domenica 31 maggio 2015

Il gregge morto per l’Ilva, ora produce canapa FORNARO IN PUGLIA

 di Francesco Casula
Èstato dapprima il simbolo dei danni causati
dalle emissioni nocive dello stabilimento e
poi quello della speranza del “dopo Ilva”. A marzo
2008, a Vincenzo Fornaro, l’Asl di Tarantonotificò
il provvedimento con il quale gli imponeva
il divieto di commercializzare i prodotti
derivanti dal suo gregge e nove mesi più tardi i
veterinari arrivarono per portargli via oltre 600
tra pecore e capre: dalle analisi, infatti, era emerso
che le carni di quegli animali erano profondamente
avvelenate dalla diossina. Ulteriori
analisi dimostrarono che quelle diossine prove-nivano da uno dei reparti dello stabilimento siderurgico
dei Riva. Da quel momento, Vincenzo
è diventato il simbolo della ribellione di Taranto
al disastro: manifestazioni, cortei, ma soprattutto
testimonianza. La sua masseria “Carmine”, silenziosa
dopo l’uccisione degli animali, ha rappresentato
il deserto che l’industrializzazione
selvaggia e la logica del massimo profitto con il
minimo risparmio ha causato a un territorio potenzialmente
ricco come quello tarantino. Come
tanti altri tarantini si è costituito parte civile nel
processo “ambiente svenduto” contro i vertici
della fabbrica per ottenere giustizia. Ma in quel
deserto, Vincenzo ha saputo rilanciare
la speranza: il 5 aprile,
giorno del suo onomastico, negli
stessi terreni avvelenati dalla
fabbrica ha seminato la canapa
per un progetto sperimentale.
A distanza di un anno le analisi
hanno confermato la mancanza
di metalli pesanti e ora, con
la prossima semina, nuove analisi
dovranno escludere anche
la presenza di diossina e offrire
così a Vincenzo e alla sua famiglia
l’occasione per un nuovo
futuro e all’intero territorio ionico la certezza
di un’alternativa alla monocoltura dell’acciaio.
Non solo. Se i dati dovessero andare bene la nuova
scommessa sarà quella di ricreare la “eletta
campana” una varietà tipica del sud Italia che
negli anni è andata perduta. “Quello che conta –
spiegò quel giorno al Fatto – è il segnale positivo
per Taranto: la voglia di non soccombere e di
rinascere. È la dimostrazione che quando c’è la
voglia di fare qualcosa si può raggiungere l’obiettivo.
Non come la politica: sono anni che ci riempiono
di parole, noi vogliamo i fatti”. E forse per
opporsi a quella politica, per raggiungere i “fatti”,
che Vincenzo ha scelto di
impegnarsi in prima persona
candidandosi con i Verdi. Lo
scorso anno è stato capolista alle
Europee ottenendo quasi 3
mila voti e quest’anno è nuovamente
in lista per le Regionali.
Contro di lui ci sono nomi
del calibro di Donato Pentassuglia,
attuale assessore alla sanità
della giunta Vendola: proprio
come in tribunale, solo che
Vincenzo ci sta perché vittima
e Pentassuglia come imputato. il fatto quotidiano 31 maggio 2015 

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