giovedì 27 novembre 2014

DAI FONDI NERI ALLA DISCARICA DI BORGO MONTELLO Evasione fiscale del "re delle bonifiche", i figli ereditano la misura di prevenzione

A Paola, Simona e Andrea Grossi della Green Holding sono stati sequestrati beni per 70 milioni di euro. Ieri i loro arresti, insieme ad altri vertici aziendali, per l'inchiesta pontina per truffa ai danni dei Comuni, frode nelle pubbliche forniture e falso A carico della famiglia Grossi della Green Holding e quindi anche della Indeco non ci sono soltanto le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Latina per truffa, frode nelle pubbliche forniture e falso. Ieri ai figli del “re delle bonifiche” è stato effettuato un sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di 70 milioni di euro (imprese, immobili, terreni, auto, yacht e altri beni di lusso tutti localizzati a Milano). Si tratta di un provvedimento per “eredità”, una misura emessa nei confronti degli eredi di colui che materialmente, Giuseppe Grossi, fu accusato di evasione fiscale e di aver costituito fondi neri all’estero. Accuse spezzate dal decesso dell’indagato, avvenuto prima che il processo venisse celebrato. Accuse che lasciano il segno sui figli. L’evasione fiscale contestata a Giuseppe Grossi è considerato reato socialmente pericoloso e i figli, secondo gli inquirenti, potrebbero immettere – o avrebbero già immesso - nelle aziende di famiglia somme di dubbia provenienza, fondi costituiti illecitamente dal padre. 

L'INCHIESTA DI LATINA. La vicenda si intreccia con l’inchiesta della Procura di Latina, assegnata al Pm Luigia Spinelli, riguardante le discariche di Montello. Paola, Simona e di nuovo Andrea - figli di Giuseppe Grossi - e la madre Marina Cremonesi sono stati arrestati ieri dalla Squadra Mobile di Latina in forza alle ordinanze di misura cautelare ai domiciliari firmate dal Gip Giuseppe Cario relativamente ai reati di truffa ai danni dei comuni pontini, frode nelle pubbliche forniture e falso. Sono accusati, insieme a Ernesto D'Aprano, Paolo Titta e Vincenzo Cimini, direttore Indeco e componenti del cda della Green Holding, di aver messo in piedi un sistema di fatturazioni false e di sovrastima dei costi per noleggio dei mezzi d’opera necessari allo smaltimento dei rifiuti nella discarica. Una sovrastima che avrebbe determinato una quantificazione della tariffa maggiore rispetto a quella che sarebbe stata applicata ove fossero stati computati i costi reali, con conseguente danno per i Comuni conferenti. Danni che in base alle investigazioni eseguite ammonterebbero a 2.900.000 euro. Ad Andrea Grossi, Ernesto D’Aprano, Vincenzo Cimini e Paolo Titta, insieme a Stefano Lazzari e Antonio Romei, il 16 ottobre scorso erano state notificate altre ordinanze di custodia per il reato di peculato, per aver convogliato all’estero una trentina di milioni di euro destinati ai fondi cosiddetti “post mortem” per la bonifica delle discariche. Ordinanze poi annullate dal Tribunale del Riesame. Ora a quattro delle stesse persone coinvolte, con l’aggiunta di altre tre, vengono contestati altri reati.     http://www.corrieredilatina.it/news/cronaca/12308/Evasione-fiscale-del--re-delle.html

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