domenica 26 ottobre 2014

Ieri gli altri interrogatori degli indagati: tutti in silenzio tranne uno Indeco, la pista della truffa

L’unico a parlare dal gip è stato Cimini che chiede la scarcerazione
Gli inquirenti non si fermano ed esplorano anche altre ipotesi di reato
MODUS OPERANDI
DISTRATTI 34 MILIONI DI EURO
IL RUOLO DI PRIMO PIANO DELLE SOCIETA’
LUSSEMBURGHESI CHE SUCCESSIVAMENTE
SONO STATE ITALIANIZZATE,
OLTRE AL PECULATO GLI INQUIRENTI
VALUTANO ANCHE UN CLAMOROSO RAGGIRO
LE AVVISAGLIE
I RESIDENTI DI MONTELLO
PRESENTANO
UN DETTAGLIATO
ESPOSTO IN PROCURA
I FILMATI DEGLI ILLECITI
SUL CASO INDAGA
LA MOBILE, LE TELECAMERE
PIAZZATE IN DISCARICA
ACCERTANO I REATI
LE MANETTE
IN SEI FINISCONO
AGLI ARRESTI DOMICILIARI
L’ACCUSA E’ QUELLA
DI PECULATO
DI ANTONIOBERTIZZOLO
L’unico ad aprire bocca
e a tentare di difendersi
è stato Vincenzo
Cimini, 47 anni, originario
di Sabaudia ma da
molti anni trapiantato a Milano.
Il componente del
consiglio di amministrazione
della Green Holding
spa, l’azienda che ha dato
lo spunto anche al nome
dell’indagine diventata più
semplicemente «Evergreen
», ha parlato e ha respinto
le accuse. «Sono
estraneo ai fatti, non c’en -
tro», ha fatto verbalizzare
al gip del Tribunale di Milano
che ha ascoltato per
rogatoria uno dei sei arrestati
per lo scandalo della
discarica di Borgo Montello.
Giovedì invece era stato
interrogato a Latina Ernesto
D’Aprano, presidente
del Consiglio di Amministrazione
della Indeco e anche
le sue dichiarazioni sono
state coerenti e in linea
con quelle di Cimini.
Gli altri arrestati invece hanno
preferito la strada del silenzio
e si sono avvalsi della
facoltà di non rispondere non
presentando alcuna richiesta
di scarcerazione mentre lo
stesso Cimini ha chiesto una
misura meno afflittiva come
gli obblighi di polizia giudiziaria
ma il pm Luigia Spinelli
ha rispedito al mittente l’istan -
za con un parere negativo,
adesso l’ultima parola spetterà
al gip Giuseppe Cario che
aveva emesso l’ordinanza di
custodia cautelare. Sono dunque
rimasti in silenzio Stefano
Lazzari, originario di Salò in
provincia di Brescia, 51 anni
consigliere del Cda della Indeco,
Antonio Romei, anche lui
del Cda e poi Paolo Titta,
bergamasco di 47 anni amministratore
della Green Holding
spa e infine Andrea Grossi,
milanese di 32 anni. La scelta
di non rispondere alle contestazioni
degli inquirenti così
come l’assenza di istanze di
scarcerazione sembra rafforzare
indirettamente e in questo
momento il castello accusatorio
costruito dagli agenti della
Squadra Mobile dopo la denuncia
presentata da alcuni
cittadini di Borgo Montello.
Ma quella che il gip Giuseppe
Cario aveva definito nella sua
ordinanza «una storia sorprendente
», non sembra essere finita
qui e potrebbe riservare
nuove puntate. Gli scenari che
gli investigatori stanno valutando
sono anche altri e se il
reato contestato nel fascicolo
è quello di peculato non è
escluso che nelle prossime ore
gli investigatori ipotizzino anche
la truffa. Secondo l’accusa
alle spalle della Indeco si cela
un groviglio di interessi di
personaggi inseriti negli ambienti
della finanza della Milano
che conta, grazie anche
ad alcune società anonime lussemburghesi,
successivamente
«italianizzate» con cui sono
riusciti in pochi anni a distrarre
34 milioni di euro di soldi
pubblici destinati alla bonifica
della discarica di Borgo Montello.
Sarebbe una truffa che
per gli inquirenti è stata ben
strutturata compreso il bluff
dell’emergenza dei rifiuti, veicolato
dal punto di vista comunicativo
in diverse direzioni
per portare l’at t e nz i on e
sull’ampliamento di un invaso.
Le indagini della Squadra
Mobile e i riscontri raccolti
nel giro di pochi mesi, grazie
anche all’installazione di alcune
microtelecamere che
hanno ripreso la doppia pesatura
dei camion, hanno permesso
di accertare il funzionamento
del «Sistema rifiuti»,
un meccanismo complesso
che gli investigatori continuano
ancora a studiare.
IL QUOTIDIANO - Sabato 25 Ottobre 2014

Latina 11

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