giovedì 27 novembre 2014

Trivelle all’isola di Levante: mare, natura e piattaforme petrolifere in nome della ‘sostenibilità’

L’isola di Levante, lungo la costa meridionale francese nei pressi della città di Toulon, è nota al resto del mondo perché è qui che nel 1931 fu inventato il naturismo. La maggior parte dell’isola appartiene allo Stato francese e qui sorge un centro missilisticosotto la supervisione del ministero della Difesa d’Oltralpe. Ci fanno i test di lancio missili. Vicino a Levante, l’isola di Hyeres e sulla terraferma il Parco Nazionale di Port-Cros. Ma sono le acque attorno a Levante ad essere ideali per chi volesse fare altri tipi di test: sono ultra-profonde e si arriva anche a 2500 metri di profondità.
E così, la società Abyssea, fondata nel 2010, decide di creare qui un “Centre d’Expertises et d’Essais en Mer Profonde (Ceemp)” con l’installazione di due piattaforme: una a 1300 metri di profondità e l’altra a 2400 metri. La missione di Abyssea è di promuovere “attività di ricerca e di sviluppo con progettazione, ricerca, montaggio, installazione e sperimentazione di stazioni di prova subacquee” con l’obiettivo di “migliorare la sicurezza e la partecipazione allosviluppo sostenibile“.Le piattaforme saranno dotate di sei connettori collegati da cavi sottomarini che le alimenteranno e che garantiranno lo scambiodati bidirezionale da e verso la stazione di controllo a terra. Abyssea costerà circa 13 milioni di dollari, di cui il 35% proveniente da fondi pubblici.
Ma qual’è l’utilità di questo progetto?
E infatti fra le ditte interessate a questo progetto, c’è la Comex ditta petrolifera per 40 anni che eseguirà esperimenti nei mari attorno a Levante. Quasi tutti i principali azionisti di questa Abyssea sono in qualche modo collegati all’industria delle trivelle. Ad esempio,l’azienda che ha redatto lo studio di impatto ambientale, laCreoceanlavora spesso in partnership con la Total.
Ma c’è un piccolo problema. L’isola di Levante si trova in una Zona di Protezione Ecologica, fin dal 2003, dove è vietato eseguire opere ad alto impatto ambientale come appunto quelle di Abyssea. Altro piccolo-grande dettaglio: siamo nei pressi del santuario Pelagos per i manniferi marini del Mediterraneo. Creato nel 1999 il santuario è un’Area Specialmente Protetta di Importanza Mediterranea che copre 87mila metri quadrati di mare fra Italia, Francia e Monaco. Venne stabilito per la conservazione dei cetacei e per salvaguardare la biodiversità marina in una zona particolarmente sensibile. La parte francese è coperta dal Parco Nazionale di Port-Cros.
Ovviamente la Creocan dice che non ci saranno impatti sulla vita acquatica e che andrà tout-bien anche qui. Balene, pesci e delfini, gli farà un baffo tutta questa sperimentazione marina subacquea, tutto questo rumore, tutte queste simulazioni acustiche.
Ma resta sempre l’ostacolo del Parco nazionale di Port-Cros. Che fare allora? Beh, basta un semplice decreto del 12 ottobre 2012, secondo il quale la “Zone de protection écologique” attorno a Port-Cros viene trasformata in “Zone économique exclusive”. Questo fa sì che chi controlla la Zona economica esclusiva – la Francia in questo caso! –  abbia diritto esclusivo sull’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse naturali – biologiche o non, in acqua, nel mare o nel sottosuolo e fino a 200 miglia dalla riva. Inoltre si potranno qui installare “isole artificiale e altri installazioni o opere”.
Geniali, eh? Bastava solo togliere il Parco Nazionale e farci opera di bene petrolifero. Notare che dalla descrizione è quasi evidente che si tratti di giacimenti di petrolio, ma che stanno bene attenti a non usarla quella parola, specie visto che ci sono proposte per losfruttamento petrolifero a poca distanza dal Santuario Pelagos e dal Parco Nazionale di Port-Cros.
Un’inchiesta pubblica è in corso nella Mairie de Hyères, fino al 5 Dicembre, ma la popolazione e’ stata lungamente tenuta all’oscuro di Abyssea e l’informazione non è molto diffusa.
Che nessuno pensi che questo centro sperimentale sia fatto per amore della conoscenza del sottofondo marino. E’ fatto per amore dell’ottimizzazione dello sfruttamento petrolifero e per chiunque abbia da specularci.
Qui le foto e le mappe dell’isola di Levante http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/26/trivelle-allisola-levante-mare-natura-piattaforme-petrolifere-in-sostenibilita/1233932/ di Maria Rita D'Orsogna | 26 novembre 2014

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