martedì 30 luglio 2013

Analisi di una strage dipendenti ex Goodyear e amianto

Latina Oggi 30 luglio 2013 Il resoconto dei periti: costretti a respirare sostanze cancerogene N egli anni compresi tra il 1964 ed il 1969 e poi tra il 1970 ed il 1982 – secondo i periti – le condizioni ambientali della fabbrica erano state caratterizzate da scarsa igiene e rischi sensibilmente elevati. Poi i rischi erano andati scemando grazie ad alcune migliorie, cambiamenti del ciclo produttivo e grazie all'emergere di una coscienza ambientale. Però le sostanze con cui le parti offese sono venute a contatto è lungo diverse pagine. Sempre nella perizia dei consulenti si legge però che «...dei dati epidemiologici acquisiti non si può tenere conto ai fini della risoluzione delle problematiche della causalità del presente processo» anche se, in un passaggio successivo il Tribunale di primo grado ritiene «che possa dirsi sufficientemente provata una associazione causale tra l’industria della gomma e i tumori del pomone, dello stomaco e della laringe». Superata quindi la questione causalità, il collegio formato dal presidente Vincenzo Roselli, a latere i giudici Scicchitano e Ferraro, confermano rigettando i motivi di appello delle difese degli imputati, tutto ciò che era stato detto in primo grado sulle condizioni di lavoro e dell’intero stabilimento e censurando le ripetute omissioni nelle dotazioni ai lavoratori, i mancati o insufficienti interventi sui sistemi di aspirazione di fumi e vapori, la mancata informazione sulla grave tossicità delle sostanze, la mancata separazione dei reparti, l'imperizia del direttore di fabbrica, l'omessa vigilanza dei dirigenti nazionali. «Siamo soddisfatti della tenuta dell'impianto accusatorio - affermano in una nota congiunta gli avvocati delle parti civili Luigi Di Mambro, Luca Petrucci, Cristina Michetelli, Michela Luison e Mario Battisti - ma ricorreremo contro le parti ‘deludenti’ della sentenza di appello, che potremmo definire ‘sentenza Bondi’, visto che insinua il fattore ‘fumo’, peraltro non provato, come motivo per assolvere alcuni degli imputati. Sorprende anche l'affermazione che sia stato un batterio di cui si ipotizza solo la possibile esistenza (l’Helycobacter Pyloris) ad uccidere tre operai, e non l'infernale ambiente di lavoro in cui lavoravano ogni giorno». Proprio questa presunta contradditorità (vista la conferma delle pessime condizioni di lavoro in azienda confermate anche dalla stessa Corte di Appello) spinge ancora di più le parti civili a non arrendersi e a ricorrere in Cassazione, oltre che a guardare a tutti gli altri processi legati a questo e ancora in fase dibattimentale. «Siamo convinti - concludono gli avvocati delle parti civili - che la Cassazione ribalterà quelle parti sfavorevoli della sentenza, perché gli operai - come hanno concluso i ben 16 famosi ed esperti periti e consulenti ascoltati dal Tribunale di Latina in centinaia di ore di confronto - non sono morti né per le sigarette né per un batterio, ma per le sostanze chimiche altamente tossiche e riconosciute dalla scienza come cause di tumori».

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