martedì 13 novembre 2007

Dalla pratica alla teoria

Dalla pratica alla teoria
In genere è il contrario, ma poi si cerca di correggere gli errori pratici modificando la teoria.
E’ stato così con alcuni prodotti per il consumo umano, l’acqua per esempio parlando di atrazina e di arsenico, se non riusciamo ad abbassarne le quantità entro i limiti di legge, cambiamo quest’ultimi.
In passato più volte ho chiesto a chi faceva leggi e regolamenti, norme e piani regolatori, a cosa servono se non danno risposte ai cittadini, alle esigenze delle aziende, se non sono attuabili o se già in partenza sappiamo che non potranno essere rispettati.
Se cambia la tecnologia, se si modificano le esigenze e le opportunità imprenditoriali le leggi e i regolamenti si devono adeguare a queste, visto che le stesse dovrebbero servire a migliorare la qualità della vita e non ad imporre ostacoli insormontabili e punitivi.
Prendiamo, per esempio, i condoni in genere se sono così frequenti vuol dire che le norme in materia sono poco attuabili oppure che mancano cultura, informazione e controllo.
Altro caso agli onori della cronaca gli incidenti collegati agli avvenimenti calcistici. Pensavo che norme e leggi per prevenire e/o punire gli incidenti, gli assalti, la devastazione di beni pubblici e privati, la violenza, il rispetto delle forze dell’ordine, l’ordine pubblico esistessero già.
Ritenevo che anche nella “giustizia” calcistica ci fossero già delle norme per punire le società i cui tifosi si trasformano in delinquenti. Credevo che le stesse società calcistiche per prevenire i danni da ciò derivanti (anche economici) avessero un loro servizio di autocontrollo e di gestione del tifo.
Invece si scopre che così non è, visto che, pare, debba intervenire il Governo.
Non credo che occorra essere degli esperti in materia per capire che se tali manifestazioni “calcistiche” generano disordine e violenza non si debbano tenere, fino a quando lo stessa sistema calcistico senza gravare sui contribuenti, non saprà garantire l’ordine pubblico.
Arriviamo agli aspetti locali.
Il codice stradale esiste già disciplinando realizzazione e manutenzione delle strade, segnaletica e autorizzazioni, controlli e sanzioni per prevenire, credo, gli incidenti stradali, che invece sono all’ordine del giorno.
Poi magari si scopre che le forze dell’ordine anziché solo controllare il territorio devono andare in massa agli stadi, con il rischio sempre più attuali di assalti per il solo motivo di indossare una divisa.
Passando ai lavoratori in agricoltura e alla proposta che non è piaciuta a nessuno, come accade, in genere, quando ci si deve occupare di chi è (ma quasi sempre è solo un pregiudizio) “diverso” (invece è uguale e a volte migliore) da noi.
Ugualmente le proposte non piacciono quando modificano le nostre certezze, sentiamo minacciate le “nostre conquiste” come se ci fossero date per virtù divina.
Eppure anche per i lavoratori in agricoltura le norme, leggi e regolamenti esistono già, mi aspettavo fossero queste le obiezioni che sarebbero state sollevate alla proposta.
Difatti la “cubatura” per uso abitazione in agricoltura (se preferite nelle zone rurali) viene rilasciata al solo scopo dell’abitazione dell’imprenditore agricolo e dei lavoratori in agricoltura.
Di più la stessa cubatura è rilasciata in base alle giornate occorrenti per la coltivazione del fondo e quindi in base al numero dei lavoratori occupati.
Non solo esistono nei fondi agricoli attrezzature e fabbricati ormai dismessi perché l’evoluzione del mercato, leggi in materia sbagliate e contrari al mondo agricolo, hanno obbligati gli operatori del mondo agricolo a dimettere le stalle e a cambiare coltivazione.
Per diversi motivi non mi risulta che nel comune di Pontinia vi siano aziende agricole che hanno più di 8/9 persone impiegate nella coltivazione del fondo. Quindi dare un’abitazione ai lavoratori (se questi sono fuori sede) in teoria, solo in teoria, è già ammesso dalla normativa esistente. Peccato però che i tempi della pubblica amministrazione o, se preferite, della burocrazia non sono tempi né umani, né rispondenti alle esigenze degli imprenditori. Oltre a questo l’unica obiezione alla proposta è quella dei costi. Essere in regola è un costo che spesso soffoca le aziende. Come dire che il mondo a volte gira al contrario.

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