domenica 19 gennaio 2014
inchieste e cemento guerra per il centro ricerche di Veronesi il comune ha per ora bloccato l'opera, i pm indagano su Ligresti
GUERRA PER IL CENTRO
RICERCHE DI VERONESI
IL COMUNE HA BLOCCATO L’OPERA (PER ORA). PRESSIONI
S U L L’ASSESSORE AL “LIMITE DELLA CORRUZIONE”. I PM INDAGANO
SULLA SOCIETÀ DI LIGRESTI, FALLITA, PROPRIETARIA DELL’AREA
LA SFIDA
Le banche e il partito
trasversale spingono per
chiudere l’affare da 1,2
miliardi. Il vicesindaco
tenta di ridurre la colata
Messo alla porta Catella
di Gianni Barbacetto Il fatto quotidiano 19 gennaio 2014
Milano
AMilano c’è un rebus
che si chiama Cerba.
L’acronimo significa
Centro Europeo
di Ricerca Biomedica
Avanzata. È un’idea che il professor
Umberto Veronesi cerca
di realizzare da almeno 15 anni:
far sorgere un istituto scientifico
di livello mondiale accanto
allo Ieo, il suo Istituto Europeo
d’Oncologia. “Il Cerba è uno
dei più grandi progetti di questo
inizio secolo”, scandisce
Veronesi, “è un’opera di scienza,
di civiltà, di avanzamento
culturale”.
Ma attenzione: il Cerba è anche
(o soprattutto?) un grande affare
da 1,2 miliardi di euro, 620
mila metri quadrati di edifici,
residenze, spazi commerciali
da far sorgere nel bel mezzo del
Parco Sud, un’area vincolata a
verde dove non si dovrebbe costruire
neanche una cuccia
di cane.
Il Giano Bifronte
Chi costruisce a sue spese
il centro scientifico,
vuole in cambio guadagnarci
edificando tutto il
resto. Il Cerba, dunque, è
un Giano Bifronte: da
una parte è una grande idea
scientifica che onora Milano;
dall’altra è il nome di una grande
operazione immobiliare che
usa il centro di ricerca come cavallo
di Troia per piazzare l’en -
nesima dose di cemento ai bordi
della città.
A questo peccato originale, si è
ora aggiunto il fallimento di
Salvatore Ligresti, che era il
proprietario delle aree su cui il
Cerba era stato progettato. Risultato:
una guerra senza quartiere,
con scontri ferocissimi e
una quantità di protagonisti eccellenti
coinvolti nella partita.
Il professor Veronesi, naturalmente,
padre del progetto, ma
anche il sindaco di Milano G i uliano
Pisapia e l’assessore all’urbanistica
del Comune Ada Lucia
De Cesaris, che l’hanno (per
ora) bloccato. E poi i politici che
tifano (quasi tutti) per l’operazione,
come pure i curatori fallimentari
e i dirigenti delle banche
creditrici di Ligresti.
Convitato di pietra, il magistrato
della procura di Milano Luigi Orsi,
che sta indagando su Ligresti e
i suoi alleati, visibili e invisibili.
Il partito trasversale
Per capire la guerra di oggi bisogna
tornare al 2009, quando il
Cerba di papà Veronesi viene tenuto
a battesimo da un accordo
di programma Comune-Provincia-
Regione firmato da Letizia
Moratti, Filippo Penati e Roberto
Formigo ni . Larghe intese ante littera
m . Ponti d’oro, allo splendido
progetto: ha dentro anche abitazioni
e spazi commerciali, ma
viene considerato “nel suo complesso”
opera di urbanizzazione,
quindi esente dal “contributo di
costruzione” da versare al Comune.
Solo un forfait di 90 milioni
di euro, di cui 18 per compensare
il Parco Sud del verde rubato.
Nel 2013 scadono i termini
per firmare la convenzione. Ma
intanto, nel 2012, è fallita la Imco,
la società di Ligresti che possedeva
i terreni. Entra in scena la Vi
Visconti
srl, una società espressione
delle banche creditrici di Ligresti
(innanzitutto Unicredit)
che, accollandosi i debiti, cerca di
recuperare gli asset del gruppo
fallito. Il Cerba è un ottimo asset,
ma la Visconti chiede tempo per
firmare e pretende condizioni
più favorevoli (per esempio una
riduzione da 90 a 35 milioni degli
oneri da pagare al Comune).
Le pressioni su Pisapia e De
Cesaris sono poderose. Scende
in campo il partito trasversale
del Cerba: a destra si
muovono il vicepresidente
della Regione Lombardia e
assessore alla sanità Mario
Mantova ni , l’ex assessore
provinciale Fabio Altitonante
, la Sec di Fiorenzo Tagliabue,
area Cl; a sinistra, si
schierano i sindacati, i socialisti
di Roberto Biscardini, i
“penatiani” della “banda del
Parco Sud” capitanata da B r una
Brembilla. In campo ci sono
anche, naturalmente, la Fondazione
Cerba di Veronesi e dell’agguerritissimo
avvocato
Beppe Torrani, la Visconti che
vorrebbe portare a casa qualcosa
dei soldi buttati nel gruppo
Ligresti e la Hines di Manfredi
Catella (considerato il pupillo e
il continuatore di don Salvatore)
a cui la Visconti ha girato la
gestione operativa dell’affare.
Hines si muove pesantemente.
Addirittura avvicina alcuni
collaboratori dell’assessore De
Cesaris e fa pressioni al limite
del tentativo di corruzione.
Tutti vogliono chiudere la partita
al più presto: in fondo, anche
i curatori fallimentari non
vedono l’ora di incassare le loro
parcelle milionarie.
L’unico che resta fermo è il pm
Orsi, che conosce bene la storia
di Imco e del Cerba. Sa che proprio
quell’area è esattamente
l’oggetto del reato per il quale
procede. Tutto comincia nei
primi anni 2000, quando Imco
comincia a indebitarsi comprando
pacchi di azioni Bipop
Carire, la sua banca d’allora,
che poi si “salverà” fondendosi
in Unicredit. Nel 2010, i debiti
di Imco e di Sinergia (la società
che controlla Imco) nei confronti
di Unicredit sono pesantissimi.
Imco però ha un buon
asset: il Cerba, appunto. Lo offre
in ipoteca a Unicredit per
garantire i debiti di Sinergia,
che invece non ha nulla da offrire.
Così si svena per salvare la
società madre. Erano i tempi in
cui al vertice di Unicredit Corporate
Banking c’era Pi e r g i o rgio
Peluso (figlio del ministro
Annamaria Cancellieri, amica
di famiglia dei Ligresti). Nel
2012 Imco e Sinergia vengono
comunque travolte dai debiti e
finiscono nelle mani dei curatori
fallimentari. L’area Cerba
torna a essere giocata come la
carta che può far portare a casa
qualcosa alle banche creditrici.
Il vicesindaco dice no
Il pm Orsi però non omologa i
documenti del fallimento Imco
e Sinergia perché ha ancora in
corso le indagini e vuole vedere
chiaro nelle scelte passate delle
società e delle banche che le
hanno affiancate. Intanto, la
Visconti (cioè le banche) cerca
di aprire una trattativa con il
Comune e chiede tempo. L’a ssessore
(e vicesindaco) De Cesaris
concede sei mesi di recupero
(la scadenza era il 30 giugno
2013). Ma poi, il 18 dicembre
2013, prende atto che il
tempo è largamente scaduto e
fischia il fine partita. Apriti cielo:
Veronesi la insulta pubblicamente,
la politica (quasi al
completo) piange la perdita di
un così meraviglioso progetto,
la potente lobby del Cerba inizia
le grandi manovre per recuperare
in corner.
Proposte sul tappeto: alleggerire
il cemento dell’operazione,
riducendo le volumetrie, da costruire
comunque fuori dal
Parco Sud (tranne il centro di
ricerca vero e proprio, da edificare
a fianco dello Ieo); ed
escludere dalla partita Catella,
considerato troppo “in continuità”
con la gestione Ligresti.
La guerra continua.
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