giovedì 29 ottobre 2009

Ristrutturazione e cambio destinazione d’uso in museo della TORRE SERBATOIO IDRICO







Ricevo da Luigi Veca della rete cittadina di Pontinia e pubblico

Al Presidente della Regione Lazio
All’Assessore all’Urbanistica
All’Assessore dei Lavori Pubblici

E P.C.

Al Presidente della Provincia di Latina
All’Assessore ai Lavori Pubblici
All’ Assessore all’Urbanistica
All’ Assessore ai Beni Archeologici, Storici e Monumentali

Al Sindaco del Comune di Pontinia
A tutti gli Assessori e Consiglieri
Ai Tecnici Istruttori degli uffici Lavori Pubblici ed Urbanistica

Alla Soprintendenza per i Beni Storici
ed Architettonici del Lazio
Sezione di Latina

Al comando dei Vigili del Fuoco di Latina



Oggetto: Ristrutturazione e cambio destinazione d’uso in museo della TORRE SERBATOIO IDRICO ubicata in Piazza Roma a Pontinia LT.
“Accordo di Programma Quadro (APQ9) Assessorato Regionale Lavori Pubblici e Politica della Casa.


In merito alle intenzioni espresse dall’Amministrazione Pubblica di Pontinia con Delibera di Giunta 144/2007 di recuperare e riconvertire con altra funzione la torre idrica comunale edificio storico dalle valenze culturali e funzionali allo sviluppo sociale ed economico della città, desidero porre alla Vostra attenzione alcune domande, osservazioni ed incongruenze.

L’edificio che ospita l’impianto tecnologico in oggetto è un esempio d’architettura razionalista e metafisica realizzato negli anni 30, la torre piezometrica annessa all’acquedotto comunale fu all’epoca progettata e dimensionata per soddisfare le esigenze idriche di una popolazione di 5000 abitanti mediante un pozzo artesiano della profondità di oltre 100 metri posto all’interno dell’edificio, l’acqua veniva prelevata ed immessa nella vasca-serbatoio posta in sommità della torre ad una altezza di metri 22.50 per mantenere in pressione l’intera rete idrica urbana della città; questa struttura con annesso impianto idraulico furono utilizzati fino agli anni 70 inizio 80; oggi l’edificio in disuso si presenta ancora in buone condizioni di conservazione tali da preferire per logica convenienza la riattivazione della torre idrica compreso il pozzo che attualmente segna un livello piezometrico dell’acqua a quota -2 metri rispetto al livello del terreno circostante.

Valutando l’obbligatorietà del restauro conservativo e “riuso della torre serbatoio” così come specificato nella relazione tecnica allegata agli elaborati progettuali, corre l’obbligo per correttezza lessicale chiarire il significato del termine RIUSO: “recupero ed utilizzazione, per lo più in forma rinnovata, di oggetti e beni precedentemente abbandonati, trascurati o dimenticati”, quindi senza alcun dubbio nel caso in oggetto valido come ripristino delle intrinseche e conclamate valenze architettoniche e storiche correlate alle funzioni civico-sociali del bene patrimoniale, pertanto rimangono incomprensibili le volontà politico-amministrative e logica tecnico-progettuale di snaturare, demolire l’impianto e riconvertirlo in museo, precludendo definitivamente (come si evince dal progetto) l’utilizzo dell’acqua presente nel pozzo artesiano; questa struttura nel suo complesso sarebbe tutt’ora idonea (previo restauro dell’immobile ed adeguamento degli impianti idraulici) a fornire una risorsa naturale vitale e bene inalienabile per la città; ripristinando la sua funzione originale, si trarrebbero vantaggi economici e collettivi, rifornendo servizi idrici municipalizzati, non per usi alimentari o domestici, ma igienico-sanitari urbani, adduzioni idriche per impianti antincendio di edifici pubblici, irrigazione di parchi e giardini, rifornire fontane pubbliche ed utenze presso aree comunali confinanti o poco distanti dalla torre piezometrica, ancora sprovviste od approvvigionate da servizi idrici a pagamento erogati da società privata (vedi planimetria CTR allegata).

Sviluppando considerazioni rispetto allo Statuto Comunale art. 8, 9, 10, 93 insieme al Codice Civile art. 822, 823, 824 ed in virtù dei diritti civili e sociali sanciti dalla Costituzione Italiana art.117 lettere “m” ed “s” nascono ulteriori dubbi e domande in merito alla necessità ed opportunità di sostituire un servizio pubblico essenziale come l’acquedotto con una struttura pubblica importante ma di secondario interesse quale un museo, adottando eventualmente modalità inusuali per la specificità del caso in oggetto con varianti urbanistiche e cambi di destinazioni d’uso in deroga al PRG comunale.

Analizzando il progetto si osserva altresì singolarità nell’ottemperare alle Leggi preposte, vedi D.Lgs 42/2004 Codice per la tutela, conservazione e valorizzazione dei beni storici, architettonici e del paesaggio, si nota come diverse opere edili siano contrarie o bizzarre, ad esempio, considerata la necessità di restaurare l’esterno dell’edificio rispettandone canoni e principi artistici ed architettonici, risulta contrastante la scelta progettuale di realizzare sulla copertura una soprastruttura “impalcatura metallica praticabile ai visitatori” coronata da parapetto in lastre di cristallo e montanti in ferro, posta ad una altezza superiore rispetto alla quota originale di copertura, ciò servirebbe ad alloggiare e nascondere gli impianti tecnologici necessari di servizio al museo in progetto; soprastruttura evidente ed invasiva, un corpo estraneo che cambierebbe estetica alla torre, skyline urbano e paesaggistico in contrasto con le norme tecniche e legislative, compreso il Piano Territoriale Paesistico Regionale.
Oltretutto i suddetti principi di tutela e conservazione sono sanciti da protocolli d’intesa sottoscritti con altre città di fondazione dell’area integrata “Latina Tellus” L.R. 40/99 e Provincia di Latina per la valorizzazione delle città di fondazione Delib. di Giunta Prov. 184/2006, in questi atti vengono considerati ed affermati concetti fondamentali, obiettivi e tutela del patrimonio storico-architettonico come straordinario “unicum d’architettura razionalista” per riconosciuto valore regionale nazionale ed internazionale. Quindi gli intenti progettuali manifestati dall’Amministrazione Comunale di trasformare la destinazione d’uso, funzione economica-produttiva, sociale e storica dell’edificio della valenza culturale intrinseca e conclamata, risultano contrastanti ed inopportuni.
Oltretutto destano molte perplessità le opere edili ed impiantistiche previste all’interno della torre, gli adeguamenti necessari alla fruizione del pubblico comporterebbero invasivi impianti tecnologici, elettrici, antincendio, climatizzazione e/o ventilazione forzata in canaline e tubazioni poste in evidenza sulle pareti e soffitti per tutta l’altezza dell’edificio perché impossibili da nascondere sottotraccia, materiali che coprirebbero per consistenza e vasto impiego parte dell’interessante “vista e lettura” della tipica tecnica costruttiva utilizzata agli inizi del 900 eseguita in cemento armato strutturale alternato a murature formate da pietre e mattoni.
Meritano un attenta analisi le opere per l’abbattimento delle barriere architettoniche e di sicurezza; gli spazi interni non si prestano ad un facile accesso, visitabilità e fruibilità da parte di persone con difficoltà motorie rispetto alla L. 13/89 e D.M. 236/89; quindi rendere il fabbricato agibile ai visitatori significherebbe stravolgere le caratteristiche peculiarità spaziali e strutturali dell’impianto, tali impedimenti sarebbero superabili secondo il progetto con ulteriori opere strutturali, invasive e sopradimensionate, avulse dal contesto architettonico ed ingegneristico del “monumento funzionante”.
L’interno dell’edificio offre spazi limitati e dimensionati relativamente alle funzioni tecniche e tecnologiche per il quale fu progettato, si notano dalle foto allegate 01, 02, 03, 04 le dimensioni delle 10 ripide rampe di scale larghe cm 60 e relativi pianerottoli attraversati dai pilastri della struttura in cemento armato che le renderebbero impraticabili a visitatori ed eventuali soccorritori con annessi mezzi in caso d’emergenza.
Per tali impedimenti il progetto prevede l’installazione di un ascensore a servizio di uno solo dei tre piani fruibili, soluzione non soddisfacente per le disposizioni legislative vigenti, nonostante tutte le opere edili e tecnologiche previste per tale scopo, si evince comunque una parziale fruizione dell’edificio in quanto gli ultimi due piani i più interessanti ed importanti secondo la logica concettuale e progettuale della riconversione non sarebbero raggiungibili da persone con difficoltà motorie! Cioè una parte dei visitatori non potrà fruire della sala proiezioni o del terrazzo “belvedere”; inoltre tale scelta comporterebbe l’eliminazione dell’impianto idraulico originale ed imboccatura del pozzo artesiano per far posto al vano corsa dell’ascensore, posizionato al centro della torre a quota inferiore di m 1.30 rispetto l’esterno dell’edificio (foto 05), oppure colmando il dislivello tra l’interno e l’esterno con un nuovo solaio; mentre i due successivi livelli superiori, il piano vasca dove prevista all’interno del serbatoio la sala proiezioni ed il piano terrazzo sarebbero raggiungibili mediante 5 nuove rampe di scale metalliche le cui ultime del tipo marinara disagevoli per scolaresche ed impraticabili da persone con difficoltà motorie.
Tutto ciò risulta ancora più incongruente se aggiungiamo alle su descritte opere il problema irrisolvibile della sicurezza a garanzia dei visitatori, l’edificio in caso d’emergenza verrebbe evacuato in due direzioni verso l’alto con uscita sul terrazzo senza ulteriori vie di fuga verso terra, oppure verso il basso da un altezza di 28 metri percorrendo più di 50 metri di rampe di scale esistenti strette e ripide (vedi foto allegate) senza alcuna presenza di porte tagliafuoco o vani tagliafumo, ne altre vie di fuga perché l’edificio è privo d’uscite di sicurezza laterali poste ad altezze intermedie, in contrasto con il D.M. n°569/1992.

Quindi: su quali principi e logiche si fondano le intenzioni di tale progetto?
Se il museo avrà per tematismo le città di fondazione del XX secolo, la tutela e valorizzazione delle stesse e ciò che concerne la bonifica idraulica e l’acqua, che senso avrebbe eliminare una struttura ingegneristica funzionante ed architettonicamente più rappresentativa di tale periodo storico tra tutte le città di fondazione?
Inoltre: si evidenzia che nella città di Pontinia esistono già due musei riguardanti gli stessi tematismi, di cui uno in corso d’opera finanziato dalla Regione con eguali iter amministrativi “Accordo di Programma Quadro” Beni ed Attività Culturali APQ1”

Dunque, esplicata la breve disamina, si può dedurre che gli intenti ed interventi progettuali di riconvertire diversamente l’acquedotto-torre idrica risulterebbero inopportuni, irrazionali, in parte irreversibili e controproducenti, oltretutto costosi ai fini degli obiettivi prefissati dalla Pubblica Amministrazione per un museo della superficie di circa 200 mq dal costo eccessivo di oltre un milione d’euro.
Valutando la forma d’investimento pubblico in rapporto dei soli costi e benefici risulterebbe svantaggioso, mentre riattivando la struttura nella sua funzione originale l’investimento economico risulterebbe in rapporto ai costi + benefici + ricavi vantaggioso e lungimirante per produttività e risparmio grazie all’impianto idrico municipalizzato; soluzione altresì giusta in funzione degli indirizzi politici e governativi sulle autonomie locali degli Enti amministrativi di beni e servizi pubblici.
Ulteriori incongruenze e perplessità nascono in base alla Legge finanziaria Regionale 4/2006, se l’edifico storico insieme alla risorsa naturale presente al suo interno (pozzo artesiano potenzialità di sviluppo) rappresentano i principi enunciati nell’art. 56 attestando idonei requisiti per il finanziamento erogato a condizioni sine qua non, perché e con quali criteri la somma stanziata viene impiegata in un progetto di riconversione d’uso diverso del bene patrimoniale in contrasto ai commi 1,2,3 lettere a,b,c ?

In conclusione alle considerazioni fin qui esposte è possibile dedurre che con il progetto in itinere si produca un danno erariale emergente e diretto? Ossia perdita di un bene patrimoniale perché distrutto e cagionato da amministrazioni pubbliche?

Vi ringrazio anticipatamente aspettando una Vostra risposta.

Pontinia 26-10-2009

6 commenti:

Anonimo ha detto...

lIBERI E FORTI,
Speriamo che il sindaco, restauri l'ex acquedotto ad acquedotto, oggi si potrebbe irrigare le aiuole o le strade, poi si potrebbe dare ai cittadini la possibilità eventualmente di irrigare il proprio giardino, un domani e ( noi lo vediamo vicino ) per contenere le spese ai cittadini per l'acqua potabile, di installare un depuratore e fornire a tutti i cittadini l'acqua del proprio acquedotto.
Se Tombolillo fa questo, sicuramente verrà ricordato come il sindaco che ha portato l'acqua.
Altrimento lo possono ricordare solo per il museo.

giorgio libralato ha detto...

Non credo il sindaco abbia questa aspirazione

Anonimo ha detto...

ma allora è vero che assessori e consiglieri affianco al Sindaco non comprendono un fico secco!
Ma come! la giunta comunale non vuole più rimetterci un centesimo sul teatro perchè la gestione e stata fallimentare 25mila chi dice -50mila euro insomma una cospicua somma di soldi pubblici, adesso che hanno una struttura produttiva come l'acquedotto lo vogliono far diventare un museo improduttivo economicamente?
Sentite tutti, chiamate il Prefetto e fate sciogliere questa amministrazione d'incapaci!

Anophele

PS. ma i nostri concittadini che dicono che pensano difronte a queste assurdità manageriali? tutti zitti perchè ignoranti o perchè non sanno nulla?

Anonimo ha detto...

quale sarebbe l'aspirazione del sindaco secondo te giorgio? Mandare in fallimento la città?
Devastare il patrimonio pubblico?
Far gestire tutte i servizi e funzioni sociali ai privati?
Far pagare ai cittadini acqua potabile per annaffiare giardini e riempire fontane?
ASSURDO COMPORTAMENTO DELLA GIUNTA E ANCORA PIù ASSURDA LA TUA RISPOSTA GIORGIO.

fidel maximo

Anonimo ha detto...

giuste domande Fidel, mi chiedevo da quali ideali è mosso il sindaco e l'accozzaglia di persone intorno a lui? Perchè non si comprende da quali interessi sono animati, eppure di tempo disponibile ne hanno avuto, le risorse finanziarie c'erano e ci sono, secondo me sono mancate le capacità cognitive e culturali, guarda che hanno fatto al cinema MAX! prima hanno speso alcuni miliardi di lire per ammodernarlo male, adesso ci vogliono altri soldi per aggiustare gli errori fatti da loro ed ora lo daranno in gestione ad un privato!!??!! Roba da matti! Vorrebbero fare la stessa cosa con l'acquedotto? Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico!!!!!! Speriamo che Luigi con quel documento gli faccia cambiare idea.

Marco

giorgio libralato ha detto...

Credo che la migliore aspirazione per un amministratore e un politico sia quella di essere dimenticato. Vogliamo parlare del Mastella che segnalava? di Craxi e di tutta la sua corte molti dei quali ancora in attività? di De Mita, Forlani, Altissimo, De Michelis? o dei contemporanei? Quale motivo hanno per essere rcordati? sparito Storace sparita l'influenza aviaria e spariti pure i soldi nostri della sanità pubblica. Pure Marrazzo vorrebbe essere dimenticato. Gli altri i contemporanei vorrebbero essere dimenticati (dai giudici) e prescritti oppure "lodati" (nel senso dei vari lodo ad personam). Veniamo al sindaco attuale, ripeto quello che ho scritto. Non mi pare sia una sua aspirazione quella di essere ricordato. Altrimenti il dissesto lo avrebbe inventato lui e non altri prodi. Ma di amministrare bene, senza clamori. Se poi ci riesce, se per merito suo o dei suoi in maggioranza, tecnici e amministratori lo misureremo nel prossimo devastante ritorno della destra, dissesto e disservizi. Se non avessi voluto che si parlasse di questo argomento non avrei pubblicato la richiesta di Luigi Veca, mi pare ovvio. Poi la destra ha insegnato un'altra cosa tra denunce, corte dei conti e dissesto. O amministro o ti perseguito e ti denuncio a vita. Qualsiasi cosa fai. Prima o poi un giudice che ti condanna (giusto o sbagliato che sia) lo trovo. Ma questa non è politica. Fino a quando a Pontinia non ci sarà una variazione culturale questo è quello che ci meritiamo.