lunedì 16 febbraio 2009

Tra improbabili centrali elettriche e il protocollo di Kyoto

Tra improbabili centrali elettriche e il protocollo di Kyoto

La provincia di Latina e il comune di Pontinia sono l'oggetto del desiderio di alcune società che vorrebbero installarvi improbabili centrali elettriche, perché escluse dal piano energetico della Regione Lazio e dell'amministrazione provincia di Latina.
Speriamo se ne ricordino i 31 componenti il consiglio provinciale di domani che affronterà il tema delle centrali a turbogas di Pontinia ed Aprilia.
La data della convocazione del consiglio (non so se chi ha convocato il consiglio lo sa, spero di sì) coincide con l'anniversario del protocollo di Kyoto del 16 febbraio 2005, che non è stato certo rispettato dall'Italia, visto che anziché tagliare le emissioni del 6,5% queste sono cresciute del 9,9%.
Percentuali che aumenterebbero con le centrali, non solo a turbogas, ma anche a biomasse, entrambe aumentano le emissioni già troppo elevate.
Speriamo anche che il consiglio provinciale di domani assuma, invece, atteggiamenti, iniziative per contrastare i dati sulle malattie dell'apparato respiratorio del comune di Pontinia e del distretto di Latina che sono allarmanti.
E che necessitano una risposta, vera non solo elettorale.
Pontinia 15 febbraio 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato


CLIMA: KYOTO;ASSOCIAZIONI,ITALIA IMMOBILE SU IMPEGNI ASSUNTI

(ANSA) - ROMA, 14 FEB - ''L'Italia rischia un autentico suicidio per la propria credibilita' internazionale se continuera' a non fare nulla per attuare gli impegni previsti dal primo periodo di azione del protocollo di Kyoto entrato in vigore il 16 febbraio 2005''. Questo l'allarme lanciato da Wwf, Legambiente e Greenpeace in una nota congiunta, alla vigilia del quarto compleanno del protocollo salva-clima. Per le associazioni, rispetto all'impegno di un taglio delle emissioni del 6,5%, queste sono cresciute del 9,9% e ''il nostro Paese non solo non ha una strategia valida, ma sta dando indicazioni contraddittorie con un rilancio del carbone e del nucleare, a danno dello sviluppo di rinnovabili ed efficienza energetica. Inoltre - proseguono gli ambientalisti - si pensa di compensare le mancate riduzioni con un massiccio ricorso a 'progetti di sviluppo pulito', con l'impiego di risorse pubbliche, progetti spesso di dubbia efficacia''. Insomma, per le associazioni l'Italia ''ha solamente adottato provvedimenti spot, che peraltro sono stati puntualmente disattesi'', come ''il finanziamento di 200 milioni di Euro del 'Fondo rotativo' per Kyoto, annunciato dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo'', poi ''scomparso''. Infine, il rischio e' che il nostro Paese non faccia ''dell'emergenza climatica un'occasione di rilancio dell'economia''. (ANSA). Y62-NAN
14/02/2009 13:38

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Comunicati stampa
14/02/2009 01:16 Clima ed energia: l'Italia rischia il suicidio
Italia immobile nel primo anno di azione del protocollo di Kyoto
Comunicato congiunto Greenpeace Legambiente Wwf

L'Italia rischia un autentico suicidio per la propria credibilità internazionale se continuerà a non fare nulla per attuare gli impegni previsti dal primo periodo di azione del protocollo di Kyoto entrato in vigore il 16 febbraio 2005. E' passato il primo anno di effettiva validità degli impegni previsti dal protocollo (2008-2012), che per l'Italia prevedono un taglio complessivo delle emissioni del 6,5%, e il nostro Paese non solo non ha una strategia valida – le emissioni sono invece cresciute del 9,9% dal 1990 ad oggi - ma sta dando indicazioni contraddittorie con un rilancio del carbone e del nucleare a danno dello sviluppo di rinnovabili ed efficienza energetica; inoltre si pensa di compensare le mancate riduzioni con un massiccio ricorso a "progetti di sviluppo pulito" (CDM), con l'impiego di risorse pubbliche, progetti spesso di dubbia efficacia.

L'Italia non ha una strategia vera e propria (1) ma ha solamente adottato provvedimenti spot che peraltro sono stati puntualmente disattesi. Ultimo in ordine di tempo il finanziamento di 200 milioni di Euro del "Fondo rotativo" per Kyoto, annunciato dal Ministro Prestigiacomo e scomparso dal testo finale della Finanziaria 2009. Gli stessi fondi per organizzare il registro degli assorbimenti forestali, previsto da una delibera CIPE dell'allora governo Berlusconi del 2002, sono spariti dall'ultima Finanziaria.

Circa 42 milioni di euro sono invece stati destinati a sostenere progetti all'estero, così come permesso dai meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto, che tuttavia lasciano irrisolte alcune importanti questioni (2) e che non permetteranno di rientrare negli obiettivi di riduzione delle emissioni in assenza di misure concrete a livello nazionale. Paradossalmente, mentre negli Stati Uniti il Presidente Obama annunciano un "Green New Deal" di rilevanza storica, l'Italia torna al passato con una politica energetica fondata sul rilancio del carbone e del nucleare, le fonti più sporche e più pericolose. Recentemente il Senato USA ha cancellato dal "pacchetto di stimolo" per l'economia 50 miliardi di dollari in prestiti a tasso agevolato a nucleare e "carbone pulito".

C'è dunque il rischio che il nostro Paese, senza una strategia concreta per sostenere gli investimenti nelle fonti rinnovabili e nel settore dell'efficienza energetica perda ancora una volta il treno per fare dell'emergenza climatica un'occasione di rilancio dell'economia e fronteggiare la crisi finanziaria.

NOTE:
(1) La strategia tracciata dalla delibera CIPE del 2002 è infatti abbondantemente superata e sia l'ex ministro all'ambiente Pecoraro Scanio che l'attuale ministro Prestigiacomo hanno annunciato una revisione che non è mai arrivata.
(2) Non è chiaro se i beneficiari dei crediti derivanti dai progetti che il Governo intende finanziare all'estero siano le aziende o lo Stato. Nel primo caso vorrebbe dire che saranno i contribuenti a sostenere i costi per la compensazione delle emissioni di gas serra delle aziende private, in completa contraddizione del principio "chi inquina paga" del Protocollo di Kyoto. Inoltre, non vi sono garanzie che i progetti finanziati dal Governo siano progetti in grado di soddisfare gli standard emissioni ambientali e sociali.

«Emissioni zero al 2050
per evitare la catastrofe»
Avviare un circolo virtuoso che tenda a portare a zero, per il 2050, le emissioni di CO2 del sistema elettrico. La proposta di Paolo Frankl, a capo dell'Unità per l'energia rinnovabile dell'Iea, al convegno organizzato a Roma dal Kyoto Club

Nella produzione di energia elettrica entro il 2050 bisognerà mirare all'obiettivo di emissioni zero, se si vuole scongiurare una catastrofe ambientale. Lo ha detto Paolo Frankl, a capo dell'Unità per l'energia rinnovabile dell'Agenzia internazionale per l'energia (Iea), parlando al convegno organizzato ieri a Roma dal Kyoto Club. Frankl ha fatto un quadro della situazione attuale e degli obiettivi a medio e lungo termine da raggiungere. Con un innalzamento di 6 gradi della temperatura del pianeta entro la fine del secolo, andremo incontro a una catastrofe ambientale se non si metterà in moto un 'circolo virtuoso' che tenda a portare a zero, per il 2050, le emissioni di CO2 della produzione di energia per il sistema elettrico, dove - ha spiegato - si può intervenire più facilmente che in altri settori come i trasporti o i cicli di trasformazione industriale.

La riduzione delle emissioni responsabili dell'effetto serra può avvenire - ha spiegato Frankl - per ben il 54% con un uso più efficiente delle risorse, per un 23% attraverso l'uso delle energie rinnovabili, e per il resto con altri metodi di produzione come il nucleare. Per l'Europa l'obiettivo è del 60% dell'energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2050. L'Iea rivolge un appello - ha detto Frankl - per un 'New Deal' dell'energia pulita, perché l'attuale rallentamento economico globale sia visto come "un'opportunità e non come una distrazione dagli sforzi per combattere i cambiamenti climatici", sottolineando come investire nell'efficienza energetica e nelle tecnologie pulite può essere un utile stimolo alle economie nazionali

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