sabato 14 giugno 2008

lavatrice e macchine ad acqua o ad alghe

Oggetto: lavatrice e macchine ad acqua o ad alghe
Mentre in Italia in generale e in provincia di Latina si continuano a promuovere tecnologie e impianto superati, costosi, inquinanti, pericolosi (dagli inceneritori alle centrali nucleari), continuano ad arrivare progetti interessanti.
Dall’università di Leeds arriva il progetto di una lavatrice che per un lavaggio consuma un bicchiere d’acqua ed usa chip di plastica riciclabili.
Basta l’equivalente d’acqua di una normale tazza da tè, un po’ di detergente e circa 20 chili di chip di plastica, riciclabili fino a 100 volte. Insomma, per calcolo approssimativo, si possono lavare panni per sei mesi, evitando di doverli asciugare, processo ulteriormente costoso in termini di energia.
Dal Giappone invece la proposta della macchina (automobile) che funziona per 1 ora consumando un bicchiere d’acqua (qualsiasi tipo dolce, salata, piovana) e viaggia a 80 km/h e senza la necessità di infrastrutture.
Il motore funziona grazie a un generatore che la scompone l'acqua e la utilizza per creare energia elettrica.
L’ultima proposta arriva dalla California per produrre combustibile dalle alghe, convertendole in green crude, vale a dire in greggio verde. Gli ingredienti della ricetta sono luce solare, acqua non potabile, alghe e anidride carbonica, e il processo di raffinazione può avvenire negli stabilimenti in cui viene separato il petrolio greggio.
E i provincia di Latina? Strade dissestate casse piene, trasporti pubblici insufficienti e indegni, continui incidenti mortali, strade cittadine che sono il regno del parcheggio selvaggio. Giovedì mattina per la prima volta ho visto 2 vigili elevare multe in via Oberdan nel tratto tra via don Morosini e corso Matteotti con macchine perennemente parcheggiate al di fuori degli spazi consentiti.
Ma non basta dove dal riciclo e riuso dei rifiuti ne fanno fonte di ricchezza, risparmio energetico e di materia prima, nuovi materiali, nuove aziende e nuovi posti di lavoro, senza la necessità di investimenti eccessivi e dover aspettare anni.
In provincia di Latina il contrario, l’inceneritore costerà 300 € a persona, lo smaltimento dei rifiuti costerà di più, c’è necessità di una discarica per rifiuti speciali. Ci sarà produzione di diossina, quindi cancro e malattie gravi.
In provincia di Latina ogni giorno un’azienda in crisi e licenziamenti mentre basterebbe investire sulle nuove tecnologie.
Manca il coraggio, mancano gli imprenditori adatti, manca una classe dirigente?
Eppure tecnologie e capacità ci sono.
Perché non le usiamo?
Pontinia 14 giugno 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

Da www.corriere.it Da un progetto della Università di Leeds
Una lavatrice in un bicchiere d'acqua
Presto in commercio una lavatrice eco-friendly: per ogni lavaggio pochi liquidi e chip di plastica riciclabili


(http://www.washdays.co.uk)
LONDRA - Di fronte all’emergenza idrica mondiale e all’allarme ambiente la tecnologia non sta a guardare e gli elettrodomestici si adeguano. Pulito assicurato, macchie di rossetto e di caffé comprese, grazie a chip di plastica riutilizzabili: questa è la promessa di Xeros, lavatrice parsimoniosa ed eco sostenibile realizzata dai ricercatori dell’Università di Leeds, progettata dal Professor Stephen Burkinshaw e prodotta dall’azienda britannica Xeros Ltd. I panni sporchi si laveranno in casa (o anche in fabbrica), con pochissima acqua e con il conforto di vederli uscire dalla lavatrice già asciutti, oltre che lindi.
INGREDIENTI – Basta l’equivalente d’acqua di una normale tazza da tè, un po’ di detergente e circa 20 chili di chip di plastica, riciclabili fino a 100 volte. Insomma, per calcolo approssimativo, si possono lavare panni per sei mesi, evitando di doverli asciugare, processo ulteriormente costoso in termini di energia.
QUALCHE NUMERO – Tenuto conto che in Inghilterra ogni anno vengono commercializzate circa due milioni di lavatrici e che negli ultimi 15 anni la loro vendita è aumentata del 23 per cento, si può facilmente intuire quanto questa miracolosa macchina capace di sostituire il lavoro umano (o forse sarebbe meglio dire femminile) sia stata rivoluzionaria. La washing machine britannica sarà in commercio entro il prossimo anno ed è stata pensata soprattutto per i lavaggi industriali. I test ne confermano le performance eccezionali. Tanto per avere un termine di paragone, una lavatrice tradizionale richiede l’impiego di circa 35 chili d’acqua per ogni chilo di vestiti. Senza contare l’energia necessaria a scaldare l’acqua e quella impiegata per asciugare i panni lavati. Rispetto ai modelli vecchio stampo la Xeros consumerà meno del 2 per cento di acqua e di energia.
Emanuela Di Pasqua
10 giugno 2008(ultima modifica: 11 giugno 2008)
LA REALIZZAZIONE DELLA GENEPAX IN GIAPPONE
L'auto che va ad acqua? Si può fare
Motore elettrico, con 1 litro si viaggia un'ora a 80 km /h. Chiesto il brevetto per avviare lo sviluppo (Guarda il video)



Il sistema Genepax (dal sito della società)
OSAKA - Ah se le auto potessero viaggiare ad acqua invece che a benzina benzina! In molti ci hanno pensato, specie di questi tempi, con i prezzi dei carburanti schizzati a livelli sempre più alti. Detto e fatto. La società giapponese Genepax ha depositato la domanda per ottenere il brevetto di un motore elettrico alimentato ad acqua. Qualsiasi tipo di acqua: dolce, salata o piovana. Se una inovazione del genere diventasse una realtà produttiva e di consumo sarebbe una vera rivoluzione. E in tempi di prezzi alle stelle per il petrolio una notizia come questa, naturalmente, ha una risonanza mondiale. Anche se dall'ideazione alla sua traduzione industriale il cammino è ancora lungo.
UN LITRO - Kiyoshi Hirasawa, amministratore delegato della Genepax, in un'intervista a una tv locale giapponese ha detto che il motore, con un solo litro di acqua, sarebbe in grado di far viaggiare un'auto per circa un'ora alla velocità di 80 km all'ora. «Non c'è bisogno di costruire un'infrastruttura per ricaricare le batterie, come avviene di solito per la maggior parte delle auto elettriche», ha aggiunto Hirasawa. Il motore funziona grazie a un generatore che la scompone l'acqua e la utilizza per creare energia elettrica. Hirasawa ha ammesso però che l'applicazione pratica non è nel futuro immediato e spera che il brevetto sia di interesse delle grandi case automobilistiche giapponesi. Serve ancora una fase di sviluppo e bisogna sperare che almeno uno dei grandi produttori creda in questa prospettiva. Anche perché al momento i progetti fanno in direzione opposta: motori a cellule di idrogeno che producono acqua nel processo, e non che la consumano. Lì i produttori hanno investito ingenti capitali. Avranno il coraggio di puntare e scommettere su un motore che utilizza il carburante più diffuso sul pianeta?

13 giugno 2008
ENERGIA
Motore ad alghe? È possibile
Messa a punto una tecnica per ottenere un combustibile che può essere raffinato come il petrolio


(www.greencrudeproduction.com)
SAN DIEGO (CALIFORNIA) – Le alghe sono da tempo protagoniste del dibattito sulle energie pulite alternative. Con queste piante marine si possono fare molte cose, e una start up di San Diego ha provato addirittura a utilizzarle per produrre combustibile. L'azienda si chiama Sapphire Energy e converte le alghe in green crude, vale a dire in greggio verde. Gli ingredienti della ricetta sono luce solare, acqua non potabile, alghe e anidride carbonica, e il processo di raffinazione può avvenire negli stabilimenti in cui viene separato il petrolio greggio.
LE ALGHE – Secondo il Ceo dell'azienda americana, Jason Pyle, la scoperta inaugurerà un paradigma di cambiamento. Ma la notizia non è così nuova e c'è già stato chi in passato ha provato a utilizzare le alghe come benzina. Shell per esempio aveva annunciato la costruzione di un laboratorio alle Hawaii proprio per studiare il modo di ricavare carburante da queste formazioni. Nulla si è più saputo di tale iniziativa, presto accusata di greenwashing (operazione di ricostituzione dell'immagine attraverso iniziative ecologiche), ma che le alghe abbiano molto a che fare con il petrolio è risaputo. La formazione del cosiddetto oro nero è dovuta infatti alla decomposizione di sostanze organiche provenienti da organismi acquatici del regno animale e vegetale.
SCENARI FUTURI – La Sapphire Energy non ha rilasciato alcuna informazione circa i dettagli del processo di conversione, né ha rivelato informazioni sul progetto pilota esistente. Quel che è certo, secondo l'azienda di San Diego, è che entro tre anni il nuovo combustibile verde sarà utilizzato per alimentare i veicoli eco-sostenibili ed entro cinque anni entrerà a pieno regime in commercio.
Emanuela Di Pasqua
29 maggio 2008
www.lanuovaecologia.it
ENERGIA|

Danni fossili


L'uso dei combustibili fossili come fonte primaria di energia è da «ridurre sostanzialmente al fine di evitare intollerabili cambiamenti climatici»: per il Nobel Carlo Rubbia è ora di pensare a nuove fonti, prime fra tutte solare, a cui si ricorre ancora troppo poco, e «una nuova forma» di nucleare


L'uso dei combustibili fossili come fonte primaria di energia è da "ridurre sostanzialmente al fine di evitare intollerabili cambiamenti climatici": per il Nobel Carlo Rubbia è ora di pensare a nuove fonti, prime fra tutte solare e "una nuova forma" di nucleare. Nella cerimonia di chiusura dell'anno accademico celebrata ieri dall'Accademia dei Licei, Rubbia ha affermato che si può "predire con alto livello di certezza che l'uso continuato dei combustibili fossili, senza restrizioni, modificherà in maniera drammatica il clima della Terra, in modi che impatterebbero in pratica su ogni organismo vivente".

Si può infatti calcolare, ha aggiunto, che "ogni goccia di energia prodotta bruciando dei fossili è moltiplicata dal pianeta più di cento volte dalla susseguente cattura della luce solare prodotta dalle emissione di CO2". Si tratta, per il Nobel, dell'inizio !di un'immensa rivoluzione che influenzerà il comportamento futuro di quasi tutte le specie animali e vegetali viventi sulla Terra, inclusi gli esseri umani, la causa primaria del fenomeno".

Oggi, ha osservato Rubbia, si consuma appena un millesimo dell'energia solare disponibile sulla Terra e si calcola che la superficie necessaria per generare entro il 2050 l'energia elettrica necessaria sulla Terra è pari all'energia solare di una superficie quadrata dal lato di 200 chilometri. La seconda possibilità indicata da Rubbia è una nuova forma di nucleare ottenuto per fissione o per fusione di elementi leggeri, dei quali esistono "immense riserve".

13 giugno 2008

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