PATTO
D’ACCIAIO
di
Sabrina Giannini
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Il
catrame veniva miscelato con scorie della lavorazione come il benzolo
e naftalene. Un doppio guadagno per chi oltre a risparmiare sullo
smaltimento di quei rifiuti pericolosi lucrava dalla vendita del
catrame tossico, finito sotto i piedi di tutti noi.
E’
l’atto della magistratura di Taranto che ha appena concluso le
indagini sul disastro ambientale causato dall’Ilva, dove per anni
si è perseguito l’obiettivo del profitto anche a discapito della
salute, non soltanto dei tarantini.
SERIVIZIO
DI LUIGI ABBATE DEL 19/11/2009
LUIGI
ABBATE
Ingegner
Riva è stata descritta una realtà paradisiaca ma non sembra proprio
così visti i tanti morti di tumore che ci sono a Taranto.
EMILIO
RIVA
Vede
il dibattito…non posso parlare adesso…vieni, il dibattito sui
tumori è la sua opinione è completamente…
LUIGI
ABBATE
Allora
sono false le voci di morti di tumore
EMILIO
RIVA
Si.
LUIGI
ABBATE
Ah
ecco ce le siamo inventate.
EMILIO
RIVA
Ve
le siete inventate
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Emilio
Riva, il re dell’acciaio e proprietario dell’Ilva, quattro anni
fa non era abituato alle domande scomode.
LUIGI
ABBATE
Filma,
filma, filma…Ingegnere mi dia il microfono, dottore mi dia il
microfono, filma tutto filma.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Sottrarre
il microfono ad un giornalista è nello stile di Girolamo Archinà,
una carriera cominciata da autista e finita a capo delle relazioni
istituzionali dell’Ilva.
Quando
nel 2010 la magistratura di Taranto intercetta le telefonate
comprende quale sia il ruolo di facilitatore di Archinà, che gli
riconosce anche il nipote del suo titolare: “lei è il maestro
degli insabbiamenti”.
LUIGI
ABBATE
Dottor
Archinà mi faccia parlare.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Con
le buone o con le cattive Archinà è riuscito ad ottenere consenso e
complicità da
giornalisti,
politici, funzionari pubblici, sindacalisti, perfino prelati...
SABRINA
GIANNINI
Perché
una volta non vi confessate pure voi?
MARCO
GERARDO – PARROCO DI TARANTO
No,
no abbia pazienza.
SABRINA
GIANNINI
Solo
a capire la generosità…padre…la generosità dei Riva se
l’avevate percepita finalizzata a qualcosa.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Archinà
allungava offerte in contanti "per opere di carità" al
Vescovo Benigno Papa, provvedeva devotamente al rifacimento della
facciata della chiesa nel quartiere tamburi macchiata dai minerali e
dai vapori celestiali dell’Ilva, santificata ai piedi di Cristo.
IPPAZIO
STEFANO - SINDACO DI TARANTO
Nel
quartiere Tamburi in un anno ci sono 4 persone con il tumore del
polmone, nel quartiere di Lama che è lontano, ce ne è una quindi è
evidente che c’è. Che cosa dobbiamo dimostrare di più? Che cosa
stiamo aspettando di più?
SABRINA
GIANNINI
Senta
ma sarà per questo che i Riva avevano regalato le fontanelle per il
cimitero di Tamburi, perché servivano più li?
IPPAZIO
STEFANO - SINDACO DI TARANTO
No
guardi, no, questa è una cosa… a parte gliela spiego subito
perché io voglio ricordarle che sono il primo sindaco che ha fatto
pagare le tasse alla famiglia Riva per la prima volta hanno pagato
quello che dovevano pagare per le tasse allo stato e quindi ai
tarantini.
MILENA
GABANELLI IN STUDIO
Non
confondiamo però l’ici con le tasse sui profitti. Perché qui ci
sono in ballo 2 miliardi in parte sequestrati e c’è da capire se
erano tasse evase. Ora premesso che tutte le persone di cui si parla
sono non colpevoli fino a prova contraria, cioè fino al terzo grado
di giudizio, l’Ilva non è solo un fatto di Taranto, perché il
catrame tossico è stato venduto invece di essere smaltito e
potremmo averlo sotto ai piedi. Mai come in questo caso si può dire
che tutte le strade portano a Taranto. perché su quell’acciaio si
fonda un settore produttivo che va dalle infrastrutture alle
pentole. E a breve i correntisti delle più grandi banche
potrebbero, a loro insaputa, dover correre in soccorso, e non tanto
perché manca il lavoro, ma perché i sistemi di produzione non sono
più compatibili con le norme di sicurezza e ambientali. C’è modo
e modo di fare impresa e non si può ed è troppo facile buttarla
anche sempre sul ricatto occupazionale. Eppure i Riva erano degli
innovatori. Che cosa è successo? La nostra Sabrina Giannini con la
rete di complicità e lo scambio di favori.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
l’Ilva
ha goduto di enormi favori, a volte gratuitamente a volte agevolati
dalle mazzette: secondo gli inquirenti questo video mostra Archinà
che consegna 10 mila euro all’ingegner Lorenzo Liberti, il perito
dalla procura che nel 2010 doveva pronunciarsi sulle emissioni di
diossina. L’inchiesta “ambiente svenduto” iniziata 4
anni
fa, apre agli inquirenti scenari aberranti sulle capacità dei
vertici dell’Ilva di infiltrarsi e manipolare le istituzioni.
L’accusa è associazione per delinquere finalizzata al “disastro
ambientale e avvelenamento di alimenti per Riva padre e i figli
Fabio e Nicola, e per i vertici aziendali”.
I governi hanno
bloccato sistematicamente l’azione della magistratura ritardando
di fatto il risanamento. Gli aiuti che l’Ilva ha avuto dai
banchieri e dai politici sono di lunga data: consentendo ai Riva di
risparmiare e aumentare il profitto, finito nei paradisi fiscali.
FABIO
RIVA
Due
tumori in più all’anno… una minchiata.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Fabio
Riva, 59 anni, primogenito di Emilio quando il 27 novembre di un
anno fa parte l’ordine di arresto dal tribunale di Taranto lui è
già a Londra.
Trovare
il suo rifugio non è stato facile, vive in affitto al quarto piano
di questo palazzo nel cuore di Londra, l’appartamento è stato
acquistato per 4 milioni di euro da una società costituita a
Panama. Apparentemente non riconducibile ai Riva, che a Panama e in
altri paradisi fiscali hanno aperto loro società.
Raggiunto
da mandato di cattura internazionale e irreperibile per due mesi,
Fabio Riva si è costituito lo scorso gennaio a Scotland Yard
ottenendo così la libertà vigilata su pagamento di una cauzione.
I
magistrati della corona stanno valutando se accogliere la richiesta
di estradizione, di norma impiegano 2 mesi, ne sono passati 11.
Fabio Riva non è un uomo qualunque, è il vicepresidente del quarto
gruppo siderurgico d’Europa, la sua famiglia ha avuto anche un
certo riguardo a portare molti soldi nel paradiso fiscale dell’isola
di Jersey, alle dipendenze dirette di sua Maestà, la regina
Elisabetta.
Basta
un’ora di volo da Londra per atterrare nel Jersey, la più grande
isola del canale della manica. Ci sono più società offshore che
abitanti, molti dei quali impegnanti nell’attività prevalente
dell’isola: la gestione di fondi fiduciari. Abbiamo chiesto invano
un’intervista alla polizia, alla magistratura e ai gestori del
trust Ubs dove i Riva avevano un miliardo e 200 milioni di euro.
Fondi non tassabili, perché nel trust la proprietà risulta di
altri, anche se in questo caso i beneficiari erano Emilio Riva e suo
fratello Adriano.
Non
avremmo saputo di questo tesoro rimasto parcheggiato quasi 20 anni
nel paradiso fiscale se la guardia di finanza di Milano non avesse
scoperto un’irregolarità nello scudo fiscale richiesto da Emilio
Riva nel 2009 per far rimpatriare i soldi pagando soltanto il 5% di
tasse, come prevedeva la norma varata dal governo Berlusconi.
Secondo
la procura di Milano lo scudo sarebbe stato fatto attraverso una
dichiarazione falsa sottoscritta dai due fratelli Emilio e Adriano.
Indagando, gli uomini della guardia di finanza si trovano davanti a
8 trust dai nomi esotici istituiti esclusivamente per celare chi
fosse il reale proprietario dei beni tanto che prima di finire nel
Jersey erano schermati da 4 società delle isole Cayman un altro
paradiso fiscale.
L’isola
di Jersey avrebbe potuto agevolare la ricerca di altri patrimoni
evasi, rintracciarne la provenienza e i beneficiari lasciava sperare
bene questo accordo tra il governo monti e quello del Jersey siglato
il 13 marzo del 2012, serviva soltanto la ratifica dei due stati,
uno dei due però non l’ha fatto quello che aveva più interesse:
l’Italia. Monti ha impiegato ben 6 mesi primo di presentarlo per
la ratifica alle camere, che poi si sono sciolte anzitempo e
quell’accordo utile a stanare gli evasori e i riciclatori giace
ancora dimenticato nel cassetto. A quel miliardo e 200 milioni,
potrebbero aggiungersene altri 700, per ora congelati dalla
magistratura del Jersey mentre i fratelli Emilio e Adriano Riva oggi
sono indagati per truffa aggravata e trasferimento fraudolento di
valori.
DOCUMENTARIO
ISTITUZIONALE NASCITA ILVA
Un
mondo sonnolento un destino umano che ha sempre avuto un nome solo:
povertà. Ma improvvisa una forza nuova la macchina. Ulivi secolari
cadono come burattini di vetro, le macchine hanno fatto il vuoto le
mine compiranno l’opera. Dal suolo sorge una nuova inattesa
vegetazione è il primo elemento di un gigantesco centro siderurgico
che l’Italsider sta costruendo a Taranto e che diverrà il nucleo
più potente e moderno della siderurgia italiana. È il primo passo
verso una trasformazione profonda che giungerà a mutare
sostanzialmente il volto e la vita del mezzogiorno, del mezzogiorno
agricolo, del mezzogiorno povero.
SABRINA
GIANNINI
60
anni dopo il bucolico progetto meridionalista che ha cambiato
Taranto è incompatibile con il bene primario: la vita. Il primo
gregge abbattuto è quello di Vincenzo Fornaro.
VINCENZO
FORNARO - ALLEVATORE
Furono
caricati il 10 dicembre e furono abbattuti il giorno dopo. Questo è
il cancello che tutte le mattine si apriva per farli uscire e tutte
le sere al tramonto si richiudeva una volta che erano rientrati.
Sono ormai cinque anni che si è completamente svuotato e da allora
è calato il silenzio. Io lo chiamo il silenzio assordante su questa
azienda.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
I
600 animali di Fornaro avevano un livello di diossina tre volte il
limite consentito. A ruota vengono abbattute le greggi di altre 13
aziende. Oggi vige ancora il divieto di pascolo libero nel raggio di
20 chilometri dall’acciaieria.
Nei
pressi dell’ILVA i bambini non possono accedere e giocare nelle
aree verdi.
Per
generazioni hanno accumulato diossina e sostanze ancor più
cancerogene. A chiedersi quali danni può aver provocato l’accumulo
di queste sostanze è soltanto la magistratura, i risultati della
perizia escono nel 2012 e per la prima volta c’è un dato, le
emissioni dell’ILVA sarebbero causa di 30 decessi l’anno nella
popolazione.
La
tutela dell’industria siderurgica ha la precedenza: perché
produce l’acciaio per la meccanica e le auto, quindi e’
strategica. Così strategica da farla fallire per poi svenderla ai
privati.
MARGHERITA
BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI PAVIA
Quello
che è successo in Italia non è successo negli altri paesi
d’Europa, cioè il livello di corruzione, di debito pubblico
cresciuto in modo così continuo per tutti gli anni ’80 e
successivi.
SABRINA
GIANNINI
Anche
grazie alla siderurgia.
MARGHERITA
BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI PAVIA
Anche
grazie alla siderurgia pubblica. Dal 78 al 93, 16 anni, sono
arrivati alla siderurgia pubblica 33,9 miliardi di euro a valore
2010 di aiuti intesi come ripianamento delle perdite e pagamento dei
debiti. 2,1 miliardi all’anno per 16 anni.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Praticamente
una manovrina economica all’anno per apparecchiare con posate
d’
acciaio inossidabile la mangiatoia del pentapartito.
SABRINA
GIANNINI
Però
i manager erano manager sostanzialmente scelti dalla politica, che
eseguivano gli ordini della politica.
MARGHERITA
BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI PAVIA
Assolutamente
sì. Assolutamente sì. Cioè non era premiata la competenza. La
produttività era la metà. Cioè si produceva per addetto 350
tonnellate all’anno rispetto ai 600 che si producevano in
stabilimenti analoghi in Giappone. Quindi c’erano il doppio delle
persone che servivano.
SABRINA
GIANNINI
Alla
base di Taranto si può dire che ci sia stata la logica dello
scambio di voto?
MARGHERITA
BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI PAVIA
Sì,
sì la logica di creare posti di lavoro e quindi raccogliere in
cambio dei risultati elettorali.
SABRINA
GIANNINI
Senta
perché lo stato a un certo punto nel 1995 vende l’Italsider o
meglio vende l’ILVA…
MARGHERITA
BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI PAVIA
Perché
era diciamo, era un atto dovuto. Era una sorta di privatizzazione
obbligatoria, perché la Comunità Europea consentisse il pagamento
di questa ulteriore tranche di aiuti, l’accordo era che l’Italia,
lo Stato avrebbe dovuto privatizzare. Quindi “vi do i soldi ma
basta”, quindi basta nel senso che uscite dal settore siderurgico.
Dal
TG1 del 16/03/1995
Il
presidente dell’Iri Michele Tedeschi e Fabio Riva amministratore
unico della RILP hanno firmato questa sera a Roma il contratto di
cessione dell’ILVA Laminati Piani alla RILP società costituita
dal gruppo Riva per l’acquisizione.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
I
Riva fanno l’affare del secolo aggiudicandosi l’acciaieria più
grande d’Europa per 1460 miliardi di lire senza fare un grande
sforzo, perché a finanziare l’operazione è CARIPLO poi confluita
in Banca Intesa.
Pochi
anni prima l’Italsider in questo video istituzionale stimava in
20.000 miliardi il costo di realizzazione dell’impianto.
VIDEO
ISTITUZIONALE ITALSIDER
In
totale il centro siderurgico è costato 2000 miliardi di lire, per
costruirlo oggi ci vorrebbero più di 20.000 miliardi.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Ma
i conti i Riva li sanno fare. In seguito al boom dell’acciaio
l’impianto produce utili al ritmo di 100 miliardi di lire al mese.
In due anni il gruppo Riva si ripaga la più grande acciaieria
d’Europa. E diventa i numero uno dell’acciaio in Italia,
quadruplicando il suo giro d’affari. Perché l’unico vero costo
da tagliare era quello del personale, che i Riva non tardano a fare.
L’allora
presidente del consiglio Lamberto Dini avrebbe dovuto pretenderlo,
così come i suoi successori. Invece, dall’inchiesta della
magistratura, emergerebbe una politica intimidita, quando non
asservita.
Il
26 luglio dell’anno scorso c’e’ la prima ondata di arresti: ai
domiciliari finiscono il direttore dell’ILVA Luigi Capogrosso, il
perito Lorenzo Liberti, Nicola Riva e il capofamiglia Emilio che li
sconta nella sua villa di Malnate, in provincia di Varese. In
carcere finisce Girolamo Archinà, il centralino dell’ILVA
collegato al potere politico il cui telefono era stato intercettato
per nove mesi.
GIROLAMO
ARCHINÀ (intercettazione)
Cioè
abbiamo tolto una peste… e ne abbiamo tre di pesti.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Secondo
gli investigatori la peste di cui si parla Archina’ e’ Luigi
Romandini.
LUIGI
ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
La
peste sono io sì. La peste sono io e me ne vanto! Beh diciamo che
c’era in ballo questa famosa autorizzazione di questa discarica
“Mater Gratiae” che dovendo ospitare rifiuti tossici e nocivi in
altri termini rifiuti pericolosi - anzi possiamo dire nel caso
specifico i più pericolosi in assoluto in un certo senso -
potenzialmente sarebbe stata una delle discariche più pericolose in
Europa. Quindi non è stato possibile rilasciare questa
autorizzazione.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Romandini
e il successore non cedono alle pressioni del Presidente Giovanni
Florido e dell’assessore all’Ambiente Michele Conserva e non
concedono l’autorizzazione ad utilizzare la cava per i rifiuti
speciali che avrebbe fatto risparmiato milioni di euro.
LUIGI
ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
In
pratica c’era un interesse continuo, costante, a che questa
autorizzazione andasse in porto perché comportava un importante
risparmio di spesa sullo smaltimento dei rifiuti che sono i più
costosi da smaltire.
SABRINA
GIANNINI
Senta
che cosa le diceva il presidente Florido per convincerla invece a
firmare?
LUIGI
ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Mi
diceva che se non me la sentivo potevo benissimo dimettermi. Oppure
che comunque la mancata autorizzazione poteva comportare dei
problemi all’azienda…
SABRINA
GIANNINI
Qui
le pressioni erano quotidiane?
LUIGI
ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Beh
si, erano notevoli.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Nel
2009 Romandini viene rimosso dall’incarico e spostato a tutt’altro
settore.
Lui
per l’ennesima volta denuncia la situazione alla Procura, stavolta
però partono le intercettazioni. Quindi l’inchiesta. Su una cosa
Archinà aveva ragione: la peste era arrivata.
Il
presidente Florido e il suo assessore sono finiti agli arresti
domiciliari a maggio. Ma dopo soli quattro mesi, il Ministro
dell’Ambiente Andrea Orlando ha autorizzato l’uso di
quella
cava che, per decreto, fa entrare i rifiuti tossici e nocivi in un
buco mai bonificato e a contatto con la falda acquifera. Quel favore
che Florido voleva fare all’ILVA, oggi l’ha fatto il Governo.
LUIGI
ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Praticamente
le iniziative governative che autorizzano le due discariche
dell’ILVA praticamente l’ILVA viene a risparmiare 300 milioni di
euro perché tanto sarebbe costato in pratica lo smaltimento
altrove.
SABRINA
GIANNINI
Quel
risparmio è in qualche modo - visto in prospettiva - un risparmio
per i Riva.
LUIGI
ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Si,
sicuramente.
SABRINA
GIANNINI
Stanno
facendo un piacere ai Riva.
LUIGI
ROMANDINI– DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Sì,
l’azienda dovrebbe rientrare in mano ai Riva.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Florido
un passato nella Cisl, è esponente del Partito Democratico. Come il
ministro dell’ambiente Andrea Orlando. L’ex segretario Pierlugi
Bersani nel 2006 ha ricevuto come contributo cinquantamila euro da
Federacciai e novantottomila euro da due società dei Riva. Ma
questi ultimi ha preferito non divulgarli nella dichiarazione che la
Camera dei deputati rende pubblica. Perché l’obbligo scattava
oltre i 50mila e lui ne aveva ricevuto esattamente quarantanovemila
euro dalle due società. Strategico, come l’acciaio. Di cui si
occuperà subito dopo le elezioni, come Ministro dello Sviluppo
Economico
Nel
2006 l’ILVA ha elargito un contributo di quarantanovemila euro
anche all’ex deputato Vico del Partito Democratico. Anche lui
aveva preferito non divulgarlo.
Vico
aveva promosso in Parlamento una proposta per depenalizzare
l’articolo del Codice Penale per il quale l’ILVA veniva più
spesso condannata.
Dalle
intercettazioni emerge lo scambio tra lui e Archinà, sul senatore
del Partito Democratico Roberto Della Seta, che con una mozione si
opponeva a un decreto a favore dell’ ILVA.
LUDOVICO
VICO:
Benissimo,
ora a questo punto ... lì alla Camera dobbiamo farli uscire il
sangue.
GIROLAMO
ARCHINÀ:
Ho
letto la mozione…
LUDOVICO
VICO:
Perchè,
e perchè lui deve capire ... no, che non deve rompere le palle, no.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Nonostante
queste intercettazioni fossero già pubbliche il partito di Bersani
consente a Vico di ricandidarsi alla Camera. a Della Seta no.
SABRINA
GIANNINI
Ma
lei non è stato ricandidato poi nel Pd o non si è ricandidato per
sua volontà…
AL
TELEFONO ROBERTO DELLA SETA – EX SENATORE PD
No,
non sono stato ricandidato, non so se tra le ragioni ci sia stata
anche la vicenda dell’Ilva…
SABRINA
GIANNINI
Secondo
lei?
AL
TELEFONO ROBERTO DELLA SETA – EX SENATORE PD
Io
penso di si, io ho anche prospettato la possibilità di candidarmi
alle primarie, a Taranto ed era una proposta che nasceva anche da
una certa indignazione per il fatto che il Partito Democratico non
abbia detto una parola attraverso i suoi dirigenti nazionali e
locali sul fatto che un deputato o un suo deputato, parlando al
telefono con un signore che non so come chiamarlo lo “spiccia
faccende dei Riva” usasse quelle espressioni minacciose. Non so in
Parlamento siamo stati in due in realtà a votare contro
provvedimenti dell’allora Governo Monti sull’Ilva…
SABRINA
GIANNINI
Lei
ha chiesto poi di far parte della coalizione in qualche modo di
centro sinistra.
ANDREA
BONELLI – PRESIDENTE VERDI
Il
tema di Taranto aveva determinato diciamo un…
SABRINA
GIANNINI
Cioè
quindi lei è stato escluso dal… si è in qualche modo…
ANDREA
BONELLI – PRESIDENTE VERDI
Siamo
stati esclusi, si certo, ma questo è un tema che ha pesato in
maniera molto, molto forte.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
La
famiglia Riva nel 2004 dona anche a Forza Italia complessivamente
330 mila euro. Nel 2006 si ripete e non dimentica le sedi di Taranto
e Bari. Inoltre finanzia la corsa alla Camera dei deputati di
Raffaele Fitto, un altro che non vuole rendere pubblico quel
contributo di 35 mila euro ricevuto dai Riva, sicuramente
riconoscenti verso il governatore uscente della Puglia che non aveva
istituito il registro tumori e monitoraggi severi contro
l’inquinamento a Taranto.
MILENA
GABANELLI IN STUDIO
Chissà:
forse Fitto se l’è cavata per il rotto della cuffia, perché
quando sono partite le indagini lui era già parlamentare a Roma. Ma
perché non volevano far sapere che hanno preso quei contributi? In
fin dei conti, tutti i grandi imprenditori versano trasversalmente a
tutti. Certo è che i Riva si sono portati a casa l’Ilva a prezzo
di saldo; poi versando un obolo da 98mila euro di qua, un altro da
300mila di là, a conti fatti, che ritorno hanno avuto? Lo sanno i
politici quanto gli hanno fatto risparmiare chiudendo un occhio su
tutto? Perché se non lo sanno, li aiutiamo dopo la pubblicità.
PUBBLICITÀ
MILENA
GABANELLI IN STUDIO
Stiamo
parlando dell’intreccio impresa-politica. La politica, come
ovunque nel mondo, sta dove le conviene di più, vale a dire: dove
arrivano più voti. E quando l’Ilva dice “se tu mi imponi di
mettere tutti quei filtri e i depuratori, io mando a casa la gente”,
si va
in
proroga. E sono gli stessi problemi che ha avuto la Francia, la
Germania. Solo che quando è diventato più conveniente ascoltare la
popolazione in rivolta, quegli adeguamenti li hanno imposti. E in
Francia, Germania, Spagna, Belgio è dove dalla metà degli anni ‘90
hanno comprato acciaierie anche i Riva.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Il
gruppo Riva ha acquistato stabilimenti in Germania, Francia, Spagna
e in Belgio, a Charleroi. Qui si è dovuto adeguare.
JACQUES
COUPEZ – RAPPRENSENTANTE DEI RESIDENTI CHARLEROI
L’ambiente
era segnato da 200 anni di industria siderurgica, si vedeva una
nebbia blu, bluastra, bisognava tapparsi il naso passeggiando,
perché c’era puzza di marcio nelle strade, c’era un’atmosfera
fumosa. Il primo anno in cui sono stati fatti gli investimenti, gli
abitanti del quartiere alle nostre spalle hanno detto “ah
finalmente è il primo anno che i nostri bambini possono giocare
fuori”. Abbiamo avuto sei sindaci che si sono succeduti a
Charleroi, in questa città si sono fatti affari enormi, tutti i
responsabili sono stati indagati, arrestati, ci saranno dei processi
importanti. Comunque, senza le nostre pressioni, non avrebbero fatto
niente. I partiti politici sono stati costretti a inserire la lotta
contro l’inquinamento nel loro programma comunale.
SABRINA
GIANNINI
Ma
se ci sono le leggi,le normative europee, perché serve una
pressione?
JACQUES
COUPEZ – RAPPRENSENTANTE DEI RESIDENTI CHARLEROI
Perché
non venivano applicate. Ci sono state pressioni enormi da parte dei
sindacati, delle manifestazioni contro il nostro gruppo. Pensi un
po’, eravamo considerati ecologisti retrogradi che avrebbero fatto
chiudere la fabbrica.
SABRINA
GIANNINI
Quanto
tempo è passato da quando avete cominciato a fare diciamo pressione
sui politici fino ai primi interventi di risanamento?
JACQUES
COUPEZ – RAPPRENSENTANTE DEI RESIDENTI CHARLEROI
Due
anni.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
In
due anni le emissioni inquinanti si sono ridotte del 66%. Da allora
la popolazione viene informata in tempo reale sulla qualità
dell’aria attraverso internet e i telegiornali.
SABRINA
GIANNINI
Quali
sono gli interventi che la Riva ha dovuto fare a seguito
dell’intervento della politica?
JACQUES
COUPEZ – RAPPRENSENTANTE DEI RESIDENTI CHARLEROI
Tutte
quelle enormi tubature blu, le vede, sono aspiratori. L’investimento
totale è stato di circa 3 milioni di euro.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Una
somma ridicola rispetto a quanto servirebbe oggi nell’impianto di
Taranto. L'adeguamento fu fatto nel 2008, proprio l’anno in cui a
Taranto venivano abbattute le pecore per la diossina. L’anno delle
prime proteste…
A
scendere in piazza è sempre il 10% dei tarantini ma sono più
temuti di quel 90% che è rimasto a casa anche lo scorso aprile
facendo fallire il referendum promosso da chi avrebbe voluto
chiudere l’area più inquinante dello stabilimento.
LUIGI
ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Mentre
il rione Tamburi, che è il rione quello più martoriato
storicamente dallo stabilimento siderurgico, era sempre molto attivo
nelle manifestazioni contro lo stabilimento, qualcuno ha scoperto
che poi gran parte delle assunzioni dell’Ilva venivano utilizzando
proprio lo stradario del rione Tamburi, quasi a voler disinnescare i
tentativi di protesta.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
La
soluzione di Corrado Clini, allora ministro, sarebbe stata quella di
evacuare il quartiere. Archina’ non era così sottile nella
strategia comunicativa orientata a ridimensionare il problema
ambientale più grave del sud.
AVVOCATO
EGIDIO ALBANESE
Io
quei soldi per i giornalisti li avrei spesi sponsorizzando qualche
... Qualche attività guarda!
GIROLAMO
ARCHINÀ
Tieni
conto che quando mi occupavo io... Ed erano solo i giornali che ci
rompevano i coglioni!!! Qualche giornale!!! io spendevo... Non
superavo 300 mila l'anno…
EGIDIO
ALBANESE
Si,
e ‘mo?
GIROLAMO
ARCHINÀ
Un
milione e mezzo di budget!
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
L’Ilva
investe 1,5 e mezzo in pubblicità ma l’obiettivo non è vendere
un prodotto.
SPOT
ILVA
Grazie
alla capacità innovativa di Ilva e al talento dei lavoratori di
Taranto, quelle strade esistono e portano calore a tutti noi. Made
in Italy, made in Ilva.
GIROLAMO
ARCHINÀ
Cioè
io ho sempre sostenuto che bisogna pagare la stampa per tagliarli la
lingua! Cioè pagare la stampa per non parlare!
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Davvero
impressionante, secondo gli inquirenti, è il costante ricorso di
Archinà a condotte finalizzate ad asservire i compiacenti organi di
informazione.
Emerge
una confidenza particolare con l’allora direttore della redazione
tarantina del Nuovo Quotidiano di Puglia e dell’ex direttore di
Taranto Sera in quell’estate del 2010 l’Ilva aveva evidentemente
la necessità di comprare più spazi pubblicitari del solito.
GASPARE
CARDAMONE – EDITORE STUDIO 100TV
Andava
per quanto mi riguarda anche su Telenorba, su Teledue, su Telerama,
su Blustar e tutte le altre televisioni. Per quanto riguarda la
stampa andava sulla Gazzetta del Mezzogiorno, sul Quotidiano, sul
Corriere del Giorno, su altri giornali locali e così via. Quindi
non vedo perché io avrei dovuto fare il buon samaritano e dire
“no,
non voglio la pubblicità”
SABRINA
GIANNINI
No,
singolare questa scelta dei tempi cioè comunque proprio quando si
cominciava a parlare di inquinamento. Perché non prima? Forse
questo uno si chiede… forse prima non avevano bisogno di
pubblicità…
GASPARE
CARDAMONE – EDITORE STUDIO 100TV
La
spiegazione che io mi sono dato è quella che loro evidentemente,
boh, volevano fare vedere una presenza in città.
SPOT
ILVA
Questa
tuta dice molte cose della persona che la indossa: si chiama Luca e
lavora in Ilva, il più grande stabilimento siderurgico d’Europa.
Quello che non dice è che Luca è un ingegnere specializzato; è
uno dei migliori tecnici ambientali al mondo. Quello che non dice è
che grazie a Luca l’Ilva e Taranto avranno un futuro più
sostenibile. Ilva: c’è un mondo dentro.
GASPARE
CARDAMONE – EDITORE STUDIO 100TV
Questo
era fatto più che altro per essere orgogliosi di chi lavorava
dentro l’Ilva secondo me…
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Quello
che non dice lo spot è che gli operai sono esposti alle esalazioni
tossiche e questo non accadrebbe se gli impianti fossero a norma. E’
stato fondamentale per l'atto accusa di disastro ambientale quello
che dice invece l’indagine epidemiologica disposta dalla procura:
“gli
eccessi riscontrati nel comparto siderurgico, in particolare per
tumore della pleura, della vescica e dello stomaco, hanno una forte
giustificazione eziologica data dalla esposizione ad amianto, a
idrocarburi aromatici policiclici e alla possibile ingestione di
polveri minerali… “
CATALDO
RANIERI – OPERAIO ILVA
Chi
obietta problemi di sicurezza o obietta di diritti, in fabbrica fa
una brutta fine viene emarginato viene mandato nei reparti punitivi…
VINCENZO
CURCIO – OPERAIO ILVA
Viene
mobbizzato…
CATALDO
RANIERI – OPERAIO ILVA
Viene
mobbizzato!
VINCENZO
CURCIO – OPERAIO ILVA
…utilizziamo
i termini giusti.
CATALDO
RANIERI – OPERAIO ILVA
Viene
mobbizzato. E allora: questo il sindacato lo sa!
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Quando
nel 1995 Riva compra l'acciaieria ha uno slancio di generosità
verso i sindacati confederali dei metalmeccanici, sigla con loro un
patto perché gestiscano il dopolavoro, in cambio si impegna a
versare una quota che nei soli primi 5 anni è di 5 miliardi di
lire. A partire dal 2002 la quota annuale è di 400 mila euro. I
soldi sono destinati alle borse di studio e alle colonie pei bambini
dei dipendenti…
VINCENZO
CURCIO – OPERAIO ILVA
Anche
il fatto delle colonie… Io l’ho scoperto due anni fa. Io lavoro
all’interno dello stabilimento da 11 anni e non ho mai sentito
parlare di colonie io pensavo che le colonie fossero ferme agli anni
’70.
CATALDO
RANIERI – OPERAIO ILVA
Ma
tutti i lavoratori non sanno che quello è il circolo dopolavoro.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
La
masseria è la sede del circolo e anche il centro per la ricreazione
e lo sport aperto a tutti i lavoratori, teoricamente, da qualche
tempo infatti non è più cosi.
Per
ora è aperta esclusivamente una palestra privata. Per anni anche
un'altra ala della masseria era gestita da un privato che aveva
aperto un albergo.
SABRINA
GIANNINI
Qui
tanti anni fa io ero venuta in un altro albergo
RAGAZZA
E’
quello che si vede lì.
SABRINA
GIANNINI
Me
lo ricordo, ma non c’è più.
RAGAZZA
Da
cinque anni.
SABRINA
GIANNINI
Ah
sì? Quindi adesso c’è solo una palestra?
RAGAZZA
Solo
palestre. Tennis è in ristrutturazione. Solo questo
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
All'agenzia
delle entrate il circolo è parso un'attività commerciale più che
una associazione senza scopo di lucro. E così ha aperto un
contenzioso.
CATALDO
RANIERI – OPERAIO ILVA
Io
sono un ex dirigente sindacale della FIOM, però anche quando stavo
all’interno non conoscevo. Sapevo che il sindacato gestiva la
masseria vaccarella, ma non sapevo che si prendessero tutti questi
soldi ogni anno.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Singolare
infatti che accanto all'associazione ONLUS vaccarella creata ad hoc,
i tre sindacati abbiano voluto gestire i 400 mila euro elargiti
tutti gli anni da Ilva attraverso una fondazione, un ente privato
notoriamente opaco, salvo slanci di trasparenza che in questo caso
non si sono visti.
Oggi
sul tavolo della procura c'è un fascicolo aperto in seguito a un
esposto di cittadini e dipendenti Ilva che vogliono sapere come sono
stati spesi negli ultimi sedici anni sette milioni di euro.
CATALDO
RANIERI – OPERAIO ILVA
Mai
trovato una locandina nella bacheca sindacale in cui mi diceva
quest’anno
lavoratori
il circolo della masseria, l’associazione ONLUS gestita dai
sindacati hanno organizzato un bel veglione di fine anno, ci vediamo
tutti là e facciamo sindacato neanche questo sono stati in grado di
fare.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Le
decisioni all'interno della fondazione vengono prese dal presidente
e i suoi vice, che sono sempre i segretari provinciali dei sindacati
che a turno ricoprono le 3 cariche.
Per
esempio, fino al 2012 il presidente era Rosario Rappa della
cgil-fiom, l'ha seguito Talò della UIL e oggi è Mimmo Panarelli
della cisl-fim.
A
proposito chi era il rappresentante della CISL quando nel lontano
1996 fu firmato quell'accordo?
Proprio
Giovanni Florido, in seguito presidente della provincia e
recentemente arrestato per i presunti favori all'Ilva…
SABRINA
GIANNINI
Ma
lei non è mai andato dai sindacati a chiedere ma scusate…
VINCENZO
CURCIO – OPERAIO ILVA
Si
io qualche giorno fa ho rivolto al delegato di reparto un
interrogativo: posso sapere cosa sono questi fumi che avvolgono il
mio ambiente di lavoro, tutto il giorno, tutti i giorni? cosa c’è
all’interno di questo fumo? Qualche anno fa mi fu risposto che
fosse vapore acqueo.
CATALDO
RANIERI – OPERAIO ILVA
Non
c’è un’alternativa di lavoro perché io penso, ripeto, chiunque
là dentro non ci lavorerebbe se ci fosse un’alternativa, con lo
stesso stipendio, no con gli stessi diritti, perché se in una
fabbrica viene negato il diritto alla salute è già il primo
diritto.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Questo
spot della Regione Puglia cerca di promuovere una Taranto diversa,
forse nell’attesa che si sposti l’Ilva o il quartiere Tamburi.
SPOT
ILVA
VINCENZO
FORNARO – ALLEVATORE
Noi
eravamo circa fra stagionali e fissi avevamo circa una ventina di
operai che sono stati licenziati.
SPOT
ILVA
PESCATORE
1
Prima
si faceva la propaganda alle cozza della Grecia e della Spagna o
della Francia e mettevano “Cozze di Taranto”. Prima si facevano
propaganda con le cozze nostre, ora invece è il contrario, dicono
che non sono cozze di Taranto.
ALESSANDRO
MARESCOTTI – PRESIDENTE PEACELINK
Per
moltissimo tempo dal camino E 312…
SABRINA
GIANNINI
Quello
più alto?
ALESSANDRO
MARESCOTTI – PRESIDENTE PEACELINK
Quello
più alto, fuoriusciva diossina in notevole quantità. Non è stato
fatto a partire dal 2001 un reale controllo su questo inquinante che
è un inquinante persistente. Non solo, dal 2001, lo chiedeva la
Commissione Europea, la popolazione doveva essere informata. Ci sono
documenti ufficiali. Non ci ha informato nessuno e quando abbiamo
portato ad analizzare un campione di pecorino in un laboratorio
specializzato si è visto che superava di tre volte i limiti europei
per diossine e policlorobifenili. Quel pecorino non si poteva
mangiare. Nel 2007 sul camino E312 si è scoperto che fuoriuscivano
diversi grammi di diossina all’anno e le misurazioni fatte – se
non erro – nel 2008, dati Arpa, davano 172 grammi all’anno di
diossina. Se li moltiplichiamo per 45 anni sono 7,7 chili di
diossina spalmati in un lungo periodo di tempo. Qui ancora oggi non
viene fatta nessuna bonifica. Vincenzo non può comprare le altre
pecore, le altre capre che nel giro di una o due settimane si
contaminerebbero di nuovo perché non è stata fatta nessuna
bonifica.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Un
professore di scuola media fa analizzare il pecorino ed emergono i
valori che portano prima all’abbattimento delle greggi e in
seguito all’apertura del filone sanitario dell’inchiesta della
magistratura. Chi era in quel 2010 il perito della procura che
doveva trovare la fonte della diossina. Quel Lorenzo Liberti con una
busta tra le mani allungata da Girolamo Archinà che oltre alla
diossina doveva risolvere un altro problema: il benzoapirene. La
sostanza altamente cancerogena che fuoriesce dal reparto cocheria.
In quell’estate del 2010 stava diventando pericolosa anche per le
casse dell’Ilva.
GIROLAMO
ARCHINA’ Mo, si
sono attaccati che c’è un altro comunicato di alta marea sul
benzopirene e non hanno capito che questi ci fanno chiudere se
continuano così.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
L’alternativa
era risanare, spendere mezzo miliardo di euro ma i vertici Ilva,
scrivono gli inquirenti hanno sempre gestito la politica ambientale
affannandosi e tramando per tentare di insabbiare le iniziative che
loro ritenevano deleterie per lo stabilimento. Insabbiare i dati sul
benzopirene era la missione dell’Ilva nell’estate cruciale nel
2010, quando il direttore dell’agenzia per l’ambiente pugliese
Giorgio Assennato pubblica un rapporto che denuncia livelli oltre la
norma della sostanza cancerogena. Secondo i magistrati Vendola
avrebbe fatto pressioni sul direttore dell’Arpa per ammorbidire
quella relazione e favorire il colosso siderurgico.
SABRINA
GIANNINI
L’altro
giorno chiedevo ad Assennato se fosse vera la cosa che era emersa
dalle intercettazioni e cioè che in qualche modo lei non era
contento del suo stesso direttore generale.
NICHI
VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Che
le ha detto Assennato?
GIORGIO
ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
Vendola
non s’è mai permesso di fare nessuna pressione. L’ha detto in
tremila salse diverse.
SABRINA
GIANNINI
Quindi
quella telefonata…
GIORGIO
ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
Era
Archinà che aveva fatto una pressione sulla Regione, e io ho detto
a Archinà non vi permettete nemmeno di pensarci.
GIORGIO
ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
Girolamo
sono molto incazzato, ma molto incazzato.
GIROLAMO
ARCHINA’ Che cosa
è successo!!
GIORGIO
ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
Non
dovevate fare quello che avete fatto, di andare dal Presidente e
dire che siete vittime di persecuzione dell’Arpa e cose del
genere. Non avete mai fatto un minimo di monitoraggio ambientale
all’interno dell’azienda!
GIROLAMO
ARCHINA’ Professore...la
relazione…non ne abbiamo manco parlato!
GIORGIO
ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
posso
dire quello che fate! Sbagliate!
NICHI
VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Io
ero più che contento dell’operato di Assennato, tanto che l’ho
confermato.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Le
versioni dei due non convincono i magistrati, che iscrivono entrambi
nel registro degli indagati basandosi sulle intercettazioni. Archinà
in una telefonata afferma che Vendola avrebbe incaricato persone del
suo staff e della sua giunta….
GIROLAMO
ARCHINA’ Sono
tutte persone che hanno avuto il compito di frantumare Assennato
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Che
successivamente alle pressioni si sarebbe “responsabilizzato”.
Secondo i magistrati è indicativa anche la conversazione tra
Archinà e Vendola, nella quale quest’ultimo lo tranquillizza
dicendogli che non è che si è scordato, che l’Ilva è una realtà
produttiva a cui non possiamo rinunciare e che poteva chiamare Riva
e dirgli che il Presidente non si è defilato.
NICHI
VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Io
ho avuto il difetto di dire sempre quello che penso. Sono stato uno
dei pochi che ci ha messo la faccia a dire che era contrario al
referendum che era contrario alla chiusura della fabbrica, perché
ho pensato che la sfida vera fosse l’ambientalizzazione della
fabbrica.
SABRINA
GIANNINI
E’
convinto che non avrebbe potuto fare di più?
NICHI
VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Se
qualcuno mi dice che cosa…
SABRINA
GIANNINI
Glielo
dico.
NICHI
VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Quelli
che lo dicono – mi faccia finire.
SABRINA
GIANNINI
Ma
guardi che lo dicono i giudici eh, i giudici scrivono che è di
tutta evidenza che la Regione Puglia invece di imporre misure
urgenti e monitorare di continuo le omissioni dell’Ilva, di
concerto con i suoi vertici cercava di ricorre ad escamotage quale
l’attivazione di tavoli tecnici, al fine di guadagnare tempo.
NICHI
VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Quello
che è del tutto evidente e credo sarà del tutto smentito nella
sede di apprezzamento probatorio della documentazione. La
documentazione dice il contrario. Abbiamo monitorato tutto il 2009 è
risultato che lo sforamento era significativo. Abbiamo individuato
la fonte che era l’Ilva e abbiamo aperto un contenzioso perché
nel frattempo avevamo anche cognizione del rapporto tra inquinamento
e patologia.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Chiaro
a fine 2009 la Regione certifica che Ilva inquina oltre i limiti di
legge.
SABRINA
GIANNINI
Quei
dati cosi gravi. Quali interventi sugli impianti avete fatto, sulle
porcherie famose… avete indicato e obbligato di fatto il gestore
Ilva perché rientrasse nei valori di legge?
NICHI
VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Ma
è intervenuta l’autorità giudiziaria, sono intervenuti i
sequestri in quel momento.
MILENA
GABANELLI IN STUDIO
A
dire il vero i magistrati sono intervenuti con i sequestri soltanto
nel 2012. Mentre nell’estate del 2010 la popolazione a Taranto è
in rivolta e per Riva è venuto il momento di mettere a posto gli
impianti ma, provvidenziale, il 13 agosto del 2010, mentre tutti
sono al mare, Berlusconi con il decreto Prestigiacomo cambia la
legge e stabilisce che quei limiti, i limiti di quel potente
cancerogeno che venivano costantemente superati, possono andare
ancora bene per altri 3 anni. Forse gli restituisce il favore che il
patriota Riva gli aveva fatto due anni prima, aderendo alla cordata
Alitalia, che poi ha permesso a Berlusconi di vincere le elezioni?
Quel favore i Riva, quell’investimento che era costato 120 milioni
di euro erano noccioline in confronto a quello che avrebbe dovuto
spendere per risanare. Ma risolto questo problema, in quel torrido
agosto Riva se ne trova un altro, per continuare a produrre gli
serve una patente, che viene data solo se esegui tutta una serie di
interventi e il ministero tarda a dargliela. E allora, da quel che
emerge dalle intercettazioni, l’Ilva avrebbe fatto pressioni
sull’allora capo dipartimento del ministero dell’Ambiente
Prestigiacomo, Luigi Pelaggi, il punto era: meno adeguamenti io devo
fare e più risparmio.
FRANCESCO
PERLI AVVOCATO ILVA
Io
ho stressato Pelaggi e poi ho parlato riservatamente con pelaggi gli
ho detto …guarda…
FABIO
RIVA
E’
che lui non se ne occupa Sto Cristo!
FRANCESCO
PERLI AVVOCATO ILVA
lui
dice non preoccuparti, non preoccuparti.
FABIO
RIVA
Ma
dagli un’occhiata pirla!
FRANCESCO
PERLI AVVOCATO ILVA
Si
ma gli ho detto guarda…prima di tutto guarda che i Riva sono
incazzati come delle bisce, poi hanno già scritto a Letta… e già
quando gli ho detto Letta basta…
FABIO
RIVA
e
lui un cazzo! Neanche con quello!
FRANCESCO
PERLI AVVOCATO ILVA
No
no! Si è preoccupato, si è preoccupato, poi gli ho detto, guarda
che se le cose stanno così… non in cassa integrazione, noi
mettiamo in mobilità 5 – 6mila persone..
FABIO
RIVA
esatto!
È quello che gli ho detto!
FRANCESCO
PERLI AVVOCATO ILVA
Io
guardi sono andato giù proprio piatto piatto. Gli ho detto guarda
che su sta roba qua non salta Ticali, salta la Prestigiacomo! Cazzo,
gli ho detto scusa è da novembre che io vengo qui in pellegrinaggio
da te. E’ una roba allucinante! Cioè…cosa dobbiamo fare di più
ve l’abbiamo scritta noi! Vi tocca soltanto di leggere le carte!
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Secondo
l’ex ministro Prestigiacomo che non ci ha concesso l’intervista
queste dichiarazioni sarebbero solo millanterie smentite dai fatti.
FRANCESCO
PERLI AVVOCATO ILVA
Poi
Pelaggi mi ha detto che la commissione ha accettato… m’ha detto
– parole sue – 85-90% delle nostre osservazioni.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Inaugurazione
con benedizione dell’abbattitore di diossine è il 2009 Fabio Riva
non sembra dispiaciuto di spendere un po’ di soldi forse perché
si inaugura un solo abbattitore, mentre i camini inquinanti sono
200. Il ministro successivo, Clini, prorogherà l’obbligo di
mettere i filtri a maniche, quelli che costano 90 milioni l’uno.
Proroghe e timidi controlli e l’Ilva è diventata questa.
Emissioni
pericolose e fuori controllo, scarico di polveri e rifiuti tossici a
contatto con la falda, la lista è lunga. E’ il contenuto del
dossier che i Carabinieri del Noe di Lecce spediscono agli enti
locali e al ministro Stefania Prestigiacomo nel 2011 e nel cassetto
del Ministro quel dossier rimane.
I
magistrati terranno conto di quelle prove e il 26 luglio dell’anno
scorso su richiesta del procuratore capo Sebastio, il giudice
Patrizia Todisco sequestra i 6 reparti. Con il sequestro il giudice
intende interrompere l’attività criminosa perché, scrive, è in
gioco la tutela di beni fondamentali di rilevanza costituzionale: la
salute e la vita umana.
Dal
TG2 del 14/08/2012 - STEFANIA PRESTIGIACOMO
Noi
incoraggiamo il governo ad assumere ogni iniziativa per scongiurare
la chiusura degli stabilimenti Ilva e consideriamo un atto di
talebanismo giudiziario l’intervento
del
singolo Gip di Taranto che va contro gli interessi di un territorio
come quello di Taranto.
Da
BALLARÒ del 27/11/ 2012 BEATRICE LORENZIN – POPOLO DELLA LIBERTÀ
Ilva
è una situazione paradossale perché dopo aver fatto l’accordo
con il governo, la procura boccia l’accordo con il governo, io non
credo che in Germania, in Francia o negli altri Paesi altamente
industrializzati una procura avrebbe potuto bloccare l’indotto
dell’acciaio italiano.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
In
Germania e in Francia un impianto come l’Ilva di Taranto sarebbe
stato costretto a investire per ridurre l’inquinamento, in
alternativa a chiudere. Soluzione che i Riva hanno scelto per
l’acciaieria di Genova, dieci anni fa. Ma questo forse Beatrice
non lo sa?
Da
BALLARÒ del 27/11/ 2012 BEATRICE LORENZIN – POPOLO DELLA LIBERTÀ
Se
io non ho in mano gli atti giudiziari.
ANDREA
BONELLI – PRESIDENTE VERDI
Io
sono stato accusato dal ministro Clini di procurato allarme e
manipolazione di dati perché avevo tirato fuori un’indagine
epidemiologica del ministero della Sanità, che il governo non
tirava fuori, era già pronta da 8 mesi, dal marzo del 2012, a tal
punto che la procura l’aveva acquisita agli atti però non veniva
resa pubblica, è stata resa pubblica solo dopo che è stata data la
seconda autorizzazione integrata ambientale.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
A
ottobre del 2012 arriva il primo decreto salva Ilva. Monti mette
alla porta i custodi nominati dal tribunale dopo il sequestro e
restituisce l’Ilva ai proprietari, il presidente è Bruno
Ferrante. Si autorizza così la produzione in deroga a numerose
norme ambientali. Ferrante aveva già dimostrato di essere poco
affidabile sul piano del risanamento. Infatti, a tempesta
giudiziaria iniziata aveva promesso di investire 400 milioni di
euro. Non l’ha fatto. La procura a maggio lo indaga perchè non ha
attivato gli interventi per assicurare la protezione dell'ambiente e
della salute. Alla fine si dimette. Pochi giorni dopo il nuovo
governo mette l’azienda nelle mani di un commissario. Enrico il
giovane affida il salvataggio dell’acciaieria più grande d’Europa
all’ottantenne Enrico Bondi, già risanatore di Montedison e
Parmalat. Nel 2011 Bondi era stato nominato commissario per la
spending review dall’allora primo ministro Mario Monti, il cui
figlio Giovanni era stato assunto come manager alla Parmalat,
incidentalmente all’epoca in cui commissario era proprio Enrico
Bondi, che ha una vocazione per i calcoli, nonostante il curriculum
da chimico come amministratore delegato di una azienda nel Lazio,
viene coinvolto e assolto nel disastro ecologico del fiume Sacco. I
sistemi di protezione dei rischi industriali sono un costo, lui lo
sa anche per questa ragione e’ stato chiamato all’Ilva dai
signori Riva però come amministratore delegato nell’aprile di
quest’anno, quindi due mesi prima che il governo Letta lo
nominasse commissario. In altre parole: Enrico Bondi è un uomo di
fiducia dei Riva. Neanche il tempo di accorgersi che la poltrona era
la stessa ma il ruolo cambiato, che invia alla Regione una relazione
scritta da 4 esperti pagati da Ilva con la quale contesta il
collegamento fra inquinamento del siderurgico e casi di tumore che
invece la Regione aveva evidenziato.
GIORGIO
ASSENNATO – DIRETTORE GENERALE ARPA
Noi
questo rapporto lo abbiamo mandato all’Ilva e l’Ilva c’ha
risposto dicendo non capite niente, i nostri tecnici dicono che la
colpa è tutta del fumo, la famosa storia del fumo di Bondi no, fu
in risposta a questo.
SABRINA
GIANNINI
Cioè
un vostro rapporto di un anno di lavoro.
GIORGIO
ASSENNATO – DIRETTORE GENERALE ARPA
Esattamente.
E’ stato ridicolizzato da Bondi e dai suoi esperti che erano
proprio gli esperti dei Riva, gli stessi.
SABRINA
GIANNINI
Cioè
gli esperti di Bondi …
GIORGIO
ASSENNATO – DIRETTORE GENERALE ARPA
Li
ha presi dall’Ilva, in perfetta continuità.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Si
scatena una bufera sul neo commissario perché in quel rapporto si
attribuisce il rischio di cancro al polmone al fumo di tabacco e
assicura che non farà nessuno sconto ai Riva. Intanto spetta un
prestito di 2 miliardi dalle banche per iniziare gli interventi, le
casse sono vuote ma 2 miliardi basteranno? No, secondo la stima
fatta dai custodi giudiziari del tribunale guidati dall’ingegner
Barbara Valenzano: per risanare l’Ilva servono 8 miliardi.
SABRINA
GIANNINI
Possiamo
farle una domanda? Non è mai comparsa quindi… Le volevo chiedere
se si poteva sapere come lei ha determinato gli 8 miliardi di euro
che sarebbero poi i soldi risparmiati in parte dall’ Ilva – dai
Riva per non aver fatto il risanamento che potrebbero essere
recuperati.
BARBARA
VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
Senta,
allora, io le devo dire, cioè purtroppo che non ho l’autorizzazione
a dare questo tipo di informazioni specifiche, purtroppo diciamo è
necessario essere autorizzati preventivamente.
SABRINA
GIANNINI
Però
questo forse me lo può dire. 8 miliardi di cosa in particolare, di
interventi non fatti dall’azienda?
BARBARA
VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
Sì.
SABRINA
GIANNINI
Cioè,
gli interveti per l’ambiente.
BARBARA
VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
Cioè
gli equivalenti stimati, diciamo, in termini di interventi non
realizzati, e quindi questo.
SABRINA
GIANNINI
Cioè
diciamo gli interventi per l’ambiente?
BARBARA
VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
Che
avrebbero consentito di abbattere determinate fonti inquinanti
emissive.
SABRINA
GIANNINI
Questo
stanziamento sono i soldi che Riva ha risparmiato?
BARBARA
VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
In
sintesi.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
L'elenco
delle irregolarità è racchiuso in un rapporto di 67 pagine per la
magistratura sapere da dove e perché fuoriesce inquinamento
rappresenta la pistola fumante. I custodi elencano l’assenza dei
filtri per abbattere i fumi tossici, le emissioni incontrollate e
non convogliate nei camini, i sistemi privi di controllo automatici,
nessun accorgimento per limitare la dispersione di polveri minerali
che trasportano particelle tossiche nei polmoni. Infine stimano gli
interventi necessari per garantire "la cessazione dell'azione
criminosa in corso" e delle “emissioni inquinanti"
definendone i costi. totale: 8 miliardi e 100 milioni di euro ossia
i soldi mai spesi per fare gli investimenti che Ilva aveva l'obbligo
di fare. E’ sulla base di quella stima che il 22 maggio scorso il
giudice dispone il sequestro del profitto del reato nei confronti
della holding riva fire che controlla ilva spa. Per capire dove sono
finiti i guadagni dell’Ilva ripartiamo dal paradiso fiscale nel
canale della Manica, l’isola di Jersey, dove sono rimasti
parcheggiati 1 miliardo e duecento milioni di euro negli otto trust
oggi messi sotto sequestro dalla procura di Milano. A giorni
potrebbero finire sotto sequestro altri 700 milioni. Dopo avere
trovato questo denaro, la Guardia di Finanza ne ha ricostruito la
provenienza. Si tratterebbe proprio dei profitti dell’Ilva che già
dal 1995 – l’anno dell’acquisizione - fino al 2006 sono stati
trasferiti in un paese dove la tassazione è molto bassa: il
Lussemburgo. Questa holding dal nome impronunciabile è fulcro e
banca del gruppo Riva. Apparentemente è una scatola vuota che
manovra però liquidità e ha in pancia miliardi di euro in
partecipazioni. Nella sede non ci sono dipendenti, il fiduciario è
presso il trust, gestito da Claude Zimmer.
SABRINA
GIANNINI
Cercavo
il signor Zimmer?
SIGNORA
Il
signor Zimmer non c’è.
SABRINA
GIANNINI
Lo
trovo nell’altra sede?
SIGNORA
Devo
vedere se è lì.
SABRINA
GIANNINI
In
una delle 2? Grazie.
SABRINA
GIANNINI FUORI CAMPO
Quando
a fine del 2012 la magistratura di Taranto comincia a cercare presso
le società dei Riva i soldi per risanare l’impianto, in
Lussemburgo si muove qualcosa: la holding si libera della quota del
25% dell’Ilva che possedeva dal 1997 cedendola a una nuova società
costituita ad hoc: la Siderlux. Il risultato è svincolare il mondo
Ilva da tutte le altre società e aziende del gruppo. Avviene
nell’ottobre dell’anno scorso
quando
il governo Monti con il decreto salva Ilva toglie i poteri di
gestione ai custodi nominati dal magistrato affidandoli a Ferrante.
E’ allora che in Lussemburgo avviene l’atto di cessione di 2
miliardi e 300 milioni di partecipazioni tra le due società che
fruttano milioni di euro in plusvalenze, i dividendi vanno alle
società Riva, Acciaio e Fire, ma non all’Ilva Spa. Se fossero
finiti all’Ilva la magistratura avrebbe potuto sequestrarli per
risanare gli impianti e garantire una produzione nel rispetto della
salute e dell’ambiente. Tutto torna, tranne i profitti dell’Ilva.
MILENA
GABANELLI IN STUDIO
Stando
a quel che emerge i quasi 2 miliardi trovati nel Jersey sarebbero i
profitti dell’Ilva, ma nel Jersey potrebbero anche esserci i soldi
che servono per l’intero risanamento dell’Ilva, noi non lo
sappiamo perché quell’accordo che prevede lo scambio di
informazioni fiscali fra Italia e Jersey noi non l’abbiamo
ratificato. E adesso le cose per la nostra più grande acciaieria
stanno così: per non alzare il livello di inquinamento lavora a
ritmo ridotto, il commissario Bondi non sta risanando come la legge
invece gli impone. Le casse sono vuote, e sta chiedendo i soldi alle
banche. Per cominciare servirebbero proprio 2 miliardi, che sono
anche i soldi in parte sequestrati sui conti esteri. Ma la strada
della giustizia è lunga. E allora come se ne esce visto che ci sono
12.000 posti di lavoro da salvare e un enorme indotto? E qui il
governo volendo potrebbe tirare fuori le famose palle d’acciaio
magari con una norma di carattere generale, per cui i soldi
sequestrati che provengono dai profitti di un’azienda, possono
essere utilizzati subito nell’interesse di quella stessa azienda,
per pagare i debiti, per bonificare o per risanare. In questo caso i
soldi sono dei Riva l’azienda è dei Riva e se decidessero poi di
venderla varrà di più e se questo suona come un esproprio
inventatevi un’altra cosa che è quella per esempio di esercitare
una pressione negoziale per spingere i Riva a non opporsi a quel
sequestro, in alternativa va a finire che a pagare sempre sono solo i
lavoratori o i contribuenti e questo alla lunga non è veramente più
sostenibile.
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