mercoledì 3 febbraio 2010

clima, il dopo Copenaghen tra impegni e delusioni

International — È morto l'accordo di Copenhagen. Entro il 31 gennaio i Paesi partecipanti avrebbero dovuto comunicare i propri impegni di riduzione dei gas serra. In realtà hanno sostanzialmente mantenuto gli stessi resi noti prima del summit, che ci porteranno dritti a un aumento di temperatura stimabile in +3/3,5 °C. "Il Terzo Grado" illustra le conseguenze di questo suicidio planetario.
La comunicazione di impegni ambiziosi, entro il 31 gennaio, doveva essere il primo "punto d'azione" di un accordo non vincolante stilato da alcuni Paesi, e adottato da molti altri, durante il summit sul clima di Copenhagen dello scorso dicembre. Si è rivelato, invece, una presa in giro per prendere tempo. Solo un cinico esercizio di pubbliche relazioni per riciclare proposte vecchie, inutili e pericolose.
Se i grandi inquinatori del clima non sono riusciti a proporre niente di nuovo sulle emissioni, come possiamo credere che davvero entro il 2012 trovino i nuovi fondi promessi per sostenere i Paesi in via di sviluppo nel contenimento degli effetti del cambio climatico?!
L'accordo di Copenhagen si è dimostrato un pericoloso "green-washing" per spacciare come azione efficace la trita ripetizione di obiettivi che di fatto portano a una riduzione delle emissioni per i Paesi industrializzati solo dell'11-19% (6-14% senza crediti forestali). Per giungere all'obiettivo dei 2°C di aumento massimo, le riduzioni di emissioni di gas serra (rispetto al 1990) devono essere del 40% entro il 2020.
Anche i Paesi in via di sviluppo devono ridurre le emissioni del 15-30% rispetto al trend attuale, sempre al 2020. Un processo che deve essere sostenuto da nuovi investimenti, per un totale stimato in 140 miliardi di dollari l'anno, che consentano a questi Paesi di passare a tecnologie pulite e di resistere al meglio al disastro climatico.
Stando alle informazioni scientifiche disponibili - su cui si basa il nostro rapporto "Il Terzo Grado" - queste sono alcune delle previsioni sugli effetti del cambiamento climatico:
+ 3°C
- ci potrebbe essere un aumento del 20% nella mortalità collegata al caldo in alcuni Paesi dell'Ue dove si registrerebbe un aumento tra sei e otto volte del numero di giorni particolarmente caldi;
- gli impatti negativi sulla produzione agricola potrebbero portare alla fame 550 milioni di persone, con fino a 1,3 miliardi di persone in stato di malnutrizione; - si potrebbe verificare lo scioglimento quasi totale delle calotte in Groenlandia e nell'Antartide occidentale, oltre al superamento di molti altri "punti di non ritorno".
Il Terzo Grado
01 Febbraio 2010 www.greenpeace.it
Questa è una sintesi in italiano del briefing di Greenpeace International "The Third Degree" che esamina le implicazioni degli impegni di riduzione di emissioni di gas serra (GHG) comunicati dalle Parti dell'UNFCCC prima del Summit di Copenhagen e ne descrive le conseguenze sull'incremento delle temperature e gli impatti conseguenti.
Il Terzo Grado - Roma, 1 febbraio 2010
Il Terzo Grado
Dove ci portano gli attuali impegni di riduzioni dei gas serra.
Questa è una sintesi in italiano del briefing di Greenpeace International “The Third
Degree” che esamina le implicazioni degli impegni di riduzione di emissioni di gas serra
(GHG) comunicati dalle Parti dell’UNFCCC prima del Summit di Copenhagen e ne
descrive le conseguenze sull’incremento delle temperature e gli impatti conseguenti.
L’obiettivo dichiarato dei molti impegni precedenti al Summit di Copenhagen, e dello
stesso Accordo di Copenhagen, concluso quale “dichiarazione politica non-vincolante”
alla fine del non fortunato Summit, è quello di contenere i livelli atmosferici di GHG a
valori tali da impedire un aumento delle temperature medie globali superiore ai 2°C.
Secondo l’Accordo, i vari Paesi dovevano comunicare i loro impegni di riduzione delle
emissioni entro il 31 gennaio 2010. Purtroppo, non ci sono novità di rilievo rispetto alle
riduzioni comunicate prima del Summit di Copenhagen.
I
l contenimento dell’incremento delle temperature entro i 2°C dovrebbe prevenire le
conseguenze peggiori del cambiamento climatico ma gli Stati insulari e i Paesi meno
sviluppati considerano che un incremento superiore a 1,5°C sia già problematico per la
loro sopravvivenza. In ogni caso, gli impegni fino ad ora comunicati sono del tutto
insufficienti anche rispetto all’obiettivo di contenere l’incremento entro i 2°C.
Per raggiungere tale obiettivo, le emissioni di GHG dei Paesi Industrializzati dovrebbero
diminuire del 40% (entro il 2020) rispetto alle emissioni del 1990. Al tempo stesso, i
Paesi in Via di Sviluppo dovrebbero ridurre le loro emissioni, rispetto alle proiezioni al
2020, di un valore compreso tra il 15 e il 30%. Tuttavia, un documento confidenziale
prodotto dal Segretariato della Convenzione sul Cambiamento Climatico (UNFCCC) lo
scorso 15 dicembre, durante il vertice di Copenhagen, confermava che gli impegni
comunicati dai vari Paesi portavano a livelli di emissione tali da “ridurre
significativamente la probabilità di stare entro un aumento di temperatura di 2°C ”.
Per la precisione, gli obiettivi comunicati dai Paesi industrializzati si tradurrebbero in una riduzione compresa tra l’11 e il 19% delle emissioni. Se non si considerano le proposte di “crediti forestali”, la riduzione delle emissioni dall’uso di combustibili fossili sarebbe solo del 6-14%. Le attuali incertezze nelle previsioni economiche mettono addirittura in dubbio che rispetto allo scenario “business as usual” (BAU) queste riduzioni siano reali:
esse potrebbero avvenire indipendentemente da specifiche politiche di tutela del clima.
Nel complesso, stando alle dichiarazioni prima di Copenhagen, la diminuzione delle
emissioni dei Paesi industrializzati (0-1,2 giga-tonnellate (Gt) al di sotto del BAU), combinata agli impegni volontari di riduzione dei Paesi in Via di Sviluppo (1,5-3,2 Gt;
inclusa la riduzione della deforestazione) porterebbe ad un verosimile aumento delle
temperature compreso tra 3 e 3,5°C (se le proiezioni economiche sono accurate).
Il Terzo Grado - Roma, 1 febbraio 2010
Impatti: realtà e prospettive
Rispetto ai valori precedenti l’era industriale, la temperatura globale è già aumentata di c.a. 0,8°C e indagini recenti confermano che nel’emisfero settentrionale non ci sono stati periodi così caldi negli ultimi 1.300/1.700 anni. Il permafrost (suolo congelato da migliaia di anni nelle regioni artiche) ha cominciato a sciogliersi, come i ghiacciai continentali o le calotte polari. Stime autorevoli suggeriscono che il cambiamento climatico potrebbe essere responsabile di 300.000 morti l’anno, colpendo oltre 300 milioni di persone. Il cambiamento climatico è già realtà, ma aumentando le concentrazioni atmosferiche di GHG anche i rischi aumentano. Molti scienziati ritengono che ci siano dei “punti di non
ritorno” superati i quali alcuni cambiamenti potrebbero prodursi in modo rapido, con
“salti” da cui sarebbe difficile tornare indietro in tempi brevi.
Stando alle informazioni scientifiche disponibili, queste sono le previsioni sugli effetti del cambiamento climatico:
+ 1,5°C
- effetti rilevanti sulla produzione alimentare, sul rifornimento idrico e sugli
ecosistemi dell’Africa sub-sahariana e sugli Stati insulari;
- aumento delle alluvioni nei delta fluviali causati dalla combinazione
dell’innalzamento dei mari e delle alluvioni dai fiumi;
- con un aumento tra 1,5 e 2°C si stima che fino ad altre 3 milioni di persone
sarebbero a rischio di inondazione lungo le coste. L’accesso all’acqua potabile
sarebbe un problema per 0,4-1,7 miliardi di persone.
+ 2-2,5°C
- possibile scongelamento, parziale ma irreversibile, dei ghiacci della Groenlandia
e della calotta Antartica occidentale: potrebbe causare l’innalzamento del mare di
alcuni metri;
- perdita del 20/80% della foresta pluviale amazzonica e delle sue specie: da
“deposito” di CO2 l’Amazzonia si trasformerebbe in un “produttore” di CO2;
- diminuzione significativa della produzione di grano in India e di riso in Cina e, in genere, riduzione generalizzata dei raccolti anche a causa delle alluvioni lungo la crosta, con un impatto grave su centinaia di milioni di persone;
- un riscaldamento di 2-3°C potrebbe portare all’est inzione del 30% delle specie
animali e vegetali note.
+ 3°C
- ci potrebbe essere un aumento del 20% nella mortalità collegata al caldo in
alcuni Paesi dell’Ue dove si registrerebbe un aumento tra sei e otto volte del
numero di giorni particolarmente caldi;
- gli impatti negativi sulla produzione agricola potrebbero portare alla fame 550
milioni di persone, con fino a 1,3 miliardi di persone in stato di malnutrizione;
- si potrebbe verificare lo scioglimento quasi totale delle calotte in Groenlandia e
nell’Antartide occidentale, oltre al superamento di molti altri “punti di non ritorno”.
Il Terzo Grado - Roma, 1 febbraio 2010
Figure 1: Illustration of the 1.5 degree C gap of unavoided impacts likely to result from current international commitments to adaptation funding and mitigation as laid out in the Copenhagen Accord, overlaid on the examples of global projected impacts
from the IPCC 4th Assessment Report. [Reproduced with permission from Parry, M. (2010)]
Il briefing di Greenpeace International (in inglese) è reperibile all’indirizzo web:
http://www.greenpeace.org/international/press/reports/the-third-degree

CLIMA: USA E RUSSIA CAUTE, MALDIVE A ZERO EMISSIONI
(ANSA) - ROMA - Dichiarazioni di lotta anti-Co2: i paesi mettono nero su bianco le loro promesse di riduzione delle emissioni ma, per arrivare a un risultato, occorrera' attendere ancora un anno o poco meno. Da qui ai primi di dicembre prossimo, infatti, alla Conferenza numero 16 a Citta' del Messico, e' ancora tutto da fare a parte un accordo politico di cui la Conferenza di Copenaghen ha solo 'preso atto' e non ha valore vincolante. In base a questo accordo i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo entro il 31 gennaio dovevano infatti inviare all'Onu i loro target. Sono finora 55. Intanto e' allarme per l'obiettivo di limitare a 2 gradi il riscaldamento globale: gli impegni annunciati dalle maggiori nazioni industrializzate sulla riduzione nelle emissioni di gas serra sono un passo avanti, ma non sufficienti per arrestare i disastrosi effetti dei cambiamenti climatici per la meta' di questo secolo. A parlare Janos Pasztor, il maggior consigliere del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Secondo Pasztor con gli obiettivi presi con le Nazioni Unite come parte di un piano volontario per invertire la tendenza sulle emissioni, sara' molto improbabile che il mondo possa prevenire l'innalzamento della temperatura globale al di sopra dei limiti stabiliti nella conferenza Onu sul clima di Copenaghen, il dicembre scorso.

Ecco la situazione dei piani anti-emissione:
- 55 PAESI CONSEGNANO PROMESSE: 55 paesi - inclusa Cina, Usa e i 27 dell'Ue - hanno rispettato la data limite del 31 gennaio per formalizzare i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Insieme, questi paesi, sono responsabili per il 78% delle emissioni derivanti dall'uso di combustibili fossili. Altre 'lettere di impegno' sono attese nei prossimi giorni.
- LE PROMESSE AL 2020: Le Maldive, che rischiano la scomparsa a causa dell'aumento del livello dei mari, annunciano zero emissioni totali nette, fino al livello di carbon neutral. L'Ue spinge sull'acceleratore, Usa e Russia ci vanno caute, mentre India e Cina - a capo dei Paesi emergenti - parlano di minor intensita' energetica in base al Pil;
- PAESI SVILUPPATI: Tra i Paesi sviluppati, l'Unione europea ha ribadito il proprio impegno di una riduzione del 20% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. Inoltre, rilancia l'offerta - all'interno di un accordo globale per il periodo post-2012 - di una riduzione del 30% a condizione che anche altri Paesi sviluppati si impegnino altrettanto e che i Paesi in via di sviluppo contribuiscano adeguatamente. Per gli Usa la riduzione dovrebbe essere al 2020 del 17%, in linea con l'obiettivo della legge interna (il pacchetto energia) che prevede una riduzione del 30% delle emissioni al 2025, del 42% al 2030 e dell'83% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2005. La Federazione Russa promette impegni di riduzione delle emissioni nel 2020 del 15-25% rispetto al 1990 condizionati da un'indennita' adeguata per le foreste e dall'adozione di impegni giuridicamente vincolanti. Il Giappone prevede una riduzione delle emissioni per il 2020 del 25%, il Kazakistan del 15% (rispetto al 1992), la Norvegia potrebbe tagliare fino al 40% delle proprie emissioni al 2020, e la Nuova Zelanda e' disposta a tagliare tra il 10% e il 20% delle emissioni (rispetto ai livelli del 1990) con un accordo globale sul clima e il ricorso a un efficiente mercato internazionale di carbonio;
- PAESI EMERGENTI: Tra i Paesi in via di sviluppo, gli impegni della Cina pervenuti all'Onu parlano di riduzione della intensita' delle emissioni (calcolata dal rapporto Co2/Pil) del 40-45% rispetto al 2005. Anche l'India intende ridurre l'intensita' delle emissioni, ma del 20-25% rispetto al 2005. Il Sud Africa si impegna a ridurre del 34% l'attuale tasso di incremento delle emissioni, mentre il Brasile del 36-39%. Per Israele la riduzione sara' del 20% rispetto all'attuale tasso di incremento delle emissioni. Altri Paesi poveri (Costa Rica, Giordania, Madagascar) non mancano di parlare di impegni di mitigazione e riduzione di gas serra ma li agganciano agli aiuti e ai finanziamenti che riceveranno dalla cooperazione internazionale.(ANSA). Y99-GU
02/02/2010 18:19

© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati
CLIMA: TUTTI GLI OBIETTIVI ANTI-CO2 PAESE PER PAESE / ANSA
(ANSA) - ROMA, 2 FEB - Ecco le dichiarazioni dei target anti-Co2 pervenuti al 31 gennaio all'Onu secondo quanto previsto dall'accordo di Copenaghen: - USA: -17% al 2020 rispetto ai livelli di emissione 2005 - CANADA: -17% al 2020 sui livelli del 2005 - UE: -20% al 2020 rispetto ai livelli di emissione '90 con un' opzione del -30% condizionato dalla sottoscrizione di impegni mondiali - RUSSIA: -15/25 al 2020 rispetto ai livelli 1990 - GIAPPONE: -25% al 2020 sul '90 previo accordo globale delle economie - CINA: riduzione della intensita' delle emissioni (CO2/PIL) dal 40% al 45% rispetto al 2005 - INDIA: riduzione della intensita' delle emissioni (CO2/PIL) dal 20% al 25% rispetto al 2005 - BRASILE: riduzione Co2 dal 36% al 39% dell'attuale tasso di incremento delle emissioni - SUDAFRICA: -34% dell'attuale tasso di incremento delle emissioni - AUSTRALIA: -5% fino a -15% e -25% al 2020 sui livelli del 2000. I target piu' ambiziosi saranno assoggettati a un accordo globale - NUOVA ZELANDA: -10% fino a -20% al 2020 sui livelli del '90 a patto di un accordo globale - KAZAKISTAN: -15% al 2020 sul '92 - NORVEGIA: -30/40 per cento al 2020 sul '90 - CROAZIA: -5% (obiettivo temporaneo) al 2020 in attesa dell' adesione all'Unione europea - COSTA RICA: riduzione appropriate e commisurate agli aiuti che verranno forniti - ETIOPIA: incremento delle riduzioni gia' in atto con appropriati aiuti - GEORGIA: riduzioni appropriate e commisurate agli aiuti che verranno forniti - INDONESIA: riduzione del 26% dell'attuale tasso di incremento delle emissioni - ISRAELE: riduzione del 20% dell'attuale tasso di incremento delle emissioni - GIORDANIA: riduzioni commisurate agli aiuti - MACEDONIA: piano di riduzione delle emissioni da attuare con adeguati finanziamenti - MADAGASCAR: riduzioni appropriate e commisurate agli aiuti che verranno forniti - MALDIVE: emissioni totali nette pari a zero, fino al livello di 'carbon neutral' -ISOLE MARSHALL: -40% rispetto al 2009 ma solo con adeguati finanziamenti - MOLDAVIA: -25% rispetto al 1990, se disponibili adeguati co-finanziamenti - MAROCCO: riduzioni appropriate e commisurate agli aiuti che verranno forniti - REPUBBLICA DEL CONGO: riduzioni appropriate e commisurate agli aiuti che verranno forniti - COREA: -30% dell'attuale tasso di incremento delle emissioni - SIERRA LEONE: riduzioni appropriate e commisurate agli aiuti che verranno forniti - SINGAPORE: -16% dell'attuale tasso di incremento delle emissioni. (ANSA). GU
02/02/2010 19:08
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Come dice Libralato non riuscendo a sconfiggere il dott Tombolillo alle alezioni hanno cercato di farlo fuori attraverso la magistratura politicizzata. Hanno fatto come con Berlusconi. L'hanno attaccato con la magistratura e con le finte inchieste. Hanno fatto come con Berlusconi attaccato dai magistrati politicizzati. Meno male che ci sono persone garantiste come Libralato. Lunga vita a Tombolillo. Lunga vita a Berlusconi. Giuseppe

Anonimo ha detto...

Tombolillo è un perseguitato politico come Berlusconi. Li vogliono far fuori con le inchieste giudiziarie. Ma la gente, il popolo sta con loro perchè sono persone per bene e corrette. W Tombolillo W Berlusconi. Giuseppe

Anonimo ha detto...

Ho dimenticato di ringraziare Libralato per le sue battaglie volte a ristabilire la libertà e la verità. Li vogliono far fuori attraverso la magistratura e le false inchieste. Giuseppe

Anonimo ha detto...

si si è vero, anche per la faccenda tefisel, questa società deve avere dal comune di pontinia centinaia di migliaia di euro giustamente guadagnati per aver scoperto qualche evasore di ici, il contratto era stipulato chiaramente il 30% di un importo d'evasione presunto calcolato se non sbaglio 1.500.000 euro! poi accertati e trovati effettivamente pochi spiccioli.

Anonimo ha detto...

Come ben messo in evidenza dal dott Libralato nei suoi interventi Tombolillo è vittima di un complotto giudiziato (Corte dei Conti dissesto) ordito dai suoi avversari politici. Stessa cosa per il Presidente Berlusconi, vittima di continui attacca da parte della magistratura. Si tratta di due vicende analoghe. Io, da sempre garantista in quanto ex socialista - crdo nell'nnocenza di Tombolillo come credo in quella di Berlusconi. Si tratta di ottimi amministratori che gli avversari politici cercano di mettere in difficoltà con finte inchieste giudiziarie. Come ben messo in evidenza da Libralato. Giuseppe

giorgio libralato ha detto...

Grazie Signor Giuseppe ma non sono dottore.