mercoledì 11 gennaio 2012

agricoltura arriva il tarlo asiatico dopo coleottoro, pshilla, diabrotica..

La nostra agricoltura e la nostra economia non sono attaccate solo da impianti incompatibili (centrali a turbogas, biomasse, inceneritore) dagli speculatori di ogni tipo, dalla malavita (con aumento di cubature, mega centri commerciali) ma anche dagli speculatori su animali ed essenze varie. Questi speculatori senza scrupoli che importano specie vegetali di ogni tipo ci portano anche malattie in abbondanza. Contro le quali non ci sono insetti o predatori antagonisti e senza difesa biologica che è l'unica che ci difende dai disastri. Dopo averci importato palme, causando deforestazione ma anche attacchi dal coleottoro rosso, dalla pshilla, senza pensare ad alberi e raccolti oggi in pericolo. E adesso arriva pure il tarlo asiatico. Sempre peggio. Giorgio Libralato

http://www.terranews.it/news/2011/11/dopo-il-punteruolo-arriva-il-tarlo-asiatico
Alessandro De Pascale
ALLARME. Oltre 25mila alberi abbattuti solo in Lombardia per colpa del tarlo asiatico. Dopo l’insetto che uccide le palme e le vespe cinesi killer di api, anche in Italia è guerra agli animali non autoctoni.

In questi giorni, nel Nord Italia, è allarme tarlo asiatico, che pare sia arrivato in Europa nascosto tra i Bonsai provenienti dalla Cina e individuato per la prima volta nel lontano 2000. Prima è stata la volta del punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus), arrivato in Italia nel 2007, che sta facendo scomparire, divorandole, tutte le nostre palme (le stime parlano del 60 per cento già colpito o abbattuto). Poi sono arrivate le vespe mandarinia, quelle giganti di origine asiatica (lunghe 5 centimetri), entrate in Europa tramite l’import di prodotti, che ora terrorizzano i nostri apicoltori: 30 vespe giganti possono fare un genocidio di 30mila nostre api e la loro puntura può essere letale anche per gli esseri umani non allergici. L’enzima contenuto nel veleno è infatti così potente che può sciogliere i tessuti umani. Soltanto in Giappone causano tra i 20 e i 40 morti l’anno. La Regione Lombardia ha appena tappezzato le proprie città di manifesti che recitano: «Tarlo asiatico, un pericolo per il nostro ambiente».

Seguita a ruota da altri enti locali. Questo coleottero, chiamato anche cerambice dalle lunghe antenne (Anoplophora chinensis), da adulto raggiunge i 10 centimetri di lunghezza. È molto pericoloso e vorace, attacca piante sane e si è adattato bene al nostro ecosistema, nutrendosi di almeno 20 specie presenti nelle città e nei boschi italiani portandole alla morte: dai platani agli ippocastani, dai faggi alle rose. Negli ultimi anni, per colpa del tarlo asiatico, presente in centinaia di comuni, soltanto in Lombardia sono già stati abbattuti oltre 25mila alberi. Per ripiantumare le zone verdi con le poche specie resistenti all’infestazione, la Regione, l’Ersaf (Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste) e la Fondazione Ginepro, hanno dovuto investire oltre 10 milioni di euro.

Come già avviene per il punteruolo rosso delle palme, le cure per il tarlo asiatico sono ancora sperimentali ma pare stiano dando buoni risultati. Diventa però importante sfruttare questo periodo invernale in cui il tarlo entra in letargo, per individuare le larve lasciate nelle piante, che possono essere anche 30 per ogni albero. Si trovano in un piccolo foro e in questo caso l’ordine è di abbattere la pianta per evitare che il focolaio si estenda.

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