domenica 13 gennaio 2008

rifiuti, inceneritori, parla Paul Connet

Intervista al professor Paul Connett
in onda su Radio Popolare venerdì 24 marzo 2006
Paul Connett: 21 anni fa hanno cercato di costruire un inceneritore nella nostra contea nel nord dello stato di New York vicino al confine con il Canada.
All'inizio credevo fosse una buona idea, pensavo: "ci sbarazziamo di tutte quelle orrende discariche e produciamo energia dai rifiuti in una struttura che può essere monitorata". Poi leggendo ho scoperto che bruciando i rifiuti domestici si producono le sostanze più tossiche che l'uomo abbia mai prodotto e poi, ogni 3 tonnellate di spazzatura, resta una tonnellata di cenere molto tossica
che da qualche parte andrà pur messa; quindi ho capito che l'inceneritore era la strada sbagliata.
Ho cominciato a lavorare insieme agli altri cittadini che erano contrari e siccome ero professore di chimica sono stato invitato nelle altre comunità dei vari stati americani e poi del mondo per cercare di fermare l'incenerimento.
Abbiamo bloccato la costruzione di 300 inceneritori; dal 1996 negli Stati Uniti non ne è più stato costruito uno.
Intervistatrice: E in questi anni ha cercato di diffondere la sua teoria "Rifiuti Zero". Ce la può spiegare sottolineando in particolare come si possono ridurre progressivamente inceneritori e discariche e di conseguenza l'inquinamento?
Paul Connett: Quello che ho in mente è l'obiettivo finale; credo che la cosa più semplice sia distinguere la teoria del riciclaggio al 100% e la teoria Rifiuti Zero.
Da molto tempo diverse comunità cercano di portare al massimo il riciclaggio e il compostaggio dei rifiuti. Per molto tempo noi abbiamo pensato che questo fosse l'obiettivo numero uno, ma il problema di questo sistema è che nella nostra società ci sono cose che non possono essere riciclate, cose che non possono essere compostate e quindi no possono essere riutilizzate. Finché sarà così
non ci sarà mai possibile un riciclaggio al 100% e allora che cosa dice la strategia Rifiuti Zero? Dice che i cittadini non possono farcela da soli, si devono necessariamente combinare due livelli di responsabilità: quella della comunità nella fase finale del processo e la responsabilità industriale che invece avviene all'inizio del processo.
Insomma all'industria dobbiamo dire: "Se non possiamo riutilizzarli, se no possiamo riciclarli voi quei prodotti non li dovete più fare". Il messaggio è: "abbiamo bisogno di un disegno industriale migliore per il 21 secolo" perché entro la fine di questo secolo dovremmo imparare a vivere in modo sostenibile.
I rifiuti coinvolgono chiunque, chiunque produce rifiuti ogni giorno, siamo tutti parte del problema. Ma se seguiamo l'approccio rifiuti zero possiamo diventare tutti parte della soluzione. E allora abbiamo bisogno di una comunità responsabile che separi i rifiuti riciclabili, la frazione umida, che raccolga i sacchi porta a porta, abbiamo bisogno di un'industria responsabile che metta a punto prodotti, confezioni e imballaggi migliori e abbiamo bisogno di una buona leadership, fatta di politici lungimiranti.
Purtroppo il vero nemico di questo approccio sostenibile è l'approccio completamente insostenibile dell'incenerimento. Per troppo tempo gli ingeneri, sopratutto quelli europei, hanno cercato di perfezionare l'incenerimento, hanno cercato di perfezionare una pessima idea. Io dico che se anche
esistessero inceneritori sicuri, comunque non avrebbero senso di esistere. Non ha senso nel
21 secolo spendere così tanti soldi per distruggere risorse che dovremmo poter riutilizzare in futuro. Certo, si può nascondere il problema come fanno in Italia, parlando di termovalorizzatori invece di inceneritori ma il problema resta, se bruci qualcosa poi devi ripartire da zero nel processo produttivo, devi sempre spendere nuovi soldi per l'estrazione delle materie prime, per la
produzione e così via; se invece ricicli e riutilizzi non devi incominciare da capo e risparmi il
quadruplo di energia.
In questo senso la legge italiana che equipara il combustibile derivato dall'incenerimento all'energia pulita e rinnovabile è il massimo ostacolo per il minimo progresso nel problema dei rifiuti. Il governo vi chiede di pagare l'elettricità ricavata dagli inceneritori tre volte tanto quello che
costerebbe da qualsiasi altra fonte, ma paradossalmente questa politica ci fa un favore perché
quando propongono di costruire un inceneritore, sul territorio la gente insorge e si organizza ed è qui che entriamo in gioco noi con le nostre proposte alternative che sono migliori per l'ambiente e per l'economia locale.
Intervistatrice: lei parlava prima di tre livelli di responsabilità, parliamo dell'industria, perché le ditte e le grandi multinazionali dovrebbero essere interessate a cambiare i loro processi produttivi?
Paul Connett: Potremmo metterla su un piano umano; queste industrie sono fatte di donne e di uomini che hanno figli e nipoti e dunque hanno tutto l'interesse a garantire loro un buon futuro, ma questo argomento non basta.
L'altro vantaggio per le industrie è che la strategia Rifiuti Zero fa risparmiare e sono sicuro che a questo argomento prestano molta più attenzione. Vi faccio un esempio semplice, meraviglioso, la multinazionale Xerox Europe sta usando gli stessi camion che trasportano le nuove stampanti per ritirare quelle vecchie e portarle tutte in un enorme magazzino che si trova in Olanda. Lì le
stampanti vengono smontate pulite e in gran parte riutilizzare; non finiscono in discarica.
Adesso riescono così a riutilizzare il 95% del materiale, ma la cosa ancora più entusiasmante, sopratutto dal loro punto di vista, è che questo sistema gli fa risparmiare 76 milioni di dollari all'anno ed è questo il messaggio che mi fa essere più ottimista. Le ditte hanno meno costi di produzione, non devono comprare ogni volta materie prime, non devono ricomprare nuove parti,
si possono riutilizzare quelle vecchie e hanno meno costi di smaltimento, molto meno costi.
Intervistatrice: e come si può agire sul terzo livello di responsabilità: i politici che fanno le leggi? Prima ha citato la legge delega del ministro Matteoli che incentiva la costruzione di nuovi inceneritori.
Paul Connett: Io credo che il problema sia tutto qui. Le persone più potenti sono quelle che hanno meno tempo per pensare al futuro. Il manager di una grande impresa si limita a far quadrare il fatturato di trimestre in trimestre. Un politico agisce in un arco di tempo finalizzato alla sua rielezione, fa progetti di mesi o al massimo di qualche anno. Quindi, secondo me, noi dobbiamo rivolgerci ai cittadini, alla gente che vota per queste persone, in particolare ai giovani che hanno un immenso interesse per il proprio futuro; vanno educati, ispirati con un approccio creativo di lungo respiro. Alla fine saranno loro i leader o saranno loro ad organizzarsi nelle varie comunità.
In questi tempi in tanti paesi soffriamo per la mancanza di politici lungimiranti, ma c'è una cosa su cui bisogna insistere anche se, dall'altra parte, non ci sono politici sensibili al tema ed è questa: sostituire l'incenerimento con un sistema di controllo della frazione secca, i cosiddetti rifiuti residui,
affiancato da strutture per la ricerca. Mi spiego meglio. Sappiamo già quanto sia utile riciclare vetro, lattine, plastica eccetera. Sappiamo quanto sia utile compostare l'umido, sappiamo anche come trattare i rifiuti tossici: solventi, batterie, pitture e così via... niente di tutto questo è in discussione. Il problema sta nei rifiuti residui, nei rifiuti solidi urbani appunto, io ho una definizione per questi scarti: "Cattivo disegno industriale". Quando le industrie fanno prodotti usa e getta, confezioni usa e getta, vogliono toglierseli dai piedi. Vogliono gli inceneritori per farli sparire
dopo l'utilizzo. La strategia Rifiuti Zero, invece, vuole renderli visibili al massimo questi rifiuti, allora ci vogliono delle strutture che passino al setaccio quello che entra nelle discariche, non solo quello che esce, in modo che non ci siano rifiuti tossici o organici.
La seconda struttura necessaria è un luogo di ricerca di fronte alla discarica dove le università possano stabilire i loro dipartimenti di disegno industriale o di sviluppo sostenibile. Un laboratorio funzionale alla struttura di controllo con due compiti: esaminare quei materiali non riciclabili e valutare se si possono trasformare in rifiuti riciclabili. Se questo non è possibile, lavorare insieme
all'industria in modo che non li produca più e studi delle alternative. Ma perché non si può fare a meno dell'Italia in questo processo? Voi avete i migliori designer al mondo, per secoli avete sviluppato il concetto di bellezza, e perché qualcosa di estetico non può essere anche sostenibile? Il genio e la creatività di Leonardo, di Galileo non sono spariti del tutto. Se l'Italia decidesse di
costruire alcune strutture di controllo e ricerca sui rifiuti voi potreste aprire la strada al resto del mondo.
Un'altra frase che uso molto spesso è questa: "un po' di creatività in entrata può far risparmiare milioni di dollari in uscita" e non è una battuta.
C'è una ditta di stampanti in Australia, la Fuji, che ha studiato una piccolissima modifica al toner
dell'inchiostro, sostituendo un rullo di plastica, che è l'unica parte che si usura, la ditta può recuperare il resto, la parte magnetica che è anche la più costosa. Quel rullo costa 41 centesimi e ha fatto risparmiare all'azienda, addirittura 40 milioni di dollari. E' questo il miglior esempio che conosca di creatività che faccia risparmiare milioni di dollari. Oppure pensiamo a quei supermercati, esistono anche in Italia, che hanno un sistema di ricarica delle bottiglie d'acqua vuote. Tu vai al supermercato con la tua bottiglia vuota e torni a casa con la stessa bottiglia di nuovo piena. Pensate a quante bottiglie si risparmiano.
Intervistatrice: qual è lo strumento più efficace per far conoscere le vostre proposte? Alcune, come ci ha spiegato, riguardano i comportamenti dei singoli cittadini, altre invece devono riuscire a convincere la classe dirigente, pubblica e privata.
Paul Connett: Sicuramente gli attivisti sono un veicolo fondamentale, la gente che lavora per Greenpeace, per esempio. E' molto più facile intervenire sul territorio se puoi contare su un'organizzazione che ha una valida alternativa da proporre.
Ma dall'altro lato le nostre proposte si promuovono da sole, perché l'operazione Rifiuti Zero crea migliaia di posti di lavoro, stimola nuovi interessi attorno al recupero e al riutilizzo dei materiali e questo aspetto può convincere anche i politici meno sensibili allo sviluppo sostenibile. Per esempio, la provincia Canadese della Nuova Scozia non era affatto all'avanguardia nella gestione dei rifiuti o nella coscienza ambientalista. Gli amministratori volevano allargare una discarica e i cittadini hanno detto no, allora hanno pensato di costruire un inceneritore ad Halyfax, ma anche il governo si è opposto. A quel punto sono intervenuti gli attivisti.
Dal nulla hanno proposto un programma che in 5 anni ha ridotto del 50% i rifiuti destinati alla discarica. Con questo processo hanno creato 3000 nuovi posti di lavoro, 1000 nella raccolta e nella lavorazione dei materiali di scarto, gli altri 2000 nell'industria che progetta prodotti per il mercato, sono quindi riusciti a catturare il valore aggiunto dei rifiuti. Un inceneritore avrebbe creato al massimo 100 posti di lavoro. La stessa cosa è accaduta a Canberra in Australia, le autorità hanno chiesto "quanti rifiuti volete che finiscano in discarica?" e i cittadini hanno risposto: "zero", questo è stato l'inizio appunto della campagna Rifiuti Zero. A Canberra hanno approvato una legge che si chiama "Zero Rifiuti entro il 2010", la stessa legge è stata adottata da metà dei comuni in Nuova Zelanda e da decine di comuni anche in California.
Ci sono molte realtà economiche che stanno davvero dalla nostra parte, se costruisci un inceneritore fai una scelta sbagliata e anche costosa, alla fine ti ritrovi con una tonnellata di cenere tossica che nessuno vuole, ogni tre tonnellate di rifiuti, se invece segui l'approccio Rifiuti Zero converti tre
tonnellate di rifiuti in una tonnellata di prodotti riciclabili, una tonnellata di prodotti organici e una
tonnellata di educazione, di educazione dei cittadini che imparano a recuperare e di educazione delle industrie che smettono di produrre prodotti che non possono essere riutilizzati.
Intervistatrice: crede davvero che la nostra società sia pronta per una sfida del genere?
Paul Connett: Dobbiamo essere pronti. Non dico sia facile, ma sono sicuro che questa è la giusta direzione. Non pretendiamo di azzerare i rifiuti in una notte.
Non pretendiamo di farlo ovunque, la nostra proposta dunque diventa, proviamoci in diverse realtà, troviamo un paese, una città, una metropoli che vogliano sperimentare il sistema Rifiuti Zero, che vogliano essere pionieri e diventare un modello per tutte le altre comunità.
Anche l'Italia può fare la sua parte, come dicevo, può analizzare i materiali di scarto e proporre un migliore disegno industriale.
Intervistatrice: Professor Connett we thank you so much for being with us today.
Paul Connett: Thank you very much... Grazie.

(fonte da: www.napoliassise.it/Intervista%20PaulConnett23032006.pdf )

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