venerdì 30 aprile 2010

caro ministro si sbaglia sull'acqua

Egregio Ministro,

ho letto il suo intervento sul Manifesto di oggi. Mi permetto di risponderle da cittadino qualunque ma forse credo più informato di Lei, essendo ormai con la testa nell’acqua privatizzata ormai dal 2003.

Almeno su 3 punti, credo Lei faccia pura demagogia lasciando credere che la panacea per la risoluzione dei problemi siano: gare, standard di servizio, authority.

Innanzitutto credo che le vere infrazioni in Italia non sono state le gare, fatte o non fatte, ma il fatto che in ogni caso dopo l’assegnazione del servizio le condizioni contrattuali siano tutte subito cambiate, viziando ed alterando pesantemente (ex post) le gare stesse (dove sono state fatte). Su questo scandalo forse ci sarebbe voluto una robusta inchiesta nazionale, come fu quella sui rifiuti. Emblematico è il caso che viviamo noi con Acqualatina spa, presieduta in palese incompatibilità di ruolo, dal Sen. PDL Claudio FAZZONE, sicuramente a Lei noto. Il contratto di servizio messo a gara, già cambiato rispetto a quello di legge, appena prima della stipula, ha subito ulteriori “adattamenti benevoli” nel corso degli anni. Nel 2004-2005 (riconoscimenti di mancati incassi del gestore come debiti garantiti dai comuni dell’Ambito per oltre 10 milioni), nel 2006 (quota investimenti per 146 milioni “procrastinata” per altri 3 anni e contemporaneamente “bloccate” fino al 2012 le penali che il gestore deve pagare per lo standard di servizio non reso, oltre 23 milioni per il periodo 2006-2009), poi ancora nel 2009 (canone da pagare ai consorzi di bonifica, oltre 6 milioni, “traslato” da obbligo assunto dal gestore in fase di gara, ad impegno da onorare da parte dei comuni con la fiscalità generale). Per non parlare poi del costo annuo di circa 1 milione di euro, per il trasporto d’acqua con navi-cisterna alle isole Pontine (Ponza e Ventotene), che il gestore avrebbe dovuto pagare e che invece è stato assicurato con il bilancio della Regione Lazio. Mi creda per ora solo sulla parola, ma sono pronto a dimostraLe quanto sostengo, ed ampiamente documentato alle stampe locali, in ogni tribunale d’Italia. Le ho reso solo uno spaccato “tipo” dell’acqua già privatizzata ed inviterò gli amici di Arezzo, di Roma, di Frosinone, di Palermo etc, etc, a metterla al corrente delle loro situazioni tutte simili alla nostra.

Dovunque con la gara e con la demagogia che il privato e bello e funziona, è stato promesso che pagando le tariffe avremmo avuto a disposizione una Ferrari del sistema idrico. In effetti, dovunque, è stata assicurata la Panda , con tutto il rispetto per la macchina del popolo! Eppure continuiamo ad assicurare ai gestori le tariffe, quelle sì, previste (ed aumentate) come nei piani di gara. Sono stati messi in piedi sistemi contrattuali “adattabili” alle esigenze di sopravvivenza dei gestori. Come dire all’atleta: non riesci a saltare? Allora abbassiamo l’asticella! .. ed il gioco è fatto! E qui voglio tralasciare i mancati passaggi amministrativi chiariti con varie sentenze TAR e consiglio di stato (contratto di servizio non conforme a quello tipo previsto per legge e comunque sottoscritto senza prodomica approvazione dei consigli comunali del’ambito).

Sfatiamo poi la storia degli obblighi europei. Il problema delle infrazioni per gli affidamenti diretti a società di capitali contestato dall’Europa, sussiste solo per mancanza di chiarezza tutta italica. Infatti, se l’Italia non avesse deciso ambiguamente (legge Galli, metodo normalizzato- Decreto di Di Pietro 1/8/96-, codice ambiente 152/2006, … insomma un poco da ogni parte…) di riconoscere un profitto garantito del 7% sulle tariffe idriche, ed avesse invece scelto che il servizio idrico fosse fuori dal mercato e dal profitto (ossia di non rilevanza economica), l’Europa non avrebbe potuto parlare di necessità di gara, in virtù del fatto che dove non c’è profitto, non c’è concorrenza da garantire e quindi niente gara. L’Europa ( … e su questo per favore non bariamo più…) obbliga i paesi membri ad essere chiari ed a fare scelte senza celarle: se il nostro paese vuole consegnare la gestione idrica al profitto è libero di farlo, ma poi scattano le gare, altrimenti è altrettanto libero di NON FARLO, ed affidare la gestione ad enti pubblici dei comuni dell’ambito idrico.



Eliminiamo anche la demagogia sulle garanzie che darebbero le “forti” authority, sia perché spesso sono esse stesso luogo di “poltrone politiche”, sia perché le loro decisioni non sono “conclusive” ma passano al vaglio di tribunali amministrativi e civili. Studi inglesi ci dicono anche che le forti authority britanniche di fronte alle lobby economiche-finanzia rie delle grandi multinazionali ( … e sull’acqua sono in attesa dell’ultimo boccone…) si comportano “timidamente” perché hanno paura di dare scossoni al mercato.

Insomma questi organismi di garanzia sono spesso un costoso passaggio in più, che poteva essere eliminato lasciando un controllo serio ed efficace nelle mani dei cittadini, con una vera e robusta “class action”. Le assicuro che quando un cittadino caparbio decide, nella rivendicazione della legge e dei diritti, di non pagare la bolletta, allora si che sono guai per i potentati economici! Il cittadino non mangia con il mercato dell’acqua, anzi lo subisce! Ancor meglio però si può fare se il controllo non è successivo, ma preventivo, inserendo il cittadino come attore diretto nelle scelte e nella gestione, fatta con gli amministratori locali ed i lavoratori idrici. Un nuovo modo di intendere la gestione “comune”.

Egregio Ministro guardi che il futuro che Lei difende è già tra noi e come ho cercato d’illustraLe è già fallito.

Ne prenda atto senza demagogia, senza ostinarsi a ripeterlo. Perché non mettersi di buona lena a pensare intorno alla questione dell’acqua ad un nuovo pubblico? Capace, efficiente, non invaso dalle sistemazioni politiche (che certo non sono dei cittadini ma dai partiti che anche Lei rappresenta) . Un modello che possa rispondere alle vere esigenze dei cittadini, attrezzandosi con nuove e millenarie tecnologie per consentire di trattare “sorella acqua” con la delicatezza e l’accortezza che merita come madre di tutte le specie viventi. Sono convinto che spogliandoSi da ministro è d’accordo con me, come stanno dimostrando le miglia di cittadine e cittadini che ci assalgono per firmare i Referendum per la nuova acqua pubblica, voluto dal basso, attraverso il Forum dei movimenti per l’acqua.

Arrivederci al voto referendario, che vinca la nuova democrazia dell’acqua!


Alberto De Monaco, comitato acqua pubblica Aprilia

Aderente al Forum italiano movimenti per l’acqua.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Liberi e Forti.
Se dovesse entrare dentro un bar di Pontinia 2 persone, una di Pontinia e una non di Pontinia, e che prendono 2 caffe, se il gestore dovesse chiedere a quello di Pontinia 1 euro e a quello non di Pontinia 1,50, Cosa sarebbe il gestore?

giorgio libralato ha detto...

un barista