giovedì 21 aprile 2011

il nucleare e il disturbo psicologico

"DISTURBO PSICOLOGICO.
Se fossi un nuclearista, sarei piuttosto seccato per la decisione del
mio governo di azzerare il progetto delle centrali nucleari, che in
campagna elettorale ci venne presentato come indispensabile. Mi
ricorderei la commozione che attanagliò i cultori del genere di fronte
all'avvenire radioso ma non radioattivo dell'atomo, tratteggiato dal
ministro Claudio Nucleo Scajola: legislatura poseremo la prima pietra delle centrali nucleari, intendo
dire che in questo arco di tempo sceglieremo i siti e individueremo
gli incentivi: bollette scontate per chi subirà il disturbo
psicologico (perchè solo di questo si tratta) di ospitare una
centrale>. E vai, magico Claudio! Poi deve essere successo qualcosa,
a sua insaputa. Il disturbo psicologico ha investito il giappone,
provocando una serie di effetti collaterali anche in italia. Il più
pernicioso: la crescita dell'interesse (quindi della potenziale
affluenza) per i referendum del 12 giugno..."

Massimo Gramellini La Stampa 20 aprile 2011

Il Governo ha fatto marcia indietro sul nucleare, ma ora più che mai il nostro impegno per fermare il ritorno all’energia atomica deve rimanere alto e motivato.

Il 19 aprile il Governo ha presentato un emendamento al Decreto Legge Omnibus, in discussione al Senato, che prevede l’abrogazione delle norme già approvate per il ritorno del nucleare in Italia.
Dopo l’approvazione del Senato, avvenuta oggi mercoledì 20 aprile, prima di essere convertito in legge il Decreto deve essere votato anche dalla Camera dei Deputati.
Successivamente il testo dovrà essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. L'intera procedura deve avere termine entro il 25 maggio.
È evidente che lo stop del governo al folle programma atomico è avvenuto non per convinzione ma per paura e necessità: paura di perdere le elezioni amministrative e di venire travolto dai referendum del 12 e 13 giugno che avrebbero portato anche all’abrogazione della legge sul legittimo impedimento.
Per il governo si tratta dell’ammissione esplicita di una sconfitta annunciata, di una fuga dalle responsabilità e di un’evidente dichiarazione di impotenza programmatica.
Si concretizza una ridicola rinuncia a governare un processo che avevano dichiarato fondamentale per il rilancio economico del Paese, anche se realizzato a danno dell´ambiente, della sicurezza e della salute collettiva.
Per loro, una sola parola d’ordine: “disinnescare il referendum sul nucleare”. Sicuramente tra le tre “la questione referendaria” che più riscuoteva consensi trasversali ed avrebbe fatto da traino a gli altri quesiti referendari.
Attenzione però a non abbassare la guardia: l’impegno pro referendum contro il nucleare deve rimanere inalterato, anzi deve essere maggiore di prima.
Non dobbiamo consentire che sul nucleare si spengano i riflettori !
Ridurre al silenzio la propaganda antinuclearista, sull’onda dello “scampato pericolo”, è proprio ciò che desiderano.
Inoltre l’emendamento licenziato dal Senato recita testualmente: “Non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”. In questo modo il governo ritiene che, venendo meno il motivo del contendere, dovrebbe decadere anche il motivo stesso del referendum,
Ma se, al termine dell’iter parlamentare, l’emendamento venisse approvato come presentato, sarà la Corte di Cassazione a valutare se sono effettivamente venute meno le condizioni per lo svolgimento del referendum abrogativo sul nucleare.
Bisogna aggiungere che il quesito presentato dal Comitato Promotore (IdV) è ben più articolato e forse non basterà l’eliminazione del programma di nuove realizzazioni per far decadere del tutto il referendum.
Potrebbe perfino accadere che a votare contro il nucleare ci si vada lo stesso, ma con un quesito ridotto rispetto all’originale.
A quel punto se tutti fossimo concretamente caduti nella “trappola” e passivamente accettato di rimanere in silenzio sarebbe impossibile recuperare il tempo perduto.

Vi è però comunque la possibilità di realizzare la proposta avanzata da Angelo Bonelli a nome dei Verdi di un Referendum autogestito all’insegna dello slogan “IO VOTO LO STESSO !”. Sarebbe un’occasione storica per proporre una reale provocazione democratico-ambientalista che risvegli la partecipazione e la coscienza ecologista di tutti i cittadini.

Fermarci ora: non è possibile !

Saluti ecocombattenti.

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Nando Bonessio Presidente Verdi Lazio per la Costituente Ecologista.
Gruppo VERDI Regione Lazio per la Costituente Ecologista
www.verdilazio.it - www.costituentecologista.it

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