giovedì 28 luglio 2011

Lazio, la bulletta del peperoncino

La bulletta del peperoncino di Loris Mazzetti Il Fatto quotidiano 27 luglio 2011
Che Renata Polverini fosse un bluff, purtroppo lo si capito in ritardo e solo quando si è seduta sulla poltrona da presidente della Regione Lazio: ha impiegato sei mesi per fare la giunta, ha riempito la regione di consulenze d’oro, ha fatto tagli drammatici alla sanità.
Che responsabilità ha la tv! La “Bulletta di San Saba” (così la chiamano nel palazzo), deve la sua fortuna alle tante apparizioni in tv che l’hanno lanciata quando era il capo di un sindacato dalla scarsa rappresentanza nel mondo del lavoro. Ha saputo, sapientemente, usare il servizio pubblico come trampolino verso il potere. Bella presenza, disponibilità al dialogo, riflessiva, moderata nelle risposte. Una donna di destra non aggressiva che non parla su copione, persino critica, a volte, nei confronti del governo.
Essere spigliati e simpatici di fronte alla telecamera non sempre è sinonimo di sostanza.
Il primo a cadere nel trappolone è stato Walter Veltroni (allora segretario del Pd), che tentò di candidarla nel 2008. All’inizio della campagna elettorale laziale accade il primo impaccio: Roma viene tappezzata di manifesti che comunicano che a fianco della Polverini, si sarebbe candidato (poi ritirato solo dopo le polemiche), il fondatore, assieme a “Caccola” Delle Chiaie, di Avanguardia nazionale, Adriano Tilgher, capolista di La Destra di Storace, uno che va in giro a dichiarare: “Non nego l’Olocaus, ma il problema è capire se l’ordine della soluzione finale venne dall’alto”.
“Epifani in gonnella” (la definizione è di Vittorio Feltri), aveva dimenticato che il suo mentore, Gianfranco Fini nel 2008, mentre B. trattava con Fiore, lo stesso Tilgher e si faceva fotografare con la moglie di Gaetano Saya (allora in galera per attività eversiva), era intervenuto molto duramente: “No a candidature che gettano discredito ”. Non dovrebbe sorprendere che la Polverini per andare alla festa del peperoncino, organizzata da Guglielmo Rositani (che figura per uno che sta nel cda della Rai e dovrebbe essere un esempio, il video con le minacce fisiche al cronista Carlo Tecce è una macchia indelebile), per fare 60 chilometri tra Roma e Rieti abbia usato l’elicottero antincendio (costo 15 mila euro pagati dai contribuenti). La sora Renata, quella di “Io sono io e voi…”, dovrebbe sapere che in Inghilterra il ministro dell’Interno Jacqui Smith, per aver fatto pagare allo Stato 67 sterline per due film porno acquistati dal marito, si è dimessa.

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