venerdì 28 marzo 2014

ECCO IL PARTITO DELL’ACQUA CHE UCCIDE. ORA CHIEDE I VOTI

NEGATO PER ANNI L’INQUINAMENTO DELLA FALDA CHE IN ABRUZZO HA MESSO
IN PERICOLO 700 MILA PERSONE FINO AL 2007. UN PROCESSO E NUOVE INDAGINI  SA P E VA N O
La Procura sta
valutando se aprire
un nuovo fascicolo
dopo la denuncia
dell’Istituto superiore
di sanità
Il fatto quotidiano 28 marzo 2014 di Melissa Di Sano e Antonio Massari Pescara Era il 1972 e l’a s s e ssore comunale di Pescara, Giovanni Contratti, già denunciava la Montedison per “lo scarico dei rifiuti industriali”. Oggi a Chieti si tiene la prima udienza di un processo (quello a Montedison per la mega discarica di Bussi) che gli rende giustizia. Contratti non c’è più, ma questo processo lo onora soprattutto dinanzi all’attuale classe dirigente abruzzese che, tranne rare eccezioni, non ha mai seguito il suo esempio. Anzi. A chi continuava a denunciare – come il Wwf e il consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo – il direttore dell’Aca (Azienda consortile acquedottistica) Bruno Catena riservava questo trattamento: esposto in Procura con richiesta di indagare ed eventualmente arrestare chi diffondeva notizie “non vere” sull’inquinamento e la potabilità dell’acqua. ORA L’I ST I T U TO superiore di sanità ha confermato il grave tasso d’inquinamento e il pericolo per 700 mila persone fino al 2007, aggiungendo che “la mancanza di qualsiasi informazione… ha pregiudicato la possibilità di effettuare nel tempo trattamenti adeguati alla rimozione delle stesse sostanze dalle acque”. Frasi che suonano come un’ulteriore notizia di reato, che la procura sta valutando, per decidere se aprire un nuovo fascicolo d’indagine. “A livello europeo”, dice Augusto De Sanctis, del Forum abruzzese Movimenti per l’acqua, “non risultano casi simili: in Abruzzo, neonati e malati hanno bevuto per decenni acqua ai solventi clorurati”. E in questi anni molti uomini delle istituzioni sapevano. Nel 2001 Giancarlo Morelli, della Montedison/Ausimont, scrive al suo collega Giuseppe Quaglia una e-mail sequestrata dalla Guardia forestale: “Ho ricevuto i referti analitici… sono rimasto un po’ sor - preso: non mi sembrava ci fossimo accordati per una riduzione sistematica e sostanziale di tutte le concentrazioni rilevate per il mercurio nelle acque di falda”. Quaglia, anch’egli indagato, quindi sapeva già dal 2001. Ex assessore del Comune di Vittorito (Pdl), nell’ottobre del 2010 è eletto presidente del Cogesa, consorzio per lo smaltimento rifiuti. Nel 2004, l’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente segnala all’Aca di Catena che tra maggio e giugno sono stati superati i valori limite, per le acque sotterranee, di tetracloroetilene, cloroformio, composti alogenati. E l’Aca che fa? “Tranquillizzava i relativi destinatari sulla non persistenza del fenomeno inquinante”, si legge negli atti, “e garantiva la potabilità in distribuzione facendo ricorso però alla non consentita (e anzi espressamente vietata) miscelazione delle acque emunte dai pozzi con quelle dell’acquedotto”. Lo stesso Catena che nel 2008 denunciava il procurato allarme di Wwf e Rc, tra il 2003 e il 2005 “ometteva di monitorare costantemente la presenza di composti organo-alogenati nell’acqua, facendo anzi effettuare i controlli interni a laboratori del tutto privi di professionalità adeguate”. Catena, uomo del Pd, è stato sindaco di Città Sant’Angelo per due mandati. TRA IL 2006 E IL 2007 il direttore dell’autorità di bacino Giorgio D’Ambrosio decide la riapertura dei pozzi chiusi nel 2005 perché erano ormai stati muniti di filtri. “Senza assicurare”, si legge negli atti, “un programma effettivo di manutenzione e sostituzione dei filtri, benché ne fosse comunque evidente, in base alle analisi, la loro inutilità”. Oggi D’Ambrosio è candidato alle elezioni regionali per il Pd. E ieri il deputato Pd Antonio Castricone, dipendente dell’Aca dal 2003 e ora in aspettativa, in un’interrogazione al ministro della salute parla di “eventuali” inquinamenti risalenti al 2007. Insomma è lui a non fidarsi dell’Istituto superiore di sanità.

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