sabato 20 agosto 2011

Acea, Ama, Atac la grande svendita delle spa romane

http://www.terranews.it/news/2011/08/acea-ama-e-atac-la-grande-svendita-delle-spa-romane
Giorgio Mottola e Andrea Palladino
IL FOCUS. L’articolo quattro della manovra costringerà il Comune di Roma a liquidare le sue munipalizzate che valgono oltre 4 miliardi di euro.

La manovra finanziaria rischia di scatenare nella Capitale un vero e proprio terremoto. Oltre al taglio di trasferimenti per 250 milioni di euro, il Comune di Roma potrebbe essere costretto a dire addio alle sue più importanti aziende pubbliche. L’articolo 4 del decreto Tremonti impone infatti la vendita ai privati di tutte le municipalizzate, purché il loro fatturato annuo sia al di sopra dei 900mila euro all’anno e a condizione che il settore di attività non sia né quello idrico né quello energetico. La svendita delle munipalizzate, a Roma avrebbe effetti molto più catastrofici che altrove. Se il decreto dovesse essere confermato, il governo potrebbe costringere la giunta di Alemanno a vendere Acea, l’Ama, l’Atac, e Zètema, la srl che si occupa della gestione del patrimonio archeologico e museale.

Acea è il boccone più ghiotto del pacchetto privatizzazione. In base all’articolo quattro della manovra di Tremonti, il comune di Roma dovrebbe cedere le proprie partecipazioni nella società del gruppo che gestisce l’illuminazione pubblica, Acea Distribuzione Spa. Il comma 32, al punto d), prevede una Road Map ben precisa: per evitare la decadenza della concessione il 31 marzo 2012, il consiglio comunale della capitale dovrà deliberare di scendere al 40 per cento entro il 30 giugno 2013 e al 30 per cento entro il 31 dicembre 2015. In questo caso le norme previste dal pacchetto privatizzazioni potrebbero creare una situazione di confusione giuridica e aprire indirettamente le porte alla cessione anche del settore acqua. Acea Distribuzione è infatti controllata al 100 per cento dall’Holding, partecipata a sua volta al 51 per cento dal Comune di Roma. Non è chiaro se la riduzione della presenza del pubblico debba riguardare direttamente la capogruppo, che a sua volta detiene il 98% di Acea Ato 2, il gestore del servizio idrico nella provincia di Roma.

Sul futuro dell’Ama, invece, potrebbero pesare molto gli interessi di Manlio Cerroni, il ras romano dei rifiuti, proprietario di Malagrotta. Nata nel 2000 come società per azioni, al 100 cento di proprietà del Comune di Roma, oggi ha un capitale sociale che ammonta a 63 milioni di euro e un amministratore delegato nuovo di zecca Salvatore Cappello, manager milanese vicino a Comunione e Liberazione e a Maurizio Lupi. Secondo quanto stabilisce il comma 32 al punto a, l’Ama, in quanto società pubblica che gestisce un servizio su affidamento diretto, dovrà modificare la sua struttura societaria entro il 31 marzo del 2012. In quella data il Comune di Roma si troverà di fronte a due alternative. O trasforma l’Ama in una società mista e abbassa la quota della sua partecipazione sotto il 40 per cento, aprendo così all’ingresso di uno o più soci (a questa ipotesi Cerroni guarda con particolare attenzione). Oppure la municipalizzata viene messa completamente da parte e, in questo, la gestione della raccolta dei rifiuti in città passerebbe a un nuovo gestore privato o a più gestori, nel caso si decidesse di assegnare gli appalti su più lotti.

Stesso discorso vale per Atac. O entrano i privati nella società o una parte del servizio viene appaltato ad altri gestori. Attualmente l’Atac, che gestisce in house il servizio di trasporto urbano di superficie e metropolitano, ha un capitale sociale di oltre 500 milioni di euro. L’azienda romana, interamente di proprietà pubblica, è finita nei mesi scorsi al centro di polemiche e inchieste della magistratura: prima lo scandalo parentopoli e poi i maxibonus ai dirigenti.

Infine c’è Zètema che fino al 31 dicembre del 2011 ha in affidamento, in house, la gestione dei musei e dei siti archeologici della capitale. Il valore della sua produzione ammonta a oltre 53 milioni di euro all’anno. Il segmento di mercato occupato da Zètema potrebbe fare gola a molti consorzi privati spuntati in giro per l’Italia negli ultimi anni.

Nessun commento: