martedì 31 dicembre 2013

no ai botti di capodanno, usa la testa

Se hai 8 neuroni che ci fai con 10 dita? Pareggia i conti. A fine anno fattene saltare 2. (Campagna pubblicitaria a sfavore degli ottusi).

": Piuttosto che accendere un botto, nel nuovo anno fatti un favore: accendi il cervello! "

Non e' piu' un cucciolo..non infierite con i petardi
Lo vuoi capire che i botti mi danno fastidio!?! O ti devo mordere le chiappe???

Terra dei Fuochi, “oasi tossiche sulle rotte degli uccelli migratori”

I censimenti della Guardia forestale ne contano un migliaio. Spesso usate anche dai bracconieri - che richiamano gli uccelli con richiami illegali - per rifornire il mercato di cacciagione che finisce sulle nostre tavole

Oasi avvelenate sulle rotte migratorie degli uccelli. Dopo i pomodori e l’insalata coltivata su campi contaminati nella Terra dei fuochi, ora ci sono i pennuti rifocillati nelle acque tossiche. Per i volatili sono come i porti nel lungo viaggio da un continente all’altro. All’apparenza sono biotopi che salvaguardano la biodiversità. Ma custodiscono un segreto: sono stagni di rifiuti tossici, riempiti d’acqua, dove cacciatori, quasi sempre bracconieri e spesso pregiudicati, si appostano ai bordi per sparare agli uccelli, che finiscono sulle tavole del Nord Italia. La prelibatezza dei palati si chiama polenta e “osei”, al sapore di piombo. Non c’è la prova scientifica che la salute sia a rischio per chi mangia quella carne, ma molti lo sospettano. Gli uccelli, infatti, trovano nutrimento proprio in quell’oasi inzuppata dalle sostanze più pericolose e si abbeverano nell’acqua inquinata.
Ce ne sarebbero circa un migliaio di questi stagni sparsi nel Casertano, dal Castel Volturno in su, verso Cancello e Arnone, poi all’interno in direzione Capua, spesso poco distante dal fiume Volturno, secondo un censimento di alcuni anni del Corpo Forestale dello Stato. Così, se l’acqua si abbassa, si fa presto a riempire quei piccoli laghetti artificiali con delle tubazioni improvvisate. Sono grandi 50 metri per 50, a volte 100 per 30 e l’acqua è alta dai 20 ai 40 centimetri. La “tecnica” di sepoltura dei rifiuti è abbastanza semplice: si scava un profondo fossato di decine di metri, lo si riempie di sostanze tossiche, spesso bidoni di sostanze chimiche tossiche, sopra le quali si stende il manto di terra appena scavato e, perché l’acqua non filtri nel suolo, si fa un drenaggio con sassi e altro materiale e poi si riempie d’acqua. Successivamente la tecnica si è sempre più affinata per sotterrare sempre più rifiuti, spesso provenienti dalle industrie del Nord e le zone umide sono diventate sempre più grandi. Ad avviare la lucrosa pratica è la Camorra che controlla l’intera zona.
È il 7 ottobre del 1997 quando Carmine Schiavone, pentito, parente del boss Francesco Schiavone, parla davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. E dice: “Gli abitanti di quei paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castelvolturno avranno forse vent’anni di vita”. A quel tempo la dichiarazione viene secretata, ora è stato tolto il segreto. Dunque: vicino alla Terra dei fuochi ora ci sono le oasi tossiche.
Col passare degli anni gli uccelli migratori acquatici, ma non solo quelli, fanno tappa in quei laghetti, che diventano dei richiami naturali. Infatti, il Casertano è uno delle zone degli uccelli migratori. Dal Germano reale ai fenicotteri, dalle anatre al beccaccino, dalle marzaiole alle quaglie, dai fringuelli alle allodole. E se non fanno tappa ci sono i richiami elettromagnetici a richiamarli, benché siano vietati. I Casalesi, infatti, sono creativi e dopo le tombe tossiche, si reinventano una nuova attività: il business della caccia. Richiamano nel Casertano sfegatati cacciatori che si appostano in prossimità dei laghetti e fanno fuoco sugli uccelli, ignari dei pericoli e di quelle bombe tossiche sepolte sott’acqua.
A volte sono gli stessi affiliati alla criminalità a uccidere i volatili e venderli. “Impossibile un controllo a tappeto del territorio”, riferisce la Forestale, “ci vorrebbero centinaia di agenti. Solo in una sera abbiamo beccato sei bracconieri. Chi controlla le oasi tossiche sono quasi sempre pregiudicati, hanno armi con la matricola abrasa”. Timori che sono anche del responsabile Lipu della Campania, Matteo Palmisani: “Quando andiamo a controllare i laghetti siamo sempre accompagnati dai carabinieri. A Castel Volturno e a Mondragone hanno scavato illegalmente per vendere la sabbia per uso edilizio. La casa dello studente a L’Aquila, crollata provocando otto morti, era stata costruita proprio con quella sabbia salmastra che ha corroso l’armatura. Lì, ci sono stati sepolti i bidoni di sostanze chimiche”.
Proprio quelle sostanze hanno creato un vasto inquinamento delle falde acquifere e del terreno. Ma gli scavi hanno inoltre provocato l’abbassamento del suolo e l’acqua salmastra, nella zona del litorale Domizio, è penetrata fin dentro i terreni, rendendoli improduttivi. Non tutti i laghetti sono inquinati lungo il litorale, ma all’interno la Terra dei fuochi si è trasformata nelle oasi tossiche. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/31/terra-dei-fuochi-oasi-tossiche-sulle-rotte-degli-uccelli-migratori/828875/

in difesa del popolo inquinato, del territorio devastato: 1 l'informazione e l'approccio contro impianti incompatibili, inquinanti, devastanti: centrali a biomasse, biogas, turbogas, a carbone, inceneritori, discariche, compostaggio, strade e opere d'arte inutili

Come difendersi da impianti incompatibili, inquinanti, devastanti: centrali a biomasse, biogas, turbogas, a carbone, inceneritori, discariche, compostaggio, strade e opere d'arte inutili 
In Italia sono all'ordine del giorno i progetti che non partono dalle esigenze del territorio, dei cittadini, che non creano indotto, che quindi sono spesso inutili, servono solo a poche aziende, imprenditori, speculatori, quindi alla casta, alla classe politica e dirigenziale che ha portato l'Italia in rovina dal punto di vista economico, degrado civile e sociale, corruzione, inquinamento, malattie e tumori.
Si può trattare di strade, porti, aeroporti, ferrovie, TAV, mega centri commerciali, centrali elettriche a biogas, biomasse, turbogas, a carbone, mega distese di fotovoltaico al posto della coltivazione di terreni, inceneritori, discariche, impianti di compostaggio e altri impianti e progetti che ora non mi vengono.
Il metodo è sempre lo stesso: si annunciano dalla classe politica e dirigente, la casta parassitaria, come necessari per lo sviluppo, i posti di lavoro, il progresso, ma non vengono mai pagati dagli speculatori (definiti spesso imprenditori illuminati che però lavorano solo con i soldi pubblici e non rischiano mai nulla).
Progetti e numero roboanti, vantaggi speciali, soldi a palate per le casse pubbliche, la favola dei milioni (o migliaia o centinaia o decine) di posti di lavoro è vecchia ed è il primo campanello di allarme.
Il secondo è quando vi parlano, appunto di progresso, di impianti speciali a impatto zero (che non esiste) o quasi zero (idem).
In genere questi “miracoli” si rivelano la solita fandonia alla prima verifica e non corrispondente ai dati ufficiali oppure con i dati di progetto ben diversi dalle dichiarazioni o addirittura con dati contrastanti e si smontano con una certa facilità con semplici verifiche.
Siccome vengono quasi sempre smascherati con una certa facilità la casta parassitaria ha imparato a rendere sempre più difficile la verifica e il controllo da parte dei cittadini che hanno quasi sempre due nemici: lo speculatore (che si definisce imprenditore) e la stessa casta (composta da enti, istituzioni ed enti locali quasi sempre e solo a favore degli speculatori, quasi mai a tutela del bene comune).
Prima c'erano procedure pubbliche con maggiore evidenza e informazione che adesso si tende a nascondere in nome della facilitazione (di speculare e aggredire il territorio), dibattiti e informazione, con tempi e fasi che davano maggiori garanzie ai cittadini, alla salute, al territorio.
Quasi sempre chi difende i diritti civili e sociali viene (o si cerca di) emarginato, insultato, diffidato, minacciato, querelato, ignorato, isolato dalla casta parassitaria, spesso con la complicità di una parte delle istituzioni ma anche degli organi di informazione.
Per difendersi da questi progetti incompatibili (o inutili) è necessario:

  • la conoscenza, con la visione dei documenti ufficiali che a volte si trovano sui siti ufficiali (ministeri, regione, provincia, comune), altre volte si ha notizia dagli organi di informazione (per qualcuno c'è l'obbligo della pubblicazione su alcuni giornali anche locali) e sopratutto dal controllo costante degli albi pretori. A volte se ne viene a conoscenza per caso. Spesso c'è bisogno della richiesta di accesso gli atti ufficiali (vedere legge 241 del 7 agosto 1990 http://www.handylex.org/stato/l070890.shtml) quando l'ufficio di riferimento non è dalla parte dei cittadini che mostra i documenti a semplice richiesta verbale salvo poi rilasciare copia secondo procedura.
  • Informare gli altri cittadini della zona esibendo progetti, documenti, atti ufficiali, ma anche leggi, norme, regolamenti, altre esperienze simili, ricerche, dati con o senza l'aiuto di esperti;
  • chiedere un pubblico confronto con i responsabili del procedimento, con politici, amministratori, enti locali e di controllo.

Usa, deraglia un treno carico di petrolio. Evacuata una cittadina 40 km da Fargo

Non ci sono vittime né feriti ma le autorità ora temono il cambiamento delle condizioni meteo 
CASSELTON (Nord Dakota) - Untreno che trasportava petrolio greggio è deragliato a poco più di un chilomentro da una piccola città, Casselton, nel Nord Dakota. I residenti della cittadina hanno udito diverse forti esplosioni e hanno visto un'altissima nube di fumo levarsi in cielo. "Siamo rimasti scioccati da quanto è successo", hanno riferito gli abitanti di Casselton. Lo sceriffo della città, comunque, ha ordinato l'evacuazione forzata di circa 300 persone per motivi precauzionali. 

Ma le autorità hanno invitato i residenti città a lasciare comunque le proprie case.
L'ufficio dello sceriffo della contea di Cass ha fortemente raccomandato che tutti coloro che vivono a otto chilometri a sud e ad est di abbandonare le proprie abitazioni. Un rifugio è stato istituito in Fargo, che è a circa  40 chilometri di distanza. 
 
L'ufficio dello sceriffo ha detto che il National Weather Service prevede un cambiamento nel clima che spingerà l'alto pennacchio di fumo verso il basso, cosa che potrebbe aumentare il rischio di potenziali pericoli per la salute.


Il deragliamento è avvenuto verso le 2.30 di lunedì e una decina di vagoni degli oltre cento che componevano il convoglio hanno preso fuoco. I carri serbatoio hanno bruciato per oltre quattro ore e, mentre calava la notte, sono intervenuti anche i servizi speciali per la prevenzione di inquinamenti chimici che hanno avviato le analisi dell'aria per accertare se vi siano pericoli per la popolazione a causa del denso fumo che si leva ancora dai vagoni in fiamme. 
Non ci sono comunque, per ora, feriti o intossicati.
 Hannah Linnard ha raccontato che era nella camera da letto della casa di un suo amico a circa mezzo miglio ( 800 metri) dal deragliamento.  "Ho guardato fuori dalla finestra e tutto ad un tratto il vagone si è rovesciato ed è stato avvolto dalle fiamme"Hannah ha detto che poteva sentire il calore anche all'interno della casa.
 

Terry Johnson, il gestore di un negozio di cereali a meno di un miglio dal deragliamento, ha riferito di aver sentito almeno sei esplosioni nelle due ore dopo l'incidente. "Ogni esplosione ha scosso il nostro edificio e su di esso si è levata un'enorme palla di fuoco". 
Casselton ha circa 2.400 abitanti e si trova a circa 40 chilometri a ovest diFargo.

Le autorità
 non sono ancora riuscite a spiegare cosa ha provocato il deragliamento, ma nell'incidente è rimasto coinvolto anche un secondo treno che trasportava grano.
Il deragliamento ha alimentato le già forti preoccupazioni riguardo alladipendenza degli Stati Uniti per il trasporto del petrolio greggio che avviene prevalentemente su rotaia. I timori di deragliamenti catastrofici sonoparticolarmente cresciuti dopo l'incidente della scorsa estate in Québec (Canada) dove un treno che trasportava greggio da Bakken, nel Dakota del Nord, è letteralmente esploso dopo essere uscito dai binari mentre transitava in una città canadese. Quarantasette persone furono uccise dall'enorme incendio che ne scaturì. 
http://www.repubblica.it/esteri/2013/12/31/news/usa_deraglia_un_treno_carico_di_petrolio_evacuata_una_cittadina_40_km_da_fargo-74821733/?ref=HREC1-4

Usa, deraglia treno carico di greggio a 2 km da centro abitato: nessun ferito

L'incidente è avvenuto vicino a Casselton, in North Dakota, e ha provocato provocando una serie di esplosioni e un incendio. Non ci sono feriti, ma le autorità hanno invitato i 2.400 residenti a lasciare le loro case, spiegando che un cambiamento delle condizioni meteorologiche potrebbe aumentare i rischi per la salute legati all’incendio

Un treno merci che trasportava un carico di greggio ha deragliato nella città di Casselton, inNorth Dakota, provocando una serie di esplosioni e un incendio. Il treno, lungo 1,6 chilometri, è uscito dalle rotaie intorno alle 14.30 ora locale (le 21.30 in Italia) a meno di 2 chilometri dal centro abitato. Non ci sono feriti, ma le autorità hanno invitato i 2.400 residenti di Casselton e della zona circostante a lasciare le loro case, spiegando che un cambiamento delle condizioni meteorologiche potrebbe aumentare i rischi per la salute legati all’incendio. 
Gli investigatori stanno indagando per stabilire la causa dell’incidente, ma per il momento non hanno potuto avvicinarsi al treno. Secondo Bnsf Railway, il gestore del treno, circa 20 vagoni hanno preso fuoco, mentre per l’ufficio dello sceriffo sono in fiamme dieci vagoni. Le autorità hanno deciso di lasciare che l’incendio si esaurisca da solo. Dalle prime ricostruzioni risulta che nell’incidente fosse coinvolto un altro treno, che trasportava un carico di cereali. Quest’ultimo, ha riferito una portavoce di Bnsf, Amy McBeth, ha deragliato per primo, facendo ribaltare alcuni vagoni del treno con petrolio. Ciascuno dei due treni, ha precisato Bnsf, aveva oltre cento vagoni. Per il momento dal luogo dell’incidente ne sono stati rimossi circa 80. I binari su cui viaggiavano i due treni attraversano il centro di Casselton e lo sceriffo della contea di Cass, Tara Morris, ha sottolineato che è stato “un miracolo che l’incidente non fosse avvenuto nella città”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/31/usa-deraglia-treno-carico-di-greggio-a-2-km-da-centro-abitato/828513/

provincia di Latina il 2013 un anno di continua e voluta emergenza rifiuti, quando i cittadini rifiuteranno istituzioni incapaci?

Il 2013 si chiude con la solita continua emergenza rifiuti in provincia di Latina degli ultimi 30 anni. Era iniziato quest'anno con il dilemma del decreto Clini per consentire agli amministratori incapaci della provincia di Roma (giunta Zingaretti) e del comune capitolino (giunta Alemanno) di attuare la raccolta differenziata che dovevano scaricare in tutte le province, Latina compresa, la loro incapacità. Oggi siamo alle prese con l'emergenza pontina dei rifiuti in quanto l'impianto della Rida di Aprilia ha esaurito il 24 dicembre i volumi, dei rifiuti indifferenziati (oltre il 70% nell'intera provincia incapace di differenziare) che, secondo la Regione Lazio, vanno conferiti all'impianto di Colfelice, ma anche alla discarica di Roccasecca e all'inceneritore di San Vittore. Abbiamo perso un altro anno tra ricorsi che annullano il piano regionale dei rifiuti, denunce ripetute per mancato rispetto delle normative nello smaltimento dei rifiuti, interventi della comunità europea, del ministero dell'ambiente e della regione Lazio che bocciano senza appello la nostra provincia in fatto di rifiuti. Provincia che ha avuto un ruolo fortemente negativo con l'approvazione e la promozione di impianti cancerogeni, inquinanti e incompatibili con il territorio tra centrali a biogas e biomasse, impianti fotovolatici spesso approvati con errori grossolani. Come spiegano numerose inchieste di diverse procure in Italia le centrali a biogas e a biomasse spesso sono un altro modo di nascondire e smaltire in modo illecito i rifiuti. Il 2013 è stato ancora l'anno delle mancate risposte nessuno ha detto dello scavo nell'amalia “C” nella vasca Essezero all'interno della discarica di Borgo Montello, nessuno ha illustrato le verifiche magnetotermiche dopo le analisi del materiale escavato nella stessa vasca Szero, nessuno ha fatto il resoconto sul costo degli scavi ridotti di gran lunga, nessuno ha illustrato il lavoro dell'esperto della provincia di Latina (quindi pagato dai cittadini) per vigilare sugli scavi alla ricerca dei fusti tossici per un incarico di diverse decine di migliaia di euro. Nessuno ha spiegato il motivo del ritardo di 20 mesi per rendere pubblici i dati delle analisi dell'ArpaLazio (consegnate a marzo 2012), nessuna notizia da parte della Asl sui rischi per la salute pubblica, l'ambiente, le colture irrigate con falde fortemente inquinate. La regione Lazio non si è costituita parte civile per l'inquinamento delle falde a Borgo Montello (è solo stata presenta una volta tanto in processo quale parte offesa), il comune di Latina non si è costituito parte civile contro la società indagata. Il comune di Latina non ha prodotto atti significativi per incrementare la differenziata fallimentare. Restano nell'incognito i pareri e le situazioni sul rinnovo delle AIA (scadute ad aprile 2012) delle 2 società che gestiscono le discariche e anche sulla bonifica delle falde irrimediabilmente inquinate. Si ha l'impressione per il futuro di Borgo Montello stiamo fermi in un cul de sac senza una soluzione. Il 23 agosto la prima intervista al pentito Carmine Schiavone ha riaperto ferite dolorose non solo per chi è morto a causa dell'inquinamento da discarica o tossico o nocive o da “roba atomica” o da chissà cos'altro è stato seppellito. La vera ferita è forse nella democrazia, nel diritto, nelle istituzioni che hanno fallito nei 20 anni che ci separano dalle prime deposizioni di Schiavone a oggi senza alcun intervento serio non solo di prevenzione ma anche di informazione. Come ci hanno spiegato al parlamento europeo a Bruxelles parlandoci di rifiuti l'anomalia italiana è amplificata da quella laziale: nessuna fiducia nei politici, negli amministratori, nei funzionari (da parte della comunità europea) così come anche solo nelle statistiche e nei documenti forniti. Nessuna fiducia che il Lazio possa risolvere la questione rifiuti in tempi brevi con impianti che funzionano. Oltre alle procedure di infrazione per le discariche ci sono quelle per gli impianti di Tmb. E oltre all'emergenza Rida – Saf si aggiunge la riduzione dei vincoli per favorire l'impianto di Tmb dell'Ecoambiente. I cittadini non possono fare il tifo per questo o quell'impianto per quella o l'altra società. Il rispetto dell'ambiente, la tutela della salute non possono essere questione di sigle, di quote sociali partecipate da comuni, province o da finte associazioni ambientaliste. I diritti civili e sociali devono essere garantiti indipendetemente da chi viene candidato ed eletto nel listino del governatore vincente e di quali associazioni (con incarichi, nomine, finanziamenti) siano rappresentate. Dovrebbe essere un diritto costituzionale senza limite. Nella confusione (la stessa di un anno) i cittadini pagano sempre costi esorbitanti dove la differenziata non si fa, per le bonifiche che non si fanno, per il conferimento fuori provincia. Forse sarebbe il caso di fermare ogni discussione in merito ai rifiuti, agli impianti, alle approvazioni in corso, per fare chiarezza.

Terra dei fuochi indifferenza di Napolitano e Letta

CENTOCINQUANTA MILA cartoline con le foto delle mamme che piangono i loro figli sono state mandate al capo dello Stato, al governo, al presidente della Regione. “Nessuna risposta – dice Marzia – noi siamo qui e ancora aspettiamo. L’indif - ferenza ci ferisce ma non ferma la nostra lotta”. Napolitano il 29 settembre scorso parlò con don Maurizio Patriciello, poi intervenne ancora il 14 ottobre con il Corpo forestale dello Stato e poi incontrando delle scolaresche. “Non possiamo rispondere a 150 mila cartoline”, dicono sul Colle. Ma chissà se Napolitano ne parlerà stasera nel tanto atteso e bersagliato discorso di fine anno: sarebbe un doveroso segno di attenzione e impegno delle istituzioni. “Fi - no ad adesso l’unica risposta è stata l’i n d i f fe re n za ”, ripetono le mamme della Terra dei fuochi. il fatto quotidiano 31 dicembre 2013

Terra dei fuochi in fuga dalle mamme Schiavone, le verità parziali dell’ex boss

“CON LA MONNEZZA NON C’E N T RO ” “Non avevo il problema di smaltire i rifiuti tossici perché avevo in consegna tutti gli scavi delle autostrade attraverso le nostre imprese” LA SUA TESTIMONIANZA I ricordi e le confessioni del cugino di “Sandokan” si fermano al 1992, anno dell’arresto: da quel momento il “sistema” è diventato più sofisticato Quando Carmine Schiavone, fondatore del clan dei casalesi e amministratore delegato della camorra spa, ha iniziato a parlare è stato accolto come una sorta di vate. L’uomo che finalmente avrebbe rivelato i segreti più inconfessabili, le complicità più imbarazzanti, i misteri più terribili, del traffico di rifiuti in Campania. La secretazione della sua audizione alla Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti del 7 ottobre 1997, ha contribuito non poco a creare un alone di mistero attorno alle sue conoscenze. Le confessioni del boss cugino di Francesco Schiavone-Sandokan sono importanti, ma datate alla prima fase, quella primordiale, dell’ingresso del clan nel business rifiuti. “Nel 1992 – fa verbalizzare Schiavone – sono stato arrestato e da quel momento in poi non so come siano andate le cose, fino a quella data arrivavano i camion...”. Il meccanismo era semplice, si trattava di riempire cave e soprattutto di utilizzare gli scavi che le società della camorra – in quel periodo attivissima nel movimento terra e nella gestione del ciclo del cemento – prendeva in subappalto da grandi consorzi nazionali dell’edilizia, per la costruzione di superstrade, raccordi e per il risanamento della rete dei canali dei Regi Lagni. “Non avevo il problema di smaltire i rifiuti tossici – dice Schiavone – perché avevo in consegna tutti questi scavi attraverso le nostre imprese”. La monnezza arrivava dal Nord, dalle imprese che producevano vernici, ma anche dagli ospedali. DALLA GERMANIA, invece, rifiuti nucleari. Schiavone scarica anche in quella occasione ogni responsabilità sul cugino Sandokan, su Mario Iovine e Francesco Bidognetti, gli altri capi del clan, anche se in quella fase era lui a gestire questa branca dell’azienda. Ma i ricordi, compreso il ruolo di Licio Gelli e della massoneria nel business , si fermano al 1992, da allora è successo tanto altro, il sistema è diventato più sofisticato, il rapporto tra clan e aziende del Nord si è fatto più stretto, i broker della camorra spa hanno anche intrecciato affari con lo Stato. Lo raccontano le inchieste giudiziarie e soprattutto il coinvolgimento di uomini politici di peso dell’area campana, come Nicola Cosentino. Un ventennio manca nella ricostruzione di Schiavone, un arco temporale nel corso del quale la Terra dei fuochi, come documenta un dossier di Legambiente, è stata attraversata da 410 mila camion. Ogni tir trasportava 25 tonnellate di monnezza , per un totale di 10 milioni di tonnellate di “rifiuti di ogni genere” sversati nei campi che da Napoli vanno fino al Casertano, nelle discariche ufficiali e in quelle abusive, nelle cave e nei corsi dei fiumi. Da questo mare di rifiuti e di milioni di euro, Schiavone è stato tagliato fuori, non sa, non conosce i legami con la politica, i meccanismi societari, le complicità istituzionali che hanno arricchito ulteriormente il clan dei casalesi. Quelli vincenti, l’ala che dopo il suo arresto si è consolidata attorno a Michele Zagaria, il superlatitante arrestato pochi anni fa, e agli “imprenditori” fratelli Orsi e a Gaetano Vassallo. Si è indagato molto sul traffico dei rifiuti, Legambiente ha censito ben 82 inchieste giudiziarie dal 1991 al 2013, con 433 aziende coinvolte, soprattutto del Centro- Nord: 915 ordinanze di custodia cautelare, 1806 persone de-nunciate. È poco o è tanto per stroncare il morto che sta uccidendo la Terra dei fuochi? Non c’è una risposta, ma solo un dato certo: la camorra e il suo sistema di imprese è concentrata sul nuovo business, quello delle bonifiche. Chi ha avvelenato incassando miliardi ora vuole continuare a fare soldi bonificando. L’allarme lanciato a fine novembre dal governatore della Campania, Stefano Caldoro, e dal commissario Mario De Biase sui ribassi sospetti per la gara di appalto per la bonifica della Resit, lascia pochi dubbi. Schiavone si è irritato alla fine della trasmissione Servizio Pubblico Più, soprattutto quando le mamme gli hanno chiesto di dire tutta la verità. Ha lasciato lo studio dicendo che lui con la monnezza non c’entrava. Non gli hanno creduto. E. F. il fatto quotidiano 31 dicembre 2013

L’URLO DI DOLORE DELLE MADRI DELLA TERRA DEI FUOCHI, DOVE I RIFIUTI UCCIDONO I LORO BAMBINI “NAPOLITANO NON CI RISPONDE”

DAL QUIRINALE “Non possiamo dare risposta a tutte le 150 mila cartoline, il capo dello Stato è recentemente intervenuto tre volte” di Enrico Fierro Silenzio. Indifferenza totale. Questa è l’unica risposta che abbiamo ricevuto dal Quirinale”. Marzia Caccioppoli è una delle mamme della Terra dei fuochi, l’avete vista domenica sera nello speciale Servizio Pubblico Più insieme a Tina Zaccaria. Sono le mamme senza figli di quella parte della Campania ridotta a immondezzaio internazionale, grande discarica di veleni e rifiuti tossici. Qui ci si ammala e si muore di tumore. Il presidente Napolitano il 29 settembre scorso andò da don Maurizio Patriciello, si sdegnò e così fece anche a ottobre in incontri con alcune scolaresche e poi con il Corpo forestale dello Stato, da allora più nulla: “Non possiamo rispondere a 150 mila cartoline”, fanno sapere infatti dal Quirinale. Ma Marzia e Tina hanno visto i loro figli deperire lentamente, si sono aggrappate a medici e ospedali per avere un briciolo di speranza. Tutto vano. I LORO bambini sono morti avvelenati, uccisi da quell’impa - sto torbido di camorra, sistemi d’affari e complicità delle istituzioni che per un trentennio ha dominato il ciclo dei rifiuti da Napoli in giù. Marzia ha vissuto il dramma più grande per una madre, la perdita di un figlio bambino, eppure l’avete vista l’altra sera in tv con quanta calma, determinazione e dignità ha fissato gli occhi del camorrista pentito Carmine Schiavone. “Altro che pentito, è chiaro – riflette Marzia – che non dice tutta la verità, sta nascondendo qualcosa. Mi sono sentita offesa quando Schiavone ha accusato la gente della mia terra di non essersi mai ribellata alla camorra, di non aver visto le file di camion che attraversavano le nostre terre per sversare rifiuti tossici. Quasi come se noi, le vittime, la gente onesta, dovessimo chiedergli scusa, chiedere scusa alla camorra che ci ha avvelenato”. Centocinquantamila cartoline con le foto delle mamme che piangono i loro figli sono state mandate al capo dello Stato, al premier Enrico Letta e al governatore della Campania Stefano Caldoro. “Nessuna risposta – ribadisce Marzia – noi siamo qui e ancora aspettiamo. L’indifferenza ci ferisce, ma non ferma la nostra lotta”. Marzia e Tina sono attive nel Coordinamento dei comitati della Terra dei fuochi, studiano gli atti delle inchieste, seguono le iniziative messe in campo per la bonifica del territorio. Giudicano. “Il decreto del governo è parziale e tardivo, dopo trent’anni nel corso dei quali si è fatto di tutto e di più sulla nostra pelle, hanno capito che chi incendia i rifiuti deve essere denunciato e processato”. Che grande business sono stati i rifiuti in Campania. “La monnezza è oro”, disse un boss pentito a un magistrato giusto per far capire l’entità del fenomeno. NELLA DISCARICA Resit di Giugliano dell’avvocato Cipriano Chianese, colletto bianco della mafia dei rifiuti, sono state interrate 200 mila tonnellate di fanghi della bonifica dell’Acna di Cengio. “Ci furono pagate 10 lire al chilo”, ha fatto mettere a verbale il trafficante pentito Gaetano Vassallo. Stiamo parlando di centinaia di milioni di euro che hanno arricchito la camorra e ucciso la Terra dei fuochi. “Lei ha avvelenato generazioni intere”, quando Marzia, senza mai alzare la voce, lo sguardo fisso e fiero, ha detto questa frase all’uomo che fu uno dei fondatori e capo del clan dei casalesi, Schiavone è andato su tutte le furie, ha balbettato qualche giustificazione, ha alzato la voce, poi ha lasciato lo studio imbufalito. Hanno aperto gli occhi nelle lande che attraversano quella che fu la Campania felix. Al telefono Marzia ricorda con quanta fiducia aveva deciso di vivere a Casalnuovo, tra pescheti e campi coltivati. “Lon - tano dalla metropoli e dallo smog. Cercavamo il paradiso ma abbiamo trovato l’inferno”. Un vulcano di veleni da bonificare. Altri miliardi da spendere. “Il rischio – dice Marzia – è che i soldi degli appalti finiscano nelle mani dei soliti noti, che ancora una volta qualcuno si arricchisca sulla nostra pelle e sul futuro della nostra gente”. SEI MILIONI e mezzo per la Resit, il cimitero dei veleni dell’Acna. La chiamano bonifica, ma Mario De Biase, il commissario di governo, preferisce più prudentemente parlare di “messa in sicurezza”, e poi una montagna di soldi, 356 milioni, per costruire un nuovo inceneritore a Giugliano. È l’epicentro della monnezza valley, la città dove sono depositate 5 milioni e mezzo di “ecoballe”. Le chiamano le piramidi e sono ormai parte del paesaggio, si tratta di monnezza imballata che staziona lì da anni, sorvegliata da guardie giurate come se si trattasse di oro. Teoricamente sono rifiuti combustibili, ma gli esperti sostengono che per incenerirle bisogna trattarle di nuovo. “BASTA con la combustione – protesta Tina – gli inceneritori non sono la soluzione e il destino di questa terra non può essere legato solo ed esclusivamente ai rifiuti, altrimenti davvero moriremo tutti”. Un altro inceneritore sarà costruito dopo quello di Acerra, in un raggio di 25 chilometri in grado di bruciare un milione di tonnellate di rifiuti, più dei nove termovalorizzatori della pulitissima Austria, calcolano gli esperti del settore. Di nuovo un grande business per il sistema di affari che si concentra attorno al ciclo disordinato dei rifiuti. . il fatto quotidiano 31 dicembre 201

Incubo nucleare terra dei fuochi L’IRA DEI GIUSTI

di Antonio Padellaro Sarebbe cosa buona e giusta se questa sera, nel suo ottavo messaggio di fine anno, il presidente della Repubblica trovasse il modo di rivolgersi alle mamme della Terra dei fuochi che hanno perduto i loro bimbi ghermiti dai tumori generati dalla marea dei rifiuti tossici sotterrati. Sarebbe un fortissimo segno di attenzione se Giorgio Napolitano, rivolto a quelle giovani donne, ritratti impietriti del dolore e del coraggio, dicesse loro qualcosa come: ho ricevuto le 150 mila cartoline con le immagini dei vostri figli e vi rispondo solo adesso poiché voglio che tutta l’Italia sappia quale immenso danno sia derivato dal patto tra politica criminale e crimine organizzato, con lo Stato che ha finto di non vedere, ma sappiate che d’ora in poi le istituzioni che io rappresento saranno al vostro fianco. Ne abbiamo viste troppe per credere alle favole, anche se non abbiamo perso la speranza che alla fine un qualche Mago di Oz giunga a sconfiggere le streghe cattive. Siamo però convinti che l’unico cambiamento possibile per restituire fiducia e senso del futuro al nostro sfortunato Paese possa nascere solo dall’alleanza tra cittadini onesti, buona politica e libera informazione. Domenica sera nello studio di Servizio Pubblico Più durante lo speciale “Inferno atomico” dedicato alla bomba ambientale esplosa tra le province di Napoli e di Caserta, abbiamo assistito a un evento straordinario quando due mamme, Tina Zaccaria e Marzia Caccioppoli, hanno messo in fuga il feroce pentito e pluriassassino Carmine Schiavone con quattro parole: “Voi ci avete avvelenato”. L’ira dei giusti può smuovere le montagne. Quanto alla buona politica, essa non si ammanta di parole vuote, ma di gesti autentici: Matteo Renzi che si reca nella Terra dei fuochi va apprezzato purché non se ne dimentichi troppo presto. Sandro Ruotolo e Dina Lauricella, infine. Hanno dimostrato che un solido giornalismo d’inchiesta può essere un’arma formidabile contro omertà e rassegnazione. Una lezione per le troppe pigrizie abitudinarie della carta stampata che noi del Fatto terremo a mente. Buon 2014 ai nostri lettori. . il fatto quotidiano 31 dicembre 201

Pontinia modifica viabilità via Fedor Von Donat, largo Venezia, via Mazzini e via Cattaneo

http://www.comune.pontinia.lt.it/mc/mc_attachment.php?x=86371261a0fc1989af15a301c7d4070d&mc=7767
DELIBERA
Approvate lepremesse:
1. DI ISTITUIRE le seguenti modifiche all’attuale viabilità stradale nella seguente vie:
Via Fedor Von Donat: senso unico parallelo, tratto compreso tra Via Cavour e L.go
Venezia, con accesso da Via Cavour e senso vietato da L.go Venezia;
L.go Venezia: istituzione di rotatoria;
Via Fedor Von Donat: divieto di sosta a tutti i veicoli, con validità permanente ( 0–24),
tratto compreso tra L.go Venezia e Viale Italia, limitatamente al lato destro secondo la
direzione di marcia Lg. Venezia-Viale Italia;
Via Mazzini e Via Cattaneo: divieto di sosta con validità permanente (0-24), sul lato
destro di entrambe le vie secondo la direzione L.go Venezia-Via Cavour;
2. DI DARE incarico al Responsabile della Polizia Municipale di predisporre relativa
Ordinanza in materia di circolazione stradale per l’adozione delle modifiche della viabilità sopra
descritte;
3. DI DARE incarico al Responsabile del Settore LL.PP. di provvedere agli atti istruttori
relativi all’acquisto della segnaletica stradale necessaria e conseguente apposizione, come
previsto dalla normativa vigente, attingendo le risorse finanziarie da apposito capitolo di
bilanc

lunedì 30 dicembre 2013

Reportage, “The Italian Dust”: la polvere dell’Ilva ricopre Taranto. E pesa sul futuro

Reportage, “The Italian Dust”: la polvere dell’Ilva ricopre Taranto. E pesa sul futuro: Vendola Sinistra Oncologia e Libertà

Inquinamentotumoricorruzione delle istituzioni, periferie disagiate,disoccupazione. E polvere. Quella polvere che per più di 50 anni è fuoriuscita daicamini dell’Ilva di Taranto, e che è entrata nei polmoni di operai e abitanti delRione Tamburi, quartiere adiacente al polo industriale di Taranto. La stessa Polvere che per oltre 50 anni ha contaminato la miticoltura e l’agricoltura, settori sui quali l’economia di Taranto si è sempre fondata. Tutto questo avviene nella generale indifferenza delle istituzioni. Secondo alcuni magistrati l’Ilva va chiusa, secondo gli operai e i politici va bonificata. Intanto i cittadini continuano ad ammalarsi. Il diritto alla salute è stato sacrificato in virtù del diritto al lavoro. Si è chiesto ai cittadini di scegliere tra lavoro e salute: una falsa scelta, un ricatto subdolo. Mostriamo nel reportage anche il lato meno spettacolare della vicenda, ciò che è fuori dal cono di luce proiettato dai mass media: la parte vecchia di Taranto, stupendo borgo marinaro ormai fatiscente, i rioni periferici della città pugliese (come il Rione Salinella e il Quartiere Paolo Sesto). Molti interventi del documentario sono in dialetto tarantino: il dialetto è rabbia, chi si arrabbia non cerca la mediazione della forma corretta. Ecco il trailer del reportage “The Italian Dust” realizzato da Vincenzo Luca Forte e Giovanna Testa http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/12/30/docufilm-the-italian-dust-polvere-dellilva-ricopre-taranto-e-pesa-sul-futuro/259559/

rifiuti pontini in Ciociaria per l'esaurimento dei volumi in Rida, la rivolta dei sindaci, dal bilancio della regione Lazio fondi destinati a Borgo Montello

dalle cronache e dai comunicati dei 2 consiglieri del pd di maggioranza pontini non sono chiari l'importi e modalità e come verranno gestite le risorse, se sarà la solita presa in giro oppure se ci saranno provvedimenti seri al contrario dei mini scavi per la finta ricerca dei fusti tossici. Oppure se le somme faranno la stessa fine del ristoro per la discarica (mai utilizzati per bonifica, risanamento e risarcimenti ai cittadini danneggiati) o della differnziata a Latina Scalo (centinaia di migliaia di euro destinati ad altro). Continua il silenzio anche della regione sulla nuova emergenza prevista e programmata sui rifiuti,
dal quotidiano Il Messaggero cronaca di Latina

acqua dai rubinetti in provincia di Latina non si conoscono le analisi del piombo

dal 26 dicembre in vigore per leggi percentuali inferiori a tutela della salute pubblica, mancano i dati delle analisi nel sito della Asl. I comuni conoscono i dati? sono in regola i nostri acquedotti? E l'azienda Asl pensa ad altro

Pontinia centrale a biomasse prosegue battaglia legale contro inquinanti cancerogeni e la provincia di Latina che si schiera ancora contro comune e cittadini

Sabaudia niente ombre sul MAB secondo il sindaco Lucci non ci sarà una nuoba perimetrazione del Parco nazionale del Circeo, spunta la proposta anche per Rio Martino - Iniziative di Pangea alla scoperta del territorio - Pontinia qualità dell'acqua chiesti chiarimenti

soldi a Borgo Montello dalla Regione Lazio - piombo pubblico acquedotto i dati nascosti

dalla rassegna stampa su Lazio Tv: http://www.laziotv.com/LIVE_LT.php da Il Messaggero dalla regione Lazio soldi a Borgo Montello, la protesta dei comuni Ciociari per l'arrivo dei rifiuti della provincia pontina per l'esaurimento dei volumi nella Rida Ambiente, classifica qualità della vita sempre peggio la provincia di Latina - dalla prima pagina di Latina Oggi i dati nascosti nell'analisi dell'acqua del pubblico acquedotto sulla quantità di piombo

“Sono i politici che tengono in vita la mafia” PIPPO FAVA

NE L L’ULTIMA INTERVISTA CONCESSA POCHI GIORNI PRIMA DI MORIRE PER MANO DEL CLAN MAFIOSO DEI SANTAPAOLA, SPIEGÒ: “TUTTO PARTE DALL’A SS E N Z A DELLO STATO E FORSE DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA COSÌ COME NOI, IN BUONA FEDE, L’ABBIAMO APPASSIONATAMENTE COSTRUITA E CHE SI STA SGRETOLANDO NELLE NOSTRE MANI. DA LÌ DOBBIAMO RICOMINCIARE” di Enzo Biagi Il fatto quotidiano 29 dicembre 2013 Il boss Genco Russo governava venti, trenta, quarantamila voti e nessun uomo politico poteva ignorare questa potenza determinante. Ecco perché poteva andare alla Regione Sicilia e spalancare a calci la porta degli assessori: lui era il padrone Storie d’Italia L’intervista andata in onda sulla tv Svizzera il 29 dicembre 1983 è stata l’ultima rilasciata da Giuseppe Fava prima di essere ucciso da Cosa Nostra il 5 gennaio 1984, una settimana dopo 25 LE MILLE VITE SPEZZATE Dai libri ai film, tutte le voci della sua lotta A CHE SERVE VIVERE se non si ha il coraggio di lottare?”. Questa è una delle frasi di Giuseppe Fava diventata simbolo del suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata in Sicilia. Personaggio carismatico, scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e sceneggiatore, direttore responsabile del Giornale del Sud e poi fondatore de I Siciliani, secondo giornale antimafia in Sicilia, Giuseppe detto Pippo nacque il 15 settembre 1925 a Palazzolo Acreide ed è stato ucciso il 5 gennaio 1984 a Catania da alcuni membri del clan mafioso dei Santapaola: fu freddato con cinque proiettili calibro 7,65 mentre era a bordo della sua Renault 5. Aveva appena lasciato la redazione del suo giornale. Solamente nel 1998 sono stati condannati in primo grado all’ergastolo il boss mafioso Nitto Santapaola, ritenuto il mandante, Marcello D’Agata e Francesco Giammuso come organizzatori. Condanne confermate in appello nel 2001 e dalla Cass a z i o n e nel 2003 per Santapaola ed Ercolano. Nel 1980 il film Palermo or Wolfsburg, di cui curò la sceneggiatura, ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino. L’impegno nella lotta alla mafia è oggi portato avanti anche dal figlio, il giornalista e politico Claudio Fava . (continua) ava nei tuoi racconti sulla mafia a che cosa ti sei ispirato? Biagi mi ispiro alle mie esperienze giornalistiche. Si sta facendo un’enorme confusione sul problema della mafia. Ti faccio un esempio: i fratelli Greco, accusati dell’omicidio del giudice Chinnici sono degli scassapagghiari , delinquenti da tre soldi. I mafiosi veri stanno in ben altri luoghi, in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento, a volte sono banchieri, sono quelli ai vertici della nazione. Se non si chiarisce questo equivoco di fondo... Insomma, non si può definire mafioso il piccolo delinquente che ti impone la piccola taglia sulla tua piccola attività; questa è roba da piccola criminalità che ormai abita in tutte le città italiane ed europee. Il problema della mafia è molto più tragico e importante, è un problema di vertice nella gestione della nazione che rischia di portare alla rovina e al decadimento culturale l’Italia. È vero che la realtà spesso supera la fantasia? Sì, anche perché nella mia esperienza personale mi sono trovato di fronte a fatti, a fenomeni e a personaggi della realtà che non avrei nemmeno saputo immaginare. Io se vuoi ti posso citare... Io voglio. Conosci la storia di Placido Rizzotto? Sì. Placido Rizzotto era un sindacalista pazzo, non mi fraintendere, pazzo inteso nella maniera nobile del termine, che si illudeva negli anni Quaranta di redimere i poveri di Corleone, e come un pazzo andava a espropriare le terre con delle bandiere tricolore, bandiere rosse, guidando folle di contadini affamati. Evidentemente era un uomo che dava molto fastidio al potere, alla proprietà, al padrone. Espropriava le terre, che poi era costretto ad abbandonare perché non c’era acqua, non avevano strumenti di lavoro, non c’erano case in cui abitare. Era un uomo che gettava il seme della rivolta in un territorio dell’isola che era sempre stato dominato dalla mafia. Accanto a lui, questa la cosa stupefacente, camminava, correva, perché i rivoluzionari corrono per tradizione dietro alle bandiere rosse e tricolori, una ragazza, che il mito descrive: scarmigliata, alta, bella, bruna, tipica siciliana, e come Anita seguiva Garibaldi. Era la sua fidanzata, si chiamava Leoluchina Sorisi, lavorava con lui, si batteva con lui, occupava le terre insieme ai contadini, finché un giorno Placido Rizzotto scomparve. Lui è uno degli eroi dimenticati, vorrei fare una parentesi e per questo ti chiedo scusa, ma vorrei che gli italiani sapessero che non è vero che i siciliani sono mafiosi, i siciliani lottano da 30 secoli contro la mafia, lottano alla loro maniera, naturalmente, lo dimostra il fatto che gli uomini che sono caduti negli ultimi anni sono tutti siciliani, gli eroi della lotta contro la mafia sono tutti siciliani, con l’esclusione del generale Dalla Chiesa, il quale tutto sommato era anche lui un siciliano perché ha comandato i carabinieri di Palermo per tanto tempo. Ecco, Placido Rizzotto era uno di questi eroi siciliani che spesso vengono dimenticati dall’opinione pubblica. Placido Rizzotto scomparve e morì credo come nessuno sia morto, nel modo più orrendo possibile, venne fatto precipitare in fondo a una spelonca, una voragine di centinaia di metri, vivo e incatenato, morì di fame e divorato dalle bestie della campagna. Quando i carabinieri con gli speleologi tirarono su i resti umani che vennero identificati grazie a una catenina che aveva al collo, Leoluchina Sorisi, fu lei che riconobbe il cadavere, lo riferiscono le cronache di allora, disse in siciliano una cosa molto bella, che io non condivido ma che amo politicamente: “Chi ti uccise io gli mangerò il cuore”. Passò del tempo sino quando si seppe che l’assassino o il mandante era Luciano Liggio, il Napoleone della mafia, il potente della mafia, l’inafferrabile primula rossa. Bene, Liggio venne catturato in casa di Leoluchina Sorisi, nel suo letto, accudito e curato da questa donna. Io l’ho cercata a Corleone, dovunque, non l’ho mai trovata. Qui la realtà va oltre a qualsiasi immaginazione: una donna innamorata di un uomo, che assiste alla sua fine, può tenere, accudire, curare, nella propria casa l’uomo che si presume l’abbia ucciso, allo scopo di distruggerlo con il suo arresto. Tu hai fatto una conoscenza diretta del mondo della mafia come giornalista? Sì, ho conosciuto diversi personaggi dell’una e dell’altra parte, attraverso le cronache, le inchieste, le indagini che andavamo conducendo e che puntualmente abbiamo riferito sul nostro giornale. Chi ricordi di più di questi tipi. I vecchi mafiosi sono cambiati? Sì, anche questa è una confusione che si fa tra la mafia di quindici o vent’anni fa e quella di oggi. Allora il mafioso per eccellenza era Genco Russo. Io sono stato a casa sua, mi si perdoni il termine, ho avuto l’onore, lo dico con molta ironia, di intervistarlo e di avere un memoriale da lui firmato che cominciava: “Io sono Genco Russo, il re della mafia”. Genco Russo era un uomo che governava il territorio di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, dove da vent’anni non c’era, non dico un omicidio, ma uno schiaffo, un furto; dove tutto procedeva nell’ordine e nella legalità. Era la vecchia mafia agricola. Russo governava un territorio e aveva un potere che il mondo di allora non poteva ignorare. Governava quindi, venti, trenta, quarantamila voti di una parte della provincia. E nessun uomo politico poteva ignorare questa potenza determinante perché bastava che Genco Russo spostasse, non verso un altro partito ma all’interno dello stesso partito, quella massa di voti per fare la fortuna o l’infelicità di un uomo politico. Ecco perché poteva andare alla Regione Sicilia e spalancare con un calcio la porta degli assessori: lui era il padrone. Solo che poi la società corse avanti, si modificò e i mafiosi non furono più quelli come Genco Russo. Oggi i mafiosi non sono quelli che ammazzano, quelli sono esecutori. Anche al massimo livello. Non so, si fanno i nomi – io non li conosco – dei fratelli Greco. Si dice che siano i padroni della mafia, quelli delle cosche vincenti, i vicerè. Non è vero, loro sono degli esecutori, sono nell’organizzazione, stanno al posto loro e fanno quello che altri ordinano. Ci sono altri al loro fianco che contano infinitamente di più. I fratelli Greco, lasciando stare se siano grandi malviventi o grandi innocenti, questo lo stabilirà il magistrato, non potrebbero essere dei mafiosi se non ci fosse dietro qualcun altro che consentisse loro di esserlo. L’America, i nostri compatrioti all’estero, che parte giocano in tutta la faccenda? La loro parte è senza dubbio importante. Sono portatori di enormi masse di denaro, ma io credo che la loro parte consista in quella che è ormai la strategia della mafia, cioè il commercio della droga. Io ho fatto delle indagini piuttosto sommarie, che può fare chiunque, e mi sono reso conto di quella che è la struttura finanziaria della mafia. Questi sono degli studi che chiunque può leggere. Ci sono al mondo circa cento milioni di drogati; la cifra naturalmente è molto più alta ma ufficialmente è quella. Un milione muore ogni anno di overdose, dieci milioni restano definitivamente inabili a qualsiasi tipo di attività umana e gli altri novanta aumentano continuamente. Si presume che tutti spendano dalle quindici alle ventimila lire al giorno per consumo di droga. Secondo calcoli piuttosto banali, basterebbe una macchinetta, si tratta di qualcosa come centomila miliardi l’an - no. Questo denaro viene manovrato quasi esclusivamente dalla mafia. Ora, io mi sono posto una domanda che credo tutti, per professione, per passione politica o per pura umanità, si pongono. Una organizzazione che riesce a manovrare centomila miliardi l’anno, se non erro sono più del bilancio di un anno dello Stato italiano. Questi miliardi, che sono tutti manovrati dalla mafia, chi li possiede è in condizione di armare un esercito, di possedere delle flotte, di avere una propria aviazione. E in effetti è accaduto che la mafia si è impadronita, almeno in Medio Oriente, del commercio delle armi. Ecco, gli americani contano in questo. Però neanche loro avrebbero cittadinanza in Italia come mafiosi se non ci fosse il potere politico e finanziario che consente loro di esistere. Diciamo che di questi centomila miliardi un terzo, un quinto resta in Italia, bisogna pure impiegarli, riciclarli, ripulirli, reinvestirli. E allora ecco le banche, le banche nuove, questo pullulare di banche nuove ovunque che servono per riciclare. Il generale Carlo Alberto dalla Chiesa lo aveva capito bene, ed è stata questa la sua grande intuizione che poi lo ha portato alla morte. Era dentro alle banche che bisognava frugare, e lì aveva indirizzato le sue indagini, aveva capito che lì c’erano decine di miliardi insanguinati che venivano immessi per poi fuoriuscire per andare nelle opere pubbliche. Credo che parecchie chiese siano state costruite con appalti che hanno utilizzato fondi riciclati dei mafiosi. Il padrino è quello raccontato da Mario Puzo o è un altro tipo? Sì, in parte penso di sì. È un uomo saggio e crudele. Ha saggezza per tutto, ma anche una crudeltà senza limiti. È disposto ad ammazzare o a far ammazzare anche il figlio se ce ne fosse necessità. Per il mafioso la mafia è una causa, per il padrino Genco Russo la mafia era una causa. Nella mafia moderna non ci sono padrini, ci sono grandi vecchi i quali si servono della mafia per accrescere le loro ricchezze. Questo è un dato che spesso viene trascurato. L’uomo politico attraverso la mafia non cerca soltanto il potere, cerca anche la ricchezza perché è dalla ricchezza personale che deriva il potere e la possibilità di controllare quei centocinquantamila, duecentomila voti di preferenza. Perché purtroppo la struttura della nostra civiltà politica è questa: chi non ha soldi quei duecentomila voti non riuscirà ad averli mai. Una volta si diceva che la forza dei mafiosi era la capacità di tacere, e adesso? La mafia gode di una tale impunità da essere diventata persino tracotante. Le parentele si fanno ufficialmente. Non credo ci sia questa paura, questa necessità di far silenzio. Io ho visto molti funerali di Stato, dico una cosa della quale io solo sono convinto e quindi potrebbe non essere vera: molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità. Cosa vuol dire essere protetti, secondo il linguaggio dei mafiosi? Essere protetti significa poter vivere dentro questa società. Ho letto, nei giorni scorsi, un’inter - vista esemplare, a quel signore che a Torino ha corrotto tutto l’ambiente politico torinese, diceva una cosa fondamentale, ed è una legge mafiosa esportata dalla Sicilia e fa parte ormai della cultura nazionale: “In Italia non si fa niente se non c’è l’assenso del politico e se il politico non è pagato”. Ecco, noi viviamo in questo tipo di società, la protezione è indispensabile se qualcuno non vuole condurre la vita da lupo solitario, che può essere anche affascinante non avere né aderenze né protezioni da alcuna parte, orgogliosamente soli fino all’ultimo, può essere una scelta ma sessanta milioni di italiani non hanno... Non hanno questa vocazione alla solitudine. No, non ce l’hanno. Cosa bisognerebbe fare per eliminare questo fenomeno? Tu fai una breve domanda, ma io per poter rispondere avrei bisogno di un’enciclopedia intera. Posso dirti soltanto che tutto parte dall’as - senza dello Stato, dal fallimento della società politica italiana, è da lì che bisogna cominciare. È necessario creare in Italia una seconda Repubblica che abbia delle leggi e una struttura di democrazia che eliminino il pericolo che il politico possa diventare succube o di se stesso, della sua avidità, o della ferocia degli altri o della paura, che possa essere soltanto un professionista della politica. Ripeto, tutto nasce dalla politica e dagli uomini politici, dal fallimento della struttura politica e forse della nostra democrazia così come noi, in buona fede, l’abbiamo appassionatamente costruita e che si sta sgretolando nelle nostre mani. Dovremmo ricominciare da lì.