giovedì 29 maggio 2014

Cisterna veleni e fallimenti sospetti il denaro della Paoil in Lussemburgo: nei guai due manager

Azione di responsabilità nei confronti degli amministratori della raffineria. La curatela ha chiesto la restituzione di due milioni di euro

Non più una questione soltanto locale. E neppure un caso esclusivamente italiano. Il fallimento della Paoil di Cisterna è diventato un intricato affare internazionale e i due manager, che sono stati negli ultimi anni al timone della raffineria, rischiano di dover tirare fuori oltre due milioni di euro.
DESTINAZIONE GRANDUCATO. La Paoil è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Latina nel 2012. Un crac oggetto di un duro confronto sindacale, culminato il mese scorso con una manifestazione degli operai, rimasti senza un lavoro, a cui andò a portare solidarietà anche il sindaco di Cisterna, Antonello Merolla. In base agli accertamenti compiuti dalla curatela fallimentare, attorno alla crisi dell’azienda si sarebbero però consumate anche operazioni affatto limpide. Nel mirino è finita l’acquisizione di una partecipazione in una società anonima lussemburghese, la Eden Rock, per oltre due milioni di euro. Un investimento notevole per l’azienda di Cisterna, ma quando la partecipazione è stata passata a una srl italiana è stata considerata di valore zero. Per la curatela si è trattato di un’operazione finalizzata esclusivamente a distrarre somme della società, poi fatte transitare su conti lussemburghesi e svizzeri. Ottenuto l’ok del giudice delegato, è stata quindi promossa azione di responsabilità nei confronti di Coccato, azionista di maggioranza Paoil, e il manager Claudio Meli, ai quali è stato chiesto di restituire gli oltre due milioni da destinare ai creditori. Una vicenda al vaglio del Tribunale per le imprese di Roma, davanti al quale si è celebrata una prima udienza e dove la discussione riprenderà a ottobre. Meli, inoltre, secondo sempre la curatela e il giudice delegato, si sarebbe liberato di alcuni beni personali, temendo che potessero finire al ceto creditizio, altra azione diventata oggetto di revocatoria.
LA PISTA DELLA BANCAROTTA. Sul crac è in corso anche un’inchiesta della Procura della Repubblica di Latina. Gli inquirenti sospettano che sia stata consumata una bancarotta e sono al lavoro sia consulenti della Procura che Fiamme gialle. Tra le ipotesi c’è poi anche quella che vi sia un unico filo in grado di legare il fallimento Paoil a quello nel 2005 della Pasqualini. Quest’ultimo crac è al centro dell’inchiesta delle Procure di Roma e Perugia su presunti illeciti legati alla crisi di varie aziende, che avrebbero portato la giudice fallimentare Chiara Schettini, arrestata lo scorso anno, a dare l’ok a crediti fittizi e a disporre consulenze d’oro, facendo mettere allo stesso magistrato le mani sul denaro delle aziende fallite. Un’indagine dunque destinata ad allargarsi. http://www.corrieredilatina.it/news/notizie-locali-nord/6812/Fallimento--il-denaro-della-Paoil.html

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