giovedì 27 ottobre 2011

Quinta mafia come si sviluppa nel Lazio e a Roma

Roma.La quinta mafia - resoconto del seminario di stamane alla Sapienza
Si è tenuta stamattina, 26 ottobre 2011, presso la facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma, l'incontro organizzato da Libera per riflettere sull'entità e le caratteristiche della penetrazione criminale nel Lazio. La mattina. In mattinata si sono succeduti gli interventi di Antonio Turri, referente di Libera Lazio, di Luigi De Ficchy, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli, del colonnello Salvatore Cagnazzo dei Ros di Roma, di Giuseppe De Matteis, questore di Frosinone e di Diana De Martino, della Direzione nazionale antimafia. Ha concluso i lavori della mattina Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Nel pomeriggio. In mattinata si sono succeduti gli interventi di Marcello Tocco, Coordinatore dell'Osservatorio Socio-Economico sulla Criminalità del Cnel, Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, Filiberto Zaratti, Presidente della Commissione Regionale del Lazio Sicurezza e lotta alla criminalità. Ha concluso i lavori Gabriella Stramaccioni, Coordinatrice Nazionale di Libera.
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Quinta Mafia: la contaminazione criminale si espande nel Lazio e nella Capitale
Roma, 26 ottobre 2011. Nel 2010 aumentano nel Lazio le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio 5495(+ 80% rispetto allo scorso anno) In un anno sequestrati e confiscati Roma e Provincia beni mafiosi per 330 milioni di euro ben 354 procedimenti per reati mafiosi ed emesse misure di custodia cautelare a caricio di 356 persone Nel Lazio il 19% della cocaina sequestrata a livello nazionale Mafia degli incendi: in 5 anni bruciata una superficie piu' grande del XX municipio Nasce nelle borgate, negli anni '70, come derivazione dalle mafie tradizionali (Cosa Nostra, Camorra, 'Ndrangheta) ma poi cambia pelle diventando una criminalità organizzata 'nostrana', profondamente radicata sul territorio. E' la quinta mafia, di Roma e del Lazio. A far luce su questa realtà, "cresciuta nell'ombra", che anno dopo anno sta contaminando la regione e la Capitale è Libera.Associazione, nomi e numeri contro le mafie durante un seminario di studio che si è svolto presso al Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma. Un mix complesso e variegato di mafie tradizionali, colletti bianchi e delinquenti locali. Boss in grado di reinvestire il denaro di Cosa nostra, camorra e ’ndrangheta. Nel Lazio si è radicata una ”quinta mafia”, pronta a trasformarsi da soggetto dell’anti-stato a soggetto collaborante, grazie a figure deviate della politica e della pubblica amministrazione. Puoi notare i mafiosi di “casa nostra” indaffarati e sorridenti in via Veneto a Roma, nella piazza del comune di Latina, nelle zone antistanti i porti di Anzio e Nettuno, nelle vie del centro di Fondi, nelle piazze di Sabaudia, di San Felice Circeo, di Terracina, di Formia, di Ostia, di Civitavecchia o di Cassino, intenti a decidere le strategie economiche e politiche finalizzate, sempre e comunque, al denaro e al potere. I capi di questa quinta mafia sono nostri corregionali, nati a Roma o nei centri del Lazio o da moltissimi anni qui residenti, hanno appreso e messo in pratica, negli anni, le strategie e i metodi dei vecchi boss, giunti sulle terre degli antichi Latini sin dagli anni 70, chi al soggiorno obbligato, chi per fungere da ambasciatore delle cosche, come Frank Coppola e Pippo Calò, solo per citare i due più famosi. I boss sono specialisti nel reinvestire a Roma, e da qui nel resto d’Italia, i capitali sporchi delle famiglie della camorra, della mafia e della ’ndrangheta e quelli di provenienza autoctona. Per avere un’idea di cosa sia successo basta percorrere le strade litoranee che, subito dopo il fiume Garigliano, da Marina di Minturno, passando per Sperlonga, Fondi, il lido di Lavinio, Torvaianica, Ostia, giungono a Civitavecchia o che dal confine con la Campania risalgono nel Cassinate e in gran parte della provincia di Frosinone. Per comprendere come sia possibile realizzare grattacieli e centri commerciali che rimangono vuoti, è sufficiente fare un giro all’interno delle città che costeggiano la strada Pontina, da Latina ad Aprilia a Pomezia sino al quartiere Spinaceto, alle porte di Roma. Gli indicatori relativi alla penetrazione mafiosa elaborati da Libera non lasciano spazio ad equivoci: da Luglio 2010 a luglio 2011 sono stati sequestrati e confiscati beni mafiosi per 330 milioni di euro. Al 1 ottobre 2011 nel Lazio sono complessivamente 517 i beni confiscati alle mafie , di cui 404 immobili e 113 aziende. Soprattutto questo dato assume un peso importante visto che le aziende sottratte ai boss rappresentano l'8% del totale nazionale segno che il Lazio è terra di investimenti e riciclaggio.Nel 2010 gli intermediari finanziari hanno trasmesso 5495 segnalazioni (15% del totale nazionale) di operazioni sospette di riciclaggio, seconda regione in Italia dopo la Lombardia con un aumento dell'80% rispetto al 2009 (erano 3044). Sempre secondo ultimo rapporto del Uif della Banca d'Italia nel paragrafo che mostra gli importi di flussi scambiati con i paesi e territori a fiscalità privilegiata (paradisi fiscali) il Lazio è la seconda regione d'Italia con 526 milioni di euro di media mensile di bonifici in uscita pari al 12,6% del totale nazionale e 484 milioni di euro medie mensili di bonifici in entrata pari all'8% del totale nazionale. Secondo l'ultima relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia nel periodo luglio 2009-giugno 2010:sono stati iscritti 354 nuovi procedimenti per reati di competenza della DDA(ai reati di cui all’art. 51 comma 3 bis C.P.P) sono state emesse misure di custodia cautelare a carico di 356 persone; sono state avanzate richieste di rinvio a giudizio nei confronti di 377 imputati; sono state disposte 23 misure cautelari reali; sono stati gestiti, per i piani provvisori e per i programmi speciali di protezione, 13 collaboratori di giustizia; sono state avanzate nuove proposte di misure di protezione per 4 collaboratori Nella Relazione finale della Direzione Investigativa Amtimafia 2010 il Lazio è la quinta regione con 402 fatti estorsivi denunciati preceduta solo da Campania, Lombardia, Sicilia e Puglia ma prima della Calabria Sempre nel 2010 nel Lazio sono 94 le persone denunciate per reati di concussione e varie tipologie di corruzione prima regione d'Italia dopo quelle a tradizionale presenza mafiosa L’aggressione all’ambiente (ciclo dei rifiuti, abusivismo, incendi dolosi, speculazioni) è un altra delle attività nelle mani della Quinta Mafia. Secondo i dati di Legambiente nel 2010 nel Lazio sono 3124 le infrazioni accertate contro l'ambiente, alla media di oltre otto reati al giorno, con 2011 persone denunciate o arrestate e 751 sequestri effettuati. La Provincia di Roma è la maglia nera a livello nazionale per le province con 1750 infrazioni accertate, ottava la provincia di Latina con 735 infrazioni accertate. La mafia degli incendi trova miccia per i suoi interessi. Piromani in azioni , braccio operativo degli speculatori. Dal 2007 al 2010 sono andati in fumo 21.986 ettari (un’area grande come e piu' del XX municipio, il più esteso della Capitale).Il 50% degli ettari bruciati riguarda la Provincia di Latina. Si conferma nel 20101 la grande espansione del traffico degli stupefacenti, controllato dalla criminalità organizzata sia italiana che straniera .Il Lazio, a riprova della diffusione delle sostanze stupefacenti, detiene il triste primato di aver avuto, nel 2009, il maggior numero di decessi per droga (66 casi.) Basta sfogliare la relazione del Dcsa (Direzione centrale servizi antidroga) riferita al 2010 per avvalorare la tesi: il Lazio è uno dei nodi nevralgici dei traffici di droga. Nel 2010 sono state 2.345 operazioni seconda solo alla Lombardia. In questa regione, nel 2010, si è avuto il 18,73% della cocaina sequestrata a livello nazionale. Nel 2010 si rileva, rispetto al 2009, un aumento dei sequestri di cocaina, marijuana, piante di cannabis e droghe sintetiche. “Oggi la Quinta mafia dal radicamento- denuncia Libera- è nella fase della contaminazione di persone e settori dell'economia e della politica locale e della criminalità autoctona. Le mafie nei nuovi territori, dapprima investono, poi tendono a contaminare. Creano metastasi. Si diffondono, corrompe lentamente. In silenzio. l pericolo è rappresentato da un sistema di criminalità economica che contamina anche i territori dal punto di vista sociale e culturale. Le conseguenze di questo processo di trasformazione fanno si che a Fondi i cittadini abbiano più paura dei mafiosi autoctoni che dei Tripodo. Ancor di più dei politici e degli “imprenditori” imputati di 416 bis nati a Fondi o a Roma. A Nettuno molti cittadini sono più omertosi per paura dei mafiosi rinviati a giudizio nati nel Lazio che dei Gallace - Novella provenienti dalla Calabria. A Roma i cittadini di Tor Bella Monaca hanno più paura dei clan di origine nomade che dei loro soci di Casal di Principe.“
26-10-2011 Autore: Redazione

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