giovedì 27 gennaio 2011

dalle resistenze alla riappropriazione della vita

La Rete Nazionale Rifiuti Zero aderisce e partecipa allo sciopero generale e generalizzato del 28 gennaio 2011
DALLE RESISTENZE ALLA RIAPPROPRIAZIONE DELLA VITA
I risultati del referendum di Mirafiori – e di quello precedente di Pomigliano – raccontano di un esteso rifiuto non
soltanto dell’ attacco portato alle libertà sindacali e politiche, alla dignità umana e del lavoro, ma anche di un modo di
produzione e di un modello di società che non hanno ormai alcuna prospettiva.
Un rifiuto che percorre anche le tante resistenze di comitati, precari, studenti, ricercatori, migranti, realtà rurali, tutte
impegnate a difesa dei beni e dei luoghi comuni : salute, territori, acqua, energia, rifiuti, terre, biodiversità, saperi,
istruzione, ricerca, prime esperienze di bioeconomie solidali.
Un movimento multiforme costituito da storie ed esperienze diverse che si costituiscono come coaguli di desideri e di
nuove ricche progettualità collettive.
La Rete Nazionale Rifiuti Zero e le tantissime realtà attive per uscire dalla proliferazione dei rifiuti industriali e urbani,
dalla tossicità e dalla insensatezza energetica ed economica degli inceneritori le cui emissioni sono tossiche e dannose per
la salute umana e per l’ ambiente
aderiscono e partecipano allo sciopero del 28 gennaio
nella consapevolezza della comune condizione di precarietà ma anche della lieta potenza di una indifferibile alternativa
di società che esercitiamo quotidianamente.
Il nostro comune NO è alla centralità dell’ impresa fondata sulla competitività nel mercato globale, assunta come dogma e
all’ origine della crisi e delle devastazioni sanitarie e ambientali come dell’ attacco ai diritti dentro e fuori la fabbrica.
Spesso anche la realizzazione di impianti di incenerimento e/o di combustione di biomasse viene imposta dall’ esterno alle
comunità locali con il ricatto occupazionale : inceneritori del padrone pubblico, interni alle industrie, o imposti dalle lobbies
impiantistiche e finanziarie transnazionali.
Gli inceneritori sono una industria sporca e tossica, finanziata con denaro pubblico-soldi dei cittadini ( vedi la truffa dei
CIP 6 usati non per le fonti energetiche realmente rinnovabili, ma per regalare finanziamenti alle imprese impiantistiche e ai
petrolieri ).
Due esempi per tutti : la cosiddetta emergenza rifiuti in Campania con deroga a tutte le normative nazionali ed europee,
militarizzazione dei territori e profitto per lobbies legali e illegali; la Toscana per-niente-felix, dove il sistema integrato a
base incenerimento-discariche e gli oligopoli industrie-cooperative la fanno da padrone. E dovunque, l’ attacco agli
interessi collettivi e ai servizi pubblici con privatizzazioni e speculazioni finanziarie che distruggono beni e luoghi comuni
come la salute, gli ambienti di vita, l’ agricoltura contadina, l’ istruzione-formazione e le materie prime.
Dalla nostra esperienza della messa in comune di pratiche sociali e di saperi alternativi, portiamo la consapevolezza che
uscire dalla crisi si può e si deve con l’ attivazione di economie radicalmente nuove di risparmio di materia-energia in
grado di allungare il ciclo e il tempo di vita dei prodotti (“dalla culla alla culla”), economie di riutilizzo e riciclo
generalizzato della materia.
Una economia basata sulle buone pratiche ( vedi l’ esperienza emblematica del riciclaggio del Car Fluff di una piccola
impresa che ha assunto 18 cassintegrati Fiat ). Nuova occupazione durevole e pulita in produzioni connesse ai cicli
ecologici e a virtuosi cicli insediativi antropici. Nuove modalità anche impiantistiche di trattamento dei residui a
combustione zero, di compostaggio per una agricoltura biologica a reti corte che garantisca a tutti una alimentazione sana
e non contaminata.
In sintesi la produzione di nuove forme di vita e di messa in comune. Un sentire diffuso che sta crescendo e che ha
bisogno di scambi e di aiuti di reciprocità e della mobilitazione attiva e consapevole di tutte e di tutti.

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