariche di Borgo Montello all’inquinamento del Fiume Astura.
Si può anzi evidenziare un lievissimo miglioramento della qualità di gran parte dei parametri misurati a valle rispetto a quelli a monte; ciò può indicare che le acque provenienti dalle discariche, come detto costituite solo da acque meteoriche ruscellanti, producono, per quanto poco, una diluizione delle acque del fiume Astura che, come sopra detto, rappresenta il ricettore di acque reflue agricole, urbane ed industriali che hanno in parte alterato la sua qualità come visibile dai valori elevati di cloruri, COD ed in parte ammoniaca. Analoghe considerazioni, per quanto riguarda i metalli, possono essere fatte per le acque del fosso (Fiumetto) a valle della discarica e parallelo al fiume Astura.
Un’ulteriore verifica sulla qualità delle acque del fiume Astura è stata condotta dall’ENEA attraverso il calcolo dell’Indice Biotico Esteso (I.B.E.) per la verifica dell’eventuale effetto di disturbo esercitato dal complesso di discariche sull’ambiente fluviale. I campionamenti della comunità bentonica sono stati effettuati in corrispondenza di 4 stazioni, di cui una ubicata a monte della discarica, due in corrispondenza della discarica e l’ultima a valle della discarica. I risultati ottenuti indicano che il valore dell’indice biotico esteso (I.B.E.) diminuisce in maniera poco marcata dalla stazione a monte (I.B.E.=6) alle due stazioni in corrispondenza della discarica (I.B.E.=5) alla stazione a valle (I.B.E.= 4).
La tabella seguente riporta i risultati conclusivi del monitoraggio biologico.




Stazione
I.B.E.
Classe di qualità
GIUDIZIO
A monte
6
III
Ambiente inquinato o alterato
A livello
5
IV
Ambiente molto inquinato o molto alterato
A livello
5
IV
Ambiente molto inquinato o molto alterato
A valle
4
IV
Ambiente molto inquinato o molto alterato

Lo studio si conclude osservando che “la variazione di classe osservata tra la stazione a monte della discarica e le successive non è estremamente marcata, ma il peggioramento potrebbe essere attribuito ad effetti negativi della discarica sulla qualità del fiume Astura. Questi risultati devono essere integrati con quelli ottenuti dalle indagini ecotossicologiche”.
Per approfondire ulteriormente lo stato delle conoscenze sulla qualità delle acque superficiali del fiume, sono state condotte, quindi, analisi ecotossicologiche basate su test di tossicità su organismi sensibili, le quali permettono di considerare la qualità delle acque in esame in relazione alla vita dell’ecosistema. Tali test determinano quanti organismi, appartenenti ad un determinato sistema biologico, manifestano la compromissione di una o più funzioni dopo essere stati per un determinato tempo a contatto con il campione d’acqua in esame.
I campioni d’acqua utilizzati sono stati prelevati in corrispondenza delle stesse stazioni sopradescritte ed utilizzate per la definizione dell’I.B.E.
Dall’indagine è risultato che, tra gli organismi utilizzati, soltanto l’alga verde Selenastrum capricornutum ha evidenziato la tossicità nei campioni analizzati; tale tossicità, tuttavia, è stata rilevata in maniera uniforme sia a monte delle discariche che a valle che nei siti in linea; addirittura è stata osservata una lieve diminuzione della tossicità da monte verso valle. Nel caso, invece, del batterio Photobacterium phosphoreum è stata riscontrata una lieve condizione di stress solo in corrispondenza del campione prelevato a monte della discarica.
L’analisi si conclude quindi rilevando che “dall’esame dei dati riportati risulta che le acque del fiume Astura risultano inquinate, in quanto in grado di indurre effetti di tossicità acuta già a monte della discarica. L’andamento diffuso della tossicità non consente di discriminare un eventuale apporto dovuto al rilascio di contaminanti da parte della discarica”.
Anche i sopraccitati studi coordinati ed eseguiti da ARPA Lazio ed ISPRA, riportano indicazioni relative all’attuale stato qualitativo del fiume.

5.3.5 Interventi per la mitigazione degli impatti
Per quanto riguarda la valutazione degli impatti dell’intervento in esame sulle acque sotterranee e le acque superficiali è opportuno distinguere le fasi operative nei seguenti momenti:
stato attuale;
stato di esercizio;
stato di post-gestione.
Relativamente allo stato attuale, si ricorda che il progetto riguarda la sopraelevazione di un bacino di discarica (S8), già gestito dalla proponente e dotato, come anche i bacini di discarica limitrofi, di sistemi di sigillatura di base e di impermeabilizzazione di superficie, congruenti con quanto previsto dalle normative vigenti.
A tal proposito, si ricorda che nello studio effettuato dall'ENEA "Studio di Caratterizzazione Discarica di Borgo Montello" del 1996, relativo alla discarica S0, si concludeva: "i risultati raggiunti hanno permesso di definire la probabile presenza di una barriera sostanzialmente impermeabile tra il fiume Astura e la falda", il che comporta un ulteriore grado di protezione naturale del sistema acqua–suolo rispetto al complesso delle discariche esistenti.
Al termine della fase di esercizio, si provvederà alla realizzazione di un capping finale avente caratteristiche tali da uniformare o potenziare la morfologia dell’impianto a quella dei bacini limitrofi, ed in grado di limitare l’infiltrazione delle acque meteoriche e quindi la formazione del percolato.

5.4 Atmosfera
La relazione tecnica "Studio della componente atmosfera ai fini della V.I.A. ", predisposta dall'ENEA su incarico del Ministero, classifica gli impianti di smaltimento per rifiuti industriali ed urbani nel gruppo di opere, interventi ed impianti che utilizzano direttamente l'ambiente atmosferico come "mezzo di smaltimento di residui, rifiuti o rilasci provenienti da processi lavorativi o da attività di stoccaggio anche se non utilizzano in modo diretto la risorsa aria in ingresso o durante il ciclo lavorativo".
Delle numerose e severe prescrizioni indicate per la caratterizzazione climatica del sito in assenza dell'intervento, nel presente lavoro sono stati presi in considerazione i parametri meteorologici, nella loro ripartizione spaziale e temporale, di più diretto interesse in relazione all'opera in progetto, ovvero:
precipitazioni;
temperatura dell'aria;
ventosità;
turbolenza atmosferica.

5.4.1 Precipitazioni
L'analisi di piovosità del sito si basa sulle serie storiche delle precipitazioni registrate alle stazioni meteorologiche del Servizio Idrografico di Stato di Ardea, Latina, Cisterna di Latina, Cerasella, Torre Olevola e Terracina. La scelta di queste stazioni è stata fatta in base alla loro ubicazione geografica e morfologica lungo la fascia costiera pontina, all'interno della quale ricade anche il sito in oggetto.
L'andamento dei valori mensili medi permette di definire il regime delle precipitazioni che interessano l'area in esame: tutte le stazioni rilevano un minimo in corrispondenza del mese di Luglio ed un massimo in Novembre. L'escursione della fascia di confidenza (±) è più accentuata in corrispondenza dei massimi valori, come pure nei mesi di Febbraio e Maggio, indicando quindi una più marcata variabilità degli eventi piovosi in questi mesi.
Questo tipo di distribuzione temporale delle piogge, caratterizzata da un massimo invernale ed un solo minimo estivo, classifica il regime pluviometrico dell'area come marittimo.
Nelle figure sottostanti, si riportano le piovosità mensili e cumulate relative agli anni 2011-2014 rilevate a mezzo del pluviometro installato presso la discarica della Ind.Eco S.r.l.. Il valore medio mensile nei 4 anni analizzati è risultato essere pari a 79 ml.
















Piovosità mensili e cumulate relative agli anni 2011-2014

5.4.2 Temperatura
Le variazioni del livello termico dell'aria che si verificano nel corso della giornata e delle stagioni, inducono una serie di fenomeni convettivi locali che contribuiscono a definire il grado di stabilità atmosferica e quindi la potenziale dispersione degli inquinanti.
Nella Tabella seguente sono riportate le temperature medie mensili (°C) misurate nel periodo 2010-2014:





La presenza del mare, distante una ventina di km dal sito, produce un effetto di mitigazione sul regime termico della fascia costiera, riducendo il valore della temperatura dell’aria nei mesi primaverili rispetto ai valori registrati nei mesi autunnali: il valore medio annuale nel periodo considerato risulta pari a 16,1°C.

5.4.3 Ventosità
Si rimanda all’Allegato F accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. riguardante i dati rilevati recentemente dall’anemometro presente presso il sito di discarica di Borgo Montello, di proprietà della Ind.Eco. S.r.l..
I grafici riportano nello specifico i valori dell’intensità e della direzione del vento prevalente.
Gli indici di ventosità, espressi dalla frequenza delle calme di vento, delle classi di velocità e dei settori di provenienza su base annuale, consentono di caratterizzare i fenomeni di trasporto degli inquinanti e inoltre, congiuntamente all'indice di stabilità atmosferica, caratterizzano completamente la capacità di rigenerazione della qualità dell’aria.
Gli indici di ventosità utilizzati sono tre:
frequenza delle calme di vento: n° di eventi anemometrici con calma di vento/n° di osservazioni;
frequenza delle direzioni di provenienza del vento: n° di eventi anemometrici con direzione compresa entro un settore di provenienza/n° delle osservazioni;
frequenza delle classi di velocità del vento: n° di eventi anemometrici con velocità del vento compresa in una classe di velocità/n° delle osservazioni.
Nelle elaborazioni statistiche la direzione del vento è suddivisa in 8 settori di ampiezza 45°, a partire dal Nord geografico, mentre la velocità del vento, v, è ripartita nelle seguenti 6 classi:
v < 0.5 m/s calma di vento;
0.5 < v < 2.0 m/s bava di vento;
2.0 < v < 4.0 m/s brezza leggera;
4.0 < v < 6.0 m/s brezza tesa.

Rosa dei venti


Distribuzione di frequenza delle classi di vento

5.4.4 Turbolenza
Per caratterizzare la turbolenza di origine termodinamica, è stata applicata la metodologia di Pasquill-Gifford, secondo cui le condizioni medie di turbolenza vengono classificate in 6 classi di stabilità atmosferica (vedi tabella seguente), sulla base di una serie di parametri tra cui il bilancio radiativo superficiale, la copertura del cielo, l'altezza del sole e la velocità del vento. Tali classi risultano essere:
Atmosfera estremamente instabile (classe A);
Atmosfera moderatamente instabile (classe B);
Atmosfera leggermente instabile (classe C);
Atmosfera neutra (classe D);
Atmosfera leggermente stabile (classe E);
Atmosfera moderatamente/estremamente stabile (classe F+G+nebbie).
In condizioni d’instabilità atmosferica, la turbolenza termica è notevole e gli inquinanti sono soggetti ad una rapida diffusione. Nel caso di atmosfera estremamente instabile, i vortici di turbolenza hanno dimensioni maggiori della sezione del pennacchio: durante l'estate, in presenza di calme di vento, possono raggiungersi localmente alte concentrazioni inquinanti ("looping"). In condizioni di neutralità, si ha una bassa turbolenza termica con moderata spinta di galleggiamento: il pennacchio sale con legge logaritmica e si diffonde con profilo conico ("coning"). In condizioni di stabilità atmosferica, la turbolenza termica è minima ed i fenomeni di trasporto prevalgono su quelli diffusivi. Il pennacchio ha un andamento tipicamente orizzontale; l'abbattimento al suolo degli inquinanti avviene a grandi distanze dalla sorgente ed in condizioni di concentrazioni molto basse ("fanning").
Dall'analisi dei dati meteorologici riportati in forma sintetica nei grafici che seguono, è possibile individuare quali siano le caratteristiche diffusive dell’area in esame.


Distribuzione di frequenza delle classi di stabilità

La classe di stabilità atmosferica con i massimi valori di frequenza su base annuale è la D (atmosfera stabile, con debole turbolenza).

5.4.5 Inquadramento dello stato di inquinamento atmosferico locale
Si veda a tal proposito l’allegato D.6 scheda D della contestuale procedura di A.I.A..
Ai fini della determinazione dello stato di inquinamento atmosferico locale, i riferimenti normativi che istituiscono i requisiti di qualità ambientale (SQA) ed i livelli di valutazione ambientale (EAL), prevedono la determinazione delle misure delle soglie limite di tali requisiti tramite una rete areale di strumenti per l’analisi chimica in continuo, gestita da enti pubblici.
L’area di studio, secondo quanto stabilito dal Piano Regionale di Risanamento della Qualità dell’Aria approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 66 del 10/12/2009, rientra nella zona B, che include tutti quei Comuni per i quali si è registrato un superamento degli standard di qualità dell’aria, per almeno un inquinante, oppure si è stimato un elevato rischio di inquinamento.
Nel 2003 la Regione Lazio, inoltre, ha definito ed approvato la prima classificazione del territorio in relazione all’inquinamento atmosferico, che costituisce la base per lo sviluppo di politiche di controllo e per la definizione di ambiti e di strategie di risanamento. L’attuale classificazione del territorio deriva da uno studio, condotto in collaborazione con ARPA Lazio, basato su un’analisi della qualità dell’aria e stimata sul complesso dei 378 Comuni della Regione.
Nella Regione Lazio, ARPA Lazio ha localizzato n. 36 postazioni chimiche fisse di misura facenti parte della Rete Regionale della Qualità dell’Aria. Tali postazioni sono così suddivise:
Provincia di Roma, n. 19;
Provincia di Frosinone, n. 8;
Provincia di Latina, n. 4;
Provincia di Rieti, n. 2;
Provincia di Viterbo, n. 3.


Postazioni chimiche di misura all’interno della Regione Lazio

Per l’analisi dell’area di studio non è possibile fare riferimento a nessuna delle centraline regionali, in quanto i dati afferenti le stazioni più vicine (in Latina, a via Tasso e via Romagnoli) non risultano compatibili con l’area in esame sotto il profilo ambientale. In particolare, la centralina regionale di rilevamento posta in via dei Romagnoli non è impiegabile nel seguente studio poiché lontana dal sito di interesse e, soprattutto, perché monitora una situazione di fondo di un centro urbano e non di una zona con caratteristiche prevalentemente rurali, come quella in esame.
Per poter effettuare le medie e le elaborazioni statistiche necessarie a verificare il rispetto e/o superamento dei valori limite indicati dalla normativa, gli inquinanti devono essere monitorati in continuo mediante stazioni di rilevamento fisse, ubicate in zone poste vicino alle sorgenti di emissione.
Pertanto, gli elementi ed i dati a disposizione per studiare lo stato della qualità dell’aria nella zona oggetto di studio non risultano significativi e sufficientemente rappresentativi ai fini di una corretta caratterizzazione della situazione odierna dell’inquinamento atmosferico.
La caratterizzazione dello stato attuale dell’inquinamento atmosferico è riportata dati contenuti nei “Rapporti di campionamento ed analisi relativi al piano di sorveglianza e controllo delle emissioni diffuse” (anno 2012 e 2013), redatti mensilmente dal Dott. Stefano Sciolette (Analisi, Consulenze e Monitoraggi ambientali Ordine dei Chimici Lazio Umbria Abruzzo Molise n°1228) e depositati periodicamente presso gli Enti di controllo preposti.

5.4.6 Inquadramento dello stato di inquinamento acustico locale
Nell’ambito delle competenze che la Legge 447/95 assegna ai Comuni rientra l’obbligo per la redazione del piano di zonizzazione acustica, ovvero la suddivisione del territorio in zone acusticamente omogenee all’interno delle quali i valori di clima acustico, nel periodo diurno e notturno, non debbano superare i limiti previsti all’interno del DPCM 14/11/1997.
Il Comune di Latina non è ancora dotato del Piano di Classificazione Acustica Comunale, pertanto si fa riferimento a quanto disposto con DPCM 1/3/91, che stabilisce i limiti transitori di accettabilità della rumorosità immessa nell’ambiente esterno ad una data realtà produttiva qualora il territorio comunale non sia stato zonizzato ai fini acustici. Tale Decreto prevede la suddivisione dei territori comunali in zone acustiche classificate in base alla loro destinazione d’uso e, in attesa di tali zonizzazioni, stabilisce, per le sorgenti sonore fisse, i seguenti limiti transitori di accettabilità per le immissioni sonore nell’ambiente esterno:

Classificazione acustica


L’area oggetto di studio si trova al di fuori del centro abitato, in una zona prettamente agricola ma caratterizzata dalla presenza di impianti per lo smaltimento di rifiuti urbani; ai fini del presente studio, si può quindi affermare che:
l’area in cui verrà realizzata la sopraelevazione (coincidente con quella dell’invaso S8) ricada in “Zona esclusivamente industriale” i cui valori di limite massimo sono: 70 dB(A) nel periodo diurno e 70dB(A) nel periodo notturno.
l’area circostante ricada in “Tutto il territorio nazionale”, i cui valori di limite massimo sono: 70 dB(A) nel periodo diurno e 60dB(A) nel periodo notturno.
Nella zona in esame non sono presenti recettori sensibili di classe I (scuole, ospedali, case di riposo, etc).
Ai fini della valutazione del clima acustico locale prima della realizzazione dell’intervento in esame, si può fare riferimento alla campagna di monitoraggio condotta da Elmec Italia S.r.l.. I rilievi sono stati effettuati il giorno 21 Novembre 2013, dalle ore 13:00 alle ore 17:00 per il periodo diurno. Dopo un approfondito sopralluogo, sono state individuate n. 5 posizioni su cui realizzare l’indagine fonometrica; di questi punti, due (M1 e M2) si trovano a poca distanza dall’area di progetto e possono essere condierati rappresentativi del clima acustico ivi presente.
La seguente tabella riporta i valori di Leq (A) misurati nella suddetta campagna di monitoraggio (periodo diurno) nei due punti vicini all’area oggetto dell’intervento:

Risultati campagna di monitoraggio clima acustico nell’intorno dell’area di progetto
Misura
Ubicazione
Misura Leq dB(A)
Limiti Normativi DPCM 1.2.91
Periodo di riferimento
M1
Via del Pero, incrocio Strada Monfalcone
54,0
"Tutto il territorio nazionale"
70dB(A)
6:00-22:00
M2
Via del Pero 979
52,2
"Tutto il territorio nazionale"
70dB(A)
6:00-22:00

Dall’analisi dei rilievi fonometrici effettuati si deduce che attualmente il clima acustico in prossimità dell’area, nel periodo diurno presenta, per tutti i punti analizzati, un livello di pressione sonora contenuto nei limiti previsti dalla normativa. Per quanto riguarda il periodo notturno, considerate le caratteristiche dell’area oggetto di indagine e le altre campagne di monitoraggio svolte in area limitrofe e simili, si possono stimare dei valori inferiori di 8-9 dB(A) rispetto a quelli diurni; pertanto, anche per il periodo notturno, si può considerare che il clima acustico attuale sia in linea con le prescrizioni normative.



5.4.7 Radiazioni ionizzanti
Per definire lo stato ambientale pre-esistente relativo alla presenza di radiazioni ionizzanti e non, si può fare riferimento ad una campagna di monitoraggio realizzata nel periodo diurno con l’obiettivo di valutare il fondo elettromagnetico presente nell’area di interesse. Dopo un approfondito sopralluogo, sono state individuate n. 2 posizioni su cui realizzare l’indagine, poste a limitata distanza dall’area di progetto. Le misure sono state effettuate il 21 Novembre 2013, dalle ore 13:00 alle ore 17:00.

Risultati campagna di monitoraggio radiazioni ionizzanti nell’intorno dell’area di progetto
Misura
Ubicazione
B campo magnetico (µT)


Valore medio
Valore massimo
M1
Via del Pero, incrocio strada Monfalcone
1,49
2,15
M2
Via del Pero 979
0,76
2,06

I valori rilevati evidenziano livelli di campo elettromagnetico inferiori ai limiti di legge; pertanto, per gli ambienti controllati, non sono necessari accorgimenti di alcun genere. I valori delle misure di campo elettromagnetico a bassa frequenza sono stati confrontati con i valori di attenzione proposti dagli istituti internazionali: tali valori evidenziano emissioni di campo elettromagnetico dell’elettrodotto molto contenuti.
Tali valori risultano ben al di sotto del valore limite di esposizione (100 µT), del livello di attenzione (10 µT) e dell’obiettivo di qualità (3 µT). Quindi allo stato dell'arte della conoscenza tecnica, sui ricettori abitativi ubicati a ridosso dell’impianto, nella condizione attuale, non esistono rischi dovuti ad esposizione da radiazioni elettromagnetiche, in quanto le quantità emesse non sono dannose per la salute delle persone che vi transitano o vi permangono anche per periodi lunghi.

5.4.8 Interventi per la mitigazione degli impatti
Per quanto riguarda la qualità dell'aria, i principali agenti inquinanti possono essere considerati il biogas e le polveri.
Con il termine “biogas” viene indicata la componente gassosa che si origina dalla degradazione in fase anaerobica dei rifiuti con matrice organica; è composto principalmente da metano ed anidride carbonica, ma anche da altri elementi (quali mercaptani ed idrogeno solforato) che, seppur presenti in concentrazioni ridotte, sono responsabili di emissioni maleodoranti.
Per quanto riguarda il biogas, durante la fase di gestione, che normalmente è responsabile dei disagi maggiori, verranno previsti tutti i possibili accorgimenti per limitare i relativi disturbi.
A bacino realizzato, si disporrà pertanto di una rete di captazione, omogenea per caratteristiche a quanto già presente nei bacini limitrofi ed in particolare nel bacino S8.
La stessa rete sarà realizzata in modo da impedire il richiamo di aria proveniente dall’esterno verso il pozzo, garantendo in tal modo la qualità del biogas collettato.
Il sistema di aspirazione e combustione del biogas è stato accuratamente dimensionato, valutando il raggio d’azione delle singole sonde, in modo da poter trattare tutto il biogas prodotto dalla sopraelevazione. Inoltre, in ogni singolo pozzo del biogas verrà predisposta una serie di valvole di controllo e di sicurezza.
Il sistema di capping finale avrà anche l’effetto di un’efficace barriera verso la fuoriuscita del biogas.
Altri impatti potenziali sull’atmosfera sono rappresentati da:
polveri;
rumori e vibrazioni.
Per minimizzare gli effetti dovuti alle polveri (particelle finemente disperse e suddivise, suscettibili di trasporto e caratterizzate da una certa frazione respirabile) che si possono generare durante la fase gestionale ed essere trasportati dal vento, saranno adottate le seguenti misure compensative:
mascheramento con vegetazione;
ricoprimento giornaliero dei rifiuti;
umidificazione delle aree di movimentazione;
recinzione della discarica e rete arborea e/o arbustiva perimetrale;
drenaggio e combustione biogas;
limitazione delle aree e dei tempi di pre-stoccaggio dei rifiuti.

E’ già presente un argine schermante a Sud del bacino di sopraelevazione.
Nella fase gestionale, l’inquinamento acustico è fondamentalmente connesso ai mezzi pesanti per la gestione del bacino ed agli automezzi che conferiscono rifiuti.
Per quanto riguarda il traffico veicolare, essendo le quantità di rifiuti in entrata all’impianto rappresentate dalle stesse quantità già gestite da anni, il traffico non subirà alcun incremento e parimenti i rumori da esso prodotti.
Non sono, infine, individuabili nell’area dell’impianto sorgenti di vibrazioni se non quelle legate al traffico veicolare, che appaiono, comunque, trascurabili nei riguardi dell'ambiente esterno al perimetro dell'impianto sia per la modesta entità del fenomeno, sia per la distanza dei nuclei abitati.

5.5 Aspetti socio-economici
5.5.1 Centri abitati
Il territorio dell’Agro Pontino, un tempo coperto dalle paludi ed oggi bonificato, corrisponde ad una pianura delimitata ad Ovest e Sud dal mar Tirreno, a Est dai primi rilievi appenninici dei monti Lepini ed Ausoni, a Nord dal medio corso del fiume Astura e dai primi rilievi dei Colli Albani.
La città di Latina è situata nel cuore dell’Agro Pontino, in un territorio in larga parte pianeggiante con numerosi borghi e centri agricoli creati durante la bonifica. L’area dell’intervento e oggetto di studio, è situata in località Borgo Montello, a 10 km circa dal Comune di Latina; il borgo è stato fondato negli anni trenta in corrispondenza di Conca, minuscolo villaggio risalente al 1000 ed all'epoca della bonifica sostanzialmente disabitato. E’ suddiviso in 8 "contrade":
Centro Storico;
Sterpara Nord;
Sterpara Sud;
Quattro Case;
Monfalcone (area di studio);
Campovivo;
Colle del Tufo;
Cavaliere.
I centri abitati più vicini alla discarica in esame sono: Borgo Bainsizza posto ad una distanza di 2,7 km, Borgo Santa Maria posto ad una distanza di 4,8 km e Castelverde posto ad una distanza di 3,2 km. I fattori antropici che maggiormente caratterizzano l’area sono rappresentati dall’attività agricola e da quella di smaltimento rifiuti.
Sono presenti, inoltre, piccoli allevamenti a conduzione familiare, mentre sono assenti nelle vicinanze insediamenti industriali.

5.5.2 Uso del suolo
La zona in esame ricade nella tavoletta “Borgo Sabotino”, F. 158 II N.O. della Carta d’Italia, riportata in stralcio di seguito (Carta IGM Borgo Sabotino).
Il territorio circostante il sito in cui insiste il complesso di discariche di Borgo Montello a cui si assocerà il bacino sopraelevazione di S8 può essere suddiviso in 4 fasce:
fascia A: da 0 a 500 m;
fascia B: da 500 m ad 1 km;
fascia C: da 1 km a 1,5 km;
fascia D: da 1,5 a 3 km.
La tabella seguente riporta i dati relativi all’uso del suolo ed alle infrastrutture principali ed ai corpi idrici ricadenti nelle suddette fasce.



Dati relativi all’uso del suolo nell’intorno dell’area delle discariche di Borgo Montello
FASCIA A (0-500 m)

n. abitanti
0
n. allevamenti
0
Colture
Mais – kiwi – frutteti e vigneti – oliveti
Infrastrutture
Discariche S4 – S5 – S6- S7 - S8
Acque superficiali
-
FASCIA B (500 m – 1 km)

n. abitanti
Alcune decine
n. allevamenti
0
Colture
Mais – kiwi – frutteti e vigneti – oliveti
Infrastrutture
Discariche S0 – S1 – S2 – S3 –S7- nuovo invaso della Ecoambiente
Acque superficiali
Fiume Astura
FASCIA C (1 – 1,5 km)

n. abitanti
Alcune decine
n. allevamenti
Bovini
Colture
Foraggi – mais - vigneti
Infrastrutture
Unità civili
Acque superficiali
Fosso S. Antonio
FASCIA D (1,5 – 3 km)

n. abitanti
2300
n. allevamenti
Bovini – Avicoli – Apicolture
Colture
Mais – kiwi – frutteti e vigneti – oliveti – serre
Infrastrutture
Centro abitato Borgo Montello
Acque superficiali
Fiume Astura – Fosso S. Antonio – Canali vari confluenti nel fiume Astura

Dalla tabella sopra riportata, risulta che la densità di popolazione è molto bassa nelle fasce A, B e C (cioè fino a circa 1,5 km dalla discarica), mentre aumenta nella fascia D. La densità abitativa risulta comunque molto bassa rispetto alla densità media del territorio comunale che, dai dati ISTAT 2012, risulta essere 423,9 ab/kmq. Il tessuto insediativo risulta, infatti, discontinuo e rado.
Si riporta di seguito la Carta IGM Borgo Sabotino.
Inoltre in Tavola 2 acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A., è rappresentata su base Corine Land Cover, oltre ad un intorno di 3 km di raggio rispetto al sito, una ampia veduta dell’area vasta che caratterizza l’area di Borgo Montello.
Analizzando la qualità ambientale, come desumibile dall’analisi della Copertura del Suolo, si rileva che l’ambito interessato dal presente progetto è caratterizzato da un valore dell’indice di conservazione del paesaggio (ILC) medio-basso (0,34); tale valore è attribuibile all’elevata copertura della classe 2 corine land cover, a qualità ambientale bassa, che copre il 64% del territorio, costituita da seminativi irrigui e frutteti e vigneti che presentano qualità ambientale medio-bassa. E’ possibile evidenziare delle porzioni di territorio caratterizzate da qualità ambientale alta e molto-alta, dovute, prevalentemente, alla presenza di vegetazione lungo i fossi o sui versanti. In particolare, queste formazioni forestali definiscono un sistema di paesaggio Mediterraneo-eolico-minore.
Il territorio presenta un carattere prevalentemente agricolo, con la presenza di importanti realtà viticole, con lembi di vegetazione naturale lungo i versanti più ripidi sia della valle principale sia di quelle minori.



5.5.3 Indicazione delle infrastrutture esistenti
Nella tabella seguente sono riportate le principali arterie stradali a livello provinciale ed a livello locale di collegamento dell’area della discarica di Borgo Montello.

Principali arterie stradali nell’area di interesse
Strada Statale n. 213 (via Flacca)
Corre lungo la costa, dai confini provinciali meridionali (Formia) a Terracina.
Strada Statale n. 148 (via Pontina)
Da Terracina, passa a Sud di Latina e nelle vicinanze del sito in oggetto, giunge ad Aprilia ed attraversa il confine occidentale del bacino d’utenza.
Strada Statale n. 7 (via Appia)
Parte dal confine Sud ed esce dal confine Nord-Ovest del bacino nelle vicinanze del Comune di Cisterna.
Strada Statale n. 156
Dal confine Nord a metà della lunghezza della Provincia fino a Latina, passando per Sezze.
Strada Statale n. 82
Dall’entroterra meridionale alla Statale n. 7 presso Itri.
Strada Statale n. 630
Dall’entroterra meridionale, più ad occidente della precedente, fino alla costa (Formia).
Strada Statale n. 637
Dall’entroterra meridionale, Lenola, alla S.S. n. 7 (Fondi).

I mezzi provenienti dai diversi Comuni della Provincia di Latina e che recapitano i rifiuti alle discariche di Borgo Montello utilizzano per la maggior parte del loro itinerario le strade sopra indicate, che sono tutte in grado di assorbire il traffico dei mezzi in questione.
In Tavola 3 acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A, viene rappresenta l’area riferita ad un contesto territoriale significativo, posto nell’intorno della discarica di Borgo Montello, dalla quale si evince l’ubicazione delle principali infrastrutture presenti e la viabilità di accesso e di deflusso dall’impianto.
Dalle principali arterie stradali è possibile raggiungere l’area d’intervento tramite via Monfalcone. La proprietà Ind.Eco. è, inoltre, suddivisa in due parti dalla strada poderale via Colle del Pero, che, dalla suddetta via Monfalcone, conduce direttamente all’area dell’impianto.


Vie di accesso all’area di proprietà Ind.Eco.

5.5.4 Interventi per la mitigazione degli impatti
Notevole rilevanza riveste l’impatto socio–culturale, rappresentato, in particolare, dal disagio psicologico della popolazione residente nella zona interessata.
Per prevenire il deterioramento dei rapporti con gli abitanti della zona si ricorrerà alle seguenti misure compensative:
1)  coinvolgimento degli Enti preposti al controllo, nello svolgimento delle fasi della costruzione e gestione del bacino;
2)  pubblicizzazione del tecnico responsabile abilitato alla gestione dell’impianto;
3)  eventuale promozione di incontri informativi con la popolazione sui sistemi di costruzione, controllo e gestione, con particolare riferimento ai sistemi di protezione della falda e di abbattimento degli odori;
4)  informazione periodica routinaria e trasparenza dei risultati che scaturiranno dalla rete di monitoraggio delle varie componenti ambientali.


5.6 Aspetti naturalistici
Al fine di caratterizzare il contesto ambientale nel quale si inserisce l’opera in relazione agli aspetti naturalistici, si farà riferimento a diversi studi condotti sul tema, relativi ad un’area di indagine estesa su una superficie superiore a quella fisicamente investita dall'intervento.

5.6.1 Flora
Lo studio Hydra ha redatto un documento sulla vegetazione della area della discarica di Borgo Montello contenuto nella relazione “SIA e valutazione di compatibilità per l’ampliamento di una discarica controllata di RSU”, effettuando quattro rilievi posizionati come segue:
Rilievo n.1: incolto all'ingresso della discarica;
Rilievo n.2: incolto zona Ovest, localizzato tra il recinto ed il fiume Astura;
Rilievo n.3: incolto zona Sud della discarica Ind.Eco. già Ecotecna;
Rilievo n.4: vegetazione ripariale del fiume Astura.
Nello studio si riportava l'elenco generale delle specie vegetali rinvenute nel comprensorio della discarica di Borgo Montello. Il numero delle specie vegetali rinvenute risultava pari a 176. La maggior parte delle specie era legata ad ambienti incolti, ma era ben rappresentata anche la componente infestante. Dal punto di vista vegetazionale, le cenosi di maggior interesse erano risultate essere:

1)  Vegetazione igrofila. Località del rilievo: n. 2. Questo tipo di vegetazione è legato ad ambienti molto peculiari (piscine), che sono in diminuzione nel territorio nazionale a causa delle continua pressione antropica.
2)  Vegetazione ripariale. Località del rilievo: fiume Astura. E' l'unico tratto di vegetazione arborea del comprensorio e, sebbene in parte degradato, rappresenta la formazione a maggiore complessità strutturale.
3)  Vegetazione arbustiva. Località del rilievo: a Ovest del comprensorio, al confine con i coltivi. Nonostante l'assenza di entità floristiche particolari, rappresenta un tentativo di ripristino della vegetazione potenziale.

5.6.2 Analisi della qualità della flora
La discarica di Borgo Montello è inserita in un contesto essenzialmente agricolo, dove prevalgono coltivazioni di vigneti, oliveti e seminativi.
La presenza costante di Vitis vinifera L., in filari o diffusa casualmente nel comprensorio, indica come l'area fosse precedentemente utilizzata a vigneto; quindi la discarica è andata ad inserirsi in un'area già antropizzata. Tutto ciò si riflette in un corteggio floristico, caratterizzato dalla dominanza di specie ruderali - infestanti, mentre sono rare le specie più tipiche dei prati o di formazioni boschive.
La continua rimozione del suolo contribuisce a limitare il naturale evolversi della vegetazione, favorendo soprattutto le specie terofitiche degli ambienti degradati.
Nell'area propriamente di studio, quindi, le zone con vegetazione ad elevato grado di naturalità, superstiti di un'intensa azione antropica, sono del tutto assenti e sono poco rappresentate anche al di fuori della stessa, confinate principalmente lungo i corsi d’acqua ed i canali.
L'intensa attività antropica ha, nel tempo, alterato gli equilibri naturali incidendo fortemente sulle caratteristiche faunistiche e vegetazionali; ne sono un esempio le numerose specie esotiche presenti, quali gli eucalipti che tra l’altro sono oggetto di coltura.
In particolare, l'area destinata ad accogliere il progetto non è caratterizzata da alcuna presenza vegetazionale di rilievo. Gli agrosistemi erbacei sono presenti esternamente all'area di studio e sono rappresentati per la maggior parte da colture di tipo seminativo asciutto ed irriguo. Gli agrosistemi arborei sono presenti anch'essi esternamente all'area destinata all'impianto e sono rappresentati per la maggior parte da frutteti, vigneti e oliveti.
Non risulta compreso nel territorio in esame alcun biotipo censito tra le aree di interesse vegetazionale, meritevole di conservazione in Italia né biotopi protetti da specifica normativa
Nello studio dell’ENEA “Incarico per l’esecuzione di uno studio finalizzato alla progettazione per la bonifica e/o riconversione della discarica di Borgo Montello a Latina- rapporto intermedio” era stata condotta un’indagine sulla vegetazione (spontanea e colture) per un’estensione di circa 10 kmq nell’intorno dell’area delle discariche, finalizzata ad individuare i possibili danni o patologie a carico della vegetazione, mirando sia ad individuare la collocazione di eventuali sorgenti di propagazione della patologia che il trend della stessa. Fu possibile in tal modo individuare alcune aree con segni di deperimento a carico della vegetazione, in cui il sintomo principale era rappresentato da disseccamento di specie sia arboree che arbustive ed erbacee; la parallela analisi della cenosi vegetale aveva riscontrato un impoverimento delle specie più esigenti e sensibili lungo il fiume Astura.
Tuttavia, per le varie sofferenze vegetali riscontrate, l’analisi non era in grado di accertare esattamente la causa responsabile della patologia; solo per “i danni riscontrati lungo il confine meridionale del bacino S4 si poteva ragionevolmente ragionevole ritenere che fossero legati alla discarica S4”. Comunque, nel capitolo dedicato al biomonitoraggio, la relazione affermava che “per quanto riguarda i fenomeni inquinanti dovuti ad un’eventuale migrazione (di biogas) verso i terreni limitrofi, alla fase attuale dell’indagine non sembra che sussistano motivi di preoccupazione”. Questo veniva ricondotto al buon funzionamento, unito alla bassa produttività, del sistema di captazione centralizzato del biogas ed alla una tenuta del manto di capping.
Nel 2008 sono state effettuate valutazioni qualitative sia generali (area estesa 1-12 km) che specifiche (dintorni delle discariche); queste ultime in particolare si riferiscono a due aree circostanti l’attuale bacino di conferimento, il sito denominato S8, al fine di rilevare l’attuale struttura vegetazionale. A tale scopo sono state esaminate due diverse tipologie ambientali rappresentate nell’area: gli incolti ed il bosco ripariale.
Lo studio in oggetto è riportato in Allegato G acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A,
In sintesi, risulta che il fiume Astura, con la vegetazione di ripa che lo caratterizza, è da considerare come l’ambiente con fitocenosi più ricca e complessa presente nell’area di studio.


5.6.3 Fauna
Il territorio in esame, come già detto, si presenta fortemente antropizzato ed intensamente degradato a causa dello sfruttamento subito, e caratterizzato, nelle aree confinanti, da colture prevalentemente di tipo seminativo
Tale situazione non si presenta favorevole ai popolamenti faunistici. Tuttavia, uno studio condotto nell'area ha rilevato la presenza delle seguenti specie di uccelli nidificanti: Gabbiano reale, Rondone, Rondine, Balestruccio, Cornacchia grigia, Taccola. Queste specie non nidificano direttamente all'interno dell'area di studio, ma sono presenti nelle sue immediate vicinanze e utilizzano la stessa per la facilità di procurarsi cibo.
Le indagini faunistiche svolte hanno permesso di delineare la presenza di un popolamento, soprattutto per quanto riguarda l'avifauna, composto da poche specie, e caratteristico di un ambiente strutturalmente semplice o, in altri termini, sottoposto ad una serie di interventi antropici che ne impediscono lo sviluppo verso forme più complesse.
In particolare, nella zona oggetto di studio non sono state rilevate specie di particolare valore naturalistico. Il fiume Astura e la vegetazione ripariale costituiscono l’ambiente a più elevata ricchezza di specie e con la maggiore diversità.
Particolare interesse emerso nel corso delle indagini svolte è quello relativo all'elevato numero di individui di Gabbiano Reale e, più comunemente nei siti interessati da scarico di rifiuti, del Gabbiano comune, attratti dalle notevoli disponibilità alimentari offerte dai Rifiuti Urbani.
Nel 2008 è stato condotto uno studio riferito alla fauna omeoterma effettivamente osservata nell’area di studio, comprendente i bacini di conferimento dei rifiuti, aree limitrofe interne ed esterne alla proprietà Ind. Eco. per un raggio di circa 3 km. In tale studio sono stati presi in considerazione anche gli aspetti legati ad eventuali stati di stress presenti nelle popolazioni animali locali.
Nel triennio 2011-2013 è stata effettuata un’attività di monitoraggio della fauna all’interno dell’area di discarica di Borgo Montello di proprietà della Ind.Eco. e nell’area di confronto sita in località Le Ferriere. Da tale attività è emerso che l’area Ind.Eco. è di poco più ricca rispetto a quella di confronto, ma le variazioni mensili e stagionali della ricchezza sono sostanzialmente uguali in entrambe, con massimo nel mese di Maggio e minimo in Agosto (Ind.Eco.) e Settembre (Le Ferriere).
Anche il numero di specie dominanti risulta molto simile. Delle 4 specie con il massimo valore di dominanza, 3 sono comuni ad entrambe le aree (cornacchia grigia, passera d’Italia e gazza); il gabbiano reale è dominante sono nell’area Ind.Eco., così come l’usignolo di fiume lo è esclusivamente de Le Ferriere.
Lo studio in oggetto è riportato in Allegato G accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A..
Inoltre, vengono condotte con regolarità attività di biomonitoraggio della qualità del suolo attraverso lo studio della comunità di artropodi presenti nelle aree discarica di proprietà della Ind. Eco. S.r.l., i quali reports vengono periodicamente trasmessi agli enti preposti.

5.6.4 Interventi per la mitigazione degli impatti
Tutti i sistemi di monitoraggio e di protezione della discarica hanno lo scopo precipuo di preservare le diverse componenti ambientali (aria, suolo, acque superficiali e acque sotterranee) dal degrado chimico e fisico.
Pertanto, assicurando la corretta gestione dell'impianto mediante tutti i presidi esposti nei paragrafi precedenti e nel progetto, si garantisce la persistenza delle specie faunistiche e vegetazionali presenti nel comprensorio di Borgo Montello.

5.7 Stato degli ecosistemi
Dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, le aree inerenti il presente progetto risultano compromesse a causa dell’intenso grado di sfruttamento ed antropizzazione pregresso.
Costituisce invece un’effettiva diversificazione dal punto di vista vegetazionale e faunistico il “Paesaggio naturale” rappresentato dal corso del fiume Astura.
Altre realtà di un qualche valore naturale si presentano come sottili strisce di bosco lungo gli argini dei fossi, comunque distanti dal sito di interesse (ad es. Fosso di Sant’Antonio). L’area più rilevante sia per gli aspetti naturalistici che per l’estensione è il Bosco del Foglino (Comune di Nettuno, 500 ha di superfice), i cui limiti distano circa 3 km dal sito in esame.
Nel territorio circostante la discarica di Borgo Montello non sono presenti aree tutelate dalla normativa regionale o nazionale sulle Aree Protette; i laghi costieri del Circeo ricadenti nell’omonimo Parco Nazionale distano oltre 12 km (Lago di Fogliano). Nell’area di interesse non sono presenti zone a protezione speciale (ZPS), né siti di importanza comunitaria (SIC); le ZPS più prossime distano rispettivamente 20 km, Monti Lepini, e 25 km, Foresta di Sabaudia, mentre i SIC distano 3 km, Bosco del Foglino, 6 km, Litorale di Torre Astura, e circa 7 km, le Zone Umide a Ovest del Litorale di Torre Astura.
Per quanto riguarda altre forme di tutela locale, è da segnalare la sola presenza della fascia di rispetto dei canali di bonifica, ma soprattutto quella più vicina del fiume Astura.
Nell’Allegato G acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A, viene inclusa una descrizione dei rapporti con le zone di tutela, parchi, zone protette dalla normativa o altre zone naturali sensibili più prossime al sito in oggetto e dei rapporti con i Siti di Importanza Comunitaria – SIC- e delle Zone  di Protezione Speciale – ZPS.

5.7.1 Descrizione delle zone umide presenti
All’interno dell’area interessata dal presente progetto, non vi è alcuna presenza di zone umide come sorgenti o fontanili.

5.8 Salute pubblica
La gestione di rifiuti è un processo complesso che interessa popolazioni diverse e migliaia di lavoratori. La complessità dei contesti in cui gli impianti di trattamento dei rifiuti sono localizzati rende difficile la valutazione del loro reale impatto sull’inquinamento ambientale e la salute della popolazione interessata, come dimostra l'inadeguatezza delle prove scientifiche finora a disposizione.
Il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale in collaborazione con Arpa Lazio ha dato vita al Programma ERAS Lazio1 con l’obiettivo di valutare lo stato di salute della popolazione esposta a processi di raccolta, trasformazione e smaltimento dei rifiuti urbani presenti nella Regione Lazio. Il suddetto programma ha previsto l’analisi di diversi aspetti del trinomio rifiuti, ambiente e salute utilizzando un approccio integrato degli aspetti ambientali ed epidemiologici.
Il rapporto fornisce una risposta ai seguenti obiettivi del programma:
sintetizzare le conoscenze scientifiche disponibili sull’argomento;
censire le  discariche, gli impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB), ed i termovalorizzatori presenti nella Regione Lazio;
stimare le emissioni in aria relative a ciascun impianto;
caratterizzare la popolazione potenzialmente esposta;
valutare gli effetti sulla salute della popolazione esposta agli impianti esistenti;
valutare le condizioni di salute dei lavoratori;
curare gli aspetti di comunicazione e di pubblicizzazione dei risultati del programma.
Nel Volume 3 del rapporto si riportano le seguenti sintesi e conclusioni:
Pur con i limiti dovuti alla complessità delle aree e delle esposizioni considerate, il programma ERAS Lazio ha delineato un quadro dei potenziali effetti sanitari nelle popolazioni esposte agli impianti di smaltimento dei rifiuti. In generale, l'indagine non ha trovato particolari scostamenti nella mortalità totale rispetto ad altre aree non interessate da impianti di questo genere. Tuttavia ha messo in luce alcune criticità nei tassi di ospedalizzazione e le associazioni emerse nei diversi studi sono potenzialmente attribuibili all’inquinamento prodotto dagli impianti per il trattamento dei rifiuti nei decenni passati.
L’integrazione delle competenze ambientali e sanitarie è risultata determinante nella valutazione dell’impatto del ciclo di gestione dei rifiuti urbani per la complessità del contesto territoriale in cui sono localizzati gli impianti. Si tratta di contesti anche fortemente urbanizzati e/o con la presenza di altre sorgenti (rete stradale, impianti industriali, impianti di riscaldamento domestico) di inquinamento che hanno reso necessaria l’applicazione di sofisticati modelli di dispersione degli inquinanti per la caratterizzazione della popolazione potenzialmente coinvolta.
Lo studio, in particolare, ha considerato tutta la popolazione che nel Lazio risiede entro 5 km dalle discariche per rifiuti urbani (inclusa Borgo Montello): “…. per queste persone si è evidenziato un quadro di mortalità e morbosità relativamente sovrapponibile a quello regionale, con le sole eccezioni nei maschi delle malattie dell’apparato respiratorio (compresa la bronco pneumopatia cronica ostruttiva, BPCO), i tumori della pleura e il mieloma multiplo ….  L’ipotesi che si voleva verificare era che risiedere vicino ad una discarica, o risiedere in aree caratterizzate da alte concentrazioni di idrogeno solforato proveniente dalle discariche, costituisse un fattore di rischio per la salute (mortalità/ricoveri ospedalieri) dei residenti. L’analisi di mortalità basata sui confronti interni (residenti vicino ad una discarica/esposti a concentrazioni elevate vs residenti lontano/esposti a concentrazioni più basse) non ha fornito particolari evidenze, ad eccezione di una più elevata mortalità tra le donne per tumore della vescica e tra gli uomini per patologie a carico dell’apparato urinario; questi eccessi si sono osservati in maniera omogenea tra i diversi siti. Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri sono stati osservati aumenti per malattie cardiovascolari e respiratorie. L’eccesso di ospedalizzazioni per malattie dell’apparato respiratorio è coerente sia considerando come esposizione le distanza che il livello di concentrazione di H2S. Questi eccessi, tuttavia non si sono osservati in modo omogeneo tra i residenti di tutte le aree, essendo più colpiti i residenti di Civitavecchia, di Albano Laziale e di Guidonia Montecelio …… Il quadro di salute dei residenti in prossimità delle discariche, con problematiche principalmente a carico dell’apparato respiratorio, depone quindi per un effetto nocivo potenzialmente attribuibile ad emissioni di sostanze irritanti, come l’acido solfidrico, batteri o endotossine. L’effetto si osserva al netto di altri fattori che possano aver compromesso la qualità dell’aria nei pressi delle discariche, come gli inquinanti generati da traffico veicolare o da altri siti industriali presenti nello stesso territorio.

5.9 Paesaggio e aspetti storici e culturali
Nel capitolo relativo ai caratteri morfologici dell'area è stata data un’implicita descrizione dei lineamenti paesaggistici. Nel presente capitolo vengono, quindi, approfonditi oltre agli aspetti storici, quelli relativi al rapporto tra il contesto naturalistico e le attività antropiche, all'evoluzione del paesaggio ed all'influenza dell'uomo su tale trasformazione.
L'area occupa parte di quello che fino alla fine del secolo scorso veniva identificato come il Bosco o la Selva di Conca, l'antico nome dell'insediamento di Borgo Montello.
La Selva di Conca faceva parte della Foresta Planiziaria, una associazione di boschi ad alto fusto e di macchia mediterranea che ha ricoperto per secoli, prima dei lavori di bonifica idraulica, l'intero settore laziale costiero.
Dall'esame degli antichi documenti cartografici emerge come la Foresta Planiziaria risultasse articolata in differenti unità: dall’Astura fino alle pendici dei Colli Albani verso Nord (Bosco di Foglino, dell'Acciarella, di Conca ed altri) e verso Est attraverso le Selve di Cisterna e di Terracina; da quest'ultima, oltrepassando idealmente la base dei rilievi carbonatici Ausoni, La Foresta Planiziaria si estendeva nella piana di Fondi con il Bosco di Salto e la Selva di Vetere (studio Hydra, 1988).
Oggi, il Bosco di Foglino (Nettuno) unitamente alla Pineta di Torre Astura ed al Bosco del Parco Nazionale del Circeo rappresentano l'ultimo residuo della Foresta Planiziaria. Prima della bonifica attuale, gli unici centri abitati erano Cisterna, Casale Campomorto (oggi Campoverde), Casale della Conca (quest'ultimo quasi in riva al "Fiume di Conca") e l'odierno Astura, nei pressi della collinetta di Satricum, l'antichissimo insediamento di origine italica ubicato circa 3 km a Nord dal sito in studio.
Fin dalle origini, l'area ha presentato sistemi insediativi tipici dello sfruttamento dei terreni a vocazione agro-silvo- pastorale.
Attualmente, il paesaggio, il cui motivo morfologico dominante è rappresentato dalle pianure alluvionali che circondano il sito e presenti sia in destra (Valle dell’Oro – riserva di Rottura) che in sinistra idrometrica del fiume Astura (Colle del Pero – Lago S. Antonio per lo più caratterizzate da coltivazioni intense a vigneti, frutteti e serre) appare molto diverso da quello degli anni trenta, quando si diede inizio alle grandi opere di sistemazione idraulica della pianura pontina; in tale occasione, le acque meteoriche insistenti sull’intera superficie furono regimate e comprese in un unico bacino imbrifero, il cui corpo recettore è il fiume Astura.
Dai dati bibliografici disponibili risulta che la vegetazione naturale era costituita prevalentemente da pinete sulle coste, quercete nelle zone assolate e boschi di pioppi, salici e farnie nelle zone più umide.
Attualmente, i boschi sono scomparsi completamente ad eccezione di alcune zone residuali molto limitate presenti nella zona dell'Acciarella sulla riva destra del fiume Astura.
Sulla morfologia già descritta i lavori agricoli, fin dal secolo scorso, hanno avuto una notevole influenza con la creazione di colmamenti, tagli ripidi anche piuttosto elevati ed ampie spianate. Ancor più a scala locale, e solo di recente, i lavori di movimentazione della terra legati all'attività di discarica hanno prodotto lo sbancamento ed il successivo "reinnalzamento" di un modestissimo colle; si è prodotto anche il riempimento di una valletta fino ad ottenere una sorta di "inversione di rilievo", con quote finali di poco superiori ai 40 metri s.l.m.

5.9.1 Aspetti storico–archeologici
L'area ha sempre risentito della presenza del fiume che ha evidentemente svolto un ruolo essenziale nell'antropizzazione e nello sviluppo economico e nella difesa strategica della stessa. Infatti, è stato scalo e porto fluviale alla foce, elemento di comunicazione con la rete viaria dell'interno, fossato difensivo degli insediamenti lungo il suo corso.
Sulla sua riva destra sorgeva la città latina di Satricum che, se non il maggiore, era il più antico dei centri politici, commerciali e culturali dell'agro pontino. Oggi, oltre mille anni di storia sopravvivono appena nei resti del Tempio della Mater Matuta nei pressi delle Ferriere.
Satricum
La vocazione essenzialmente agricola dell'area ha sicuramente contribuito a far si che la sopravvivenza dei resti di Satricum fosse stentata. Solo una parte di questi fu infatti salvata con campagne di scavo, mentre un'altra parte, molto più cospicua è finita sotto i cingoli dei trattori, il vomere degli aratri e le fondazioni di nuove case sorte nella zona, anche se, probabilmente, qualcosa ancora giace ancora oggi sotto le vigne.
Dalle fonti scritte la storia di Satricum sembra iniziare dal V sec. a.C., o per lo meno potrebbe sembrare che prima di tale data la sua esistenza non fosse stata considerata significativa. In realtà, i ritrovamenti archeologici evidenziano come già nei VII e VI secolo essa fosse paragonabile in termini di ricchezza e grandezza alla Roma contemporanea.
Secondo gli archeologi l'apertura della via Appia avrebbe condannato, non solo Satricum, ma l'intera piana pontina ai bui e malsani secoli dello spopolamento e dell'isolamento. Essi infatti affermano che la costruzione della via Appia avrebbe aggravato le già cattive condizioni idrauliche della regione pontina e, facilitando la comunicazione con la Campania e le colonie greche dell'Italia meridionale, avrebbe favorito l'invasione malarica nell'Agro Pontino.
Della zona si torna a parlare solo molti secoli dopo, quando, nel 1205, Conca (il cui nome è ricollegabile alla depressione del terreno in gran parte occupato dalle acque), l'odierno Borgo Montello, risulta città abitata appartenente alla Chiesa e, per enfiteusi, guidata prima dai Malabranca e dopo di questi, dai Caetani.
Altri cenni di valenza storico/culturale della zona, sono riportati nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A..
6. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE PREVISTE PER EVITARE, RIDURRE E COMPENSARE GLI EFFETTI NEGATIVI DEL PROGETTO SULL’AMBIENTE

6.1 Premessa
L'attività di discarica costituisce, attualmente, il fattore antropico predominante nell’area che accoglie l’impianto, inteso come complesso delle discariche Bacini S0, S1, S2, S3, S4, S5, S6, S7, S8 e nuovo bacino Ecoambiente, e che investe "un'area vasta" già caratterizzata da rilevati che hanno modificato nel tempo la morfologia originaria. Infatti, nell’intorno, molte aree sono state utilizzate a discarica ed altre sono ancora in fase di gestione.
La realizzazione della sopraelevazione di S8 non modificherà in maniera significativa lo stato degli impatti sull’ambiente rispetto alla situazione esistente, se non limitatamente alla fase di cantiere quando si potrà avere un lieve incremento del traffico veicolare. Nello specifico si può affermare che:
durante la fase di realizzazione della sopraelevazione e di costruzione della copertura finale, le attività da porre in essere produrranno effetti assimilabili a quelli già verificatisi durante la costruzione degli invasi e delle coperture degli altri bacini di discarica presenti nello stesso sito di Borgo Montello, effetti che comunque avranno durata limitata nel tempo;
durante la fase gestionale, gli effetti saranno del tutto identici a quelli già in essere attualmente nei bacini di discarica in via di coltivazione nel sito di Borgo Montello.
Va evidenziato che, qualora l’intervento proposto non venisse realizzato (ovvero mancata sopraelevazione di S8), si realizzerebbe una situazione di impossibilità per la Provincia di Latina di provvedere allo smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi, prodotti nel suo territorio, escluso il Comune di Latina. Da questo potrebbe conseguire uno stato di emergenza e di crisi socio-ambientale nel territorio della Provincia di Latina (escluso il Comune di Latina).
Di seguito vengono analizzati in dettaglio gli aspetti riportati nel Capitolo "Quadro di riferimento ambientale", considerando i potenziali impatti che si potrebbero avere sugli stessi e gli interventi previsti in fase progettuale per la loro mitigazione.

6.2 Impatto dovuto all'utilizzo delle risorse naturali e misure di mitigazione previste
Per la realizzazione dell'intervento in oggetto saranno utilizzati quali materiali naturali:
terra, necessaria per la copertura definitiva, che si stima di recuperare in loco ed eventualmente presso cave autorizzate;
sabbia, per la copertura definitiva e la copertura giornaliera e per il sistema di drenaggio del percolato, che si stima di recuperare in loco ed eventualmente presso cave autorizzate;
argilla, da utilizzare come barriera impermeabilizzante naturale, che verrà fornita da cave autorizzate;
breccia silicea per il sistema di drenaggio del biogas e del percolato, che verrà fornita da cave autorizzate.
Gli eventuali esuberi dei terreni naturali di risulta verranno utilizzati per rilevati, argini, rinterri, riprofilature e coperture giornaliere o definitive, nelle aree delle discariche e nelle zone a servizio di queste di pertinenza della Ind.Eco. S.r.l..

6.3 Impatto dovuto a traffico, rumori, vibrazioni e polveri e misure di mitigazione previste
La fase di realizzazione dell'impianto, che è quella che comporta il maggior numero di mezzi pesanti in movimento, sarà relativamente breve. Si verificherà, dunque, un lieve incremento del traffico veicolare limitatamente alla durata della fase di cantiere.
Durante la fase di gestione della sopraelevazione del bacino S8, il traffico veicolare si manterrà sui livelli attuali, senza subire incrementi significativi. In ogni caso, durante tale fase, verranno adottati tutti gli strumenti necessari per l’attenuazione dell’impatto relativo, e del rumore prodotto dai mezzi in movimentazione, così come già avviene nella gestione degli altri bacini. Le misure mitigatrici previste sono nello specifico:
predisposizione di adeguati sistemi di insonorizzazione dello scarico dei mezzi impiegati, come già prescritto dalle vigenti norme stradali, con periodica manutenzione degli stessi;
limitazione dell’esercizio operativo dell’impianto alle sole ore diurne dei giorni feriali.
Per quel che riguarda l’emissione di polveri durante le fasi di costruzione e di gestione della sopraelevazione, ai fini della loro limitazione si provvederà a porre in essere le seguenti misure di mitigazione:
innaffiatura periodica delle principali sorgenti di polvere;
ricoprimento giornaliero dei rifiuti;
recinzione della discarica e predisposizione di una barriera arborea e/o arbustiva perimetrale;
limitazione delle aree e dei tempi di pre-stoccaggio dei rifiuti.
Non sono, infine, individuabili nell’area dell’impianto sorgenti di vibrazioni se non quelle legate al traffico veicolare, che appaiono comunque trascurabili nei riguardi dell'ambiente esterno al perimetro dell'impianto, sia per la modesta entità del fenomeno, sia per la distanza dei nuclei abitati.
Non si prevedono modifiche alla viabilità esistente.

6.4 Impatto visivo e misure di mitigazione previste
Relativamente all’impatto visivo, questo non subirà variazioni di rilievo rispetto alla situazione esistente dal momento che le attività che verranno effettuate nella sopraelevazione di S8 saranno le stesse rispetto a quelle attualmente in essere nello stesso S8.
La copertura finale, vegetata, consentirà di limitare l’impatto visivo, così come avvenuto nei bacini in post-gestione. Durante la fase di gestione, l’impatti verrà limitato dalla ricopertura giornaliera dei rifiuti conferiti.

6.5 Impatti dovuti alla produzione di rifiuti e misure di mitigazione previste
Al fine di assicurare la minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sono previste le seguenti operazioni da porre in atto durante la fase di gestione:
controllo dei rifiuti conferiti in discarica (vedi codici C.E.R. nella Relazione Tecnica di progetto);
corretta collocazione e compattazione dei rifiuti, in modo da assicurare la stabilità dell’ammasso;
controllo dell’assestamento e del comportamento dei rifiuti nel tempo;
ricopertura giornaliera dei rifiuti conferiti;
controllo dello sviluppo, della corretta captazione e delle modificazioni quali-quantitative del biogas e del percolato prodotto;
separazione tra acque bianche (meteoriche) ed acque contaminate;
verifica della costante efficienza del sistema di deflusso delle acque meteoriche.
La ricopertura giornaliera, in particolare, permetterà di:
ridurre il contatto tra il materiale messo a dimora e le acque meteoriche, convogliando le acque meteoriche in opportuni punti di raccolta;
evitare il trasporto di parti leggere ad opera del vento;
evitare l’esposizione del rifiuto ad animali ed insetti;
evitare il rischio di incendi;
controllare lo sviluppo di odori molesti;
attenuare l’impatto visivo creato dal fronte scoperto dei rifiuti.
Gli impatti potenzialmente più rilevanti attribuibili all'intervento proposto sono, come ampiamente noto, legati a:
percolato;
emissioni ed odori.
Per quanto riguarda gli effetti dovuti all’emissione di inquinanti, si può affermare che gli accorgimenti progettuali previsti sono tali da minimizzare la possibilità di tali effetti.
Il controllo dei possibili impatti dovuti alla sopraelevazione, sia durante la sua gestione che nella fase di post-gestione, sarà effettuato come da D.Lgs. 36/03, ovvero con criteri e metodi consolidati ed approvati dalle autorità competenti. Come richiesto dal D. Lgs. 36/2003, e secondo quanto riportato in A.I.A. e realizzato da A.R.P.A. Lazio secondo il proprio piano di monitoraggio, verranno periodicamente rilevati i parametri fisico-chimici caratteristici di:

percolato;
biogas;
acque di superficie;
acque di falda.

Il percolato rappresenta sicuramente il prodotto più inquinante che una discarica possa produrre, ed è, pertanto, necessario realizzare tutti gli accorgimenti utili ad impedire una sua interazione con l’ambiente circostante. Il problema è già stato affrontato tecnicamente con la massima attenzione nella Relazione Tecnica del progetto del bacino S8, e nel relativo Piano di Gestione Operativa, e viene ulteriormente richiamato e dettagliato nella Relazione Tecnica del progetto della sopraelevazione del bacino S8.
Quali metodi di controllo, si farà ricorso al sistema di monitoraggio già in essere, finalizzato ad analizzare le trasformazioni chimico-fisiche del percolato e, quindi, lo stato di mineralizzazione dei rifiuti e l’impatto dello stesso sull’ambiente circostante. Oltre alla definizione dei parametri qualitativi, si provvederà a registrarne anche la quantità.
Per quanto riguarda il biogas, la rete di captazione è stata accuratamente dimensionata, in modo da poter collettare tutto il biogas prodotto nel bacino di discarica in oggetto. A discarica esaurita, la rete di captazione e l’impianto di trattamento saranno in grado di evitare la fuoriuscita di biogas. Inoltre, ogni pozzo avrà un proprio collegamento autonomo fino alla stazione di regolazione, cosicché sarà possibile effettuare il campionamento del biogas collettato nonché intervenire sulla regolazione.
Anche la realizzazione della copertura del bacino tramite geomembrana in HDPE assicurerà un’ulteriore efficace barriera alla fuoriuscita del biogas.
Oltre alla verifica della funzionalità dell’impianto di captazione, verrà periodicamente determinata per ogni pozzo la percentuale di metano e di ossigeno (oltre ad analisi periodiche per la ricerca dei parametri più significativi), nonché la temperatura di combustione in torcia e la portata. Tali dati sono necessari per il rilevamento immediato di eventuali anomalie nel regolare funzionamento dell’impianto di captazione. Verranno poi analizzate periodicamente, come prescritto in autorizzazione, le emissioni gassose convogliate (torce ed elettrogeneratori) e diffuse.
Come già in atto, si continuerà ad analizzare le acque di falda e ad effettuare la rilevazione periodica della qualità delle acque superficiali in corrispondenza del fiume Astura, prelevando l’acqua da tre punti, (siti uno a 500 m a monte, un altro a 500 m a valle dell’area di proprietà ed il terzo posto a distanza intermedia tra i due) e, per quanto concerne le acque di drenaggio superficiali di pertinenza del bacino S8, in corrispondenza dei pozzi di campionamento.
Verranno poi analizzate periodicamente, come prescritto in autorizzazione, anche le emissioni provenienti dall’impianto di depurazione delle acque domestiche, come prescritto in autorizzazione.

6.6 Effetti sul paesaggio e sui suoli (sottrazione di suolo ai fini agricoli)
Il progetto di che trattasi si riferisce alla sopraelevazione dell’esistente bacino di discarica S8. Pertanto, il progetto non comporterò sottrazione di suolo ai fini agricoli, essendo l’area da esso interessata coincidente con quella del sottostante bacino S8.

6.6.1 Alterazione del paesaggio
Come già descritto in precedenza, la zona presenta un elevato stato di degrado, essendo da anni sottoposta a smaltimento dei rifiuti; l'intervento pertanto non andrà ad alterare l'aspetto complessivo, poiché le quote assolute finali della sopraelevazione di S8 saranno inferiori a quelle autorizzate delle sponde dei bacini limitrofi S4, S5 ed S6. Inoltre, il capping sarà potenziato rispetto a quello previsto dalla normativa, mediante inserimento di un manto in HDPE che limiterà drasticamente lo scambio di fluidi tra il sistema discarica e l’ ambiente circostante.
La sistemazione finale prevede la rinaturalizzazione di tutta l’area di copertura finale e delle zone limitrofe.
Il reinserimento nell’ambiente circostante è un elemento importante già in fase progettuale, ed è stato previsto sulla base dell’esame delle caratteristiche ambientali, naturalistiche, paesaggistiche, antropiche locali, ed in particolare:
collocazione geografica;
clima;
vicinanza a centri abitati;
tipologia del paesaggio circostante;
viabilità;
dimensioni del sito
affinché il recupero sia parte integrante della situazione territoriale circostante.
Tutti questi elementi sono già stati considerati nella progettazione dei bacini realizzati in passato di proprietà della Ind.Eco., e già analizzati con esito favorevole dagli Uffici Amministrativi, e non sono comunque diversamente influenzati dal presente intervento.
La sistemazione finale, sotto il profilo paesaggistico, comprende la posa di un prato stabile omogeneo e la realizzazione di una serie di aree verdi perimetrali (arboree) e sovrapposte al bacino (arbustive, con apparati radicali molto ridotti), che lo reinseriranno nel contesto vegetazionale del paesaggio circostante.
Inoltre, è presente a breve distanza dalla sponda Sud di S8, un rilevato schermante in materiale minerale naturale, posto a prato e piantumato con essenze arboree ed arbustive prevalentemente autoctone.
La corretta ricopertura vegetale avrà un importante effetto non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche al fine di contenere il naturale degrado che tali siti subirebbero una volta abbandonati a sé stessi ed esposti all’azione erosiva degli agenti atmosferici. La copertura vegetale, infatti, svolge anche la funzione di migliorare la circolazione idrica superficiale, contribuendo a limitare i fenomeni di erosione del suolo potenziandone la fertilità.
Viene, quindi, favorito un riequilibrio nutrizionale e strutturale del suolo per l’attecchimento della vegetazione quale chiave della formazione di un microclima, con conseguente diminuzione delle temperature del terreno sottostante, e la creazione di un ambiente adatto alla colonizzazione animale ed insettivora, che talora nel territorio circostante tende ad essere sopraffatta dall’agricoltura intensiva.
A tale scopo le opere di sistemazione finale dell'area, con l'intervento di semina di specie erbacee e la piantumazione di specie arbustive ed il loro mantenimento nel tempo, faciliteranno di molto il ripristino di una visuale gradevole delle colline e del paesaggio circostante.
Per maggiori dettagli, la Tavola 15.0 allegata al presente progetto presenta la schematizzazione della ricomposizione finale, con la rinaturalizzazione prevista e quella già in opera nei bacini di discarica in post-gestione della Ind.Eco S.r.l..

6.7 Impatto socio–culturale
E’ rappresentato, in particolare, dal disagio psicologico tra la popolazione della zona interessata, che si traduce nel rifiuto dell’opera indipendentemente dal tipo di sistema proposto.
Tra le misure compensative indirizzate all’acquisizione e mantenimento del consenso della popolazione, si ricordano, principalmente, il coinvolgimento degli Enti di controllo nella fase di allestimento e di gestione del bacino, nonché l’eventuale promozione di incontri informativi sui sistemi di costruzione, controllo e gestione, con particolare riferimento ai sistemi di monitoraggio ambientale. In vero, nel caso specifico vale il fatto che l'intervento concorre ad evitare una possibile e concreta "emergenza rifiuti" ed, inoltre, costituisce il completamento di un’opera (bacino S8) già autorizzata, approvata ed in esercizio.
Non si prevedono, quindi, effetti negativi realmente apprezzabili e tanto meno rilevanti sull’ambiente; inoltre i fattori di disturbo risultano al massimo paragonabili a quelli già in essere, per gli altri bacini in gestione ed in post-chiusura

6.8 Effetti dovuti alla non realizzazione dell’intervento (opzione zero)
Qualora l’intervento proposto non venisse realizzato (ovvero mancata sopraelevazione del già operativo bacino di discarica denominato “S8”), si realizzerebbe una situazione di impossibilità per lo smaltimento dei rifiuti urbani e non pericolosi, prodotti nel territorio della Provincia di Latina, escluso il Comune di Latina.
Ne conseguirebbe lo stato di emergenza e di crisi socio-ambientale nell’ATO della Provincia di Latina.

6.9 Fase di post–gestione
Il termine “gestione di post-chiusura” comprende l’insieme di tutti gli accorgimenti necessari per condurre in sicurezza la discarica alla fase ultima, in cui si può considerare praticamente inesistente la sua influenza sull’ambiente. Tale fase risulta altrettanto delicata al pari di quella di gestione operativa, in quanto la discarica mantiene per anni dopo la chiusura il suo potenziale inquinante e pertanto è fondamentale prevedere, realizzare e gestire tutte le operazioni atte a minimizzare il possibile impatto sull’ambiente circostante. La durata del periodo deve essere posta in relazione, in particolare, all’esaurirsi dell’assestamento della massa dei rifiuti ed all’evoluzione nel tempo della qualità e quantità del percolato e del biogas prodotti dai rifiuti depositati.
Per tutta la durata del periodo è quindi necessario mantenere in buono stato di funzionamento gli impianti, le strutture ed i presidi ambientali così da controllare l’evoluzione della discarica.
Le modalità per minimizzare gli impatti della discarica dopo la sua chiusura sono già stati previsti per il complesso di bacini esistenti e non vengono apprezzabilmente modificati.
Per maggiori dettagli, la Tavola 15.0 allegata al presente progetto presenta la schematizzazione della ricomposizione finale, con la rinaturalizzazione prevista e quella già in opera nei bacini di discarica in post-gestione della Ind.Eco S.r.l..

Inoltre, solo per completezza di esposizione, si rammenta che si provvederà a:

verifica periodica degli assestamenti del corpo della discarica: l’assestamento della discarica può provocare crepe superficiali, permettendo sia l’infiltrazione delle acque meteoriche all’interno della discarica, e la conseguente formazione di percolato, sia la fuoriuscita di biogas che determinerebbe l’asfitticità del suolo. Con l’azione di monitoraggio sarà invece possibile verificare quando gli assestamenti potranno considerarsi esauriti, verificare l’esistenza di cedimenti differenziali in grado di danneggiare il sistema di capping e la rete di drenaggio del biogas, rendendo possibile in tal modo intervenire per ripristinare la funzionalità sia della rete di captazione del biogas, sia dell’impermeabilizzazione di tetto;
verifica della morfologia superficiale, intervenendo in caso di cedimenti differenziali in modo da ripristinare la funzionalità nei riguardi del drenaggio delle acque superficiali ruscellanti;
manutenzione del verde, in modo da costituire progressivamente un sito perfettamente integrato nell’ambiente circostante;
analisi chimiche periodiche su acque superficiali, acque di falda, percolato e biogas;
asporto regolare del percolato presente;
mantenimento in esercizio dell’impianto di captazione e trattamento del biogas.


7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
7.1 Sintesi dello Studio
Il presente studio ha illustrato i principali effetti che la realizzazione della sopraelevazione di S8 avrebbe sull’ambiente, anche in relazione alla presenza nella medesima area dei Bacini di discarica S4, S5, S6, S7 e S8 di proprietà della medesima Società proponente.
In particolare, lo studio è stato articolato secondo le seguenti fasi:
analisi delle previsioni programmatiche locali e nazionali;
analisi delle principali caratteristiche del progetto proposto;
analisi della qualità ambientale allo stato attuale;
valutazione dell’impatto dell’intervento sia dal punto di vista ambientale che socio-economico e culturale.
Per quanto riguarda la valutazione delle varie componenti ambientali, si è fatto riferimento sia agli studi redatti durante la stesura del progetto dei precedenti bacini, sia ai vari studi che hanno interessato l’area di Borgo Montello.
Pur differenti nelle metodologie e negli scopi di indagine, tali rapporti hanno evidenziato, in maniera univoca, che l’area in oggetto risultava fortemente degradata ed antropizzata anche prima della realizzazione dei bacini Ind.Eco.. Infatti, dal punto di vista paesaggistico-geomorfologico, la collina di Colle del Pero risultava fortemente modificata, mentre le acque del fiume Astura, che costituisce il corpo idrico principale della zona, già prima di pervenire alla zona delle discariche presentano alti livelli di inquinamento.
Gli interventi di tipo ambientale realizzati nell'ultimo decennio con la costruzione e gestione dei bacini Ind.Eco. hanno conseguito un apprezzabile reinserimento e rinaturalizzazione di detti bacini.
L’intervento ivi proposto non va a modificare in modo significativo la situazione esistente, mentre consente di evitare situazioni di emergenza ambientale per la mancanza di un sito idoneo allo scarico controllato dei rifiuti.
I sistemi di presidio ambientale esistenti e quelli previsti nella sopraelevazione, in linea con quanto prescritto dalla normativa in materia di discariche, offrono la garanzia delle migliori tecnologie esistenti per il monitoraggio e la sicurezza ambientale del sito in oggetto.
In particolare, per quanto riguarda il percolato, è stato previsto un sistema di gestione conforme alle prescrizioni normative ed ampiamente collaudato nei bacini precedenti. Inoltre, il sistema di copertura finale progettato ha caratteristiche tali da assicurare la drastica riduzione della penetrazione nel corpo discarica delle precipitazioni meteoriche, prevedendo la sovrapposizione di un manto in HDPE allo strato impermeabilizzante argilloso (tale guaina si prefigura come ulteriore garanzia di isolamento del sistema discarica dall’ambiente circostante).
Per quanto riguarda il biogas, l'intervento prevede la realizzazione di una rete di captazione adeguata al progetto e comunque già collaudata positivamente nei bacini precedenti, in modo da limitare la sua dispersione nell’ambiente circostante ed il potenziamento delle strutture di combustione ad alta temperatura (nuove torce) e utilizzo della risorsa biogas (nuovi elettrogeneratori).
Per quanto riguarda gli odori e le polveri, verranno adottate tutte le norme di buona gestione dell’impianto, ovvero la manutenzione delle strade, l’aspersione di acqua sulle piste di accesso, la copertura giornaliera dei rifiuti, l’introduzione di limiti di velocità all’interno dell’impianto, la perfetta funzionalità dell’impianto di captazione del biogas.
Tutte le componenti ambientali verranno comunque costantemente monitorate mediante l’esecuzione di analisi su aria, acque di falda, acque superficiali, percolato e biogas. Inoltre verrà adottata una severa procedura di controllo, in fase di gestione, di tutti i rifiuti in ingresso.
La valutazione delle componenti ambientali flora e fauna non ha evidenziato la presenza di specie di particolare valore o di particolare interesse biologico. Comunque tutti gli interventi di presidio, sia in fase gestionale che durante la post-gestione, hanno lo scopo precipuo di limitare, anche dal punto di vista spaziale, l’impatto dell’impianto sull’ambiente circostante.
Il patrimonio storico-architettonico non ha, in zona, esempi di rilievo.

7.2 Dichiarazione finale di impatto
L’intervento, in località Borgo Montello di Latina, di costruzione del bacino di sopraelevazione di S8 risulta coerente con la programmazione regionale e locale, con riferimento agli strumenti pianificatori previsti, proposti ed adottati e citati nella presente trattazione, e consente di evitare una possibile emergenza nel settore cruciale dello smaltimento dei rifiuti, per esaurimento delle attuali disponibilità.
Esso si inserisce nell’area “vasta” con caratteristiche di uniformità rispetto ai citati impianti di discarica realizzati nel corso del tempo.
Alla luce della valutazione socio-economica, vanno infine evidenziati gli impatti positivi legati alla messa a disposizione dei Comuni della Provincia di Latina (tranne il Comune di Latina) di una ulteriore e necessaria capacità di smaltimento dei rifiuti.
Dato il carattere dell’intervento e le finalità che persegue, (trattasi di discarica per rifiuti di origine urbana non pericolosi trattati), l’impianto in oggetto viene ritenuto compatibile con l’ambiente circostante.

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