giovedì 12 gennaio 2012

addio democrazia: Cosentino libero e no al referendum elettorale porcellum

Referendum, la Consulta dichiara inammissibili entrambi i quesiti La Corte costituzionale boccia entrambi i quesiti contro la legge elettorale firmata dall'ex ministro Roberto Calderoli. Di Pietro: "Scempio della democrazia, manca solo l'olio di ricino". Quirinale: "Affermazioni volgari e scorrette".Parisi: "Non vorrei essere nei panni dei partiti in questo momento". Bersani: "Niente di cui gioire, ora tocca al Parlamento"La Corte costituzionale ha detto no ad entrambi i quesiti per l’abrogazione (parziale e completa) della legge elettorale, il famigerato Porcellum firmato dal leghista Roberto Calderoli nel 2006. I giudici della Consulta chiamati a decidere sull’ammissibilità dei quesiti referendari erano riuniti in camera di consiglio da questa mattina. Dopo l’udienza partecipata a porte chiuse di ieri mattina nella quale sono stati ascoltati i legali rappresentanti del comitato promotore del referendum e i rappresentanti dell’Associazione giuristi democratici, i giudici della Consulta hanno ritenuto di proseguire oggi l’esame delle due questioni loro sottoposte. Con la prima veniva chiesto loro di dichiarare ammissibile il quesito con cui si chiede l’abrogazione totale della legge elettorale studiata dall’ex ministro, che prevede liste bloccate e dunque toglie la facoltà agli elettori di esprimere una preferenza. Il secondo quesito chiedeva di eliminare, ad una ad una, le novità introdotte dalla stessa legge Calderoli alla precedente legge elettorale abrogata nel 2005, il cosiddetto ‘Mattarellum’, secondo un’espressione coniata dal politologo Giovanni Sartori.

Ecco la nota diffusa dalla Consulta al termine dell’udienza: “La Corte costituzionale, in data 12 gennaio 2012, ha dichiarato inammissibili le due richieste di referendum abrogativo riguardanti la legge 21 dicembre 2005, n. 270 (Modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica). La sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge”. In concreto, il testo della sentenza dovrebbe essere reso disponibile entro il 10 febbraio. Estensore dovrebbe essere il giudice Sabino Cassese, che già ieri aveva svolto una relazione introduttiva in camera di consiglio.

I ‘boatos’ parlamentari avevano preannunciato la bocciatura di entrambi i quesiti, accompagnata forse da una sollecitazione rivolta dalla Corte alle Camere a riformare il Porcellum di cui si avrà traccia quando verrà reso pubblico il dispositivo della sentenza. Dalle prime indiscrezioni, tuttavia, sembra che i magistrati non abbiano rilevato profili di incostituzionalità nella legge vigente ma che siano intenzionati a sottolineare le necessarie modifiche.

LE REAZIONI

Già ieri, quando nel pomeriggio tra i deputati del Pd si era diffusa la voce di una sentenza di bocciatura il referendario Arturo Parisi aveva invitato alla prudenza: “Aspettiamo. Il rinvio è un buon segno, vuol dire che nella Corte c’è discussione”. Ma così non è andata. E Parisi, dopo l’esito negativo ha dichiarato: “Anche se il prolungamento della camera di consiglio aveva aperto la nostra attesa alla speranza, tutto posso dichiararmi fuorché sorpreso. Noi abbiamo fatto la nostra parte” afferma l’esponente Pd, “continueremo la nostra battaglia per interpretare il milione e duecentomila firme raccolte, in modo diverso in Parlamento e ancor più di prima all’esterno di esso”. Antonio Di Pietro, altro convinto referendario, si era invece dichiarato “preoccupato dal clima”. Oggi il leader dell’Italia dei Valori è stato, se possibile, ancora più esplicito: “E’ uno scempio della democrazia – ha detto – così si rischia il regime. Manca solo l’olio di ricino”. “Una sentenza – ha aggiunto – che serve solo a fare un favore al capo dello Stato”. Altrettanto dura la replica del Quirinale, per il momento solo ufficiosa: “Parlare della sentenza odierna della Corte Costituzionale, come qualche esponente politico ha fatto, di ‘una scelta adottata per fare un piacere al Capo dello Stato’ è una insinuazione volgare e del tutto gratuita, che denota solo scorrettezza istituzionale”

Ma sul fronte dei referendari, tutti i commenti sono in chiave decisamente negativa. Anche Mario Segni parla di “una sentenza politica e non giuridica. La Corte si è fatta spingere da forti pressioni politiche. Vedrò quali motivazioni giuridiche ci possano essere, staremo a vedere. E’ un giorno triste, io sono addolorato perchè questa era una soluzione al problema di quella legge schifosa che è il porcellum. L’Italia ha perso l’occasione per sbarazzarsi di una delle sue peggiori leggi. Tra qualche giorno tutti parleranno di altro”.

In realtà, continuano intanto a ripetere Pdl, Pd e Terzo polo, sfidando chi ritiene che senza la ‘miccia’ referendaria non si farà niente, la legge elettorale verrà in ogni caso riformata. Ma il dialogo si presenta in partenza complicato, se solo si considera lo scontro già emerso tra Pd e Idv. Fa infuriare infatti il partito di Di Pietro la proposta di Enrico Letta di “costituire molto rapidamente un forum” sulla riforma elettorale tra “i partiti della maggioranza”. Leoluca Orlando si appella a Napolitano e tuona: “Vogliono escluderci”. Riecheggiando così una preoccupazione già espressa dalla Lega.

Più ottimista il commento del leader del Pd, Pier Luigi Bersani. “Chi come noi ha dato un aiuto decisivo per la raccolta delle firme non può certo gioire per la sentenza della Corte, tuttavia la rispettiamo. Leggeremo – ha proseguito Bersani – il dispositivo per farci illuminare. Adesso tocca al Parlamento agire. Noi abbiamo già depositato una nostra proposta. Siamo aperti ad una discussione con tutte le forze in un dialogo con la società. Certo è che non possiamo tenerci la legge che abbiamo, perché in una situazione molto grave finiremmo per vedere accresciuto il distacco cittadini-istituzioni”. Bersani ha concluso: “Da domani siamo impegnatissimi a portare a buon fine il processo di riforma della legge elettorale”.

Ma c’è anche chi aveva lanciato un allarme di altro tipo: “Se oggi venisse approvato il referendum e ci fosse il via libera all’arresto di Cosentino – dice Luciano Sardelli, mettendo in relazione due appuntamenti importanti della giornata – ci sarebbe un’innegabile accelerazione verso il voto anticipato in primavera”. La Consulta ha disinnescato il primo allarme. Montecitorio il secondo. Di certo, chiosa Alessandro Pace del comitato referendario, “così il governo Monti vivrà più tranquillo”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/12/referendum-oggi-voto-della-consulta-pietro-allattacco-tavolo-pd-pdl/183284/

Concorso esterno con la camorra, la Camera nega l’arresto di Nicola Cosentino Con 298 sì e 309 no, l'aula di Montecitorio si è espressa sul caso del coordinatore del Pdl in Campania, accusato di avere legami di affari e politici con i clan dei Casalesi. Determinanti i voti della Lega, spaccata al suo interno Con 298 sì e 309 no, la Camera dei deputati ha negato l’autorizzazione all’arresto di Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’economia dell’ultimo governo Berlusconi e attuale coordinatore regionale del Pdl in Campania. Il deputato di Casal di Principe è accusato dai pm napoletani di concorso esterno in associazione camorristica, per i legami intrattenuti con i clan dei Casalesi. Il voto è avvenuto a scrutinio segreto, ma determinanti per salvare Cosentino sono stati i voti dei Radicali (contrari all’arresto per la presenza di fumus percutionis) e soprattutto della Lega, che sulla questione si è spaccata al suo interno. Dopo la differenza di vedute di ieri tra Maroni (che voleva votare sì all’arresto) e Bossi (“Non c’è nulla nelle carte, ciacuno voti secvondo coscienza” ha detto il Senatur), stamane la spaccatura è stata ratificata dalla riunione del Carroccio alla Camera, dove ci sono stati attimi di vera tensione.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso quando Roberto Paolini ha citato Enzo Carra e il caso delle ‘manette spettacolo’. Un riferimento storico (il portavoce di Arnaldo Forlani fu arrestato per falsa testimonianza e quelle immagini delle manette fecero il giro del mondo) per avvalorare la tesi della necessità di respingere gli ‘arresti facili’ che ha provocato la reazione di un gruppo di leghisti, in particolare quella di Giampaolo Dozzo. “Ma è vero che ti ha chiamato Berlusconi?” è stata la ‘risposta’ di alcuni deputati. E’ così che si è sfiorata la rissa tra i due, con alcuni esponenti del partito di via Bellerio, come Davide Caparini, intervenuti per calmare gli animi e separare i due. Prima della zuffa, discussione molto animata. All’inizio di seduta ha preso la parola Umberto Bossi, spiegando che dalle carte non si evince nulla nei confronti del coordinatore campano del Pdl. Il ‘Senatur’ ha premesso che la gente del nord è per l’arresto, ma che occorre lasciare libertà di coscienza, proprio perché a suo dire non c’è alcuna prova di colpevolezza. Poi a prendere la parola è stato Roberto Maroni che si è limitato a raccontare gli esiti della segreteria della Lega di lunedì, sottolineando di non essere stato l’unico a voler votare sì all’arresto del deputato Pdl. Bossi ha tirato le somme, ribadendo che ogni parlamentare potrà decidere autonomamente in Aula. “Si gioca sul filo dei voti, abbiamo recuperato più di trenta parlamentari”, dicono dal Pdl, dal quale per tutta la giornata di oggi sono continuati i contatti con esponenti di via Bellerio per convincerli a negare l’arresto di Cosentino (Marco Milanese, per esempio, ha avuto un lungo colloquio con Roberto Maroni). La Lega, invece, ha ratificato la sua posizione: “Favorevoli alle manette, ma con libertà di coscienza”. “Alla fine il gruppo resterà spaccato. Più di dieci parlamentari della Lega voteranno contro l’arresto” ha detto un esponente del Carroccio.

Quello su Nicola Cosentino è stato il quarto voto poco più di due anni in Aula alla Camera sulla richiesta di arresto di un deputato. Era toccato sempre a Nicola Cosentino che si era salvato dall’arresto una prima volta il 10 dicembre del 2009. Allora i no alla richiesta della magistratura di Napoli furono 360 e 226 i sì. Per Alfonso Papa, l’Aula della Camera decise l’arresto il 20 luglio dello scorso anno con 319 sì e 293 no. Marco Milanese, invece, il 22 settembre scorso, vide respingere la richiesta con 312 no e 306 sì.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/12/concorso-esterno-camorra-camera-nega-larresto-nicola-cosentino/183330/

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