domenica 13 gennaio 2008

provincia di Latina e la mistificazione degli inceneritori

Il commercio e il profitto sui diritti umani cammina la mistificazione degli organi di informazione (non tutti certo, anzi alcuni sono encomiabili), in particolare quelli che dovrebbero fare un servizio pubblico. Che invece diventa vero eco terrorismo oltre che propaganda pubblicitaria. Sappiamo che la pubblicità spesso non dice la verità, così come spesso induce il consumatore all’errore quando non all’imbroglio. L’esempio eclatante è l’inceneritore di Brescia, oggetto addirittura dell’ennesima sanzione UE. Ma anche, appunto, di informazione di parte che induce in errore.
Qualche “giornalista” si è fatto interprete del pensiero originato dall’informazione distorta, evidentemente vittima anch’esso di questa, affermando: “meglio l’inceneritore che lo scempio e la guerra civile”. Questa è solo la parte di verità che interessa, appunto, i profittatori sui diritti umani.
Perché invece non ci si chiede chi arma la guerra civile? Chi invia persone a volto coperto? Perché non ci si chiede il motivo della mancata applicazione della raccolta differenziata? Perché non si spiega come mai in provincia di Salerno, per esempio, funziona e nelle altre province no? Siamo sicuri che il probabile fallimento della differenziata in alcuni comuni della provincia di Latina siano dovuti sicuramente all’ignoranza (soprattutto civile) di una parte dei cittadini, ma anche dello scarso e sbagliato di alcuni amministratori e funzionari? Siamo sicuri che questi errori siano dovuti solo a incapacità e scarsa conoscenza e non anche all’obiettivo per dire alla fine: “la differenziata è fallita non ci rimane che l’inceneritore?” Anche le affermazioni che arrivano in questi giorni dalla provincia di Latina non sono rassicuranti. Sui quotidiani si riportano pensieri e/o affermazioni attribuiti ad amministratori pubblici che affermerebbero che la differenziata non fa risparmiare i cittadini, che gli incentivi dell’amministrazione provinciale ai comuni “virtuosi” non vengono restituiti ai cittadini e che il compost derivato non sia di qualità. Bene, alcune domande:
1) siamo sicuri che prima la tarsu pagata dai cittadini coprisse l’intero ciclo dei rifiuti?
2) forse alla TIA o TARSU vengono sommati anche i costi di smaltimento degli uffici pubblici aumentando, di conseguenza, il costo a carico dei cittadini?
3) siamo sicuri che l’impianto di compostaggio lavori in modo idoneo lo stesso compost conferito, che nei cassonetti del compost ci sia il materiale che vi deve essere conferito e non altro?
Le indagini e le informazioni che arrivano dagli organi di informazione ci dicono di no.
Non è che anche il ciclo dei rifiuti viene gestito (si fa per dire) come quello dell’acqua, come la mancanza di manutenzione e prevenzione sulle strade, tanto per fare degli esempi?
Pontinia 13 gennaio 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

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