lunedì 19 gennaio 2009

biomasse legnose a Calimera

MiniDossier Biomasse Legnose a Calimera

"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma."
Antoine Lavoisier

Opportuna precisazione

L'inceneritore proposto a Calimera è un inceneritore a biomasse relativamente piccolo. In termini relativi è meno impattante di tanti altri inceneritori proposti nel Salento, sia a biomasse, sia di CDR che di altro. Il fatto però che sia di dimensioni ridotte non significa che debba considerarsi come inceneritore a biomasse ecosostenibile, tollerabile e innocuo in primis per la salute della popolazione vicina. Oltretutto par corretto ricordare che il materiale da bruciare in detto inceneritore (secondo le intenzioni dichiarate dai promotori) produce emissioni meno inquinanti e più limitate rispetto al materiale che altri tipi di inceneritori, simili o no, sono indirizzati a bruciare. Almeno per ora l'inceneritore da 1 MW di ricavo energetico (e di 5 MW di potenza termica) brucerebbe biomasse legnose, che sono rinnovabili, e non materiale derivato da fonti fossili o dal famigerato CDR. Tuttavia è da tenere presente che se al peggio non v'è mai fine e che se l'inceneritore a biomasse legnose di Calimera su tante altre soluzioni rappresenterebbe una scelta del meno peggio, vi sono anche soluzioni alternative per produrre energia meno peggio del progetto in questione e tutt'altro che negative nei confronti dell'inquinamento prodotto e del rispetto e della tutela dell'ambiente e della salute di tutta la popolazione.
brevi considerazioni sul perchè di questo minidossier...

Tipologie di biomasse destinate all'inceneritore

A detta dei più l'impianto dovrebbe bruciare, in linea generale sfalci di potatura e legna vergine. Senza specificare nel particolare di cosa si stia parlando.
E' opportuno quindi riportare quali biomasse dovrebbero essere bruciate secondo l'allegato X sezione 4 del D.Lgs , citato nel progetto dell'inceneritore:

Localizzazione

L'inceneritore a biomasse legnose dista circa 300mt dall'abitato di Calimera. Tale distanza appare troppo piccola per un impianto del genere e non sarebbe coerente nè con il principio di precauzione, né di prevenzione. L'inquinamento che l'impianto che produce avrà infatti un impatto maggiore tanto più è vicino all'abitato.

Disponibilità di materiale: la filiera corta

Dalle dichiarazioni dei sostenitori dell'inceneritore a biomasse il materiale da bruciare dovrebbe essere reperito lungo una filiera di tipo corto. Quando la questione inceneritore a biomasse è esplosa girava voce che il materiale sarebbe stato reperito dal territorio di Calimera e dei paesi limitrofi. Per materiale da bruciare poi si sarebbe inteso esclusivamente gli scarti di potatura delle campagne. A queste condizioni sarebbe stato pressocchè impossibile poter far funzionare l'impianto a pieno regime per 8.000 ore l'anno al fine di arrivare a produrre 1 MW ogni ora: la potatura dell'intero territorio (considerato anche quello edificato) dei comuni di Calimera, Martano, Martignano, Castrì e Caprarica avrebbe a malapena consentito il funzionamento dell'impianto solo per il primo anno di funzionamento, mentre poi si sarebbe presentato un serio problema di reperimento di risorse.
Successivamente però il problema di disponibilità di risorse sembrerebbe essere stato ovviato prevedendo il rifornimento delle stesse entro una filiera di raggio pari a 70 km (limite massimo entro cui si può ancora parlare di filiera corta). Pertanto il materiale potrebbe essere reperito dagli agri di tutto il Salento, da Leuca a ben oltre la città di Brindisi.
Considerando gli scarti di potatura nel raggio di 70 km e prendendo per buono quanto dichiarato dalla Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) di Lecce, il materiale disponibile durante l'anno è pari a circa 300.000 tonnellate. Siccome l'inceneritore di Calimera brucerebbe dalle 10.000 alle 14.000 tonnellate l'anno di materiale, entro i termini di filiera corta si ricorrebbe a circa il 4% di tutto il materiale disponibile. In questo senso il problema del reperimento di risorse sembra essere stato risolto almeno potenzialmente. Piuttosto il ricorso ad una filiera corta con raggio di 70km può essere argomento di obiezione in considerazione dell'inquinamento che ne può derivare dai mezzi di trasporto. Inquinamento aggravato poi in considerazione del fatto che, secondo normativa vigente, per parlare di filiera corta, basti che solo il 40% del materiale da bruciare provenga nel raggio di 70 km, senza nulla prevedere per il restante 60%. Su ciò ci soffermeremo più avanti.
Link: Comunicato stampa tra CIA Lecce e Fiusis s.r.l.


Cosa emette l'inceneritore?

Questione ceneri
Se effettivamente venissero bruciati rametti e fogliame provenienti dalle campagne, senza che in precedenza fossero stati lavorati o trattati con prodotti chimici, quali i diserbanti, le ceneri prodotte dall'inceneritore non dovrebbero costituire un problema e potrebbero effettivamente essere distribuite nelle campagne stesse. Nel progetto dell'inceneritore le ceneri dovrebbero rappresentare massimo il 4% del prodotto della combustione. Si noti che nella relazione dell'inceneritore viene riportata la tabella sulle caratteristiche della sansa di oliva disoleata, intese anche come caratteristiche delle altre tipologie di biomassa da bruciare.

Emissioni in atmosfera
in preparazione, presto online

Polveri sottilissime: le nanoparticelle
Sebbene venga previsto un sistema di filtraggio per alcune tipologie di polveri, l'inceneritore in questione, mediante i processi di combustione, produce fumi con polveri di dimensione tale da non poter essere in alcun modo filtrate. Si tratta di nanoparticelle che hanno grande facilità di penetrazione nell'organismo umano. Più piccole sono e più in profondità possono arrivare, sino ad intaccare il nucleo delle cellule. Più piccole sono e più tempo possono restare sospese in aria, tanto da poter essere trasportate con i venti a distanze enormi, anche se, ovviamente, i rischi di assunzione sono maggiori nelle località più prossime all'impianto.
Le nanoparticelle entrano nell'organismo per mezzo dell'apparato respiratorio (data la loro dimensione a nulla valgono i sistemi di filtrazione naturale, quali le cavità nasali) e per mezzo dei cibi vegetali e animali (si depositano sulle verdure, vengono ingerite dal bestiame degli allevamenti). Si depositano nell'organismo, nel quale, a seguito di reazioni in sua difesa, si creano infiammazioni che a loro volta possono tendere a produrre cancri. Tali nanoparticelle sono artefici di altri problemi per la salute. Ovviamente soggetti più forti in salute possono avere un più alto grado di tollerabilità nei confronti delle nanoparticelle. Tuttavia lo stesso inceneritore a biomasse in questione produrrebbe quantità di nanoparticelle ben difficilmente tollerabili dall'ambiente circostante.
Altra caratteristica di queste polveri: sono pressocché eterne. Una volta prodotte non sono più eliminabili.
Si tenga presente che allo stato normativo attuale, la difesa da nanoparticelle non è prevista da nessuna legge, né nazionale, né regionale, né europea. Il fatto che non sia ancora prevista alcuna misura normativa al riguardo deriva principalmente da due motivi: 1) si tratta di un filone di ricerca recente; 2) (cosa più importante) il riconoscimento delle nanoparticelle è fortemente osteggiato da forti e grosse lobbies produttive che sarebbero riconosciute come minaccia alla salute di tutti.
Il fatto che manchi una tutela legale dall'inqunamento di nanoparticelle, non significa che esse non esistano, nè che non rappresentino una minaccia reale per la salute. A tal proposito coloro deputati a prendere decisioni pubbliche, come l'avvio all'iter per installare l'inceneritore a biomasse legnose, dovrebbero fermarsi al rispetto del principio di precauzione. Quando ciò non avviene, come successo a Calimera, non si può evitare di qualificare l'operato dell'amm.ne come minaccia per la salute della popolazione, anche qualora si voglia far salva la buona fede degli amministratori, magari inconsapevoli di quale materia si stia trattando.

Diossine
Dalla documentazione sull'inceneritore a biomasse le grandi assenti sembrano essere le diossine. Ogni processo di combustione produce diossine. Questo perchè componente delle diossine è il cloro. Il cloro nella documentazione non viene preso in considerazione. (Si veda: L. Mara, M. Caldiroli, “gli inceneritori per biomasse producono ed emettono diossine e altri tossici”, Medicina Democratica, luglio-dicembre 1998)
Senz'altro la combustione di inceneritori da CDR o di altri materiali producono parecchie diossine, ma grandi quantità di tali insidie saranno anche prodotte dall'inceneritore a biomasse.
Si tenga presente che nel forno dell'inceneritore man mano che crescerà la distanza dai punti con temperatura superiore agli 850 gradi, la temperatura si ridurrà e aumenterà la produzione di diossine. D'altra parte si creeranno diossine dai fumi che usciranno dall'inceneritore, una volta entrati in contatto con l'aria esterna.
Come per le polveri sottili e le nanoparticelle, anche le diossine prodotte da questo inceneritore sono un valido motivo per evitare la sua costruzione al fine di non mettere inutilmente e ulteriormente a rischio la salute delle popolazioni limitrofe.
Purtroppo, tanto per questo inceneritore, quanto per la stragrande maggioranza dei progetti degli inceneritori a biomasse o meno in genere, si evita di affrontare la questione diossine sottacendola. Tuttavia la produzione di diossine è inevitabile nei processi di combustione in cui siano implicati cloro e carbonio. Si tenga presente che le biomasse qui considerate sono caratterizzate dalla presenza di cloro non affatto trascurabile.

"Anche quando si tratta di biomasse si preferisce sorvolare sull’argomento, rappresentando tutti i vegetali come composti di carbonio, idrogeno e ossigeno senza ulteriori raffinatezze, senza considerare come questi stessi elementi si mescolino in una varietà elevatissima di combinazioni, ognuna delle quali con caratteristiche proprie assolutamente non omologabili o comunque, comparabili, ad altre combinazioni degli stessi tre elementi. E da queste combinazioni nascono molecole che non diventeranno anidride carbonica e acqua quando le si brucia, ma ben altro. Le diossine, i furani, gli idrocarburi policiclici aromatici possono servire da esempio." (S.Montanari, "il girone delle polveri sottili", pag. 232)


Ma esiste almeno la necessità di installare un simile inceneritore a biomasse?
Chi ci guadagna, chi ci perde:

Materiali e articoli sul caso inceneritore a biomasse legnose di Calimera
Automobili e inceneritore a biomasse

Inquinamento tra inceneritore a biomasse e auto. Un confronto da non omettere (dalla prospettiva degli inquinanti...)
La bufala sul confronto tra inceneritori a biomasse e auto (dalla prospettiva della potenza energetica...)


Materiali sul convegno del 19/09/2008

Raccolta video del Convegno del 19/09/2008 (purtroppo mancano diversi interventi dal pubblico in coda)
Comunicato sul Convegno del 19/09/2008: Il futuro dei Calimeresi non sarà bruciato dagli inceneritori
Invito al Convegno del 19/09/2008

Dall'inquinamento delle biomasse all'inquinamento della democrazia

La questione dei banchetti vietati

Altro

Breve video "provocatorio" sugli inceneritori (ovvero come certi tecnici disinformano nei convegni)
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