lunedì 30 marzo 2015

anche Re s c a l d i n a dice no: basta centri commerciali, LE BUONE PRATICHE

Q uasi la metà della provincia di Milano è cementificata. Una cavalcata che negli ultimi anni ha avuto un’accelerazione impressionante grazie a grandi opere e grandi eventi per nutrire il partito del cemento. Ogni vuoto, ogni spazio libero, verde e naturale è stato ed è oggetto di attenzione da parte di chi promuove il mattone come un’opportunità…Soprattutto nella prima corona della metropoli sono cresciuti come funghi i centri commerciali. Attorno alle tangenziali e alle vie di scorrimento sono mutati irreversibilmente i paesaggi. Alcuni esempi di intrecci mostruosi di strade, controviali e svincoli che portano a scatole colorate dell’occasionis - sima e del 3x2, oggi spesso vuoti e dismessi, sono ben visibili lungo la SS 494 Vigevanese o la SS 33 del Sempione. Cemento su cemento. Tutto deciso nei consigli comunali. Dove i rappresentanti dei cittadini hanno alzato ordinatamente le mani per votare varianti e piani urbanistici che accoglievano le proposte di operatori che promettevano l’Eldorado di vagonate di euro di oneri di urbanizzazione e di posti di lavoro. In cambio occorreva però mettere a disposizione il vero oro di ciascun comune: la terra. Sottraendola alle prossime generazioni. Il proliferare delle cittadelle del consumismo non ha solo devastato il territorio, ma ha messo in crisi gran parte del piccolo commercio, i negozi di vicinato, le botteghe. E con essi migliaia di soggetti deboli, soprattutto anziani, che vediamo talvolta avventurarsi, magari in bicicletta, in rotonde e attraversamenti pericolosi verso il grande magazzino di periferia. Si dirà, “però sono arrivati i posti di lavoro!”. Davvero? I dati ci dicono l’esat - to contrario. La CGIA di Mestre, nel 2010, ha stimato che tra il 2001 e il 2009 a fronte di una crescita della superficie di vendita della grande distribuzione pari al 65% circa, le piccole attività sono diminuite di oltre 51.000 unità. E, sempre nello stesso periodo, ad un aumento di poco più di 21.000 addetti nella grande distribuzione, nel piccolo commercio si sono persi quasi 130.000 posti di lavoro. Quindi, per ogni posto di lavoro, precario e spesso alienante, ottenuto nella grande distribuzione, se ne sono persi più di sei nella piccola. Ma tornando in Provincia di Milano, è proprio sull’asse del Sempione che è arrivato, finalmente, un segnale che va in direzione ostinata e contraria. Il Comune di Rescaldina, vicino Legnano, guidato dalla nuova amministrazione giovane del sindaco Cattaneo e supportato anche dall’esterno dal comitato “LA terra”, uno dei tanti comitatini che tanto danno noia al premier, ha detto un secco NO a 277 mila mq di centro commerciale! No all’IKEA che comprometterebbe uno dei pochi fazzoletti di terra libera rimasta nel legnanese. Ed in consiglio comunale, per una volta, le manine si sono alzate, ma per ritirare il consenso ad un accordo di programma che interessava anche il vicino Comune di Cerro Maggiore e che avrebbe garantito un bel gruzzoletto di oneri. Perché le terra non ha prezzo. Questo si che è un bel cambio di verso!  di Vincenzo Finiguerra il fatto quotidiano 30 marzo 2015

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