giovedì 29 maggio 2014

I conti dell’ex ministro dell’ambiente Corrado Clini nel Canton Ticino

http://ilmanifesto.it/i-conti-dellexministro-dellambiente-corrado-clini-nel-canton-ticino/
Corruzione. Sull’ex esponente del governo Monti, oltre a Ferrara indagano pm di Roma, Lugano e Amsterdam
Un labi­rinto. Di fat­ture, com­messe e soldi. Conti cifrati — nomi in codice «pesce», «sole» e «schiavo» — che potreb­bero essere stati usati per rastrel­lare fondi neri sot­tratti ai finan­zia­menti desti­nati a far risor­gere la zona tra il Tigri e l’Eufrate, dal nome evo­ca­tivo di «Nuovo Eden». Un cir­cuito finan­zia­rio sot­ter­ra­neo, che par­tiva dagli uffici del mini­stero dell’ambiente in via Cri­sto­foro Colombo a Roma, per finire nel quar­tiere delle ban­che di Lugano, dopo aver attra­ver­sato le piazze finan­zia­rie medio­rien­tali e del nord Europa. Ha il sapore dell’intrigo finan­zia­rio inter­na­zio­nale, col­pi­sce per la prima volta uno dei tec­nici mon­tiani e pro­mette di arri­vare molto lon­tano l’inchiesta fir­mata dalla pro­cura di Fer­rara, che ha por­tato agli arre­sti domi­ci­liari l’ex mini­stro Cor­rado Clini. È accu­sato di pecu­lato ma il suo fasci­colo potrebbe allar­garsi, come sta avendo con Clau­dio Scajola.
Sono infatti almeno altre tre le pro­cure che in que­ste ore stanno pas­sando al vaglio l’attività di Clini: oltre a Fer­rara c’è Roma, che sta appro­fon­dendo molti pro­getti ambien­tali finan­ziati dal governo ita­liano in Cina e Mon­te­ne­gro, sotto la la sua dire­zione. C’è la pro­cura elve­tica di Lugano, alla cac­cia delle prove a soste­gno di un’indagine per rici­clag­gio, che riguar­de­rebbe l’ex mini­stro e un media­tore finan­zia­rio sviz­zero. E infine la magi­stra­tura olan­dese, l’organo che ha dato il via all’inchiesta.
Un’attenzione altis­sima, tanto che nelle scorse ore la poli­zia ha per­qui­sito discre­ta­mente gli uffici di alcune finan­zia­rie del Can­ton Ticino, alla cac­cia di nuovi indizi.
La sto­ria ira­chena ini­zia nel 2003 quando il governo ita­liano firma il memo­ran­dum d’intesa con la Iraq Foun­da­tion per il pro­getto «Imme­diate Action Plan for Water Resour­ces Mana­ge­ment in post war Iraq — The New Eden». Un’azione inter­na­zio­nale di pre­sti­gio, che richie­deva il meglio delle com­pe­tenze inge­gne­ri­sti­che in campo ambien­tale. Quei soldi stan­ziati — 54 milioni di euro — face­vano poi parte dell’impegno ita­liano all’interno degli accordi di Kyoto, fir­mati il 10 dicem­bre del 1997. E pro­prio per que­sti motivi il dos­sier è finito diret­ta­mente sulla scri­va­nia di Cor­rado Clini, che già da qual­che anno era con­si­de­rato l’astro nascente all’interno del mini­stero. Nel 2006 la Iraq Foun­da­tion cede la gestione del pro­getto alla Ong con sede ad Amman Nature Iraq. I part­ner tec­nici ita­liani erano le società Med inge­gne­ria e lo stu­dio Galli inge­gne­ria SGI di Padova, rap­pre­sen­tata da Augu­sto Calore Pret­ner, arre­stato lunedì insieme all’ex mini­stro Clini. Tutto, appa­ren­te­mente, pro­ce­deva bene.
Nel 2012 il rap­pre­sen­tante ita­liano in Euro­just — l’organismo euro­peo di coo­pe­ra­zione giu­di­zia­ria — segnala un’indagine olan­dese sulla società GBC, sospet­tata di essere una «car­tiera», ovvero una ditta creata per l’emissione di fat­ture false. L’indagine era par­tita da una per­qui­si­zione rea­liz­zata il 19 marzo del 2012 in un magaz­zino di Amster­dam, dove, tra i fal­doni, la poli­zia trova diverse fat­ture emesse a favore della società Med di Fer­rara e della fon­da­zione Nature Iraq, attra­verso un giro finan­zia­rio che ter­mi­nava in un conto ban­ca­rio di Lugano. Movi­menti rite­nuti sospetti dalla poli­zia olan­dese, che a quel punto chiede alle auto­rità ita­liane di appro­fon­dire il ruolo della società fer­ra­rese. Saranno poi i magi­strati emi­liani a sco­prire che «la società GBC non ha svolto atti­vità in Iraq, nell’ambito del pro­getto New Eden»: quelle tran­sa­zioni non pote­vano essere, dun­que, giu­sti­fi­cate da una nor­male atti­vità com­mer­ciale. Non restava che inter­ro­gare il respon­sa­bile del pro­getto in Iraq.
Cor­rado Clini, da pochi mesi aveva lasciato la pol­trona di mini­stro, tor­nando al suo ruolo di diret­tore gene­rale, uffi­cio da dove aveva seguito fin dal 2006 il pro­gramma New Eden. Spiega agli inqui­renti di non saper nulla di quello strano giro di fat­ture. Anzi, cade let­te­ral­mente della nuvole: «Pren­derò prov­ve­di­menti a tutela dello stato ita­liano», è la sua rispo­sta secca. La vera sor­presa — e in parte la pro­ba­bile chiave per capire i movi­menti sospetti di denaro — è arri­vata poco dopo dalla Sviz­zera. Il 27 marzo scorso la pro­cura di Lugano manda una richie­sta di assi­stenza giu­di­zia­ria a Fer­rara, per un’indagine di rici­clag­gio sull’ex mini­stro dell’ambiente Cor­rado Clini.
I magi­strati elve­tici sve­lano che i conti cor­renti dove erano finiti 3,2 milioni di euro par­titi pro­prio dalla società olan­dese sareb­bero rife­ri­bili all’ex mini­stro e a Pret­ner. Conto cifrato, segreto, con il nome in codice Pesce per Clini e Sole per l’imprenditore. I soldi, spie­gano i magi­strati nella richie­sta di arre­sto, ripar­ti­vano dalla banca di Lugano per finire in una società «rife­ri­bile a sog­getti inter­me­diari finan­ziari dediti al tra­sporto di valuta con­tante». Ovvero i tra­di­zio­nali spal­loni. E da qui, dai media­tori finan­ziari sviz­zeri, potranno arri­vare le prin­ci­pali novità nelle indagini.

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