sabato 25 maggio 2013

Ilva politici supini davanti al re della ferriera il giudice prescrizioni mai rispettate

Politici supini davanti al re della ferriera I FAVORI DI PARTITI E TECNICI. IL GIUDICE: “CONTINUE PRESCRIZIONI MAI RISPETTATE A TARANTO” SEMPRE LA STESSA MUSICA Comune, Provincia, Regione e governi in campo con leggi e decreti. Oggi Clini, che firmò il salva-fabbrica, è di nuovo dg del ministero Quando, intervistato dal Fatto , l’allora ministro Corrado Clini diceva che a Taranto non farebbe vivere nemmeno il proprio nipotino, dimostrava di conoscere bene la situazione. L’ultimo colpo della Procura dimostra la gravità delle inadempienze dell’azienda, puntualmente denunciate da comitati cittadini e associazioni ambientaliste, e minimizzate dalla politica istituzionale. Il primo atto contestato, infatti, è l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) concessa nell’agosto 2011 dal ministero dell’Ambiente di Stefania Prestigiacomo e che, secondo la ministra, avrebbe “avviato finalmente un percorso concreto e condiviso per l’abbattimento di diossina”. Il verde Angelo Bonelli, definì quell’Aia “uno schiaffo alla città di Taranto” anche perché nel frattempo si muoveva la Procura. La sua efficacia è comunque stata tale che, dopo appena un anno, il “tecnico” Clini ha dovuto farne un’altra. E ha dovuto sostituire il presidente della Commissione, Dario Ticali, il cui nome era finito nelle intercettazioni della Procura che dimostravano la sua “vicinanza” all’azienda. Il gruppo di lavoro guidato dall’agosto 2012 da Carla Sepe, ha prodotto un documento finalizzato a stabilire misure che, si leggeva allora, “determinano da subito riduzioni drastiche delle emissioni inquinanti. Indicazioni molto più rigide, cogenti e incisive sotto il profilo della tutela dell’ambiente e della salute pub-blica, rispetto alle 462 prescrizioni dell’Aia del 4 agosto 2011”. UN PROGETTO per lo meno ottimistico visto quanto si legge nel decreto di sequestro della Procura: “L’attività produttiva dello stabilimento – scrivo - no i pm – unitamente alla mancata attuazione degli interventi per il miglioramento dell’impatto ambientale (...) stipulati tra Ilva, Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto e comunque successivamente previsti dal provvedimento autorizzativo “Aia” e di cui, ad oggi, nulla risulta attuato, ha procurato un indebito vantaggio economico a Ilva Spa ai danni della popolazione e dell’ambiente”. Le parole sono chiare e non risparmiano le autorità locali. E, del resto, a Vendola e vertici locali non si risparmia la decisione, del 2005, di ritirare la costituzione di parte civile nel processo che portò alla prima condanna dei Riva. Vendola oggi cerca di prendere le distanze ma il presidente della Provincia, Florido, nel frattempo è stato arrestato. Il resto è una lunga sequenza di conflitti tra procura e azienda, spalleggiata dal governo. Ad aprile di quest’anno, poi, Ferrante è stato “commissariato” da Enrico Bondi, l’uomo delle situazioni difficili, nominato amministratore delegato. Migliaia di operai hanno contratti di solidarietà e del risanamento non si vede traccia. Nel frattempo è cambiato il governo e all’Ambien - te è stato nominato il Pd Andrea Orlando. Clini, però, è tornato al suo posto, alla Direzione generale per lo Sviluppo sostenibile, il clima e l’energia. Per cui, la domanda con cui chiudere è scontata: chi decide nel governo sull’Ilva? E cosa decide? Sa. Can. Il fatto quotidiano 25 maggio 2013

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