mercoledì 24 marzo 2010

turbogas, rifiuti, privatizzazione acqua, cambia statuto Acea

Potere romano di Giovanna Lantini il fatto quotidiano del 23 marzo 2010

Con il nuovo statuto dentro Acea i piccoli azionisti non contano più

Primi posizionamenti nella guerra per l'acqua romana, con la concessionaria del servizio idrico della capitale, Acea, che fa un passo avanti verso la strada della privatizzazione. E lo fa proprio nella giornata dedicata dall'Onu alla preziosa risorsa blu, 48 ore dopo la manifestazione romana per “l’acqua libera”. I piccoli azionisti di Acea, ieri, con una modifica dello statuto, si sono visti di fatto esclusi dalla gestione della società di cui sono grandi azionisti il Comune di Roma (51 per cento), il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone (8,94 per cento) e il gigante francese dell'energia e dell'ambiente Gdf-Suez (9,981 per cento).
In base alle norme varate ieri, infatti, la nomina dei consiglieri di amministrazione della società avverrà in base ai voti ottenuti dalle liste e, quindi, in proporzione alle quote azionarie. Meccanismo che verrà applicato per il rinnovo del consiglio della società, in calendario per il 30 aprile. In pratica, grazie alla modifica statutaria, la prossima riunione dei soci, in barba agli azionisti di minoranza assoluta (piccoli risparmiatori e dipendenti) potrà eleggere cinque rappresentanti del Comune di Roma, due di Gdf-Suez e due di Caltagirone. Con il precedente sistema, invece, fermi restando i cinque consiglieri del Comune, la seconda lista che si aggiudicava più voti aveva diritto a due consiglieri, mentre i restanti due posti andavano ai primi candidati della terza e della quarta lista. Infatti l'Associazione dei piccoli azionisti (Apa) ha contestato l'operazione: “Presenteremo un esposto alla Consob sui criteri di salvaguardia delle liste di minoranza”. Clatagirone, suocero del leader dell'Udc Pier Fendinando Casini, festeggia. E’ evidente che, con un consiglio che possa fare “scelte societarie coese che vadano nella direzione di tenere in considerazione chi effettivamente investe con numeri importanti nella società” (come spiegato ieri dal presidente di Acea, Giancarlo Cremonesi), tutto diventa più facile. Ancor più nell'ipotesi in cui si proceda sulla via di una privatizzazione accelerata perché giustificata dalla crisi e dal difficile momento vissuto dagli azionisti pubblici. Secondo quanto previsto dal decreto Ronchi da poco approvato dal governo, infatti, le quote degli enti locali nelle aziende di gestione delle risorse idriche dovranno progressivamente scendere per arrivare sotto la soglia del 30 per cento entro il 2015. Tuttavia le intenzioni del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sarebbero quelle di anticipare i tempi. Il sindaco di Roma, nel corso di un acceso consiglio comunale di qualche settimana fa, aveva dichiarato che “per una realtà come Acea, che ha la concessione per la gestione del servizio idrico fino al 2032, una graduale privatizzazione è certamente meglio di una gara aperta che susciterebbe appetiti internazionali”.
Anche se, per ora, i francesi sono ancora titolati ad assistere a Roma all'esatto contrario di quanto avvenuto a Parigi dove, dal primo gennaio di quest'anno, il Comune guidato da Bertrand Delanoë ha ripreso in mano la gestione dell'acqua attraverso la regia municipale dell'Eau de Paris.

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